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5. COSA MANCA AI PIV

5.1 Base informativa

PIV

Come già messo in evidenza nel secondo capitolo di questo lavoro, i PIV, per quanto riguarda la base informativa per svolgere una valutazione, non riportano un elenco preciso di elementi e/o procedimenti necessari affinché l’insieme delle informazioni possa essere ritenuto sufficientemente esaustivo. Quello che viene evidenziato dai Principi è la necessità di mantenere un determinato comportamento da parte dell’esperto (ad esempio l’uso dello spirito critico, o professional skepticism) e alcuni fattori da tenere in considerazione per decidere l’ampiezza della base informativa. Gli unici aspetti più “tecnici” che vengono presi in considerazione dai PIV sono una classificazione degli input che compongono la base informativa (con le informazioni che possono essere distinte in base al tempo, in base alla data della valutazione, in base all’accessibilità, rispetto alla fonte e rispetto alla completezza, come già esposto al cap. 2) e la definizione di quattro tipi principali di ipotesi, o assumptions, che sono quegli elementi su cui si costruiscono le formazioni prospettiche (in questo caso la classificazione è articolata in ipotesi riferite a condizioni ipotetiche, ipotesi speciali, ipotesi rilevanti ed ipotesi sensibili). Ciò che emerge, quindi, pur ricordando le premesse con cui sono stati pubblicati i PIV (cioè che non si tratta di un manuale di valutazione di azienda, ma di una raccolta di principi che devono fungere da linee guida per l’allineamento della professione agli standard internazionali, per un innalzamento del livello qualitativo e per la tutela di tutti gli stakeholder), è la totale mancanza almeno di una raccolta di informazioni minime per poter dire di aver formato una base informativa sufficiente. Una precisazione di questo tipo sarebbe probabilmente utile anche nella distinzione delle limitazioni alla base informativa, dato che alcune di esse,

come esposto precedentemente, pregiudicano addirittura l’accettazione dell’incarico da parte dell’esperto.

NUOVO TRATTATO

Al contrario, il Nuovo Trattato sulla Valutazione delle Aziende dedica ampio spazio alla base informativa, sostenendo fin da principio che si tratta di una componente fondamentale dell’intero processo valutativo, indispensabile (unitamente ad una appropriata analisi fondamentale) per poter dare credibilità e fondamento a tutto il resto del processo. Ciò che risalta è la definizione molto dettagliata delle varie componenti della base informativa, riassunte dal Nuovo Trattato in una tabella, di seguito riportata:114

Analisi strategica  quadro macroeconomico  quadro di settore

 analisi delle risorse e delle competenze a livello corporate e di aree di affari

Analisi storica  quadro storico dei risultati contabili, finanziari ed economici

Informazioni per i tassi  banche dati per i beta  rendimenti di portafoglio  tassi senza rischio

 misure storiche e prospettiche per l’ERP  misure del fattore di crescita g

Informazione patrimoniale  attività materiali  intangibili specifici

 attività e passività finanziarie Piani pluriennali  piani formalizzati

 vincoli alla pianificazione

Tab.2

Prima di addentrarsi nella descrizione di tutti i punti sopra elencati, il Nuovo Trattato fa una premessa molto importante: dedica infatti i primi paragrafi del capitolo dedicato

alla base informativa alla spiegazione del perché spesso ci si trova di fronte a dei vuoti a livello informativo e come è possibile farvi fronte. Il primo aspetto preso in considerazione riguarda la grande numerosità delle leve del valore: si dice che un modello è valido quanto più è capace di ricomprendere nella propria teoria e nelle proprie formule la più grande quantità possibile di leve del valore. Non è possibile che un modello, nonostante i tentativi fatti, possa comprenderle tutte, a causa della grande numerosità di esse. Il Nuovo Trattato, a livello di singola Business Unit (o Area Strategica di Affari) propone le seguenti categorie di determinanti del valore:115

 Leve collegate alle condizioni dell’ambiente esterno

 Leve collegate alle competenze di base

 Leve collegate alle competenze distintive

Mentre a livello corporate (per l’intera azienda) sostiene che le leve possano essere raggruppate in determinate classi:116

 Finanza  Fiscalità  Relazioni pubbliche  Top management  Comunicazione esterna  Capacità strategica

Una volta definite queste categorie, si fa presente che nella scelta del metodo valutativo (o dei metodi) da utilizzare bisogna tener presente che ogni metodo prende in considerazione un numero limitato di leve del valore, con livelli di approfondimento diversi.

Inizia in seguito a questa premessa la descrizione di tutti i punti componenti la formazione della base informativa, a partire dall’analisi strategica, elemento molto importante, anche perché deve poi essere declinato nei modi più opportuni per il suo utilizzo nell’analisi fondamentale. Il punto di partenza è rappresentato proprio dalle leve del valore appena prese in considerazione: esse devono essere esaminate da punti di vista diversi: è opportuno infatti considerarle sia nella loro condizione presente sia in

115 Guatri L., Bini M., Nuovo Trattato sulla Valutazione delle Aziende, EGEA 2005 pag. 55 116 Guatri L., Bini M., Nuovo Trattato sulla Valutazione delle Aziende, EGEA 2005 pag. 56

quelle che sono le loro tendenze, senza trascurare l’eventuale possibilità di apportare delle migliorie. L’altro aspetto da considerare contestualmente alle leve del valore sono le cosiddette leve del prezzo: sono quelle leve che spiegano la differenza tra valore e prezzo delle azioni di una società quotata.

Successivamente, una base informativa adeguata richiede che venga analizzato il quadro storico dei risultati dell’azienda oggetto di valutazione. Il quadro storico è composto principalmente da tre elementi: i dati ed i risultati contabili, i dati economici non desumibili dalla contabilità e i dati ed i risultati finanziari117. Il dato principale appartenente alla prima categoria è il reddito netto, ottenibile tramite il conto economico analitico. Ciò che è importante ricordare quando si trattano questi parametri, è la necessità di avere accesso a informazioni storiche per periodi piuttosto ampi, in modo take da non avere soltanto un dato assoluto. Appartengono alla seconda categoria (quella dei dati economici non desumibili dalla contabilità) dati quali investimenti in intangibili internamente prodotti, investimenti in intangibili acquisiti e plus/minusvalenze realizzate su attività e passività (e che non sono espresse in contabilità). Il terzo elemento, quello dei dati e risultati finanziari, è ottenibile dalla lettura dei bilanci (annuali ed infrannuali).

Il passo ulteriore da compiere nella formazione della base informativa riguarda l’informazione patrimoniale: essa può concludersi con il capitale netto o con il capitale netto rettificato (che ricomprenda, quando possibile, anche lo stock di intangibili specifici). L’informazione patrimoniale è utile in quanto può spiegare diversi elementi, come ad esempio la misura dell’avviamento (goodwill), lo stock dei beni intangibili, l’interpretazione della dinamica del valore dell’impresa, la determinazione del leverage o la misura del valore generato118. Il Nuovo Trattato prevede inoltre un capitolo ad hoc riguardante l’informazione patrimoniale, declinata opportunamente per essere utilizzata in maniera opportuna nell’analisi fondamentale, nel quale si analizzano ai fini valutativi le componenti dell’attivo aziendale ritrovabili più frequentemente.

Lo studio successivo, per quanto riguarda la base informativa, è quello relativo ai piani pluriennali. Essi assumono una notevole importanza, in quanto nell’applicazione di formule e modelli si fa un continuo riferimento a grandezze relative a momenti

117 Guatri L., Bini M., Nuovo Trattato sulla Valutazione delle Aziende, EGEA 2005 pag. 61 118 Guatri L., Bini M., Nuovo Trattato sulla Valutazione delle Aziende, EGEA 2005 pag. 64

successivi a quelli della valutazione, come ad esempio flussi attesi o rischi futuri. È ovvio che questi riferimenti comportino la necessità di accedere a dati prospettici sull’azienda oggetto di valutazione; ancora più a monte risiede dunque la problematica di costruire questo tipo di dati nella maniera più precisa ed affidabile possibile. Il punto di partenza fondamentale deve essere dunque il “sapere dove ci si trova”, ovvero il saper definire con precisione la situazione nel presente, per poter poi effettuare le opportune proiezioni nel futuro. Il Nuovo Trattato individua due tipi differenti (e contrapposti) di proiezione:119

 Proiezione burocratico-convenzionale  Proiezione efficiente

La prima ha molta diffusione nonostante presenti diversi punti di debolezza: l’utilizzo rimane poiché è una tecnica piuttosto semplice da attuare e perché non è molto onerosa. Essa consiste nell’uso di formule predefinite che si basano su assunti ed ipotesi e non su analisi ragionate caso per caso, sia per la previsione dei flussi reddituali sia per quella dei flussi di cassa. Questo può, quindi, far diminuire la probabilità di prevedere correttamente i risultati futuri.

Per poter utilizzare il secondo tipo di proiezione, invece, vi è una condizione iniziale imprescindibile, ovvero la presenza di un piano aziendale formalizzato ed approvato: disponendo di tale documento, la previsione dell’esperto acquisisce credibilità. È opportuno puntualizzare che non è possibile che un piano aziendale, se mancante o ritenuto poco credibile, venga costruito dall’esperto. Soltanto il management può farlo, poiché dispone delle informazioni interne (che difficilmente sono disponibili agli altri soggetti, compreso l’esperto) e perché l’azienda può sostenere i costi che la costruzione di un documento così elaborato comporta (mentre se ciò fosse fatto dall’esperto, il costo della stima aumenterebbe di molto e non ci sarebbe equilibrio tra i costi sostenuti per la formazione della base informativa e il risultato raggiunto). Dalla breve analisi appena conclusa si desume che il Nuovo Trattato sulla Valutazione delle Aziende dedica uno spazio decisamente più ampio alla base informativa rispetto ai PIV. Pur avendo una definizione completa ed esaustiva delle componenti della base informativa e della prassi operativa da seguire per formarla correttamente, rimane scoperto il nodo delle limitazioni alla base informativa: anche in questo testo non si esprime esplicitamente

quale limitazione sia rilevante o quale sia grave, lasciando probabilmente questo tipo di giudizio a carico dell’esperto, che deve capire la situazione in base alle proprie conoscenze e decidere se accettare o meno l’incarico.