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l’attivismo e il femminismo

Nel documento Franca Florio e la Belle Époque a Palermo. (pagine 103-107)

CAPITOLO7 LA DONNA DEL ‘900 ATTRAVERSO I PERIODICI DEL TEMPO

7.2 l’attivismo e il femminismo

La donna a fine Ottocento, lasciava parlare di sé per motivi dei più disparati, se non era per qualità artistiche o per protagonismi negli eventi più importanti della mondanità del tempo, lo era per vicissitudini che riguardavano varie forme di attivismo sociale.

Non è errato pensare che in quel tempo, risiede nella donna in generale, un bisogno di emergere, di imporre il proprio pensiero, oppure di dimostrare che può svolgere molte attività che non si rifanno obbligatoriamente alla gestione della casa o del focolaio domestico.

Le donne artiste, poetesse, ballerine, sono solo alcune tipologie di individualità che spingono per emergere e per aver riconosciuti quei talenti che non sono solo prerogativa maschile.

Molto interessanti dunque risultano quegli articoli, dove viene descritta l’attività di alcune donne che portano avanti le loro cause e lo fanno a testa alta e con forte determinazione. In un articolo del 12-13 febbraio 1901, un articolo intitolato: gli ultimi prodotti del

femminismo, descrive l’attivismo di due donne straniere, una americana e l’altra austriaca,

le quali, nel loro piccolo cercano di infondere una sorta di cambiamento per ciò che secondo loro è giusto risolvere.

Nel caso dell’americana Madame Nation, la lotta è contro l’alcolismo maschile, nel caso invece dell’austriaca Madame Huber, si tratta invece di un’associazione di divorziate. Madame Nation, originaria del Kansas, insieme alle donne a lei alleate, decide di impegnarsi per debellare l’abuso incontrastato di bevande alcoliche da parte degli uomini, che causa degrado e problematiche sociali, che secondo la donna e le sue alleate, non può continuare senza prendere seri provvedimenti e chi meglio delle donne, secondo Madame Nation, per debellare il problema:

“Madame Nation si è sentita trascinare da profonda indignazione per i danni prodotti dall’alcolismo, e ha compreso che soltanto le donne possono ottenere l’estirpazione della piaga. Essa è inoltre femminista convinta, quindi sormontò facilmente qualsiasi esitazione.

Sotto la sua guida si è formata nel Kansas una vera banda di amazzoni, le quali invadono tutti gli smerci di vino e di liquori, fracassano quanto loro capita sotto mano, spandono i liquidi abborriti

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per terra, e abbandonano gloriosamente il campo, sorde alle recriminazioni degli osti, i quali per cavalleria si astengono dal venire alle vie di fatto.

Da qualche settimana dura questa stranissima ed epica lotta, se non che gli osti, impensieriti, hanno chiamato in aiuto le loro mogli.

Le signore dei mercanti di liquori infatti, percorrono le vie di Enterprise, armate di bastone, e affrontano la banda di Carrie Nation.

Lo spettacolo a quanto dicono i giornali americani è bellissimo. Da un lato le furibonde crociate anti-alcoliste fanno la sassainola contro le botteghe di vino, dall’altro le signore degli osti danno loro la carica armate di bastone. La polizia interviene, conduce tutte al commissariato…e l’indomani si ricomincia daccapo102”.

Quello che avviene a Vienna invece è un contesto diverso, ma di femminismo è intriso l’attivismo svolto da Madame Huber, la quale fonda un circolo di donne, tutte accomunate dall’aver divorziato dai loro mariti.

“Bisogna credere che a Vienna le divorziate abbondino, se esse possono fondare e mantenere un circolo! In fatti l’appello della Huber è stato subito ascoltato e un migliaio di…divorziate sono corse subito a schierarsi sotto la di lei bandiera.

La prima riunione è stata numerosa e vi si fecero molti discorsi. Sfido! Era una riunione di donne! Naturalmente si è detto molto male degli uomini. La presidentessa ha cominciato col rimproverare i mariti che hanno delle moglie grassocce di desiderare delle donne magre e viceversa.

Eh! La presidentessa doveva certo lagnarsi della… trascuranza del marito103”.

Nella lettura di questi articoli, salta subito all’occhio il tono di sfottò per queste donne che, agli occhi dell’opinione pubblica dei tempi e soprattutto per quella italiana, erano interpretate in maniera negativa perché ammettevano un margine di azione femminile che ancora non era ben visto agli occhi del mondo intero.

La donna non doveva risolvere i problemi dell’alcolismo, forse perché non era poi davvero un problema, e se lo fosse stato, non sarebbe spettato alle donne risolverlo; oppure, nel caso di Madame Huber, essere divorziata per quei tempi, non era un bel biglietto da visita.

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Gli ultimi prodotti del femminismo: Madame Nation in America e Madame Huber in Austria, in, L’Ora. Corriere politico, quotidiano della Sicilia”, periodico, 12-13 febbraio 1901, Palermo.

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Il giornale, permettendosi in commenti e opinioni sulle notizie che riportano vicissitudini di donne da ogni parte del mondo, rimane però coerente con la politica editoriale.

E’ possibile pensare che ci sia comunque voglia di cambiamento anche per le donne? Sulla stessa pagina dell’edizione del 12-13 febbraio 1901, leggo un altro articolo sull’attivismo femminile, sempre in riferimento al contesto sociale austriaco, in cui si spiegava che era in corso a Vienna un’agitazione da parte di alcune donne, che volevano un cambiamento sullo stile dei capi di abbigliamento, destinati al mercato femminile che non fosse caratterizzato dalla pesante scomodità che presentano gli abiti della tradizione.

«L’AGITAZIONE DELLE VIENNESI- per la riforma delle vesti», riportando questo titolo,

l’articolo entra nel merito della questione esponendo le lagnanze del club di donne che aveva presentato le motivazioni alla base della richiesta da loro portata avanti:

“Si tratta di ridurre gli abiti delle donne alla semplicità e alla comodità delle antiche vesti elleniche, togliendo via tutto quel complesso di busti e di corsets che opprimono i polmoni, il petto, i fianchi, la schiena e deformano spesso ed immiseriscono le più rigogliose bellezze giovanili.

Già altra volta ci occupammo di questo club viennese del gentil sesso riformatore.

Ora possiamo aggiungere che l’agitazione per la riforma continua e nell’ultima seduta del sodalizio fecero sentire la loro parola autorevole ed eloquente il dottor Klefn e il prof.[illeggibile]. Il dottor Klefn disse che presto i pittori più in voga esporranno dei disegni di figure femminili adorne delle nuove vesti Secessìon.

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Il numeroso pubblico di belle signore e gentili signorine, applaudì l’oratore ed invocò la immediata attuazione della riforma. Ciò non impediva pertanto che molte rappresentanti della eleganza e della bellezza del Prater, presenti, non avessero costretti i bei seni copiosi in siti, magniloquenti busti. Del resto in politica come in arte, nelle adunanze maschili come in quelle delle donne, le cose van sempre così: si predica bene ma si…razzola male104”.

104L’agitazione delle viennesi- per la riforma delle vesti,

in, L’Ora. Corriere politico, quotidiano della Sicilia, periodico, 12-13 febbraio 1901, Palermo.

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Sembrerebbe che il giornale assuma toni argomentativi diversi in base al tipo di esigenze o rimostranze esposte dal gentil sesso, e che emerga in qualche modo, un velo di ironia quando si tratta di proteste che non toccano la sensibilità maschile.

Nel caso delle donne americane che, autonominandosi paladine di giustizia sociale, andavano per le strade a combattere l’alcolismo, il giornale espone la cosa, un po’come a definirla un assurdo episodio in cui le protagoniste assumevano un esilarante e bizzarro atteggiamento, degno di essere fatto conoscere al pubblico poiché lasciava riflettere sulla giustizia sociale, ma senza negare ai lettori che si è a favore della non troppa condivisione dell’accaduto.

Allo stesso modo o in modo simile, emergono i toni dell’articolo sulla riforma delle vesti da parte del gentil sesso viennese, il quale, per le loro esigenze godettero da parte del giornale di maggiore comprensione, ma alla fine, il pezzo giornalistico cede in un commento ironico sui seni delle donne presenti, che si mostravano in tutto il loro splendore “costretto” per via delle vesti indossate al momento della riunione che avrebbe approvato la riforma tanto acclamata che mirava a modificarle.

Il periodico non cambia, nonostante queste piccole osservazioni, il ruolo progressista e di avanguardia per i tempi in questione, per lo stile adottato e per la politica editoriale, coerente con il desiderio di innovazione e modernismo che si respira in piena Belle Époque.

Parlarne è meglio che non farlo e il periodico l’Ora, rimane un periodico che parla molto del mondo femminile, della donna, dei suoi pensieri e del suo agire.

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Nel documento Franca Florio e la Belle Époque a Palermo. (pagine 103-107)