L'italiano e il cinese sono due lingue tipologicamente molto distanti: la prima è una lingua isolante, la seconda flessiva.63 Questo non è tuttavia l'unico elemento di diversità, poiché anche la sintassi e la prosodia propria di ognuna di queste due lingue, creano non pochi ostacoli al loro studio.
Sebbene in alcuni frangenti la lingua madre agevoli l'apprendimento della seconda lingua, in altri essa agisce da inibitore. Questo è proprio quello che riscontra lo studente sinofono che voglia affrontare lo studio della lingua italiana, dal momento che quest'ultimo non ha nessun riferimento, all'interno della propria lingua nativa, che possa guidare la comprensione delle nuove dimensioni linguistiche. Ciononostante, in seguito ai contatti con l'Occidente, nella lingua cinese è avvenuta un'apertura terminologica che ha tessuto un filo di analogie tra il lessico grammaticale di questa e delle lingue europee. In passato i cinesi erano soliti classificare le parole in sole due categorie: le parole con valenza lessicale e funzionale (le cosiddette shici 实 词 , parole che portano una nozione) e le parole di semplice utilizzo grammaticale (le xuci 虚词, parole vuote). Si tratta comunque di una comunanza di natura puramente definitoria, che non coinvolge minimamente le specificità linguistiche di queste due realtà.64
2.2.1 La morfologia
Come accennato poc'anzi, la morfologia del cinese si presenta piuttosto inarticolata e 63 Lingua isolante: è una lingua che presenta una morfologia poco sviluppata o nulla, in cui sono assenti le declinazioni e le flessioni dei componenti grammaticali, quali il nome, il verbo, l'aggettivo, ecc.
Lingua flessiva: è una lingua morfologicamente molto articolata poiché, attraverso un solo morfema, è possibile esprimere più informazioni grammaticali (maschile, femminile, singolare, plurale, presente, passato). COSTAMAGNA, Lidia, “L'apprendimento della fonologia dell'italiano da parte di studenti sinofoni: criticità e strategie”, in Elisabetta Bonvino- Stefano Rastelli (a cura di), La didattica dell’italiano a studenti cinesi e il
progetto Marco Polo- Atti del XV seminario AICLU, Roma, Pavia University Press, 2010, p. 50.
64 MAZZA, Maria C., “L'aggettivo e l'avverbio in italiano e in cinese: analisi contrastiva e proposte glottodidattiche”, Italiano LinguaDue, 3, 2, 2011, p. 58.
scarna rispetto a quella della lingua italiana. Da ciò emergono le prime difficoltà di adattamento linguistico per lo studente cinese che affronta lo studio delle lingue europee e, nella fattispecie di questo contesto, dell'italiano, in quanto va in contro a un processo di acquisizione di un numero di variabili morfologiche piuttosto consistente.
L'italiano fa parte della grande famiglia delle lingue flessive: l'alunno sinofono, anche avendo affrontato in precedenza lo studio della lingua inglese, si troverà perciò ad affrontare dinamiche di flessione dei morfemi, portatrici di sfumature semantiche differenti, mai incontrate prima (per esempio, relativamente alla coniugazione verbale e alla declinazione nominale e aggettivale, l'italiano presenta una flessione molto più articolata dell'inglese). Nella lingua cinese, infatti, le parole non presentano contrassegni direttamente riconoscibili che ne identifichino la categoria morfologica, ma possono essere individuate solamente attraverso la loro posizione all'interno della frase e alla relazione grammaticale che intrattengono con le altre componenti (relazione segnalata dalla presenza di particelle grammaticali dalle diverse funzioni):65
Esempio di parola con più funzioni grammaticali
工作 Nome 你做什么工作 Nǐ zuò shénme gōngzuò? Che lavoro fai?
Verbo 他工作了很多年 了。 Tā gōngzuòle hěnduō nián le. Lavora da molti anni.
In questo esempio, la parola gongzuo 工作 non assume forme differenti in base alla funzione svolta (in italiano il ruolo verbale è denotato dal cambio della vocale finale: da “lavoro” a “lavora”), ma se ne comprende la natura grammaticale attraverso la sua posizione nella frase (dopo il sostituto interrogativo shenme 什 么 , l'equivalente del nostro pronome interrogativo, per esprimere la valenza nominale; successivo al soggetto ta 他 per quella verbale).
La morfologia del nome
Nella lingua cinese il nome, che spesso non viene distinto tra singolare e plurale, si caratterizza per essere “l'elemento reggente in unità maggiori (gruppi nominali) aventi tipicamente nella frase funzione di soggetto e oggetto”.66
Per determinare il numero del nome si fa riferimento al contesto (我很喜欢苹果 [wǒ 65 ABBIATI, Magda, Grammatica di cinese moderno, Venezia, Cafoscarina, 1998, p. 21.
hěn xǐhuan píngguǒ]: mi piacciono le mele; verosimilmente mi piacciono le mele in generale e non una mela sola), oppure, qualora si trattasse di quantificazioni precise o quantomeno approssimative, il nome viene preceduto dalle cosiddette costruzioni numerali, composte dal numero e dal classificatore:67
Classificatore Classificatore Classificatore
一本书 [yī běn shū]: un libro; 两本书 [liǎng běn shū]: due libri; 一些书 [yīxiē shū]: dei libri;
Numero Numero Numero
Per quanto riguarda il genere del nome, esso può essere specificato (attraverso l'utilizzo delle forme 男 [nán], maschile, o 女 [nǚ], femminile: 男朋友 [nán péngyǒu], amico; 女朋友 [nǚ péngyǒu], amica), oppure lasciato anch'esso alla determinazione da parte del contesto.68
Al contrario, nella lingua italiana, genere e numero del nome sono espressi chiaramente attraverso il cambiamento del suffisso vocalico. Tuttavia, in alcuni casi non è immediatamente applicabile la generale regola di declinazione del nome: si fa riferimento in particolare ai sostantivi terminanti in -e, che spesso disorientano lo studente straniero, rallentandone il processo di controllo di questo meccanismo flessivo. Inoltre, la mancanza in italiano di un corrispettivo della costruzione numerale cinese non fa altro che ostacolare ulteriormente la padronanza che lo studente sinofono ha della lingua, soprattutto al livello di produzione scritta (dal momento che quest'ultimo dovrà adattarsi al fatto di dover abbandonare completamente l'utilizzo del classificatore).69
La morfologia del verbo
Nella lingua cinese il verbo si presenta ancor più immutabile del nome, dal momento che non subisce alcuna modificazione di genere, numero, modo e tempo. Per riconoscere l'informazione che il verbo riporta, il cinese fa dunque affidamento a particelle aspettuali (puntuali, perfettive, durative, esperienziali, di anteriorità e compiutezza), che comunque non contribuiscono a definire in maniera netta il modo e il tempo dell'azione. Per questo motivo 67 Classificatore: “unità di computo assunta ai fini della quantificazione”. Ivi, p. 23.
68 Ibidem.
69 DELLA PUTTA, Paolo, “Insegnare l'italiano ai sinofoni: contributi acquisizionali, tipologici e glottodidattici”, Studi di glottodidattica, 2, 2, 2008, pp. 55-56.
risulta particolarmente difficile per lo studente sinofono percepire le sfumature temporali espresse dalle molteplici coniugazioni verbali possibili nella lingua italiana, e nello specifico percepire le differenze tra i tempi imperfetto, passato prossimo, passato remoto e trapassato remoto, che presentano occasioni di utilizzo ben definite, e che in cinese, vengono tutti espressi allo stesso modo dalla particella 了 (secondo lo schema “verbo + 了 aspettuale”: qualora il costrutto si trovi all'interno di una proposizione principale, significherà che l'azione è avvenuta nel passato; se invece collocato in una frase subordinata, quest'ultima stabilirà un rapporto di anteriorità con la frase reggente).70 Starà quindi alla sensibilità del traduttore, individuare il modo più efficace di esprimere il tempo verbale attraverso l'analisi del contesto descritto nel testo cinese.
2.2.2 La sintassi
La struttura della frase e i nessi morfologici
Le differenze tra la lingua cinese e la lingua italiana esistono anche nei termini di costruzione della frase.
La lingua cinese si caratterizza per costruire il concetto su di un tema (elemento già conosciuto), che viene poi spiegato più approfonditamente nel commento (che porta un'informazione nuova). Il tema si compone di un gruppo nominale che occupa la posizione iniziale della frase; il commento viene strutturato secondo la sequenza soggetto-verbo-oggetto.71
那位先生 Tema
我认识。 Commento
Nà wèi xiānshēng wǒ rènshi.
Quel signore lo conosco.
Quel signore V io conoscere
Tema Commento
La frase italiana si fonda invece sul soggetto, che regge poi il predicato verbale e l'oggetto. Sebbene apparentemente non sembrino sussistere grosse differenze in questi due modi di impostare la proposizione, in realtà, a una più attenta analisi, emergerà una sostanziale discordanza: all'interno della struttura frasale cinese non esiste relazione sintattica tra il tema e il commento, ovvero la connessione tra le due parti è percepita sulla base del
70 ABBIATI, Magda, Grammatica di cinese moderno, op. cit., p. 83.
71 Ivi, p. 29. Su questo argomento v. DELLA PUTTA, Paolo, “Insegnare l'italiano ai sinofoni: contributi acquisizionali, tipologici e glottodidattici”, op. cit., p. 58.
significato complessivo dell'enunciato.72 In italiano, invece, lo schema SVO implica che debba esistere un nesso morfologico (che nell'esempio precedente è rappresentato dal pronome “lo”).73
La sintassi dell'aggettivo
Nella lingua cinese l'aggettivo, come gli altri elementi grammaticali precedentemente analizzati, non presenta alcun tipo di flessione morfologica, invece posseduta dalla lingua italiana. Tuttavia questa non è l'unica differenza, poiché nelle due lingue i modi di utilizzo dell'aggettivo (e di conseguenza anche il valore grammaticale che esso assume) variano molto, con la probabilità che questa disuguaglianza possa condurre lo studente sinofono ad una scorretta valutazione delle parole e del loro ruolo grammaticale.
A questo proposito, degne di nota sono le modalità di costruzione del predicato nominale e il rapporto dell'aggettivo con la negazione 不 ([bù]: no, non):
a) mentre in italiano la struttura predicativa si compone di verbo essere (copula) seguito da aggettivo (predicato nominale), in cinese il verbo essere 是 [shì] non viene impiegato, se non nel caso in cui il predicato nominale sia costituito da un sostantivo e non da un aggettivo come nel caso qui esaminato.74
Modi di esprimere il predicato nominale
Aggettivo 陈平很聪明。 Chén Píng hěn cōngmíng. Chen Ping è intelligente.
Sostantivo 陈平是学生。(是 + sostantivo) Chén Píng shì xuéshēng. Chen Ping è studente. Relativamente all'esempio appena riportato, si noti anche che in cinese la presenza dell'avverbio di grado 很 (molto) connota una qualità in valore assoluto: qualora la frase fosse stata 陈 平 聪 明 , infatti, si avvertirebbe la necessità di una prosecuzione e di una conclusione del concetto (陈平聪明,但是刘红红比他更聪明 [Chén Píng cōngmíng, dànshì Liú Hónghóng bǐ tā gèng cōngmíng]: Chen Ping è intelligente, ma Liu Honghong è ancora più intelligente]. Perciò sebbene l'avverbio “molto” dia in entrambe le lingue un'accezione positiva alla frase, in cinese 很 non muta l'intensità dell'attributo, come invece accade in italiano. Per contro, nella lingua 72 Si tratta del caso di anafora zero, in cui non è presente alcuna coesione di tipo linguistico.
73 Ibidem.
74 MAZZA, Maria C., “L'aggettivo e l'avverbio in italiano e in cinese: analisi contrastiva e proposte glottodidattiche”, op. cit., p. 62.
cinese l'aggettivo non accompagnato da altri elementi assume una funzione comparativa che non appartiene all'italiano (se si dice che Chen Ping è intelligente, lo è in senso assoluto e non si allude a nessun termine di paragone);75
b) la relazione grammaticale che è possibile costruire tra aggettivo e negazione, e la loro funzione nella frase, hanno portato i linguisti a considerare l'aggettivo cinese come un surrogato verbale. Tale caratteristica risulta particolarmente evidente nello schema “verbo - 不 - verbo”, tipico della formazione della frase interrogativa, è riproducibile anche attraverso la sostituzione del predicato con l'aggettivo che assumerà, in questo frangente, lo stesso suo valore grammaticale:
Utilizzo dell'aggettivo come verbo
Aggettivo 好不好? Hǎo bù hǎo? Bene non bene? Va bene?
Verbo 你喜欢不喜欢? Nǐ xǐhuan bù xǐhuan? Tu piacere non piacere? Ti piace? Questa particolarità rappresenta un elemento di difficoltà per lo studente sinofono, che non può riprodurre il concetto attraverso lo stesso costrutto (non ha nessun significato dire “buono non buono?”).
Infine ciò che più disorienta l'alunno cinese nell'individuazione dei ruoli grammaticali all'interno della frase italiana è che quest'ultima non ha una struttura rigida: l'aggettivo, per esempio, non ha una posizione fissa, mentre nella lingua cinese deve rigorosamente precedere il sostantivo, ed è a volte sostenuto dalla particella strutturale 的 [de] (che palesa la relazione grammaticale tra determinante e determinato nominale).76
Posizioni dell'aggettivo nella frase
Una bella ragazza. Una ragazza bella.
一个漂亮的姑娘。 / Yī gè piàoliang de gūniang.
La frase relativa
Le criticità incontrate dallo studente sinofono nello studio della frase relativa prendono forma nelle diverse particelle utilizzate dalla lingua italiana per esprimere questa subordinazione: il quale, la quale, i quali, le quali, cui, che, chi. Il cinese infatti non utilizza il modificatore di nome, poiché fa uso della particella strutturale 的 (a seguito della relativa), che fa assumere
75 Ivi, p. 63. 76 Ivi, p. 65.
all'intera frase una funzione aggettivale.
我开的汽车。 Wǒ kāi de qìchē. La macchina che guido.
A causa di questa diversità espressiva, l'apprendente sinofono sarà portato ad evitare l'utilizzo della frase relativa italiana e a fare ricorso a forme di circonlocuzione che limitano la flessibilità espressiva della lingua:77
妈妈给我借的汽车是新的。 Māmā gěi wǒ jiè de qìchē shì xīn de.
La macchina che mi ha prestato mia mamma è nuova.
Mia mamma mi ha prestato la macchina, la macchina è nuova.
2.2.3 La prosodia
La lingua italiana si presenta alle orecchie dello studente sinofono come un fiume di suoni da cui risulta difficile estrapolare le singole parole. Ciò è in parte dovuto al fatto che mediamente le parole della lingua italiana si presentano ben più lunghe di quelle della lingua cinese (es.: elettricità – 电 [diàn]); in parte è tuttavia anche da ricondurre alle diverse funzioni che l'intonazione assume nelle due lingue: mentre in italiano quest'ultima agisce al livello dell'intero periodo, distinguendolo tra interrogativo, esclamativo o affermativo, in cinese diverse intonazioni definiscono significati diversi per parole che pur presentano la stessa trascrizione fonetica (cavallo, 马 [mǎ] e mamma 妈 [mā]; in queste due parole la trascrizione è la stessa, ma le due intonazioni dettate dai segni diacritici ˇ e ˉ ne cambiano totalmente il significato).78 La varietà nel tono, infatti, compensa una fonologia piuttosto scarna: nella lingua moderna, le parole possono essere costruite solamente attraverso 21 sillabe iniziali e 35 sillabe finali.79
Questo sistema di modulazione del suono non ha niente a che vedere con l'accentazione 77 DELLA PUTTA, Paolo, “Insegnare l'italiano ai sinofoni: contributi acquisizionali, tipologici e
glottodidattici”, op. cit., pp. 59- 60.
78 COSTAMAGNA, Lidia, “L'apprendimento della fonologia dell'italiano da parte di studenti sinofoni: criticità e strategie”, in Elisabetta Bonvino e Stefano Rastelli (a cura di), La didattica dell’italiano a studenti cinesi e il
progetto Marco Polo- Atti del XV seminario AICLU, Roma, Pavia University Press, 2010, p. 53.
79 ARCODIA, Giorgio F., “La lingua italiana vista da un cinese”, in Stefano Rastelli (a cura di), Italiano di
cinesi, italiano per cinesi. Dalla prospettiva della didattica acquisizionale, Perugia, Guerra Edizioni, 2010, p.
della sillaba italiana che non assume diversa altezza tonale, ma diversa intensità, dal momento che la lettera accentata viene espressa con maggiore forza e può di per sé stravolgere il significato di una parola (es.: àncora - ancòra), cosa che invece non accade in cinese, in cui l'accento non ha alcun significato a livello semantico.
Poiché nelle due lingue l'accento e l'intonazione agiscono su punti differenti della produzione orale, diventa perciò difficile per lo studente sinofono comprendere e riconoscere i criteri che governano la prosodia italiana. Inoltre, la presenza delle doppie nelle parole di un discorso, che richiedono una pronuncia rafforzata e dal ritmo più lento, viene raramente percepita dall'ascoltatore cinese, poiché nella sua lingua non esiste questo fenomeno di fonetica articolatoria.
Le difficoltà linguistiche viste finora non sono tuttavia le sole a rendere l'inserimento dello studente cinese nella società italiana più lungo e tortuoso, poiché esistono infatti anche incomprensioni culturali, dovute al diverso metodo di insegnamento adottato in Italia e in Cina e alle misure prese dallo Stato italiano in materia di educazione degli studenti stranieri.