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L’omosessualità nei contesti educativi: pericolo o nor malità?

dell’Aquila-Universitat de Barcelona)

5. L’omosessualità nei contesti educativi: pericolo o nor malità?

Per restringere il campo ai contesti educativi, abbiamo costruito un indice denominato “omofobia ed educazione” (fig. 4), dalla cui lettura generale si evincono atteggiamenti debolmente omofobici, seppure con una incidenza maggiore negli studenti italiani.

I punteggi complessivi dell’indice ottenuto (i cui indicatori saranno presto esplicitati) riportano la situazione descritta nella fig. 4, per la quale si è scelto di utilizzare una scala 0-10. Per quanto attiene l’analisi della varianza calco- lata sui punteggi grezzi (14,8 punti medi per gli spagnoli/catalani e 16,9 per gli italiani, su un min. teor. pari a 10 e un max teor. pari a 40), l’indice F ottenuto (19,265) si associa ad una elevata significatività statistica (,000).

Le scale che costituiscono questo indice si rivolgono a questioni educa- tive riferite a vari contesti formali e informali: famiglia, scuola, parrocchia.

Fig. 4 – L’omofobia in ambito educativo: differenze medie tra campioni

Gli studenti italiani si dimostrano più preoccupati rispetto ai loro coetanei spagnoli/catalani sia per ciò che potrebbe turbare e nuocere i minori (come ad esempio la televisione, per i contenuti riguardanti immagini di gay, lesbi- che e transessuali), sia per ciò che riguarda la presenza di un ragazzo o una ragazza gay o lesbica in un contesto educativo (tab. 3). Quest’ultimo item risulta ancora una volta interessante poiché i campioni studiati sono composti da studenti che in futuro si troveranno a lavorare in alcuni di questi contesti educativi. 2,4 1,96 0 2 4 6 8 10 Univ. L'Aquila Univ. Barcellona

Tab. 3 – L’omofobia nei contesti educativi: indicatori Univ. L’Aquila (medie) Univ. Barcellona (medie)

La presenza di un ragazzo/una ragazza gay/lesbica in un contesto educativo va osservata attentamente affinché non abbia ripercussioni negative su gli altri ragazzi/le altre ragazze.

1,67 1,27

Gli insegnanti dovrebbero prevenire atti di bullismo omo- transfobico attraverso l’educazione alla relazione e alla diversità.

3,79 3,89

La televisione offre troppe immagini di gay, lesbiche e transessuali, che possono turbare e nuocere ai minori.

1,85 1,33 Se dovesse passare una legge che permetta alle coppie

omosessuali di adottare, gli assistenti sociali e gli psicologi dovrebbero rifiutarsi di procedere nell’iter e, a limite, preferire sempre le coppie eterosessuali.

3,7 1,88

La Chiesa dovrebbe aprirsi e accettare l’omosessualità come un fatto naturale.

2,99 3,76 È auspicabile che ogni genitore educhi i figli a rispettare

gli omosessuali.

3,73 3,74 L’unica forma di famiglia possibile da difendere e

tutelare è quella naturale, formata da padre madre e figli.

2,19 1,26

È importante che i bambini facciano esperienze di gioco tipicamente maschili e le bambine esperienze di gioco tipicamente femminili, al fine di permettere un corretto processo di identificazione sessuale.

2,11 1,44

La scuola dovrebbe informare sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e sulla contraccezione.

3,76 3,85

L’educazione sessuale a scuola è fondamentale per la crescita delle nuove generazioni e per uno sviluppo armonico della loro personalità.

3,42 3,73

I partecipanti italiani ritengono che la presenza di un ragazzo o una ra- gazza omosessuale in un gruppo educativo debba essere osservata “molto” e “abbastanza attentamente” per il 19,2%, “poco” o “per niente attentamente” per l’80,8%. Per gli studenti spagnoli/catalani va osservata “molto” e “abba- stanza attentamente” per il 5,6%, “poco” o “per niente attentamente” per il

94,4%. Ciò significa che una visione pedagogica aperta al genere e alle di- versità, che dovrebbe orientare gli atteggiamenti, traducendosi inevitabil- mente in scelte educative, non sempre rappresenta un punto di partenza co- mune e fermo. Consideriamo, a tal proposito, il punto di vista di Allport (1954), che per primo teorizza quanto la frequentazione di persone ad alto rischio di discriminazione porti ad una riduzione del pregiudizio, all’accet- tazione e al rispetto di tali soggetti. Pertanto, le occasioni di incontro e dia- logo nei vari contesti con persone omosessuali permettono di rivedere i pro- pri pregiudizi e stereotipi omofobi. Ma prima che questo avvenga, è neces- sario che la formazione accademica dei futuri professionisti intervenga in merito, quantomeno per la dimensione di saperi e conoscenze.

Alla richiesta di stabilire il grado di accordo con l’affermazione: “È im- portante che i bambini facciano esperienze di gioco tipicamente maschili e le bambine esperienze di gioco tipicamente femminili, al fine di permettere un corretto processo di identificazione sessuale”, gli studenti italiani hanno risposto per il 34,2% “per niente d’accordo” a differenza degli spagnoli/ca- talani che hanno fatto questa scelta per il 72%. Queste risposte aprono la riflessione su quanto ancora i pregiudizi e gli stereotipi di genere siano pre- senti ed alimentati, non solo nelle abitudini di acquisto e di fruizione dei gio- chi, ma anche dalla comunicazione che ancora oggi il marketing rivolge alle famiglie, come dimostra lo studio “Toys and Diversity” (COFACE Families Europe, 2016)9.

I due campioni si discostano di poco circa le risposte che sottolineano l’importanza dei ruoli rivestiti dalla famiglia – nell’educare al rispetto – e dagli insegnanti e dalla scuola sull’educazione sessuale dei bambini e degli adolescenti per garantire loro una crescita armonica della personalità, infor- mare sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e sulla con- traccezione e educare alla relazione e alla diversità. Le «Linee di orienta- mento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbulli- smo» (MIUR, 2015b) sottolineano l’importanza del “Patto di corresponsabi- lità educativa” tra scuola e famiglia nella prevenzione e nel contrasto ad ogni forma di violenza e di prevaricazione, e nel considerare la diversità, anche in tema di orientamento sessuale o di identità di genere, come una ricchezza.

Il bullismo omofobico (Fonzi, 1997), infatti, è un fenomeno non trascu- rabile nelle scuole italiane, anche per la particolarità «di poter agire in forma

9 Lo studio analizza le immagini e i colori utilizzati per promuovere le varie tipologie di

giochi in 32 cataloghi di 9 diverse paesi europei. In particolare, analizzandone alcune, emerge come le bambine compaiono nelle immagini per il 59% nei giochi sulle situazioni domestiche e per l’87,1% nei giochi sull’accudimento; i bambini sono raffigurati invece per il 74,3% nei giochi legati ai mezzi di trasposto e per il 57,2% nei giochi di sport e di outdoor.

indiretta: un/una adolescente omosessuale che sente, continuamente, termini spregiativi utilizzati per indicare il proprio orientamento sessuale, usati come offesa anche se non contro di lui/lei, sviluppa ansie e timori nei confronti del gruppo dei pari nei quali è inserito/a.» (Batini, 2013, p. 117).

A conferma di ciò,Prati (2010) riporta i risultati di una ricerca condotta su 900 studenti delle scuole secondarie di II grado che rileva che circa uno studente su 20, in prevalenza di sesso maschile, è stato vittima di bullismo omofobico.

6. Prepararsi al futuro, con le incertezze del presente:

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