Dagli studi e dalle ricerche condotte negli ultimi anni in Italia, l’usura è un fenomeno diffuso e in costante aumento; l’azione di contrasto viene svolta su due canali paralleli: la repressione e la prevenzione.
La prima è di competenza esclusiva delle Forze dell’Ordine e della Magistratura e si attua attraverso gli strumenti investigativi, come ad esempio, le intercettazioni telefoniche e ambientali rivelatesi fondamentali e messe a disposizione degli inquirenti dalla prima legge nazionale contro l’usura, la n. 108 del 1996.
L’azione di prevenzione si articola, invece, in diversi settori della società e dell’economia attraverso il coinvolgimento d’istituzioni pubbliche, associazioni, fondazioni, banche e operatori economici chiamati a vario titolo a fornire un contributo nel contrastare il fenomeno.
Si tratta di un macchinoso e variegato complesso di azioni ed interventi che spazia dall’attività di formazione e informazione nei confronti dei cittadini, e in particolare dei giovani, ai compiti di sostegno nei confronti dei soggetti “a rischio usura”, ossia in forte difficoltà economica , che la citata legge 108/1996 assegna, insieme ad altri organismi, alla Fondazione anti-usura.
In particolare, è importante rilevare il ruolo che la legge affida alle Fondazioni anti-usura, organismi deputati a consentire l’accesso al credito bancario a soggetti, siano essi privati o piccoli imprenditori, con forti esposizioni debitorie o con improvvise e urgenti necessità finanziarie.
Le fondazioni sono chiamate a fornire una garanzia sul prestito bancario; infatti, solitamente, è proprio in assenza di queste ultime che al soggetto è impedito l’accesso al mercato; cosa che lo spinge poi a rivolgersi all’usuraio. Obiettivo fondamentale delle fondazioni anti-usura è dunque quello di reinserire nel mercato del credito bancario soggetti che ne sarebbero altrimenti esclusi, impedendo loro di cadere nelle mani degli strozzini.
L’intervento delle fondazioni non deve tuttavia essere interpretato come un ausilio esclusivamente economico- finanziario; queste associazioni si propongono di porre al centro della loro azione prima di tutto la persona, e poi le sue difficoltà economiche, sociali, lavorative e familiari. Prima ancora di un finanziamento o di una garanzia, si intende fornire una consulenza volta ad individuare le strategia migliore per riequilibrare una situazione finanziaria travolta da eventi che, seppur talvolta straordinari, possono facilmente prodursi nella vita quotidiana di ciascun individuo.
La pratica sempre più diffusa di cedere un quinto dello stipendio, o l’uso spropositato delle carte di credito, non sempre è il frutto di tendenze allo spreco o all’imitazione di modelli discutibili, ma può costituire, talvolta, anche l’ultima spiaggia di una vicenda disperata non imputabile a chi n’è vittima.
L’usura è molto spesso il sintomo di disagi che investono la radice stessa del nostro sistema economico-sociale e i valori su cui esso si basa. Stiamo assistendo ad una caduta dei valori accompagnata da un disagio sociale sempre più diffuso, che genera disuguaglianze e insicurezza, sia per quanto riguarda il lavoro, sia per quanto riguarda il nostro futuro.
Il fenomeno dello strozzinaggio tende a configurarsi non soltanto come una serie episodica di singoli fatti criminosi, ma come un comportamento generalizzato e capillare; in altre parole, come un sistema. Un sistema cresce e si consolida se alla base vi sono una mentalità e una cultura che gli forniscono una logicità, che lo rendono in qualche modo accettabile e in definitiva normale. Il complesso che genera ed alimenta l’usura richiede di essere combattuto, quindi, non solo sul piano economico, ma bensì anche su quello culturale. L’obbiettivo deve essere quello di sviluppare, attraverso una serie di azioni coordinate, una cultura anti- usura.
Fondamentale in questo senso diventa l’opera educativa, che deve proporre valori quali:
¾ L’affermazione della necessità di assicurare a ciascuna persona le condizioni concrete per una vita dignitosa;
¾ Un giusto e responsabile rapporto tra persona e denaro.
Difficile e delicato appare in special modo quest’ultimo punto, soprattutto in un modello sociale come il nostro, in cui prevale una cultura pesantemente consumistica ed edonistica.
Si tratta di rovesciare il parametro che vede l’uomo vivere per il denaro, e che assume come unità di misura del suo valore l’avere piuttosto che l’essere.
L’educazione anti-usura deve svilupparsi anche attraverso l’azione, ossia tramite le scelte, i comportamenti, le decisioni, sia in ambito familiare che in ambito sociale.
Emerge dunque la necessità di un’azione anti-usura che sia :
¾ Corale, ossia coordinata tra famiglia, scuola e istituzioni;
¾ Globale, ossia che consideri l’usura come fenomeno basato sul disagio sociale e culturale;
¾ Non assistenzialistica, ma mirata a responsabilizzare i soggetti.
Una riprova della fondatezza di un “sistema” culturale e sociale che alimenta l’usura viene da un drammatico dato emerso da una ricerca effettuata nel 1998 dall’ “Istituto Eurispes” sulle vittime d’usura.
Dalla ricerca, che peraltro ad oggi costituisce un unicum nell’ambito dell’analisi sull’usura, in quanto si basava su un campione di 432 vittime conclamate che avevano accettato di rispondere alle domande (fatto quantitativamente straordinario, considerata la natura sommersa del reato d’usura e la coltre d’omertà che lo protegge), emergeva come nel 44% dei casi la vittima fosse stata indirizzata verso gli strozzini da parenti o amici .
Quello che è più sorprendente è che l’entità del bisogno finanziario, che aveva portato a rivolgersi ad amici e parenti, e su indicazioni di questi agli usurai, era nella maggior parte dei casi decisamente modesta. Nel 75% dei casi il primo importo richiesto all’usuraio si aggirava infatti tra un minimo di un milione e un
massimo di dieci milioni di lire (quindi, tra i 500 e i 5.000 euro ca. in valuta corrente).
Questo dato porta ad un’amara considerazione sullo stato della nostra società: se di fronte a importi relativamente modesti, un parente o un amico ritengono che la soluzione migliore sia rivolgersi ad un presta-soldi, emerge un palese deficit di valori e di solidarietà nei rapporti interpersonali; deficit che finisce per favorire gli illeciti a discapito delle difficoltà altrui.
E’ importante riportare una acuta e calzante definizione dell’usura, formulata alcuni anni fa da un alto dirigente della Banca d’Italia, il Dott. Gabriele Berionne, a lungo in prima fila nel tentativo di far crescere una cultura anti-usura in ambito bancario. L’usura, nelle lucide parole di Berionne, si configura come una nuova forma di << violenza criminale vestita con lo schema negoziale del diritto bancario o commerciale, una sopraffazione dissimulata sotto forma di operazione finanziaria, elemento che corrode, si propaga, si riconosce a intuito in modo impalpabile, per il suo carattere subdolo, inequivocabilmente equivoco>>. I soggetti vittime di estorsione o usura che possono presentare la domanda per ottenere i benefici di legge sono:
¾ titolari di attività economiche, imprenditoriali, commerciali, artigianale, ovvero soggetti che svolgono una libera arte o professione, che risultino parti offese dal reato di usura in un procedimento penale;
¾ gli imprenditori che siano andati incontro al fallimento delle loro attività, a condizione che il giudice delegato alla procedura dichiari che nulla osteggi l'esercizio di una nuova attività economica;
¾ l'imprenditore e il collaboratore dell'impresa che presentino eventuali contestazioni;
¾ coloro che fanno parte di associazioni di solidarietà; ¾ altri soggetti (terzi danneggiati).
I danneggiati devono presentare domanda :
l'interessato è venuto a conoscenza che dalle indagini preliminari sono emersi elementi atti a far ritenere che l'evento lesivo aveva finalità estorsive (art 7, comma 1, D.P.R. 455/99). Per danni conseguenti ad intimidazione ambientale, la domanda deve essere presentata entro il termine di un anno dalla data in cui hanno avuto inizio le richieste estorsive o dalla quale l'interessato è stato per la prima volta oggetto della violenza o minaccia (art. 13, comma 4, legge n. 44/99).
• Per quanto riguarda l’usura, entro 180 giorni dalla data in cui l’interessato, in qualità di persona offesa del reato d’usura, ha avuto notizia dell’inizio dell’indagini ( art7, comma 2, del D.P.R. 455/99). Si tratta di due ipotesi alternative, entrambi utili a rendere tempestiva la domanda: in altre parole, se risultano decorsi 120 o 180 giorni della denuncia– a seconda che si tratti di elargizione o di mutuo- la domanda dovrà ugualmente ritenersi tempestiva, in quanto fa testo la data in cui l’interessato è venuto a conoscenza che dalle indagini preliminari erano emersi elementi atti a far ritenere che l’evento lesivo avesse finalità estorsive. Fra i due termini vale quello utile per la tempestività della domanda. Se la domanda risulta intempestiva in relazione alla data di presentazione della denuncia, ci si dovrà avvalere, nel calcolo dei termini, della seconda ipotesi normativamente prevista.
Le vittime devono presentare domanda al Prefetto della Provincia nella quale si è verificato l’evento lesivo o si è consumato il delitto.
La vittima d’usura che esercita un’attività economica può chiedere un mutuo senza interessi rimborsabili in 10 anni.
Nella domanda vanno presentate (art. 1,d.p.r.:544/99):
¾ l’indicazione della data del reato, ovvero della data in cui l’interessato ha avuto conoscenza dell’inizio delle indagini;
¾ la dichiarazione di non versare in alcuna delle situazioni ostative di cui l’articolo 4 comma 1, lettere b) e c), della legge n.44/99 e di aver riferito all’Autorità giudiziaria tutti i particolari di cui si abbia conoscenza;
¾ l’indicazione dell’ammontare del danno subito per effetto degli interessi e degli altri vantaggi usurari, consistente in perdite o mancati guadagni derivanti dalle caratteristiche del prestito usuraio e dalle sue modalità di riscossione, con l’indicazione della somma richiesta a mutuo;
¾ l’indicazione della somma eventualmente richiesta a titolo d’anticipazione, con la specificazione dei motivi d’urgenza.