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I FONDAMENTI SCIENTIFICI DELLA RIFORMA ECONOMICA

CRONACHE E RASSEGNE

I FONDAMENTI SCIENTIFICI DELLA RIFORMA ECONOMICA

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L'opera che con questo titolo A. Loria ha pubblicato (Torino, Bocca, 1922, in-8°. pag. 575), presenta il risultato di ampi studi intorno alle basi teoriche della politica sociale. Dal carattere e dal contenuto delle leggi della costitu-zione economica il Loria desume i limiti e l'efficacia delle riforme, cosi di quelle compatibili con il sistema vigente, come delle altre cbe tendono a distruggerlo od a preparare un assetto economico superiore. Muove dall'analisi del prodotto; dimostra che è impossibile discernere quale parte di esso sia attribuibile ai singoli fattori (lavoro, capitale, terra) e critica acutamente le varie dottrine le quali pretendono misurare la produttività specifica degli elementi produttivi, sia che si appoggino al concetto Wieseriano di considerare in varie combinazioni il prodotto di questi fattori risolvendo le equazioni rispet-tive, sia cbe riducano i vari fattori ad un solo elemento, p. es. : unità di lavoro. Il metodo di valutazione della ricchezza complessiva che presenta i minori incon-venienti è quello della addizione dei valori monetari dei prodotti, benché certo l'incremento od il decremento del prezzo integrale non rispondano sempre Ad incremento e decremento della massa dei prodotti. L'A. lungamente disserta

sulle difficoltà che si iucontrano nella somma dei prodotti e sui modi di evitare duplicazioni od ommissioni e discute in questa disamina anche problemi colla-terali ; menziona soltanto alcune sue osservazioni o dimostrazioni in proposito ; nel calcolo del prodotto totale bisogna tenere conto oltre che dei beni di consumo di quella parte del capitale tecnico che non si è ancora trasformata in prodotti di consumo e se ai aggiungessero ai primi i prodotti futuri di consumo in cui il capitale tecnico si trasformerà se ne ingrosserebbe il valore, poiché il valore del prodotto di consumo futuro supera quello del capitale tecnico attuale in ragione del profitto della sua anticipazione. Le variazioni del profitto determi-nano variazioni del saggio del profitto o dell'interesse, non del valore-capitale, che nei casi di libera concorrenza tende a conformarsi al costo di produzione, in quelli di monopolio al valore di guadagno massimo, solo indirettamente influito dalla produttività del capitale tecnico che ne accresce la richiesta. Chiama prodotto netto i beni di consumo cbe sono prodotti in eccedenza della reintegrazione del capitale tecnico; distingue il prodotto netto in sussistenze e reddito e suddistingue il reddito nelle principali sue categorie. Si propone il quesito della specie di prodotto relativo che per la società è preferibile si elevi ai massimo. Quest'ottimo sociale non può, a suo avviso, ravvisarsi in quella combinazione di elementi che dà il massimo profitto per ciascuna unità di capitale, od in quella che dà il massimo profitto assoluto, poiché la società non vive di rapporti, ma di quantità assolute e poiché nell'ultimo caso il massimo benessere dell'uomo medio non coincide con la massima quantità di prodotto presso un frammento più o meno cospicuo della società. Nemmeno l'obbiettivo supremo dell'economia può consistere nell'ottenimento del massimo reddito che potrebbe coincidere con riduzione di salari e nemmeno nell'otteni-mento del massimo prodotto netto per abitante; l'aunell'otteni-mento del prodotto netto potrebbe essere dovuto ai fatto che una parte del capitale tecnico, anziché produrre capitale tecnico in esubero della propria reintegrazione, produca beni di consumo; laonde la massa di questi cresce immediatamente, ma risulta in avvenire minore di ciò che altrimenti sarebbe. La combinazione meglio rispondente al vantaggio della collettività è quella che dà il massimo prodotto per abitante: « la società come un tutto non ha alcuna parzialità per questo o quel gruppo dei suoi componenti e deve esclusivamente mirare acchè la media di quelli o l'individuo medio si trovi durevolmente equipaggiato della massima quantità di oggetti ». Non bisogna confondere il massimo prodotto assoluto col massimo prodotto per abitante; a popolazione maggiore un uguale prodotto assoluto significa prodotto minore per abitante, e vi ha una concreta densità di popolazione, data la quale, il prodotto medio per abitante raggiunge la massima cifra; cosi che, « un aumento della nuzialità o delia natalità od una diminuzione delia mortalità che accresca la popolazione, ma scemi il prodotto medio per abitante, è dannoso alla società > (pag. 93). Debbo fare una riserva convenendo nel concetto generale del Loria, per quel che concerne gli effetti di una diminuzione di mortalità. La quale è indice di condizioni igieniche migliorate, di morbilità decresciuta e quindi a parte i benefici dal punto di vista della salute pubblica, si ha probabilmente una produttività più elevata per il numero maggiore di giorni di lavoro, cosi che di regola l'ipotesi di diminuzione di mortalità non si concilia coll'altra di prodotto medio scemato. Questo massimo prodotto per abitante però non si consegue di fatto. A prescin-dere dalle deflcenze delle economie singole, vi ha contrasto fra la combinazione

di elementi produttivi che dà il massimo reddito e quella che dà il massimo prodotto, in parecchie circostanze ; può darsi che la riduzione del prodotto al disotto del massimo tecnico, anziché scemare il reddito, lo elevi. Il Loria denomina « subprodotto ipernormale la quantità in meno del prodotto esistente rispetto al massimo virtuale, che non è una condizione essenziale alla persi-stenza del reddito o della sua forma vigente, ma è esclusivamente dovuta al desiderio del reddito (o del salario) di elevare se stesso alla massima cifra » (pag. 98). Analizza minutamente i casi principali in cui una diminuzione di prodotto può dar luogo ad una elevazione di reddito o di salario. Una prima categoria costituisce il subprodotto di produzione; una riduzione del salario eleva il reddito immediato, senza cbe aumenti il prodotto, mentre accrescendo la mortalità e morbilità degli operai può determinare diminuzione del prodotto futuro. Cosi l'ommissione da parte di imprenditori di ripari meccanici può accrescere il prodotto presente, perchè si possono produrre invece di quei ripari beni di consumo, ma diminuisce il prodotto futuro; analoghi effetti ha la produzione estensiva invece dell'intensiva, la coltivazione esauriente delle miniere di carbon fossile. Tale specie di subprodotto è tanto più probabile quanto più è elevato il saggio dell'interesse e ciò non perchè l'alto saggio dell'interesse riduca il valore attuale del prodotto futuro, in quanto anzi lo riduce di quanto lo ha elevato rispetto al presente; ma perchè il valore normale dei prodotti esigenti un lungo periodo — gravato dall'interesse al saggio vigente sul capitale anticipato — può tanto più probabilmente eccedere la capacità economica di parecchi consumatori costretti a diminuire la quantità della richiesta. Ciò spiega anche perchè particolarmente nei paesi nuovi infierisca il diboscamento più vandalico, perchè gli edifizi siano poco costosi e poco durevoli, perchè si abbiano ivi ferrovie dalle curve molteplici che costano poco a costruirsi e molto ad esercirsi, perchè non si applichino le costruzioni navali più solide e le Compagnie si astengano meditatamente dai miglioramenti tecnici (pag. 101-103). Una seconda categoria riguarda il subprodotto di circolazione che può essere dovuto od a produzione limitata,, od a produzione irrazionale. In questa categoria rientrano i noti fatti di limitazione dell'offerta per parte di un monopolista; in condizioni di monopolio si può sostituire un valore unico a valori multipli con conseguente riduzione dell'offerta e della produzione, e con aumento del reddito del capitalista-imprenditore. Secondo il Loria i valori multipli sono possibili anche in condi-zioni di libera concorrenza, purché il valore integrale non ecceda il costo di produzione integrale della merce venduta, e purché il valore differenziale imposto ai consumatori più ricchi non superi il loro costo di riproduzione della merce stessa (pag. 114). Ma mi sembra che in ipotesi di illimitata concor-renza la vendita a prezzi multipli cioè a prezzi diversi di un prodotto ottenuto a costo identico sia impossibile, poiché la condizione che il valore integrale si ragguagli al costo integrale toglie ogni interesse alla diversificazione dei costi la quale complica, aggrava di sforzi e di spese l'azienda; e che significa che il costo differenziale imposto ai consumatori più ricchi non superi il loro costo di riproduzione delia merce stessa? Qui costo di riproduzione dovrebbe intendersi nel senso di costo di riproduzione economica, cioè nell'impossibilità per i consumatori più ricchi di trovare offerenti a costo inferiore, il che si verifica ove la concorrenza non sia infinitamente estesa. Acutamente l'A. tratta della funzione della riserva di merci in condizioni di libera concorrenza;

la disputa fra Thornton (seguito da Mill) e Cairnes, di cui il primo afferma, il secondo nega che in regime di libera concorrenza, la riserva di merci possa elevarne il valore si compone in questo modo : la riserva di merci può bensì mantenerne il valore al livello del costo — livello, che è conforme agli interessi degli stessi consumatori, dacché è la condizione alla produzione durevole delia merce da essi richiesta e non provoca la comparsa di nuovi concorrenti — ma non può mai elevarne il valore sopra il costo, poiché i consumatori possono sempre ricusarsi al pagamento (non necessario alla produzione continuata della merce) del valore così elevato, e perchè, ove pure si acconciassero a pagarlo, ciò provocherebbe la comparsa di nuovi offerenti, riabbassanti il valore... (in nota a pag. 113). Enumera molti esempi di diminuzione della quantità del pro-dotto e di un peggioramento della sua qualità, per la resistenza all'adozione di processi tecnici più perfezionati, per l'opera delle coalizioni industriali inutiliz-zanti materie produttive, ecc. Una terza categoria di casi concerne il subpro-dotto di distribuzione e comprende le riduzioni del salario che scemano in minore misura l'efficacia produttiva dell'operaio, la diminuzione del numero degli operai che scema il prodotto in misura minore del salario totale, la conver-sione di capitale salario in capitale tecnico-fisso che scema il prodotto in minore misura del capitale circolante. Descrive anche ampiamente le limitazioni del prodotto imposte dalle leghe dei lavoratori con l'opposizione all'associazione del lavoro, all' introduzione delle macchine, all'applicazione di operai non quali-ficati per atti produttivi non richiedenti lavoro esperto. Una quarta categoria di casi di subprodotto si riferisce alia redistribuzione : si ba un incremento di un reddito a spese di un altro, talvolta anche con riduzione di reddito integrale. L'A. esamina dettagliatamente le varie forme di incremento di/edditi speci-fici a danno di altri, che si risolvono in diminuzione di capitale produttivamente impiegato. 11 capitale improduttivo assume dimensioni vastissime: difficile è distinguere nel valore delle emissioni la parte che costituisce acqua: « quasi 9/,0

di tutti gli affari della borsa di grano di Chicago, sono pura speculazione in cui nessuno dà grano o ne riceve: il raccolto annuo di cotone americano è venduto 20 o 40 volte a quelle borse del cotone: di 151.784 azioni della Banca d'Italia negoziate nel 1913 solo 22.930 rappresentano azioni effettivamente trasferite, mentre le altre rappresentano operazioni borsistiche : inoltre il capitale impro-duttivo si impadronisce del governo delle imprese produttive, e talora anche il governo di un' industria cade in balìa degli azionisti di un'altra, i quali dan-neggiano meditatameute la prima per arricchire quella in cui sono più diretta-mente interessati» (p. 168-169). Più grave la preponderanza degli istituti ban-cari nella produzione, la quale tende ad accentrarsi nei periodi in cui per il declivio del saggio dell'interesse le operazioni ordinarie di credito commerciale conferiscono lucri minori, e le industrie governate con criteri speculativi, anti-tecnici, dànno origine a subprodotto. Invece nell'orbita stretta della circolazione l'influenza bancaria è insignificante, poiché il saggio dello sconto e la quantità delle emissioni così di biglietti, come di assegni bancari non sono la cagione, ma la risultante del movimento commerciale ed industriale traducentesi nella quantità dei valori circolandi. « L'esaurimento avveratosi or fa alcuni anni nell'industria automobilistica di Torino, come la crisi dell'industria cotoniera italiana, e lo stento delle nostre Compagnie di Navigazione non sono che il prodotto di una penetrazione bancaria, la quale acquista in antipatia, ma non muta carattere per essere organizzata da un istituto straniero » (p. 178).

La rendita fondiaria nei suoi svolgimenti determinando avversioneAi miglio-ramenti, affitti brevi, è cagione di subprodotto. Il quale può pure crearsi per accrescere il reddito dello Stato. Molte sono le indagini penetranti dell'A. in argomento di ripercussione delle imposte: dimostra che un'imposta pro-porzionale al prodotto, ove pure sia generale, determina una elevazione di valore dei prodotti ottenuti con maggiore proporzione di capitale circolante rispetto al capitale fisso. Infatti se il rapporto del capitale fisso al circolante è diverso, il profitto delle due industrie non è più una frazione eguale del prodotto, bensì minore nell'industria che esige maggiore proporzione di capi-tale circolante: quindi un'imposta proporzionale al prodotto è più che pro-porzionale al profitto dell'ultima industria ; il che rende necessario di elevare il suo prodotto per indennizzarlo dell'aggravio differenziale. Ciò non si verifica per contro data una diversa proporzione di capitale tecnico e salari, poiché in questa ipotesi, ove uguale sia la proporzione fra capitale fisso e capitale cir-colante, il profitto rappresenta per entrambe una uguale frazione della quan-tità prodotta (pag. 188).

Il salario può pure accrescersi a spese di altri redditi e dare origine a subprodotti, sempre di redistribuzione: leggi di assicurazioni sociali provo-cano malattie fittizie e talora anche minore precauzione contro rischi da parte dell'operaio, così la beneficenza male organizzata può ridurne l'attività. Consi-derando sinteticamente il subprodotto si scorge che la sua quantità tende a scemare nella fase ascendente di ciascuna forma del reddito, mentre tende ad accrescersi nella fase discendente che ora si attraversa. Studia indi il subpro-dotto nelle manifestazioni statistiche presso i diversi popoli contemporanei e particolarmente negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Germania, in Italia, ed afferma che risulta confermata la diminuzione effettiva di produzione rispetto a quella che sarebbe stato possibile di conseguire. Riferisce i concetti di taluni grandi precursori teorici della teoria del subprodotto, come Ortes, Smith, Ricardo, Say, ed indi tratteggia le influenze del subprodotto sulle varie sfere dell'assetto economico. Il subprodotto può dare causa anche a diminuzione del prodotto unitario, e secondo l'A. in vari paesi si nota una riattività della legge di produttività decrescente: non certo tutti gli esempì apportati a suf-fragio di questa proposizione mi paiono probanti: « in Italia, dal 1913 al 1917, mentre il numero degli operai adibiti alla estrazione delle ligniti sale da poco più di 4000 a 18.000, la produzione media per operaio scema da poco meno di 200 a 100 tonnellate all'anno » (pag. 232). Ma questa inferiorità produttiva nella produzione delle ligniti, che si connette alla natura stessa dei giacimenti, alle antieconomicità di parecchie imprese, non denota un generale rallenta-mento dei progressi tecnici. Quando si tratta di prodotti soggetti alla legge dei compensi decrescenti la diminuzione di capitale applicato scema il prodotto assoluto, ma non il prodotto unitario; ora se nei prodotti soggetti alla legge dei compensi crescenti si verifica l'opposto, il valore dei manufatti deve elevarsi rispetto alla moneta, ossia avverarsi una elevazione generale dei prezzi dei prodotti industriali. Ciò potrebbe spiegare l'incremento di prezzo dei prodotti manufatti prima della guerra, mentre il contemporaneo incremento di prezzo dei prodotti agricoli deriverebbe dalle influenze della rendita fondiaria a deprimere i miglioramenti (pag. 236-237). Il profitto del capitale improduttivo si aumenta: il salario tende a decrescere, con le conseguenze sociali dell'in-cremento della procreazione, la creazione dei senza-prodotto, ecc.

Mentre il subprodotto ipernormale è conforme all'interesse del reddito ed i rapporti che ne derivano costituiscono l'assetto economico reale, i rap-porti economici derivanti dal prodotto massimo costituiscono l'assetto normale. È quindi possibile una riforma economica quantitativa che miri non ad abbat-tere l'assetto economico vigente, ma a migliorarlo : e questa riforma può essere principalmente promossa dallo Slato che ha poteri di coercizione. Tale riforma quantitativa è empirica se percote l'epidermide del disagio sociale, senza colpirne la causa, se si riferisce alle manifestazioni esteriori e non elimina il subprodotto. I provvedimenti di carattere generale o particolare proposti od attuati in questo o quei paese, di portata più o meno considerevole, vengono analizzati nella loro efficacia dall'A. con critica penetrante. E cosi discorre dell'imposta sulle terre incolte, dei prestili di favore intesi ad accrescere il capitale produttivo, dei premi di produzione, della surrogazione di operai adulti a fanciulli, della riduzione legale della durata del lavoro, del riposo festivo. Ed indi passa alle leggi vincolatrici dei prezzi, notando che in condi-zioni di monopolio una depressione legale del valore ai disotto del saggio naturale, purché non al disotto del costo, é perfettamente possibile, in quanto il monopolista non ha più interesse a limitare l'offerta, ma anzi ad offrire tutta la quantità che può vendere al valore legale. Esamina le leggi contro i trusts, esponendo le varie vicende della legislazione americana, avvertendo come la legge Webb del 10 aprile 1918che esonera dalle sanzioni del Sherman Act e del Clayton Act del 1914 le federazioni costituite a scopo di esportazione si presti ad interpretazione, la quale riesce ad escludere quasi tutti i sindacati dal controllo e dai divieti. E analizza anche gli istituti intesi a sostenere ed elevare il valore di determinati prodotti, come quelli che si riferiscono alla valorizzazione degli agrumi in Sicilia, del cotone in Egitto ed a Nuova York, delle sete. Si diffonde sopra i provvedimenti che agiscono sulla distribuzione e sopra quelli che agiscono sulla redistribuzione; la elevazione legale del salario a spese della rendita è possibile sino al punto in cui la riduzione della rendita, deprimendo il valore delia terra, ne determini la discesa sotto il saggio inibitivo rispetto alle mercedi, il che comprometterebbe la persistenza del reddito distinto (p. 312), e trova tanto maggiori ostacoli questo processo di accrescimento quanto più già il salario sia elevato, ed una ulteriore eleva-zione non promova incremento di prodotto, o tenda anzi a provocarne una diminuzione. Il minimo salario imposto all'industria capitalista a domicilio, o determina il capitalista ad applicazione di perfezionamenti tecnici che aumen-tano il prodotto, o adduce alla surrogazione dell' iudustria a domicilio con quella di fabbrica. Ma l'A. stesso ammette che, quantunque risultati favore-voli abbia ottenuto la legge inglese del 1912 che istituisce una Corte arbitrale incaricata di fissare il salario minimo in alcune industrie, « l'elevazione legale dei salario, efficace nei periodi di prodotto elevato, viene fatalmente elusa nei periodi di scarso prodotto, o di ristagno commerciale, in cui l'imprendi-tore, impossente a pagare i salari elevati, o licenzia gli operai, o si fa restituire surrettiziamente da questi, sotto pena di licenziamento, una parte del salario pagato » (p. 325). Le assicurazioni sociali nelle loro varie forme ed applica-zioni in vari paesi sono analizzate: i risultati più vantaggiosi per gli operai inglesi trovano la loro ragione nella produttività (malgrado il subprodotto) straordinaria di cui fruisce l'industria britannica, grazie alla sua libertà seco-lare, mentre le vincolazioni ed i dazi asserragliano in quella vece l'industria

tedesca entro ritorte di ferro; onde la prima industria giunge facilmente a crearsi quell' incremento di prodotto che è il complemento inderogabile delle assicurazioni sociali o la condizione essenziale acchè esse non compromettano l'equilibrio economico » (pag. 352). Interessanti le osservazioni sui provvedi-menti contro la disoccupazione (pag. 377), e quelle sull'azione dello Stato concernente i fattori produttivi: le riforme terriere inglesi, irlandesi, russe, sono passate in rassegna ed acutamente discusse: la conclusione è che i vari metodi fin qui escogitati od attuati, di redistribuzione della terra, sono generalmente incapaci a determinare un aumento sensibile della produzione, e ciò perchè tali leggi non provvedono ad organizzare una associazione di lavoro fra i piccoli proprietari e generano produzione isolata, scarsa e non vitale (pag. 399-400). La riforma quantitativa empirica è efficace soltanto quando è preceduta da aumento di prodotto, ed a prodotto costante quando