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Gli atteggiamenti delle studentesse e degli studenti verso i diritti civil

dell’Aquila-Universitat de Barcelona)

4. Gli atteggiamenti delle studentesse e degli studenti verso i diritti civil

La costruzione di un indice di sessuofobia ha reso possibile la valutazione dell’atteggiamento nei confronti della sessualità dei partecipanti alla ricerca. Le scale di Likert che compongono l’indice sono riconducibili a due visioni di questa sfera dell’identità umana: una come area della vita da vivere in maniera aperta e sana, per soddisfare i bisogni di benessere personale e in- terpersonale; l’altra che la descrive come attività istintiva, deputata alla sola procreazione, peccaminosa o da vivere in maniera circoscritta alla relazione monogama e socialmente istituzionalizzata.

L’indice di sessuofobia colloca il punto di vista del gruppo dei parteci- panti italiani verso una visione della sessualità che – seppure non denoti un carattere marcatamente sessuofobico – definiremmo tendenzialmente “più chiusa”: 9,78 punti medi degli spagnoli/catalani contro i 12,3 punti medi de- gli italiani (min. teor. 6 – max teor. 24), con una differenza che l’analisi della varianza mostra essere statisticamente significativa [F = 67,662 (sig. ,000)]. Le credenze di tipo religioso potrebbero concorrere a influenzare questo tipo

0,5% 10,8% 18,1% 27,0% 27,5% 37,3% 42,2% 54,9% 60,8% 1,2% 44,4% 21,6% 37,0% 55,6% 22,8% 9,3% 31,5% 57,4% 0,0% 10,0% 20,0% 30,0% 40,0% 50,0% 60,0% 70,0%

Non conosco i termini della questione Compagni di scuola/di università Letture autonomamente scelte Famiglia Amici Docenti all’università Insegnanti a scuola Televisione Internet e social media

I principali informatori

di scelte. La correlazione positiva tra la pratica religiosa e l’indice di sessuo- fobia (Rho di Spearman ,328; sig. ,000) potrebbe essere spiegata dal concetto di “peccato” evocato dalla sessualità e dall’omosessualità (cfr. Batini, 2014). Lo stesso approccio alla religione e le opinioni relative alla necessità che la Chiesa si apra all’accettazione dell’omosessualità come un fatto naturale (tab. 1), segna delle differenze tra il gruppo di studenti italiani e quello degli spagnoli/catalani che possono essere interpretate come una maggiore accet- tazione dello status quo da parte degli italiani, che percepiscono di meno il bisogno di cambiamento e manifestano un maggior “tradizionalismo”. Tab. 1 – La Chiesa dovrebbe aprirsi e accettare l’omosessualità come un fatto naturale

Univ. L’Aquila Univ. Barcellona Totale

Molto d’accordo 79 129 208 39,10% 81,10% 57,60% Abbastanza d’accordo 62 24 86 30,70% 15,10% 23,80% Poco d’accordo 40 3 43 19,80% 1,90% 11,90%

Per niente d’accordo 21 3 24

10,40% 1,90% 6,60%

Totale 202 159 361

100,00% 100,00% 100,00%

Il discorso fin qui fatto ci offre una possibile chiave di lettura dei dati riguardanti l’indice riferito all’omofobia descritto di seguito (fig. 3). Tale indice – come il precedente – mostra che la media degli italiani (pur non segnalando forti posizioni omofobiche) si attesta a livelli più alti rispetto agli spagnoli/catalani: 21,7 punti medi per gli italiani (deviazione standard di 6,56), 15,49 punti per spagnoli/catalani, con un min. e max teorico del pun- teggio pari rispettivamente a 12 e 48 punti. L’analisi della varianza restitui- sce un valore dell’indice di Fisher altamente significativo (,000). Il grafico che segue riporta, per comodità di lettura, i punteggi su una scala da 0 a 108.

8 Per gli indici sintetici (ottenuti per somma di punteggi scalari) abbiamo provveduto a

riportare i punteggi anche su una scala 0-10, per garantire una maggiore leggibilità dei dati. La formula applicata: (media-minimo teorico)/(massimo teorico-minimo teorico)/10. In que- sto modo si rende più leggibile il dato rispetto alla distanza tra il minimo e il massimo e si riesce a collocare in maniera più intuitiva il valore medio rispetto alle distanze estreme.

Fig. 3 – Indice di omofobia

L’indice è stato costruito dopo un esame di alcune delle principali scale (cfr. Wright et al., 1999; Lingiardi et. al., 2005) e prendendo in considera- zione un gradiente di atteggiamenti e di pregiudizi a partire da luoghi comuni e stereotipi leggibili anche in chiave passivo-aggressiva o “bonaria” (“Le persone omosessuali hanno una sensibilità e una creatività fuori dal comune” oppure “Certi lavori, più di altri, sono particolarmente adatti alle persone omosessuali”); passando per l’esplorazione di aree che potrebbero eviden- ziare paura sociale o rabbia (“Le persone omosessuali costituiscono un ri- schio per la diffusione di molte malattie infettive” o “Le persone omosessuali non dovrebbero lavorare a contatto con i bambini, bambine e adolescenti”); per finire con temi riguardanti i diritti civili (“Le persone omosessuali esa- gerano nella lotta per i propri diritti”). All’interno di questo indice alcuni

item hanno rilevato aspetti particolarmente significativi rispetto a una mag-

giore tendenza del gruppo di studenti italiani a virare verso atteggiamenti e pregiudizi di carattere omofobico.

Può essere utile portare ad esempio l’item “Le persone omosessuali non dovrebbero lavorare a contatto con bambini, bambine e adolescenti” a cui hanno risposto il 91,2% degli studenti italiani e il 100% degli studenti spa- gnoli/catalani dichiarandosi “poco” o “per niente d’accordo”; significativo è che l’8,8% di italiani si dichiara “abbastanza” e “molto d’accordo” contro lo 0% degli studenti spagnoli/catalani.

I dati evidenziano come quasi due italiani su dieci che si preparano a la- vorare nelle scuole o nei servizi sociali ritengono che il lavoro educativo o in contatto con minori non dovrebbe essere svolto da una persona omoses- suale, il che rappresenta, anche in comparazione con l’“azzeramento” del pregiudizio del gruppo degli spagnoli/catalani, un fattore di preoccupazione su cui è necessario intervenire.

3,3 4,5 0 2 4 6 8 10 Univ. Barcellona Univ. L'Aquila Indice di omofobia

Il percorso di interpretazione dei dati prosegue in maniera simile rispetto alle risposte in merito ai diritti civili delle persone omosessuali in ambito di adozione e genitorialità. Alla domanda “Alle coppie omosessuali andrebbe data la possibilità di adottare un bambino/una bambina”, l’86,3% degli stu- denti spagnoli/catalani risponde che le coppie omosessuali debbano avere questa possibilità, mentre gli studenti italiani sono d’accordo solo per il 36,5% (Chi quadro sig. ,000) (tab. 2).

Tab. 2 – Alle coppie omosessuali andrebbe data la possibilità di adottare un bam- bino/una bambina

Univ. L’Aquila Univ. Barcellona Totale

Per niente d’accordo 36 139 175

17,70% 86,30% 48,10% Poco d’accordo 45 16 61 22,20% 9,90% 16,80% Abbastanza d’accordo 48 4 52 23,60% 2,50% 14,30% Molto d’accordo 74 2 76 36,50% 1,20% 20,90% Totale 203 161 364 100,00% 100,00% 100,00%

Il contesto culturale sembra influire su atteggiamenti di resistenza rispetto a questo genere di aperture, che probabilmente sono legati a forme di preoc- cupazione e apprensione sulle possibili conseguenze che potrebbe avere l’es- sere figlio di genitori gay e lesbiche sulla crescita e lo sviluppo di bambine e bambini.

Diverse indagini si sono concentrate, a tal proposito, su quali siano i ti- mori relativi alle possibilità che il vivere in famiglie omogenitoriali possa generare: «a) condizionamenti nello sviluppo dell’identità sessuale; b) alte- razioni in altri aspetti dello sviluppo psicologico e difficoltà nell’adatta- mento; c) problematiche legate alle relazioni sociali» (cfr. Baiocco et al., 2013, p. 101). La quasi totalità di questi studi evidenzia l’assenza di diffe- renze significative in queste aree tra figli di genitori eterosessuali o omoses- suali; questi ultimi, nella maggior parte dei casi, si dichiarano eterosessuali

e non presentano particolari deficit nello sviluppo cognitivo-emotivo-com- portamentale e in quello relazionale rispetto ai primi (Ibidem; Lingiardi, 2013).

Tornando alla discussione dei dati, e riprendendo il discorso sugli atteg- giamenti in merito alla famiglia, è utile prendere in esame lo stimolo relativo al grado di accordo con l’affermazione “L’unica forma di famiglia possibile da difendere e tutelare è quella naturale, formata da padre, madre e figli”, per la quale gli studenti spagnoli/catalani rispondono per il 79,5% dei casi “per niente d’accordo” e per uno 0,6% “molto d’accordo”, mentre gli studenti ita- liani per il 36,8% si dichiarano “per niente d’accordo” e per il 15,9% “molto d’accordo” (Chi quadro significativo a ,000). Anche in questo caso i dati mostrano uno squilibrio tra i due gruppi legato al concetto di naturalità e alla tendenza al tradizionalismo che caratterizza nuovamente il gruppo degli stu- denti italiani in contrapposizione a un concetto di famiglia che si sta deli- neando come sempre più variabile e dinamico. Questa tendenza può portare, infatti, a fossilizzare l’idea di configurazione familiare in uno schema che già si vede modificato da una realtà di famiglia che si fa sempre più allargata, non solo a seguito di separazioni, divorzi e successivi ricongiungimenti, ma anche rispetto alla vicinanza più o meno stretta di altri parenti o al conside- rare “di famiglia”, un vicino di casa, un parente acquisito:

Le famiglie conoscono, e hanno sempre conosciuto, geometrie variabili: nucleari, adottive, monoparentali, ricombinate, omogenitoriali, allargate, ricomposte, ecc. Le trasformazioni culturali, tecniche e sociali implicano nuove definizioni anche del concetto di genitorialità. La non obbligatorietà dei vincoli che legano sessualità, con- cepimento e genitorialità ci porta a pensare che la famiglia non è solo un prodotto “naturale”, ma è anche, e soprattutto, il risultato di un legame affettivo e sociale (Lingiardi, 2013, p. 74).

I futuri professionisti, pertanto, si troveranno a lavorare in contesti edu- cativi o nei servizi sociali deputati alla famiglia di fronte a tale complessità, che richiede l’assunzione di un punto di vista flessibile per rispondere alla fluidità delle situazioni possibili e di quella “apertura mentale” necessaria a decostruire il pregiudizio e costruire/promuovere una sana relazione educa- tiva.

5. L’omosessualità nei contesti educativi: pericolo o nor-

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