• Non ci sono risultati.

Il recupero lessicale, la memoria e i meccanismi di connessione

Commento teorico e analisi degli articoli tradotti.

1. Il recupero lessicale, la memoria e i meccanismi di connessione

I tre studi presi in considerazione in questo elaborato affrontano il tema del recupero lessicale delle parole durante i diversi periodi della vita di una persona. Che cosa si intende però esattamente quando si parla di ‘recupero lessicale’? E, soprattutto, in che misura influisce nella vita quotidiana di una persona?

La memoria umana è una delle più grandi e complesse caratteristiche del genere umano. L’uomo ha bisogno di poter categorizzare, immagazzinare e ricordare informazioni sia per la sua natura evolutiva, in conseguenza alla quale deve adattarsi all’ambiente e sviluppare il linguaggio, sia per l’esigenza concreta di dover affrontare la vita di tutti i giorni e ricordare persone, date e impegni quotidiani. Focalizzando la nostra attenzione in particolar modo su questo secondo aspetto, comprenderemo come il recupero mnemonico sia una componente fondamentale della vita dell’uomo; rievocare nomi di persone, di luoghi e di oggetti con cui abbiamo a che fare ogni giorno è indispensabile allo svolgersi della nostra vita quotidiana, al punto che ciascuno di noi spesso fa affidamento sulle proprie capacità mnemoniche senza consapevolezza, attinge all’immensa quantità di informazioni immagazzinate, con un automatismo e una spontaneità tali da far sembrare il meccanismo estremamente complesso del recupero lessicale, qualcosa di addirittura banale.16

Quando si parla di recupero lessicale, di solito predomina l’idea del richiamo alla mente di una sola parola, quella cioè di cui abbiamo bisogno e che ci sfugge in quel determinato momento. Questo però ovviamente non è l’unico caso. Spesso capita che, parlando con qualcuno, indipendentemente dall’argomento, si abbia in mente un concetto ma, al momento di esprimerlo, si utilizzino dei sinonimi o delle perifrasi per far capire al nostro interlocutore ciò che si vuol dire, poiché in quel preciso istante non abbiamo ‘a portata di mano’, per così dire, le parole giuste. Può persino capitare che non ci si renda conto del nostro tentativo di recupero fallito, perché magari il concetto che si intendeva comunicare viene effettivamente detto al nostro interlocutore con altre parole e il dialogo scorre in modo fluente, il che ci distrae dal porre l’attenzione sui meccanismi di ricerca in atto nella nostra mente.

Il tentativo di richiamare alla memoria una o più parole, è la situazione più frequente nella quotidianità di una persona, ma non di rado si ha l’esigenza di richiamare alla mente una poesia o magari una parte di un brano, un’immagine o semplicemente un ricordo.

È perciò cruciale capire come le diverse componenti della memoria siano interconnesse tra loro poiché, nella sua complessità, alla base del processo di recupero lessicale c’è sempre la necessità di attivare tutto il vasto e complesso sistema mnemonico. L’interazione tra la memoria sensoriale, quella a breve termine e la memoria a lungo termine ci permettono di immagazzinare un ricordo, un’immagine, un testo, così come ci permettono poi, a distanza di più o meno tempo, di recuperarlo al momento giusto.

Proprio l’interazione tra i diversi meccanismi è fondamentale affinché il recupero lessicale avvenga correttamente, e altrettanto essenziale è la chiave d’accesso utilizzata. Conoscere infatti il giusto modo di accedere all’informazione che stiamo cercando, può essere determinante per il successo o il fallimento del recupero mnemonico. Questo perché, in teoria, i fatti che abbiamo visto, vissuto e appreso nell’arco della nostra vita sono tutti potenzialmente recuperabili. Allora è logico domandarsi perché di fatto non sia così, perché a volte non riusciamo a ricordarci informazioni che all’apparenza sembrano banali e altre volte invece si riesce a recuperare dettagli di un ricordo lontano nel tempo. Come abbiamo detto, anche qui i fattori in gioco sono molti, il fallimento di recupero lessicale non avviene mai solo ed esclusivamente per un motivo o per la sola mancanza della giusta chiave d’accesso, i motivi e i fattori d’interferenza possono essere tantissimi.

Distinguiamo innanzitutto tra bambini, adulti e persone anziane. Ognuna di queste categorie di persone presenta criticità legate essenzialmente alla fascia d’età in cui si trova che possono ostacolare il recupero lessicale. I bambini piccoli hanno sicuramente a disposizione un vocabolario molto ridotto rispetto a quello di un adulto. Il processo di acquisizione dei vocaboli non è istantaneo né uguale per ogni bambino. Durante questa fase evolutiva più o meno lunga, capiterà che i bambini non sappiano denominare degli oggetti perché non conoscono il termine esatto per definirli, di conseguenza con molta probabilità i genitori forniranno loro aiuti verbali o visivi per incoraggiarli a denominare quegli oggetti. Ciò che ne risulterà saranno i vari tentativi da parte dei bambini di fornire una definizione a ciò che vedono e non conoscono, tentando con nomi di oggetti a loro già noti, ad esempio simili nella forma o nel colore. L’associazione, che solo successivamente faranno propria, della giusta denominazione ad un determinato concetto, si andrà rafforzando col passare del tempo e in particolar modo si rinforzerà con l’uso. Di fatto, durante questo periodo di consolidamento, tale parola, qualunque essa sia, e di conseguenza il suo recupero lessicale, sarà maggiormente soggetta alle interferenze di parole già immagazzinate che si renderanno disponibili e competeranno per la selezione.

Con il progredire dell’età il vocabolario produttivo continua a crescere e a rafforzarsi sempre più rapidamente, fino ad arrivare all’età adulta quando il lessico della persona tende a stabilizzarsi.

Il consolidamento definitivo della capacità linguistica nell’adulto fa sì che un eventuale disturbo specifico del linguaggio risulti più evidente rispetto ad una

situazione analoga nel bambino. Disturbi come le afasie e l’autismo, ad esempio, vanno ad alterare notevolmente il sistema linguistico di una persona e nell’adulto afasico, il problema linguistico è tanto più evidente quanto più si suppone completa e matura la sua capacità linguistica.

Senza dubbio, i disturbi specifici del linguaggio possono interessare qualunque età dell’individuo ma è altrettanto evidente che nell’età evolutiva sia possibile confondere una difficoltà linguistica di ordine patologico, con l’incapacità di produrre correttamente delle parole riconducibili al fisiologico linguaggio ancora acerbo del bambino.

Anni di osservazione e di studi approfonditi sull’età evolutiva, e dunque anche sullo sviluppo del linguaggio, hanno prodotto enormi progressi sul piano della conoscenza e della possibilità di individuare precocemente disturbi e anomalie linguistiche. Riconoscere il prima possibile un problema del linguaggio nel bambino, permette di intervenire fin da subito, laddove possibile, per ridurre o superare la difficoltà.

Dopo la fase evolutiva e quella di consolidamento nella fase adulta, possono esserci difficoltà relative al recupero lessicale proprie delle persone anziane. Chiunque abbia avuto a che fare con persone di una certa età saprà che più frequentemente si dimenticano cose, fatti o date rispetto ad una persona più giovane. La demenza senile è il termine comunemente usato per descrivere un qualsiasi declino delle facoltà mentali di un individuo. Più comunemente associata alla semplice perdita della memoria di un anziano, la demenza senile è invece un termine più generico per indicare i sintomi associati al declino della memoria, del linguaggio e delle funzioni cognitive nel loro complesso. Dal più comune morbo di Alzheimer alle demenze fronto-temporali, sono moltissimi i disturbi degenerativi che si manifestano con l’età. Indipendentemente da quale sia il problema alla base della perdita della memoria, qualsiasi forma di demenza senile è spesso dovuta all’atrofia celebrale che coinvolge una o più parti del nostro cervello. Naturalmente, ogni volta che una parte dei nostri meccanismi cerebrali viene danneggiata, questa influirà irrimediabilmente sul funzionamento delle capacità intellettive e della memoria.

Possiamo quindi dire che il deterioramento celebrale che avviene con l’avanzare dell’età, intacca inevitabilmente i meccanismi mnemonici e il loro funzionamento, danneggiando di conseguenza anche la capacità di parlare, di immagazzinare informazioni, di elaborarle e successivamente di richiamarle. Ancora una volta non dobbiamo dimenticare che le diverse forme di disturbi degenerativi non sono esclusive delle persone anziane, ma possono riguardare l’individuo in qualunque momento della vita. Chiunque può essere colpito dal morbo di Alzheimer, per fare un esempio, a qualunque età anche se, casi di questo tipo, sono estremamente rari nelle persone più giovani.

Va detto infine che ci sono anche fattori d’interferenza trasversali all’età e comuni a tutte le persone, ad esempio la similitudine fonetica o quella semantica di

due o più parole che, a volte, può far richiamare un termine simile a quello che invece avremmo voluto. Un lapsus, più o meno volontario, che può far trapelare le reali intenzioni di una persona, un vuoto momentaneo, dovuto magari alla stanchezza fisica o mentale oppure allo stress.

A fare da filo conduttore ai tre articoli trattati in questo elaborato si trovano, in questo ordine, le fasi della vita a cui abbiamo appena accennato. Particolare attenzione è posta innanzitutto alla prima infanzia, con uno focus specifico sul periodo dell’espansione lessicale, osservando come la pratica svolga un ruolo cruciale nello sviluppo linguistico dei bambini; dopodiché si passa ad un’analisi dell’età adulta, tenendo presente che l’arco temporale fra le età dei partecipanti al momento del test è maggiore rispetto al breve periodo dell’espansione lessicale dei bambini analizzato nel primo articolo. In questo secondo studio infatti, i soggetti erano stati suddivisi in gruppi sulla base dell’età per poter esaminare come evolve il recupero lessicale nell’arco della vita, i fattori che influiscono sul corretto funzionamento dei meccanismi mnemonici e quali fossero le differenze associate all’età che avevano un peso proprio su questi meccanismi.

Nell’ultimo articolo infine si mettono a fuoco i problemi relativi recupero lessicale di una fascia di persone più anziane; il campione di individui che ha preso parte allo studio comprendeva tanto giovani adulti quanto persone più anziane, ponendo però l’attenzione in particolar modo su quest’ultima categoria di persone e osservando quali fossero le caratteristiche legate a questa fase della vita nel recupero dei nomi propri.

2.

L’espansione lessicale: in che modo sono influenzate la