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Il Binomio della Fantasia

Nel documento Il tatto di Bruno Munari : (pagine 95-98)

4.2 Le Parole di Rodari

4.2.1 Il Binomio della Fantasia

Rodari, all’interno di Grammatica della fantasia (1973) dedica un’intera sezione al Binomio Fantastico. Il maestro definisce tale concetto come la giustapposizione di due diverse parole, le quali tuttavia devono appartenere a due mondi, sfere, realtà possibilmente opposte o estranee. Tale lontananza, infatti, è necessaria per permettere alla mente di compiere legami e meccanismi, associazioni e relazioni. Egli stesso infatti afferma che “il loro accostamento discretamente insolito” sia necessario affinché

“l’immaginazione sia costretta a mettersi in modo per istituire tra loro una parentela, per costruire un insieme (fantastico) in cui due elementi estranei possano convivere” (p.

35). Perché avvenga la creazione di qualcosa di nuovo, sia esso una fiaba o una storia,

“non basta un polo elettrico a suscitare una scintilla: ce ne vogliono due. La parola singola agisce solo quando ne incontra una seconda” (ibidem, p. 34). Tale concetto espresso, potrebbe avvicinarsi e quasi fondersi all’idea munariana di fantasia e

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immaginazione. L’incontro e lo scontro di parole, situazioni o oggetti, infatti, in ambo gli autori, ricoprono un ruolo chiave ed essenziale: essi costituiscono la base per la creazione, un ripensamento e un rimodellamento di idee e storie. Le parole che si incontrano, le idee che si interfacciano e si relazionano, vengono estrapolate dal loro contesto e dal loro significato quotidiano e usuale, per elevarsi in una sfera neutra e dinamica, ove avvengono continue trasformazioni e mutamenti che conducono ad un nuovo significato e all’affermazione di una nuova idea e sperimentazione. Tale luogo neutro assume successivamente un’accezione unica e peculiare, dove esso nella fattispecie si colora di emotività e importanza per il bambino. Le due parole, seppur lontane e apparentemente prive di significato, se accostate, con l’utilizzo della fantasia assumono un legame unico. La fantasia opera, “permette di pensare a cose nuove non esistenti prima” (Munari, 1977, p. 33) e perciò generare e mette in atto il binomio fantastico, visibile tramite l’immaginazione. Con il famoso esempio delle parole cane e armadio, Rodari dimostra l’efficacia del binomio per lo sviluppo di una storia e dell’immaginazione stessa, dovuta alla stranezza, all’ossimoro di due parole apparentemente prive di senso: “un armadio, in se, non fa né ridere né piangere. È una presenza inerte, una banalità. Ma quell’armadio, facendo coppia con un cane, era tutt’altra cosa. Era una scoperta, un’invenzione, uno stimolo eccitante” (Rodari, 1973, p. 35).

Tra le parole che Rodari scrive, si possono individuare termini familiari e propri del lessico e del pensiero munariano. È possibile attribuire similarità importanti nel modo in cui Rodari e Munari interpretano la fantasia e l’immaginazione. Per entrambi gli autori esse consentono, tramite l’incontro di due elementi, di pensare e creare qualcosa di nuovo, unico e irripetibile. Sono infatti facoltà umane che hanno la necessità di essere sviluppate per poter generare storie, sperimentazioni, oggetti e specialmente nuove idee, critiche e originali. Con la funzione, dunque, di comunicare e di aiutare ciascun bambino a pervenire alle proprie idee e associazioni, per apprendere il modo migliore per ciascuno, di esprimere, conoscere la realtà e le possibilità, anche fantastiche, che essa stessa e il mondo offrono. Il binomio e la fantasia permettono dunque di apprendere una tecnica, un modo, una strada per concretizzare occasioni e opportunità

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di inventare, aprire la mente e il cuore a nuovi sentieri e nuove vedute. “Io spero che il libretto possa essere ugualmente utile a chi crede nella necessità che l’immaginazione abbia il suo posto nell’educazione; a chi ha fiducia nella creatività infantile; a chi sa quale valore liberazione possa avere la parola” (ibidem, p. 24).

Dunque, la vicinanza sia concettuale sia personale che i due autori hanno intessuto, consente a chi si approccia a tali idee, di pervenire alla comprensione del loro peculiare sguardo pedagogico, ampio e aperto a molteplici possibilità, strade, avventure e storie. Avere la possibilità di riflettere sulla propria persona e i propri processi, ed introiettare la potente capacità di dar libero fluire a queste due facoltà umane, di svilupparle e di ricercare occasioni sapienti con cui metterle in pratica, specie nei bambini e per i bambini.

Rodari inoltre vede nella fantasia un potenziale progettuale, poiché egli determina l’importanza di poter apprendere, ricercare e scoprire le leggi del suo funzionamento.

Egli, secondo De Luca (1991), “intravede da subito le diverse potenzialità di applicazione della Fantastica9, soprattutto nel campo della creatività letteraria, prima, e nel settore dell’educazione linguistica, poi. […] Da una parte, scrive racconti e poesie utilizzando le tecniche fantastiche che via via scopre e articola; dall’altra parte, elabora modalità di applicazione dei procedimenti dell’immaginazione al campo dello sviluppo delle capacità creative nei bambini” (p. 57). L’intento, perciò, di caratterizzare il processo creativo con vere e proprie tecniche fantastiche è riconducibile all’intento munariano della creazione di un’idea e processo progettuale individuabile e ripercorribile. La Fantastica viene intesa dunque come “l’arte capace di individuare i meccanismi dell’immaginazione creatrice, della fantasia o, meglio, le modalità dei processi genetici dell’invenzione” (ibidem, p. 69). Rodari dunque riporta tale intento all’interno di Grammatica della Fantasia (1973), individuando nelle sezioni diverse tematiche riguardanti il modo di sviluppare la fantasia in diversi contesti di storie, filastrocche e indovinelli. La parola, dunque, si connota di accezioni creative e fantastiche, che

9Frammento n. 1095 di Novalis. “Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare. La Fantastica, dunque, come creatività”. (1798).

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divergono però dalla fantasticheria intese come fuga dalla realtà. Infatti, l’intento è quello di indagare la realtà nelle sue componenti e sfaccettature, utilizzando la creatività come strumento per poter attribuirne significato e per poterlo interiorizzare, e apprendere da esso.

Nel documento Il tatto di Bruno Munari : (pagine 95-98)