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blocchi di nomi nella vita quotidiana

La memoria per i nomi propri: le differenze d’età nel recupero lessicale

Esperimento 1: blocchi di nomi nella vita quotidiana

Metodo

Soggetti. Sono stati scelti un totale di 120 soggetti di tre fasce d’età. Il gruppo più

giovane era d’età compresa tra i 20 e i 39 anni (età media 31); il gruppo di mezz’età variava dai 40 ai 59 anni (età media 47); il gruppo più anziano variava tra i 60 e gli 80 anni (età media 71). I gruppi sono stati abbinati in base al livello d’istruzione, alla capacità verbale e allo span numerico. I punteggi del WAIS Vocabulary test14 sono stati usati come indice della capacità verbale. La media dei punteggi del test del vocabolario (massimo 80) e dello span numerico (massimo 9) erano: per il gruppo dei giovani 67.4 (SD 7.5) e 8.0 (SD 1.1); per il gruppo di mezz’età, 68.9 (SD 7.5) e 7.4 (SD 1.1); per il gruppo di anziani, 73.3 (SD 4.7) e 7.2 (SD 1.1). Non c’erano differenze significative tra i punteggi dei gruppi. Tutti i soggetti erano persone sane che vivevano in famiglia. Si sono offerti volontari per partecipare allo studio e frequentare un centro per la sperimentazione.

Materiali. Ad ogni soggetto è stato inviato un questionario in cui gli/le veniva chiesto

di documentare nel dettaglio l’evento di un blocco di memoria di un nome. Il

questionario è stato realizzato in base ad uno studio pilota che ha rivelato gli aspetti dell’esperienza del blocco da prendere in considerazione, di probabile utilità a fini informativi. Il questionario completo è mostrato nell’appendice 1. Sono stati compilati in modo soddisfacente e restituiti un totale di 93 questionari, 31 dal gruppo dei giovani, 32 dal gruppo di mezz’età e 30 dal gruppo di anziani.

Risultati e discussione

I dati sui blocchi di nomi documentati sono presentati nelle tabelle 1-3.

Tipi di parole target. La tabella 1 mostra il numero medio dei blocchi e la loro percentuale in base ai diversi tipi di nomi. Sono indicati livelli di significatività per le differenze d’età rilevanti per z test. In ogni caso il gruppo più anziano differiva dal gruppo di mezz’età e da quello dei giovani, i quali invece non si differenziavano l’uno dall’altro. Il numero medio di blocchi è maggiore per il gruppo degli anziani ma questo risultato è difficile da interpretare, perché in tutti i gruppi la variabilità era molto alta, andava da 0 a 30 blocchi alla settimana. È possibile, inoltre, che i soggetti più giovani siano meno consapevoli dei blocchi dei nomi. L’ansia sul possibile inizio dei cambiamenti cognitivi può rendere le persone anziane più sensibili al fatto che si verifichino. Diversi soggetti hanno riportato che l’incidenza e la severità dei blocchi dei nomi aumentava quando erano stanchi, stressati o non stavano bene.

La maggior parte dei blocchi di nomi avviene per i nomi di amici o conoscenti, anche se questo può essere dovuto ad una maggior frequenza nei tentativi di recupero di quei nomi. Il fatto che la maggior parte dei nomi bloccati siano giudicati come ben noti e solitamente facili da recuperare può sembrare un controsenso ma lo stesso risultato è emerso dai dati raccolti da Reason & Lucas (1984). Questa conclusione suggerisce che il fallimento del recupero lessicale è il risultato di una fluttuazione temporanea nel processo di recupero, piuttosto che di una codifica o un’archiviazione deficitarie. Il fatto che i blocchi si siano manifestati in situazioni di affaticamento o stress induca anche a ritenere che dipendano da fattori dinamici. La tabella 1 mostra che i soggetti più anziani sono interessati da una percentuale significativamente maggiore di blocchi, sia per le parole ben note che per quelle che di solito vengono recuperate facilmente. Questa scarsa affidabilità nel ricordare i nomi indica che c’è una maggiore fluttuazione nel processo di recupero lessicale con l’avanzare dell’età.

Molti dei questionari erano stati estensivamente annotati dagli intervistati. Un dato interessante emerso da questi commenti è stata l’affermazione che il blocco avveniva più spesso quando i soggetti provavano a pensare o a parlare di una persona, piuttosto che quando la persona era fisicamente presente. Questa osservazione rispecchia il risultato ripotato da Goodglass e dai suoi colleghi secondo cui una denominazione che parte da una descrizione è maggiormente compromessa in

condizione di afasia rispetto a una denominazione di ‘confronto’ con un oggetto o una figura.

Tabella 2. Le differenze d’età nei tipi di blocchi di nomi.

Processi di recupero lessicale. La tabella 2 mostra le differenze d’età nei processi di

recupero lessicale. La maggior parte delle parole target alla fine è stata recuperata con successo sebbene il tempo trascorso prima del recupero sia stato spesso superiore ad un’ora e, a volte, siano stati impiegati persino dei giorni.

In concomitanza con l’impossibilità di recupero del nome era di solito disponibile un’informazione parziale sulla parola. I soggetti quasi sempre rievocavano tutte le caratteristiche che conoscevano della persona o del luogo target (ad esempio, la descrizione) e spesso riuscivano a formarsene una immagine chiara. Spesso veniva rievocata un’informazione parziale relativa al nome bloccato. Solitamente, consisteva in alcune caratteristiche fonologiche del nome come la prima lettera(e), il suono vocalico principale o il numero di sillabe. A volte veniva ricordato il nome di una persona ma non il cognome o viceversa. Con minor frequenza, venivano recuperate altre caratteristiche del nome target: ad esempio, che era vecchio stile, ordinario, insolito, gallese, carino, straniero, effemminato, o un nome che poteva essere un cognome (Clifford). Raramente l’informazione parziale era vaga (ad esempio, la prima lettera M o W) o inesatta, si sono notati solo tre casi di questo tipo.

La frequenza con cui i blocchi dei nomi erano accompagnati da un’informazione parziale riguardante le caratteristiche fonologiche del nome è decisamente più bassa nel gruppo di anziani, come mostra la tabella 2.

I tentativi di recuperare i nomi target spesso hanno suscitato candidati non- target. Reason & Lucas hanno descritto questi elementi non-target come “antagonisti” che si introducono e bloccano l’accesso alla parola target. Nel presente studio si preferisce il termine più neutro “candidati” dal momento che gli elementi non-target non impediscono necessariamente il recupero della parola target. Durante il processo di confronto dei candidati con il target, possono essere identificate caratteristiche corrette o meno, permettendo così di affinare i tratti precipui del target. I candidati più prossimi assomigliano sempre più al target. Reason & Lucas hanno rivelato che i candidati sono comparsi nel 59% dei blocchi del recupero

lessicale. Questa cifra combacia, nel presente studio, con l’incidenza dei candidati nei gruppi dei giovani e delle persone di mezz’età (rispettivamente, 56% e 63%), ma molti meno candidati sono stati indicati dal gruppo di anziani (30%). I soggetti anziani spesso hanno descritto l’esperienza del blocco di nomi in modi che evidenziano questa mancanza di candidati, con espressioni come, ad esempio, “la mia mente era completamente vuota”, “vuoto totale”, “non viene niente”.

Quando i candidati erano presenti, ne potevano essere identificati molti tipi. La tabella 3 mostra la percentuale dei diversi tipi di candidati per ogni fascia d’età. I candidati sono stati classificati da due giudici. Non c’è stato disaccordo tra loro.

Tabella 3. Differenze d’età nei processi di recupero lessicale (espressi in percentuale)

Tabella 4. Percentuali dei diversi tipi di candidati indicati da ogni fascia d’età

(1) Candidati descrittivi. Corrispondono parzialmente alla descrizione del target e condividono con la persona o il luogo target gli stessi attributi contestuali o fisici. Tali candidati possono essere i nomi di individui incontrati nello stesso contesto della persona target (ad esempio, entrambi colleghi o membri dello stesso club) o di persone che si assomigliano nell’aspetto (hanno entrambi i capelli rossi).

(2) Candidati fonologici. Corrispondono parzialmente al suono del nome target e condividono attributi fonologici (il fonema iniziale o la prima vocale) con esso (ad esempio, quando il nome target era “Carla” veniva evocato il nome “Katia”).

(3) Candidati composti. Condividono alcuni attributi descrittivi con il concetto e alcuni attributi fonologici con il nome target. Un esempio di un candidato composto di questo tipo era “Cowbridge” per il nome target di luogo “Mousehole”. Entrambi erano luoghi visitati dal soggetto in vacanza; entrambi avevano due parole e la stessa vocale iniziale ed entrambe coinvolgevano indici di misura.15

Nel gruppo dei giovani e in quello delle persone di mezz’età, non c’è alcuna differenza nell’incidenza dei diversi tipi di candidati, ma nel gruppo di anziani ci sono molti più candidati descrittivi e meno candidati composti e fonologici.

Quando sono presentati diversi candidati non-target, questi possono essere classificati come più o meno simili al target. In uno dei casi il nome era “Kepler”. Sono stati recuperati la prima lettera (K), il numero delle sillabe (due) e il primo suono vocalico (e). I candidati in ordine di apparizione erano “Keller, Klemperer, Kellet, Kendler”. Sono stati tutti respinti ma “Keller” è stato identificato come quello fonologicamente più vicino al target ed è stato riconosciuto anche il fatto che il nome target fosse straniero. Questo caso illustra il fatto che ulteriori informazioni sul nome target possono essere recuperate durante il processo di confronto dei candidati con il target.

Sono stati individuati diversi metodi per risolvere i blocchi dei nomi ma in molti casi i partecipanti non erano in grado di identificare il processo di recupero. Nella tabella 2 il recupero “improvviso” si differenzia dal recupero ottenuto tramite la ricerca cosciente. La rievocazione si categorizza come improvvisa quando la parola target è ricordata improvvisamente e in modo spontaneo in un momento in cui il soggetto non è impegnato in un qualche tentativo cosciente di recupero lessicale. Sebbene i meccanismi alla base della rievocazione improvvisa siano materia controversa (Norman & Bobrow, 1976; Read & Bruce, 1982), l’esperienza soggettiva è avvincente e chiaramente diversa dal recupero ottenuto grazie a una ricerca consapevole e faticosa. Sono state riportate una varietà di strategie di ricerca, tra cui scorrere tutto l’alfabeto, generare in modo esauriente candidati dello stesso contesto (ad esempio, tutti i colleghi, i politici, ecc.) o cercare di arricchire la descrizione del target rivivendo incontri passati con la persona target. Un recupero assistito avviene quando il nome mancante è fornito da un’altra persona o cercato in un libro di riferimento o di indirizzi. L’incidenza dei diversi tipi di processi di recupero lessicale non è cambiata in modo significativo tra le diverse fasce d’età.

I processi di ricerca e recupero qui descritti assomigliano molto a quelli indicati da Brown & McNeill e da Goodglass e i suoi colleghi. La rievocazione dei nomi propri e dei nomi di oggetti sembrano rispettare lo stesso modello generale di recupero lessicale.

15 I due nomi riportati come esempio nel testo sono chiaramente dei composti che hanno al proprio interno un nome

di animale e che condividono lo stesso suono vocalico iniziale. Una possibile resa in italiano potrebbe essere fatta con i nomi dei comuni ‘Casalmaggiore’ e ‘Campobasso’, entrambi nomi composti, entrambi costituiti da un elemento di misurazione (invece che da un nome di animale) ed entrambi che condividono il medesimo suono vocalico iniziale.

Differenze d’età nel blocco dei nomi. I questionari hanno riportato un numero

significativo di differenze relative all’età. Le persone più anziane avevano blocchi più spesso con i nomi che conoscevano bene e che di solito ricordavano facilmente; hanno segnalato un numero maggiore di blocchi totali, in cui non era disponibile alcuna informazione parziale degli attributi fonologici del nome target e hanno avuto più blocchi in cui non era evocato alcun candidato. Quando i candidati erano presenti, questi erano soprattutto descrittivi anziché fonologici o composti: vale a dire, assomigliavano al concetto della parola target non al nome target. C’era anche un lieve aumento nel numero di occasioni in cui i candidati non potevano essere scartati categoricamente come non-target.

Diverse di queste caratteristiche del blocco dei nomi da parte dei più anziani sono state notate anche nei fallimenti del recupero di parole che sono tipiche dell’afasia di Wernicke e di quella anomica (Goodglass e colleghi). Di solito questi pazienti mostrano anche il recupero tutto o niente, senza alcuna informazione parziale. Sono indifferenti agli aiuti semantici ed associativi e, anche se gli aiuti fonetici sono di maggior sostegno, non ne traggono benefici tanto quanto altri tipi di afasici. In generale, maggiore è il deficit di recupero tanto minori sono le agevolazioni che derivano dagli aiuti.

Goodglass & Baker (1976) hanno suggerito diverse possibili spiegazioni. I processi di ricerca possono fallire a causa di ‘un ridotto campo semantico’: vale a dire, la rappresentazione del concetto è impoverita e manca di collegamenti associativi che possono mediare l’accesso diretto al nome. In alternativa, la rappresentazione del concetto può non essere stimolata adeguatamente, così da non far attivare i collegamenti. Una terza possibilità è che il collegamento dal concetto nel magazzino concettuale alla rappresentazione fonologica del nome nel lessico sia unilateralmente compromesso.

Il blocco dei nomi qui descritto che avviene spontaneamente, non dà alcuna prova chiara di una diminuzione della ricchezza della descrizione target legata all’età. La spiegazione, in termini di attivazione inadeguata, è in linea con alcuni risultati. Il fatto che il fallimento del recupero lessicale sia temporaneo e occasionale suggerisce un malfunzionamento del processo piuttosto che una carenza nella rappresentazione. L’aumento dei blocchi totali legato all’età, quando non sono evocati né gli attributi né i candidati fonologici, potrebbe essere dovuto ad un’insufficiente attivazione delle rappresentazioni del nome che sono immagazzinate nel lessico.

Queste differenze legate all’età possono nascere se le persone più anziane hanno un criterio più elevato per rispondere rispetto ai giovani e pertanto producono meno parole target (risposte corrette) e meno candidati non-target (falsi positivi). Tuttavia, i candidati non-target non possono essere considerati equivalenti a delle risposte falso positive dato che sono quasi sempre riconosciute come non corrette.

La terza spiegazione, ossia che il percorso concetto-nome è compromesso dall’invecchiamento, è in linea con l’incremento dell’incidenza dei blocchi dei nomi in

relazione all’età e l’assenza di informazioni parziali e di attributi fonologici ma non da una spiegazione sulla natura del difetto.

Queste spiegazioni non si escludono a vicenda e nessuna può essere scartata. La difficoltà di trovare una spiegazione precisa e senza ambiguità che si adatti ai risultati nasce in parte dalla natura poco specifica del quadro teorico disponibile. Tuttavia, questa difficoltà sottolinea anche alcuni aspetti poco soddisfacenti dei dati naturalistici. Nello studio del blocco dei nomi spontaneo è particolarmente difficile interpretare le differenze legate all’età nell’incidenza e nella natura dei blocchi dato che non vi è alcun controllo su molti fattori cruciali. I gruppi di persone appartenenti alle diverse fasce d’età possono differire nella quantità e nel tipo di conoscenze che hanno sulle parole target, nella frequenza con cui in precedenza hanno incontrato o recuperato i target, nel numero di target simili o con descrizioni sovrapposte rappresentate nei loro magazzini concettuali e nella quantità di tempo e sforzo dedicati ai tentativi di recupero lessicale.

Test sperimentali più formali permettono di esaminare i processi di recupero quando una specifica parola target è controllata. Nell’esperimento delle ‘biografie’ descritto di seguito, a tutti i soggetti sono state date le stesse informazioni sui nuovi personaggi immaginari e avevano le stesse opportunità di codificare l’informazione. Durante la fase di recupero lessicale, a tutti i soggetti sono stati forniti gli stessi aiuti. Lo scopo di questo esperimento era di scoprire se le differenze d’età nel recupero dei nomi fossero ancora evidenti quando le rappresentazioni e gli aiuti per il richiamo erano controllati.

Nei blocchi di nomi che avvengono spontaneamente il percorso dalla descrizione del target al nome è bloccato. Il fallimento del recupero lessicale sembra essere asimmetrico: vale a dire, il recupero del nome dalla descrizione della parola target alle volte è difficile ma il recupero della descrizione dal nome sembra essere relativamente facile. Tuttavia, questa impressione può essere fuorviante. Se la descrizione è recuperata in modo incompleto o non corretto allora l’accesso al nome ne sarà necessariamente influenzato. L’esperimento delle biografie esamina il recupero lessicale in entrambe le direzioni— dalla descrizione al nome e dal nome alla descrizione.