• Non ci sono risultati.

Esaminate le spese effettive, dovremmo esaminare ora l'andamento che presentano le entrate effettive.

Il travaglio intenso e tragico delle finanze comunali è stato, durantp e dopo la guerra, che all'incremento continuo ed inesorabile delle spese non corrispose un aumento delle entrate ; e questo squilibrio si faceva sempre più profondo e vasto fino quando non è stato emanato il decreto 7 aprile 1991, che è stato il più importante provvedimento che ha salvato dal fallimento le finanze di tutti i Comuni. A colmare i

deficit i Comuni hanno ricorso su vasta scala all' indebitamento e ne

abbiamo visto gli effetti analizzando le spese per gli interessi passivi, i quali poi non sono, in parte, che gli effetti dei deficit imponenti degli anni scorsi.

Le fonti delle entrate dei Comuni sono costituite dalle rendite patrimoniali, dai redditi provenienti dall'esercizio diretto delle industrie o municipalizzazione, entrate tutte queste chiamate originarie o diritto privato; e dai tributi, entrate di diritto pubblico.

Tutti i vari cespiti di entrata diminuirono durante e dopo la guerra, ma più ancora i tributi, i quali costituiscono la massa cospicua alimen-tatrice delle finanze comunali.

Per brevità tralasciamo di esporre il movimento delle entrate totali effettive, esporremo piuttosto gli avanzi o disavanzi effettivi con cui i bilanci si chiudevano nei tre anni presi in confronto ; da questi risultati si vedrà in modo più preciso l'insufficienza delle entrate di fronte allo espandersi delle spese.

Nel 1912, nei grandi centri, se si eccettua Palermo, i- bilanci si chiudono in deficit ; tra i più cospicui rileviamo quelli di Roma con 24,7 milioni, di Genova con 9,4 milioni, Milano con 8,5 milioni, Firenze con 5,8 milioni, Bologna con 1,8 milioni. Quindi situazione grave prima della guerra. (Gfr. tab. IX).

TABELLA IX. Ì T U U Ì e disavanzi ael Coniai capoluoghi di provincia

eoa popolazione superiore ai 100.000 abitanti..

C O M U N I

In migliaia di lire C O M U N I

IBI» IBM IBS

Bologna 1.889 — 4.076

+

139 Catania 240 + 503

+

509 Ferrara 1.155 7.160 Firenze 5.874 — 13.373 220 Genova 9.470 — 20.566 3.741 Livorno 47 1.071 Milano 8.514 - 37.413

+

17.253 Napoli 7 — 71.848 23.038 Padova 319 — 3.734

+

481 Palermo

+

698 — 13.455 23.087 Roma 24.713 — 50.200 41.931 Torino 2.649 — 2.743 11.016 Venezia 827 — 21.706 18.052 Trieste — 14.320 2.319

Nel 1922, anno in cui entrarono in efficienza tutti i provvedimenti tributari a favore dei Comuni, insieme con i deficit degli anni precedenti, di cui ignoriamo l'entità, troviamo ancora a Bologna 4 milioni, a Genova 20, a Milano 37,4,-a Napoli 71,8, a Firenze 13,3 milioni, a Palermo 13,4, a Roma 50, a Torino 2,7, a Trieste 14,3.

Nel 1923, per effetto della diminuzione delle spese da una parte, e dall'altra dall'aumento delle entrate, abbiamo un'attenuazione nei

deficit, e in qualche città troviamo degli avanzi apprezzabili; così a

Milano le previsioni dànno un avanzo di 17 milioni, a Napoli il disa-vanzo da 71 scende a 23 milioni, a Roma da 50 a 41,9, a Venezia da 21 a 18, a Genova da 20 a 3,7; a Torino invece sale da 2,7 a 11 milioni.

del 1922 nella situazione finanziaria dei Comuni; ma resta ancora grave per Roma, Napoli, Venezia, in cui i deficit sono ancora impo-nenti per quanto inferiori a quelli del 1922.

TABULA X. Avuti e dlsavurt nei Comuni capoluoghi di provisela eoa popolartene superiore al 80.000 abitasti, ma Inferiore al 100.000.

C O M U N I In migliaia di U n C O M U N I IMI IBM 1913 Alessandria 410 - 209 298 Ancona

+

3 5 — 1.996

+

3 4 5 Areno

+

13 - 907

+

160 Bergamo 91 - 2.213

+

451 Brescia

+

204 — 6.273

+

8 8 9 Cagliari

+

69 — 11.477 370 Forlì 16 — 673

+

184 Modena 2 0 8 0 — 2.037

+

5 8 1 Novara 67 - 2.011 8 9 Parma 1083 — 6.494 125 Pisa T 1 2 4 2 8

+

888 Bavenna 189 — 2.938

+

3 6 0 Reggio Calabria

+

45 — 1.733 172 Reggio Emilia 100 — 3.411

+

6 1 8 Salerno 54 + 2 6 3 Trapani 280 - 6.768 2084 Udine 1315 — 1.036

+

366 Vicenza

+

113

+

134

Per la città di Torino parrebbe dalle cifre esposte che vi sarebbe un aggravamento nella situazione finanziaria in quanto il deficit da 2,7 sale a 11 milioni.

La realtà invero è che qui si tratta di un deficit voluto per far fronte a vere e proprie spese di carattere straordinario, alle quali si è creduto provvedere dopo aver raggiunto l'assestamento del bilancio ordinario. Basta ricordare che sui 126 milioni di spese effettive ben

39,75 milioni rappresentano spese straordinarie, di cui 25 milioni spese straordinarie obbligatorie e 14,75 facoltative.

Dati i limiti di questa esposizione non possiamo entrare in altri particolari, ma avendo avuto modo di seguire passo passo l'andamento del bilancio di Torino, possiamo affermare che questa è forse l'unica

TABELLA X I . Avanil e disavanzi nel Comuni capoluoghi di provincia

con popolazione inferiore al 60.000 abitanti.

C O M U N I In migliaia di Uve C O M U N I 1013 lem IMS Aquila 842 - 384 Ascoli Piceno 95 4.263 Como + 612 — 5652

+

95 Cuneo 258 — 422 158 Girgenti — 853 402 Grosseto 731 7

+

77 Lecce

+

56 — 339 14.248 Macerata

+

7 — 127 1.149 Mantova 84 — 2358 1.088 Pavia 935 + 151

+

641 Piacenza 48 — 3695 1.133 Potenza

+

128 — 227

+

43 Rovigo 51 + * 3

+

24 Siena 63 — 2642 Sondrio 284 — 1922 798 Treviso 281

+

60

delle grandi città italiane che, in tempi burrascosi per le finanze comu-nali, ha saputo assestare il proprio bilancio, sì da permettere di dar mano a spese di carattere straordinario. Di questa affermazione del resto si ha una riprova nei risultati, da poco tempo resi pubblici, del consuntivo 1922; il quale, di fronte alla previsione del deficit di 2,7, si è avuto invece un avanzo di ben 17 milioni.

Può darsi che in qualcuna delle città che stiamo esaminando, i consuntivi porteranno qualche miglioramento; ma non avendo degli elementi precisi, continuiamo nella nostra analisi sui preventivi.

Anche qui, nel 1912, la maggioranza dei Comuni dànno dei deficit, e gli eventuali avanzi sono poco apprezzabili; tra i deficit più forti ab-biamo Modena con milioni 2,06 e Parma con 1,06. (Cfr. tab. X, p. 636).

Nel 1922 i deficit sono generali, e tra i più cospicui notiamo Parma con 6,4 milioni. Trapani con 6,7, Brescia con 6,2, Cagliari con 11,4, Reggio Emilia con 3,4, Novara, Modena, Bergamo e Ancona con circa due milioni.

TABULA XII. Aratili e dilavassi nel Comuni BOB capoluoghi di provincia.

C O M U N I In migliaia di lire C O M U N I IBM ien 1913 Civitavecchia 106 — 6 5 9 3 — 4886 Faenza 8 0 - f 20 + 25 Lecco 155 — 324 + 140 Lodi 240 — 253 + 3 8 Perugia

+

42 — 3585 + 2 6 0 Pistoia 174 - 4 9 3 - 143 Prato 34 — 3984 - 3 0 4 3 Rimini 977 — 4 8 5 1 - 7 6 3 Savona . . . 716 - 1259 — 2869 Sanremo 792< — 307 + 135 Spezia 629 — 2811 — 1624 Vercelli 179 — 1204 Voghera

+

3 1 — 676 -+- 199

Nel 1923, la situazione è notevolmente migliorata, la maggior parte di questi deficit scomparisce e alcuni bilanci si chiudono con poche migliaia di lire di avanzo. Solo a Trapani si ha ancora un disavanzo di 2 milioni ; a Cagliari, Novara, Parma e Reggio Calabria i disavanzi sono in cifre tenui, essendosi ridotti a qualche centinaio di migliaia di lire.

Per quanto riguarda poi i capoluoghi minori e i Comuni non capo-luoghi, la situazione, in generale, è quasi identica a quella dei due prece-denti gruppi di Comuni, e cioè deficit in quasi tutti i Comuni nel 1912, il quale si aggrava fortemente nel 1922; cosi a Como da un avanzo di circa 600.000 lire si passa ad un disavanzo di milioni 6,6, a Man-tova da L. 84.000 il deficit sale a milioni 2,3, a Piacenza da L. 48.000 a milioni 3,7, a Siena da L. 63.000 a milioni 2,6, a Sondrio da L. 284.000 a 1.922.000. (Cfr. tab. XI, p. 537).

Passando ai Comuni non capoluoghi, la ridda delle cifre sui deficit si fa più imponente, tenendo conto dei bilanci più modesti di questi Comuni: a Civitavecchia da L. 106.000, il deficit sale a milioni 5,6, a Prato da L. 34.000 a milioni 3,98, a Rimini da L. 977.000 a milioni 4,85, a Savona da L. 715.000 a milioni 1,26, a Spezia da L. 529.000 a mi-lioni 2,81, a Vercelli da L. 179.000 a mimi-lioni 1,20; a Perugia infine l'avanzo di L. 42.000 si trasforma in deficit di milioni 3,58. (Cfr. tab. XII). La situazione cosi nel 1922, tenendo conto dei disavanzi, si presenta più grave per i Comuni minori che non per i grandi Comuni. E quel che è più preoccupante è il fatto cbe ancora nel 1923 i deficit che abbiamo messo in evidenza restano ancora abbastanza cospicui per quanto atte-nuati alcuni; altri sono scomparsi, ma altri sono aumentati; cosi a Lecco si hanno 14 milioni, a Savona 2,869 milioni, a Civitavecchia e Prato vediamo ancora milioni 4,88 e 3,04 rispettivamente.

Abbiamo avanti accennato che l'attenuazione dei deficit nel 1923 nei Comuni è dipeso da due fattori : dalla diminuzione delle spese, e dall'aumento delle entrate.

Abbiamo già visto in quale misura sono diminuite le spese, resta ora da vedere quale è stato l'aumento delle entrate.

La massa cospicua delle entrate è data dai tributi, i quali occupano delle percentuali altissime; mentre in tenue misura concorrono le rendite patrimoniali, i proventi diversi e le eventuali entrate straor-dinarie.

Per dare un'idea del peso che hanno i tributi nelle entrate comu-nali diamo le percentuali dei vari cespiti d'entrata per tutti i Comuni del Regno dal 1882 al 1912.