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Raccolta, analisi dei dati e creatività

Nel documento Il tatto di Bruno Munari : (pagine 71-74)

3.2 La metodologia progettuale: il “come”

3.2.2 Raccolta, analisi dei dati e creatività

All’interno della metodologia progettuale, la fase della raccolta dei dati (RD) è essenziale e fondamentale. Tale fase, probabilmente per la peculiarità prettamente più pratica, può essere condotta in modo sistematico e logico. La ricerca dei dati, infatti, consta nella ricerca ed esplorazione di problemi similari a quello prefissato, per poter osservare e delineare il metodo progettuale applicato a quegli specifici casi. Nel momento in cui si individuano delle somiglianze, esse possono essere estrapolate e in un secondo momento interpretate come veri e propri dati da prendere in considerazione. Munari afferma l’importanza della coerenza e della logica che permea tale procedimento: nel momento in cui infatti si

prendono in considerazione differenti elementi, alcuni possono non riguardare l’ambito ricercato oppure alcuni di essi non sono logicamente connessi con la scelta attuata. Essi dovranno essere esclusi, per permettere una ricerca logica e coerente. Inoltre, essere consapevoli e a conoscenza della ricerca di ciò che è stato creato, affrontato, scoperto e teorizzato prima di quel momento, rende ciascun individuo partecipe del patrimonio culturale e di ricerca precedentemente sviluppato ed inoltre consente di individuare in modo preciso e definito la domanda o il problema posto: “prima di pensare a qualunque possibile soluzione è meglio documentarsi se per caso qualcuno non vi abbia già pensato prima di noi” (ibidem, p. 46). Perciò, nella creazione della lampada, sarà fondamentale prendere in considerazione che la lampada ideata possa essere stata già creata in precedenza, anche in modo similare. La raccolta dei dati, perciò, dovrà considerare l’intero numero di lampade realizzate con le medesime caratteristiche. Inoltre, considerare anche le diverse tipologie di materiali e lampadine che possano portare alla creazione definita e auspicata.

La fase successiva consta nell’analisi dei dati raccolti (AD). Tale momento è caratterizzato da uno studio approfondito di ciascun elemento individuato, per vagliarne le peculiarità positive che hanno contribuito al successo della risoluzione del problema, e per escludere le variabili che hanno condotto ad un insuccesso o ad un vicolo ceco nel processo di progettazione. È possibile in questa fase recuperare la suddivisione del problema affrontata precedentemente, poiché cruciale ed efficace nel riconoscimento

Figura 14:

Raccolta di dati nel metodo progettuale

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delle variabili di successo. L’analisi dei dati conduce inevitabilmente ad un vantaggio per la progettazione in ire, poiché permette a priori di escludere strade e sentieri che conducono ad un diverso obiettivo e meta definita, proprio perché essi sono stati già percorsi in precedenza con i risultati già vagliati. “L’analisi dei dati raccolti può fornire dei suggerimenti su come non si deve fare per progettare bene […] e può orientare la stessa progettazione” (ibidem, p. 48). L’analisi, infatti, conduce all’esame di particolari che possono concorrere alla comprensione più ampia di cosa sia necessario per creare la lampada e cosa appunto possa portare al successo. Munari adduce come esempio al calore di una lampadina, la quale se posizionata vicino ad un paralume di plastica, porterà allo scioglimento dello stesso; oppure se il materiale del paralume trattiene la luce poiché il materiale è fotoassorbente, la sua utilità sarà nulla. Tali esempi concorrono alla comprensione di come l’analisi sia essenziale, la presa in considerazione di diversi dati e la loro efficacia può portare a scegliere o scartare diversi elementi, già

sperimentati in precedenza in altri progetti. È necessario sottolineare che tale fase non preclude la possibilità di esplorazione e sperimentazione. La definizione delle fasi per una metodologia progettuale consente a ciascun individuo di avere una traccia da seguire, sicura e definita. La possibilità di cambiare, deviare strada o testare elementi che in precedenza non hanno condotto a risultati efficaci, non preclude il tentativo. Come afferma Munari, è possibile che diversi elementi non abbiano concorso alla creazione di una lampada esteticamente bella oppure funzionale: tuttavia, il tentare tramite bozze o prove può essere anch’essa stessa una strada da seguire. Non deve esserci limite alla sperimentazione, se essa è definita e volta al successo.

È all’interno di tale visione che si inserisce la fase successiva, ove la

creatività diviene non soltanto una facoltà ma un vero e proprio processo per la rielaborazione dei dati ottenuti e analizzati. L’idea iniziale, astratta e approssimata, su come poter procedere per attuare la soluzione, viene sostituita dalla creatività: “mentre l’idea, legata alla fantasia, può proporre soluzioni anche irrealizzabili per ragioni tecniche o metriche, oppure economiche, la creatività si mantiene nei limiti del

Figura 15:

Analisi dei dati nel metodo progettuale

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problema, limiti che risultano dall’analisi dei dati e dei sottoproblemi” (ibidem, p. 50).

L’operazione della creatività (C), perciò, consiste nel prendere in considerazione in modo oggettivo e pratico delle effettive possibilità e potenzialità dei processi per poter raggiungere la soluzione, al contrario dell’idea in quanto operazione che fornisce al progettista una soluzione semplice e rapida, che tuttavia non tiene

conto degli ostacoli, dei problemi e dei sottoproblemi impliciti. È possibile, perciò, intendere la creatività come una fase generatrice e feconda, la quale assorbe i limiti e le risorse per coordinare l’insieme e renderlo organico ed efficace. Lo stesso Munari all’interno di Fantasia (1977) la definisce come facoltà che considera il globale: non soltanto perciò le intuizioni, i desideri e i bisogni sociali, ma inoltre i limiti fisici, economici ed etici che il contesto globale evidenzia. Per questa ragione, l’artista lega la creatività ai materiali e alle tecnologie, proprio perché essa prende in considerazione tali fattori all’interno del metodo progettuale.

Materiali e tecnologie (MT) sono infatti da considerare come elementi neutri, poiché contengono al loro interno grandi potenzialità da poter sviluppare e utilizzare per la progettazione e il raggiungimento dell’obiettivo; possono essere fattori limitanti, poiché è necessario conoscerne a pieno i componenti, la struttura, le caratteristiche e proprietà per far si che vengano impiegate in modo produttivo e vantaggioso.

Le tre fasi sopra elencate possono essere ricondotte a capacità, come la ricerca e l’analisi: tali capacità sono essenziali per far si che ogni bambino possa adoperare in modo autonomo le proprie ricerche, il proprio metodo progettuale, senza essere influenzato da pareri esterni che possano deviarlo dalla sua domanda-problema o necessità. Aver definito il problema, infatti, non esaurisce la progettualità. È necessario, in quanto insegnanti e educatori, avvicinare ciascun bambino al concetto della critica, la quale non è soltanto presente nei propri pensieri e idee in forma di pensiero critico, ma è presente anche nelle informazioni e nella realtà che lo circonda. Domandare perciò, e ricercare ciò che è più vicino all’idea primaria, e raccogliere dati in diversa forma e in diversi contesti. Tali processi sono da affrontare gradualmente sin dall’infanzia, per

Figura 16 e 17:

Creatività, materiali e tecnologia nel metodo progettuale

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sviluppare la capacità di creare legami e relazioni con ciò di cui si ha bisogno. Percorrere il sentiero che si reputa corretto, non sulla base empirica, immaginaria o intuitiva, ma con cognizione di causa, consapevolezza e ricerca.

Nel documento Il tatto di Bruno Munari : (pagine 71-74)