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Bilingui consecutivi e attrito linguistico della L1/minoritaria “Under certain circumstances, L1 minority children acquiring a majority L

IL BILINGUISMO INFANTILE: L’ACQUISIZIONE E LO SVILUPPO DELLA LINGUA NEI BAMBINI BILINGU

3.2. ll bilinguismo consecutivo

3.2.5. Bilingui consecutivi e attrito linguistico della L1/minoritaria “Under certain circumstances, L1 minority children acquiring a majority L

may stagnate in their L1 development, or begin to lose proficiency, and inevitably become more proficient in the majority L2” (Paradis, 2007: 30). I bilingui possono cioè in alcune circostanze raggiungere una parziale competenza (incomplete acquisition) o essere soggetti a fenomeni di attrito linguistico nella L1.

Con il termine “attrito linguistico” intendiamo “the decline of language proficiency of any individual or group of speakers” (de Bot e Houlsen, 2002: 254). Come lo shift linguistico13, l’attrito “is a ‘negative’ consequence of language contact, leading to loss on either the form or the function level” (Köpke, 2004: 3).

Si parla invece di incomplete acquisition quando un parlante bilingue, a paragone con un monolingue della stessa età, “does not fully master a grammatical domain, producing a high error rate” (Montrul, 2008: 108).

Nelle stesse situazioni la perdita della L1 può anche essere attribuita ad entrambi i fenomeni appena descritti. Si verificano cioè casi in cui all’interno delle aree grammaticali poco sviluppate della L1 –incomplete acquisition - si verifichi nel tempo un graduale aumento della percentuale di errori -attrito linguistico.

13 Da un punto di vista terminologico “shift” e “attrito” vengono considerati “as hyponyms of

the more general Loss” (Schmid et al., 2004: 5). Lo shift linguistico – inter-generazionale - si ha quando nel corso di alcune generazioni la comunità di emigranti perde la propria lingua. L’attrito linguistico –intra-generazionale- si ha invece quando i singoli individui, a contatto con una lingua seconda in contesto migratorio, perdono la competenza nella lingua madre/minoritaria (de Bot e Houlsen, 2002).

L’attrito della L1 nei bambini “occurs in a relatively short period of time, and the effects are much more extensive that what is observed in adults” (Montrul, 2008: 108)

Nel caso invece di una parziale acquisizione della L1, il fenomeno “appears to be more dramatic in simultaneous than in sequential bilingualism, due to the reduced amount of input received in one language while the language was not yet fully developed” (Montrul: 2008: 115).

Dopo aver delineato le caratteristiche dell’attrito linguistico illustreremo di seguito i punti su cui si sono concentrati gli studi relativi al fenomeno; quali sono cioè i fattori che sembrano favorire l’avvio del processo e quali sono i tratti linguistici più vulnerabili all’attrito.

Si può collocare il punto d’inizio del processo di attrito “in the case of a reversal of dominance patterns … with L2 gradually becoming the stronger language” (Köpke, 2004: 7). Nel passaggio di dominanza nella L2 “bilinguals may reach a point where (a) processing of L1 is not only slowing down but also becoming more and more influenced by L2 (Cook, 2003; Pavlenko, 2000) and where (b) lack of speed and/or accuracy may eventually lead to difficulties” (Köpke, 2004: 7).

Il passaggio di dominanza nella L2, a cui corrisponde una forte riduzione d’uso della L1, sembra essere favorito da una serie di fattori tra cui l’età in cui la L2 è stata acquisita. Secondo il modello dinamico adottato da Jia e Aaronson (2003) per spiegare il fenomeno del mantenimento della L1, il fattore età è strettamente correlato ad altri elementi sia interni che esterni quali:

a. Atteggiamento verso la L2 e il paese ospitante; b. Social network in L2.

Negli studi condotti da Jia e Aaronson è stati infatti notato che più l’età di acquisizione della L2 è bassa e più viene favorito lo sviluppo di un positivo atteggiamento del bambino sia nei confronti della lingua maggioritaria sia del paese in cui si trova. Un atteggiamento positivo porta di conseguenza ad un desiderio di creare un numero di relazioni sempre maggiori con parlanti della L2. Questi fattori favorirebbero quindi una preferenza verso la L2 causando il passaggio di dominanza e lo sviluppo di una maggiore competenza nella L2. A

sostegno di tali tesi, gli studi (Mägiste, 1992; Jia e Aaronson, 2003) hanno dimostrato inoltre che “the younger children are when L2 exposure begins, the faster the turnover in dominance to the L2” (Paradis, 2007: 32). In questo passaggio alla L2, non è possibile tuttavia sottovalutare alcuni fattori legati alla L1 i quali possono, al contrario, contribuire alla non attivazione del processo di attrito. Tali fattori sono:

a. La lingua parlata in famiglia, cioè la quantità dell’input in L1 se presente. È emerso infatti, sia dall’osservazione diretta (de Bot, Gommans e Rossing, 1991; Köpke, 1999) che da studi indiretti, come il processo di attrito sia meno evidente nei soggetti che continuano a mantenere un contatto rilevante con la L1;

b. L’atteggiamento dei genitori rispetto al mantenimento della lingua della comunità;

c. Gli anni di permanenza nel paese di emigrazione. Occorrono, infatti, molti anni perché il fenomeno diventi sensibile (Yağmur, 1997; de Bot, Gommans e Rossing, 1991);

d. La vitalità etnolinguistica (cfr § 4.2.3.b.). “Since language has a great symbolic value in a group’s identity, it can be supposed that strong ethnolinguistic vitality would prevent attrition (Schmid et al., 2004: 13);

e. Distanza tipologica tra le lingue parlate. Tanto più sono vicine le lingue, tanto maggiore sarà l’interferenza e l’attrito (Köpke et al., 2007).

Per quanto riguarda infine i tratti linguistici più vulnerabili all’attrito è stato osservato che “sequential bilinguals whose dominat language is the majority L2 often display distintc characteristics of attrition in their minority L1” (Paradis, 2007: 32). Secondo gli studi di Seliger infatti (1991: 228) “attrition is selective and does not concern all aspects of language in the same way”. Per quanto riguarda i bilingui simultanei dagli studi (Anderson, 2004) è emerso che le aree della lingua colpite dal processo di attrito sono quella lessicale – in termini di strategie compensative dovute alla mancata conoscenza della parola in L1 - e quella grammaticale, all’interno della quale sono stati registrati fenomeni di interferenza cross-linguistica.

Comunque, nonostante il numero sempre più crescente di studi focalizzati sia sugli effetti intralinguistici (semplificazioni, sovrageneralizzazioni) sia sugli effetti interlinguistici (influenza cross-linguitica), la ricerca risulta al momento ancora piuttosto inconsistente e manca di coerenza rispetto ai risultati (Köpke, 2004).

CAPITOLO 4

LE DIMENSIONI SOCIOLINGUISTICHE