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Don Bosco non si diede tregua come scrittore, editore e propagandista, perché personalmente era persuaso che il predicare la buona novella per mezzo

Nel documento DON BOSCO (pagine 124-127)

della stampa era un servizio che doveva rendere inderogabilmente alla Religione, una esplicazione necessaria della sua vocazione di educatore della gioventù e del popolo. Fu, questa, una fede ch'ebbe in comune con molti suoi contempo- ranei e che in lui fu commista a un senso di apprensione, perché sapeva di non essere uno scrittore forbito, ma anche sentiva che la proprietà della lingua era necessaria alla efficacia e alla dignità dello scritto e, di riflesso, al « van- taggio della Religione

n

per la quale si impegnava come sacerdote (appellativo che amò apporre accanto al suo nome sul frontespizio dei libri).

Giovanni

PERRONE

il Catechismo intorno alla Chiesa Cattolica ad uso del popolo (LC a. 2, fasc. 8, 9 e 10, 25 giugno, 10 e 25 luglio), Torino, tip. dir. da P. De-Agostini 1854;

Coller. buoni libri a. 5, dispensa 19, le giugno 1854. Sembra anche che DB conoscesse la Bibliothdque di Annecy, con la quale ha in comune [Jean-Antoine

L

E

VACHETI,

L'artisan chritien ou vie du bon Henri cordonnier, Annecy 1836 (livraison 7e; trad. it. LC 10 e 25 novembre 1853); Théodule, ou l'enfant de bénédicfion, modèle pour la jeunesse, par le R. P. Michel-Ange Marin, de l'ordre des Minimes, Annecy 1836 (livr. 8e); Teodulo.. . del rev. padre Michelangelo Marini, LC, a. 14, fasc. 6, 1866).

(n) Documento solido sull'aumento della tiratura delle LC sono le quietanze De- Agostini e Paravia (AS 112 Fatture), che per lo meno, documentano fino al 1864.

(9) Cf. A.

FERRANDINA,

Censimento della stampa periodica cattolica in Italia, Asti 1893, p. 14.

(M)

F

ERRANDINA

,

Censimento della stampa, p. 14.

247

Soffriva quando talora non si riconosceva all'altezza del compito assunto.

Con umiltà e semplicità richiedeva e accettava la revisione dei dotti e degli indotti, vigilando, a sua volta, su quanto gli altri gli proponevano di mutare

(9.

Per questa ragione era suscettibilissimo su quanto veniva stampato con il suo nome. Poche pagine esprimono meglio questi suoi sentimenti, quanto quelle ch'egli stesso affidò al taccuino del « testamento spirituale »:

*Nelle mie prediche, nei discorsi e libri stampati ho sempre fatto quanto potevo per sostenere, difendere e propagare principii cattolici.

. . .

In quanto alle stampe e ristampe io mi raccomando di più cose. Alcune mie operette furono pubblicate senza la mia assistenza ed altre contro la mia volonta

. . .

Qualora sia mestieri di farne un? ristampa, ove si scorgesse errore di ortografia, di cronologia, di lingua, o di senso si corregga pel bene della scienza e della religione.

Se mai accadesse di stampare qualche mia lettera italiana si usi grande atten- zione nel senso e nella dottrina, perché la maggior parte furono scritte precipito- samente e quindi con pericolo di molte inesattezze. Le lettere francesi poi ove si possa, vengano bruciate; ma se mai taluno volesse stamparne, mi raccomando che siano lette e corrette da qualche conoscitore di quella lingua, francese, affinché le parole non esprimano un senso non voluto e facciano cadere la burla o il dispre~zo sulla religione in favore di cui furono scritte D(%).

Oggi, in altro contesto, svaniti i timori fondati che avevano spinto Don Bosco ad essere cosi severo con i suoi scritti che considerava

-

come il loro autore

-

un umile servizio alla Chiesa, dobbiamo ringraziare quei Sale- siani che « disubbidirono » alle ingiunzioni del Padre.

FONTI

Editi e inediti sono gli scritti di DB all'AS 132; 133; 131. 01. I1 fondo 134 ha incartamenti riguardanti i vari progetti di edizione degli scritti di DB

.

Ricordiamo anche qui le serie 02 (Regole, Regolamenti, ecc.); 04 (Capitoli generali).

L'elenco degli scritti editi di Don Bosco dato da Don RICALDONE (Don BOSCO educa- tore. 2, Colle Don Bosco 1952, p. 631-1548), sul quale vari si sono fondati per propri elen- chi bibliografici, contiene oltre a una ventina di errori, molte lacune e alcune errate at- trihuzioni.

Purtroppo non esiste ancora una hibliografia completa e ragionata degli scritti autografi che DB non destinò alle stampe; quanto invece fu edito o comunque stampato è ora descritto da P. STELLA, Gli scritti a stampa di san Giouanni Bosco, Roma 1977.

BIBLIOGRAFIA

Utili sono: M. BARBERA, S. J., San Giovanni Bosco educatore, Torino 1942, p. 101- 117 (San Giov. B. scrittore popolare educativo); P. BRAIDO, L'educazione religiosa popolare e giovanile nelle «Letture Cattoliche » di Don Bosco in Salesianum 15 (1953) p. 648- 672; E. VALENTINI, Don Bosco e l'apostolato della stampa in Salesianum 19 (1957) p. 280- 308; Centenario de la8 Lecturas cat6licas, Buenos Aires 1953.

Alcuni episodi sono riportati da Don RICALDONE, Don BOSCO educatore 2, p.

172-175, che, anche in questo caso, si fonda sulle MB.

(J6) AS l32 Quaderni-taccuini; cdito in

MB

17, p. 265.

CONCLUSIONE

1.

La

morte

L'ora della morte scoccò per Don Bosco il 3 1 gennaio 1888 mentre egli si avviava al traguardo dei settantatré anni.

Non è senza interesse osservare quale peso abbiano esercitato su quell'ul- tima fase della sua vita il mondo di convinzioni e di attività ch'egli aveva di- spiegato con tanta intensità nei suoi anni terreni.

Non f u una morte improvvisa; ma lo spegnersi inesorabile di una fiamma che aveva esaurito il suo alimento. Non fu una morte accompagnata dall'ester- narsi di visioni celesti e da quei segni straordinari ch'egli aveva descritto nelle biografie

di

Don Cafasso, di Magone,

di

Besucco e, soprattutto, di Domenico Savio, simili a quelli che si leggono di Luigi Gonzaga e di Filippo Neri. Non fu nemmeno come quella che aveva potuto leggere nelle biografie di S. Alfonso Maria de' Liguori: in una tensione di spirito per sperare nella propria salvezza eterna, con la raccomandazione ai circostanti che pensassero a salvarsi l'anima.

Nemmeno f u quella spiritualmente tranquilla, di placida attesa amorosa, che caratterizzò l'ultima giornata terrena del suo patrono S. Francesco di Sales, travagliato, più che altro, dal venir meno delle forze e dai piccoli tormenti escogitati dai medici per tenerlo desto.

Degli ultimi giorni di Don Bosco, di ciò che fece e disse, di quel che avvenne attorno a lui, abbiamo due relazioni che si integrano e si intrecciano:

quella di Don Viglietti e di Don Lemoyne, assai particolareggiata; e quella, più sommaria e lacunosa, di Don Berto, che non poté seguire da vicino tutto e con continuità('). Attraverso questi documenti possiamo contemplare, senza il dia- framma delle idealizzazioni, quanto avveniva nella cameretta del santo morente.

Notiamo anzitutto stati d'animo diversi nei circostanti.

Don Berto, il fido segretario di oltre un decennio (sostituito nel 1883 da Don Viglietti) è colui che non vuole la morte di Don Bosco e che vuole intro- mettersi in qualsiasi modo; è colui che prega e scongiura e offre la propria

( I ) AS 110 Lemoyne, 2 (2 quaderni; il secondo dei quali, scritto da D. Bonetti, con- tinua i fatti dal 31 gennaio al 6 febbraio 1888). Utilizzato largamente nelle MB 18.

247

vita in cambio di quella del moribondo (con lui si offersero alcuni giovani, tra i quali c'era anche il futuro Don Orione).

Don Viglietti, Don Lemoyne, Don Rua appaiono persuasissimi di perdere ormai Don Bosco. Al dolore uniscono la preoccupazione di raccogliere con la massima cura le ultime reliquie del padre comune, per tramandare ai posteri le sue ultime parole, i suoi ultimi gesti; cioè quelli del momento culminante:

quelli che quasi dovevano rappresentare il suo testamento. Don Rua, che è il vicario di Don Bosco, colui sul quale cadrà la poderosa e ponderosa succes- sione, chiede al padre le ultime parole: gli ultimi gesti di benedizione, gli ultimi messaggi per i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i Cooperatori.

Don Bosco avverte il distacco. Quegli ultimi momenti, quelle ultime ore erano un poco come 16 aveva tante volte meditate e descritte nella preghiera per la buona morte: sul letto, immobile, con i figli a lui dintorno: « Quando i miei piedi immobili mi avvertiranno che la mia carriera in questo mondo è presso a finire: misericordioso Gesù, abbiate pietà di me. Quando le mie mani tremole e intorpidite non potranno più stringervi, Crocifisso mio Bene, e mio malgrado lascierovvi cadere sul letto del mio dolore: misericordioso Gesù, abbiate pietà di m e .

. .

». Ma l'immobilità di quei giorni perde per lui quel senso un po' astratto, anche se suggestionante, che poteva essere inteso nella preghiera: « T u sai - disse a Don Sala

-

quanto io fossi esatto per la pulizia; ed ora non posso più ottenerla. Mi trovo sempre neli'immondizia » (l). Tra le miserie dello sfacelo organico Don Bosco cerca di celiate quanto più può, dimostrando non stoicismo, ma quanto fossero solide e radicate le sue energie morali.

Ma quando la mente meno veglia, il subcosciente maturato in tanti anni di attività intensa come sacerdote educatore, sfugge e si svela. Stava per addormentarsi, quando a un tratto si scosse, batté le mani e gridò: « Accor- rete, accorrete presto a salvare quei giovani!

. . .

Maria Santissima, aiutateli.

. .

Madre, Madre! » (3).

Quanti sentimenti!

I1

timore che i giovani avessero bisogno (stessero per cedere al peccato). Timore dunque: e non senso di fiducia, in quel momento.

Sentimento dell'urgenza, invocazione agli altri, nella consapevolezza di non po- tere arrivarci lui. Timore che i suoi (i Salesiani) non arrivino in tempo. L'invo- cazione allora attinge le sue risorse nella fede che manifesta il suo atteggia- mento di fiducia filiale verso Maria santissima.

« Spesso fu udito ripetere:

-

Sono imbrogliati.

- E

poi:

-

Coraggio!

Avanti!

. . .

Sempre avanti! [avrà pensato ai Salesiani o ai giovani?]

-

Talora chiamava per nome qualcuno. Quella mattina [del

27

gennaio] avrà ripetuto una ventina di volte:

-

Madre! Madre!

-

Alla sera con le mani giunte invocava:

-

Oh Maria! Oh Maria! Oh Maria!

. . .

A quanti si avvicinavano al suo letto, dava gli ultimi ricordi dicendo per lo più:

-

Arrivederci in Paradiso!

. . .

Fate pregare per m e .

. . I

giovani

facciano per me la santa comunione. - Disse pure a Don Bonetti:

-

Di' ai giovani che io li attendo tutti in Paradiso! -

E

poco dopo: - Quando par- lerai o predicherai, insisti sulla frequente comunione e sulla divozione a Maria Santissima

. . .

Di nuovo a Don Bonetti:

-

Ascolta. Dirai alle Suore che, se osserve- ranno le regole, la loro salvezza è assicurata » (').

Non l'ansia per la propria sorte. Le ultime parole per sé sono di preghiera e di speranza, rivolte a Gesù, a Maria Santissima, a Dio:

« Gesù e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia.

. .

I n manus tuas, Domine, commendo spiritum meum

. . .

Oh Madre.

. .

Madre

.

. . apritemi le porte del Paradiso »

(9.

Quanto agli altri, ha timori, consigli, incoraggiamenti, nello stato d'animo (sembra) di chi ha avuto fiducia più sulle proprie forze, che sulle altrui. Tra il 28 e il

29

« nella prima ora di notte gridò:

-

Paolino, Paolino, dove sei?

Perché non vieni? - Tutti i presenti ritennero che chiamasse Don Paolo Albera, ispettore delle case di Francia.

Dopo un po' ripeté:

-

Sono imbrogliati!

-

Allora monsignor Cagliero con voce forte gli disse:

-

Stia tranquillo, Don Bosco, faremo tutto, tutto quello che desidera. - I n quella parve fare uno sforzo, alzò un momento il capo e disse con voce ferma: - Si, vogliono fare e poi non fanno.

-

Indi ricadde sul cuscino.

Una volta domandò:

-

Chi c'è là? Chi è quel ragazzo?

-

Non c'è nessun ragazzo. È l'attaccapanni, rispose Enria.

Faceva però dei segni come se avesse qualcuno vicino, finché all'improv- viso batté le mani, come soleva fare quando in sogno gli si presentavano og- getti spaventosi. -

C'è

nessuno? c'è nessuno?

-

gridava.

-

Ci siamo noi, rispose Don Sala, portandosi al suo fianco.

-

Batteva i denti, come se lo assalissero brividi febbrili » (').

Nella notte del

30:

« adagio adagio recitò l'atto di contrizione. Qualche volta esclamò: Miserere nostri, Domine. Nel cuore della notte, alzando di tratto in tratto le braccia al cuore e giungendo le mani, ripeteva:

-

Sia fatta la vostra santa volontà » (').

« Alle dodici e tre quarti, essendo per un istante soli vicini al letto il se- gretario e Giuseppe Buzzetti, [Don Bosco] spalancò gli occhi, guardò a lungo per due volte Don Viglietti e alzata la mano sinistra che aveva libera, gliela posò sul capo. Buzzetti a qnell'atto scoppiò in pianto e:

-

Sono gli ultimi addii,

-

esclamò. Ritornò poscia nell'immobilità di prima » ('). Fu l'ultimo atto cosciente percepito dai circostanti.

2. Primo bilancio

Mori Don Bosco lasciando nel cordoglio i suoi figli e ammiratori; mori

Nel documento DON BOSCO (pagine 124-127)