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Sul bullismo omofobico e sulla necessità di un’educa zione al rispetto e alla sessualità

8. Sul ruolo della scuola

8.1. Sul bullismo omofobico e sulla necessità di un’educa zione al rispetto e alla sessualità

Sebbene nel corso dell’esperienza scolastica gli studenti, e in modo par- ticolare gli adolescenti, inizino a prendere progressivamente confidenza con la propria e altrui identità sessuale, ai temi legati al rispetto delle differenze e alla sessualità non viene (quasi mai) dato il giusto spazio da parte delle istituzioni scolastiche. Eppure, è proprio a scuola che, purtroppo, molti stu- denti vivono per la prima volta esperienze di discriminazione e vittimizza- zione omofobica.

La sfida principale della scuola, oltre ad essere quella della legittimazione delle differenze e della lotta contro le condotte bullistico-persecutorie, di- venta quella della promozione e dell’attiva valorizzazione delle differenze in un’ottica inclusiva. Fingere che il problema non esista significa, di fatto, ab- dicare alla responsabilità educativa. Tacerne perché il “problema non esiste” significa legittimare, di fatto, i comportamenti di bullismo.

Assicurarsi che la scuola sia o diventi un luogo sicuro e accogliente per tutte e tutti, un contesto di confronto e rispetto, dovrebbe essere tra le priorità politico-culturali di uno stato che intenda promuovere i valori comuni della democrazia, dei diritti umani, della libertà personale, dell’eguaglianza e che sia capace di attribuire valore alla differenza.

Le Linee Guida Nazionali del 2015 dal titolo Educare al rispetto: per la

parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione, che fanno riferimento al comma 16 dell’art.1 della Legge

107 del 2015, sottolineano: «L’educazione contro ogni tipo di discrimina- zione e per promuovere il rispetto delle differenze è fondamentale nell’am- bito delle competenze che alunne e alunni devono acquisire come parte es- senziale dell’educazione alla cittadinanza» (MIUR, 2015, p. 2).

Le Linee Guida ricordano come la divisione in ruoli etichettati come ma- schili e femminili, con le loro relative caratteristiche, sia il retaggio di secoli di patriarcato che hanno portato a gerarchie e disuguaglianze all’interno della società. In tal senso, si fa anche riferimento al predominio dell’utilizzo del genere maschile nel linguaggio, elemento che permette di perpetrare forme di discriminazione, a sfavore della parità tra i generi.

Occorre quindi contrastare qualsiasi forma di discriminazione e favorire la libertà di espressione di studenti e studentesse, che non devono essere vin- colati nell’adottare un modello unico di comportamenti e atteggiamenti le- gati o al maschile o al femminile: «In questo senso è opportuno ribadire che “maschio” e “femmina”, che connotano l’identità (l’essere) della persona, non sono etichette che denotano comportamenti predefiniti. Ci sono molti modi di essere donna e altrettanti di essere uomo. Si può essere uomini e donne in modo libero e rispettoso di sé e degli altri senza costringere nessuno dentro un modello rigido di comportamenti e di atteggiamenti» (MIUR, 2015, p. 7). La scuola non può ignorare infatti che le convinzioni su ruoli stereotipati, modelli di comportamento centrati su “adeguato” e non “ade- guato”, idee e percezioni riguardo a ciò che è giusto o sbagliato vengano trasmessi nel gruppo dei pari, dai media, nei social, dal cinema, dai libri, dai giochi, dalle canzoni e che la scuola stessa può essere un luogo dove i mo- delli culturali stereotipati vengono presentati come naturali e quindi struttu- rati e amplificati, oppure messi in gioco, in discussione, aperti attraverso la proposta di materiali culturali plurali.

Le Indicazioni Nazionali 2012, con una forte sottolineatura nell’aggior- namento del 2018, dicono che occorre Attuare interventi adeguati nei ri-

guardi delle diversità, per fare in modo che non diventino disuguaglianze.

Questa frase rappresenta un obiettivo irrinunciabile: le diversità, di qualsiasi tipo, di cui ciascun bambino e bambina, ragazzo e ragazza, sono portatori non possono essere, ovviamente, oggetto di scherno o di violenza (di qual- siasi tipo), ma non possono nemmeno essere taciute. Nel silenzio, nel “far finta di nulla” la prevaricazione trova spazio, lo scherzo diventa abitudine e assume forme, modalità e continuità da non consentire di definirlo più come tale.

Eppure il tema della consapevolezza del proprio corpo, delle proprie di- mensioni affettive, del rispetto degli altri e delle differenze di cui sono por-

tatori è un elemento centrale dei processi educativi richiamati dalle Indica- zioni. Sono infatti obiettivi espliciti, già dalla scuola primaria, la possibilità di Acquisire le prime informazioni sulla riproduzione e la sessualità e, in modo più esplicito nel percorso delle secondarie di primo grado, Acquisire

corrette informazioni sullo sviluppo puberale e la sessualità. Il richiamo alla

formazione di identità aperte, al coltivare il rispetto delle differenze di tutti e

dell’identità di ciascuno trova una sua sottolineatura nel rubricare ulteriori

obiettivi: il primo esercizio del dialogo che è fondato sulla reciprocità

dell’ascolto, l’attenzione al punto di vista dell’altro e alle diversità di ge- nere, il primo riconoscimento di diritti e doveri uguali per tutti; significa porre le fondamenta di un comportamento eticamente orientato, rispettoso degli altri, dell’ambiente e della natura.

La scuola e gli insegnanti non possono non interessarsi alla diversità e alle problematiche della sua vittimizzazione, le Indicazioni costituiscono un documento vincolante, al quale non è possibile sottrarsi.

A sottolineare l’importanza dell’educazione sessuale e alla sessualità nel contesto scolastico, anche nell’ottica del pieno raggiungimento degli obiet- tivi ONU per uno sviluppo sostenibile entro il 2030, l’UNESCO, in collabo- razione con UNAIDS, UNPFA, UNICEF, UN Women e WHO, ha realizzato l’International Technical Guidance on Sexuality Education. Pubblicata nel 2018 (la prima edizione risale al 2009), la Guida pone l’accento sull’impor- tanza di promuovere una Comprehensive sexuality education (CSE): si tratta di un processo di insegnamento e apprendimento basato sul curriculum at- traverso il quale la sessualità viene affrontata facendo riferimento agli aspetti cognitivi, emotivi, fisici e sociali. Tra gli obiettivi della CSE vi è quello di permettere a bambini e giovani (di età compresa tra i 5 e i 18 anni) di acqui- sire competenze, comportamenti e valori a tutela della propria salute, del proprio benessere e della propria dignità e di sviluppare relazioni sociali e sessuali basate sul rispetto. La CSE supera l’idea di educazione sessuale ba- sata soltanto sulle informazioni relative alla riproduzione, ai rischi e alle ma- lattie (sebbene questi aspetti vengano ovviamente affrontati), ma offre l’op- portunità di prendere in considerazione anche la dimensione relazionale della sessualità, che chiama in causa l’amore e l’esistenza di relazioni basate sul rispetto e sull’uguaglianza. La CSE adotta un approccio globale, basato sui diritti umani, sulla parità dei sessi, sull’agire trasformativo, e inoltre si adatta alla fascia di età, alla cultura e al contesto. Nello specifico, vengono delineati 8 concetti chiave che comprendono le tematiche da affrontare e gli obiettivi educativi da raggiungere a seconda della fascia di età: 1) relazioni; 2) valori,

diritti, cultura e sessualità; 3) comprensione del concetto di genere; 4) vio- lenza e sicurezza; 5) competenze sulla salute e sul benessere; 6) il corpo

umano e lo sviluppo; 7) sessualità e comportamento sessuale; 8) salute ses- suale e riproduttiva.

Nella Guida, si fa esplicito riferimento al fondamentale ruolo delle istitu- zioni educative nella diffusione della CSE, infatti, la scuola, rappresenta il luogo nel quale gli adolescenti iniziano a vivere le prime relazioni e ad ap- procciarsi alla sessualità. Come sottolineato nella Guida, i vantaggi connessi alla promozione dell’educazione sessuale nelle scuole sono diversi: infatti, il contesto scolastico può divenire un luogo sicuro e accogliente nel quale af- frontare questi temi grazie alle azioni messe in campo dalle autorità scolasti- che; spesso i programmi realizzati a scuola contribuiscono alla prevenzione dell’HIV e permettono agli studenti di acquisire informazioni adeguate ri- spetto alla salute sessuale e riproduttiva; inoltre, le scuole consentono di creare connessioni tra gli studenti, le loro famiglie e, per esempio, i servizi sanitari.

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