• Non ci sono risultati.

La transizione identitaria: il periodo nero delle medie

di Antonia De Vita

2. Ascoltando le ragazze diciottenni nei Focus group Le loro rappresentazioni del bullismo femminile

2.1. La transizione identitaria: il periodo nero delle medie

Un elemento molto ricorrente e ampiamente enfatizzato da parte delle ra- gazze riguarda il nesso tra esperienze di bullismo e periodo trascorso durante la scuola secondaria di primo grado. Sebbene il bullismo si presenti già negli ultimi anni della scuola primaria e si protragga anche nel biennio delle scuole superiori, resta tuttavia un fenomeno che trova il suo pieno dispiegamento nei tre anni della scuola media inferiore. Il ciclo delle medie rappresenta in maniera unanime un periodo molto difficile, delicato, poiché è un tempo in cui le ragazze e i ragazzi crescono e lottano per definire i tratti della propria identità, ancora fragile e insicura. In questo tempo, che potremmo definire di “transizione identitaria”, la scuola media, quale spazio di socializzazione ob- bligatoria abitato da una popolazione giovanile estremamente eterogenea, di- venta una sorta di “arena del conflitto” identitario dove si combatte pacifica- mente o aggressivamente per affermarsi e trovare riconoscimento.

Ho scelto l’immagine 9 perché se penso al bullismo femminile mi ricollego soprat- tutto al periodo delle medie in cui era molto facile che nei corridoi si sentissero ra- gazze che parlassero di altre ragazze. Anche di fatti non veri, e allora di fatto parlare alle spalle era la prima cosa che mi è venuta in mente (Francesca, FG1).

Francesca presenta e commenta l’immagine da lei scelta, indicando un tratto tipicamente associato al bullismo femminile, il carattere psicologico e indiretto: la maldicenza e il parlare alle spalle le une delle altre. Nei luoghi dell’informalità scolastica, in particolar modo nel periodo delle medie, nei corridoi, nei bagni, oltre l’aula, negli spazi meno visibili e formali delle re- lazioni tra le mura scolastiche, nelle pause e negli intervalli, si deflagrano i gesti belli e dolci e quelli aggressivi e violenti.

Condivido l’idea che mi riporta alle medie e mi fa venir in mente l’aspetto dell’iso- lamento, quindi quando nelle classi o nelle scuole in generale, la persona bullizzata, più che picchiata, sicuramente presa in giro, viene proprio isolata, quindi si formano sempre i gruppetti nelle classi, a maggior ragione alle medie e la maggior parte delle volte, il gruppo più grosso tende a isolare le singole persone, a prenderle in giro (Maria, FG1).

La maldicenza assieme all’esclusione e all’isolamento di qualcuna in re- lazione ad un piccolo gruppo di altre sono tra i principali contrassegni dell’aggressività tra ragazze, che impiega armi sottili e “subdole” – come le definiscono le stesse ragazze – per infliggere quelle ferite perfette che solo chi conosce bene i punti deboli delle proprie simili può garantire.

Mi è venuto in mente il periodo delle medie, soprattutto quello che ha detto Maria prima, ovvero quello dell’isolamento, infatti secondo me è uno degli atti più difficili da gestire (Alessia, FG1).

Il periodo nero delle medie risulta quindi costellato da frequenti e innu- merevoli episodi spiacevoli come quelli che abbiamo appena descritto, che restano ben impressi nelle menti delle giovanissime ragazze, che vivono un momento di passaggio, che stanno cercando sé stesse e che per questo sono esposte all’insicurezza.

Anche a me ha ricordato un periodo un po’ nero delle medie. E mi ricordavo che quando accadevano questo tipo di situazioni un po’ deprimenti, quello che queste ragazze dicevano, era ovvio che restavano molto impresse nella persona dell’adole- scente che ancora deve capire chi è, cosa vuole essere nella propria vita (Elisabetta, FG1).

I modi dell’affermazione identitaria sono molto legati, per i compiti di sviluppo dell’età, all’identità sessuale e quindi alle idee di femminilità per le ragazze e alle idee di mascolinità per i ragazzi. È in questa fase che le norme di genere diventano terreno di conflitto poiché fortemente irrigidite dalla fra- gilità e dall’insicurezza che si vive comunemente in questa condizione ado- lescenziale.

Mi ha ricordato il periodo delle medie, perché è un periodo in cui tutte stiamo cre- scendo. Stiamo cominciando a inserirci nella testa questa idea di donna che magari alcune ragazzine hanno preso o troppo letteralmente e quindi tendono ad imporla sulle altre, o vogliono rimanere loro stesse e quindi vengono bullizzate perché non vogliono seguire quest’idea (Martina, FG1).

Cosa significa essere una ragazza adeguata alla norma di genere, quella che si afferma e che circola nel gruppo egemonico di ragazze e che stabilisce cosa è femminilità e cosa no? O viceversa, cosa significa essere fuori da quei recinti e per questo escluse dal gruppo?

Uno degli elementi di maggiore sofferenza individuale, messo a fuoco dalle ragazze ancora in relazione al periodo trascorso nelle scuole medie in- feriori, riguarda il fatto che le compagne e i compagni di scuola rappresen- tano una popolazione estremamente eterogenea e quindi possono non avere affinità e obiettivi in comune come capita nelle scuole medie superiori in cui c’è già una selezione maggiore in relazione al piacere dello studio, agli inte- ressi, al contesto culturale espresso dalla scelta scolastica.

Secondo me il fatto che alle medie è stra eteregeneo quando tante persone, con inte- ressi diversi, sono tutti insieme. Quindi se per noi adesso scuola è normale studiare 3 ore al giorno, 2 ore al giorno, tot ore al giorno, alle medie c’è chi ti prende in giro perché ti dicono “eh studi così tanto” poi quelle persone lì, finito il percorso delle medie, vanno in scuole dove non si fa niente, quelle che studiavano, vanno in scuole dove si studia. Ci sono anche molti più pretesti per attaccare una persona, perché qua cose che potrebbero essere scontate, alle medie uno ti potrebbe anche prendere in giro. Uno un po’ più maturo non si comporta facendo lo stupido e viene preso in giro perché è solo che cresciuto prima o viceversa uno che è ancora bambino, lo prendono in giro, perché deve ancora crescere. Si è tanto mischiati, è un minestrone di gente (Silvia, FG2).

Le scuole medie inferiori per la loro eterogeneità sono un luogo “interse- zionale” dove tutte le differenze e le diversità sono una accanto all’altra e facilmente si urtano, dando vita a un laboratorio di violenza e di bullismo. I pretesti per scatenare l’aggressività sono molteplici e dai contenuti disparati.

Nella voce ascoltata sopra l’attacco parte perché una ragazza studia; dal mo- mento che questa passione non è condivisa, viene quindi stigmatizzata e col- pita. Gli interessi in comune possono essere pochissimi e gli spunti per i gesti aggressivi si moltiplicano in proporzione al grado di mixitè. Una situazione che nei gradi successivi dell’istruzione verrà superata con la scelta di una scuola che seleziona ad esempio chi ama o vuole studiare e chi no.

L’immaturità dovuta all’età e ai possibili risvolti aggressivi di questa con- dizione viene sottolineata da Sara e da altre che mettono in evidenza che in quella fase spesso si è concentrati sul bisogno/necessità di appartenere ad un gruppo invece che sulla possibilità di intrecciare amicizie sincere e autenti- che fondate su affinità, interessi e passioni comuni. La letteratura sul bulli- smo ha ben mostrato, infatti, la centralità in età adolescenziale dell’ingroup- outgroup (Ojala e Nesdale, 2004).

Io ho visto proprio alle medie, eravamo almeno nella mia classe, tutte concentrate sui gruppetti di qua, queste contro queste, l’unico fine era mettersi contro le altre ragazze, o avere delle proprie migliori amiche, queste cose qua. Più il target che vere amicizie (Sara, FG5).

Di frequente quel che è prioritario non è trovare amiche con cui sentirsi in sintonia e che possano accrescere il proprio star bene, ma spesso l’obiet- tivo primo è entrare in un gruppo. Sara mette in luce che nella sua esperienza alle medie l’attenzione era costituire e appartenere a un gruppo che avrebbe rivaleggiato con gli altri gruppi di ragazze. Un racconto che evoca un imma- ginario fatto di piccole bande che si combattono e dal quale possiamo com- prendere – come poi sottolinea Anna – che i bisogni di essere in-group, di appartenenza e di accettazione, di frequente sono più importanti di quelli le- gati ad avere amiche con le quali stare bene.

Però alle medie si tende ad avere degli obiettivi che non sono l’essere felici con le proprie amiche, ma sembrare una persona che non si è o stare con delle persone che magari non sono veramente le persone più compatibili con il proprio carattere e con le proprie passioni (Anna, FG5).

2.2. Fragilità e insicurezza: le dinamiche dell’oppressione

Documenti correlati