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A Torino Don Bosco poté essere testimone della sorte toccata ai Fratelli delle Scuole Cristiane che insegnavano nelle scuole elementari municipali di

Nel documento DON BOSCO (pagine 71-74)

S. Pelagia (e di S. Primitivo, gih frequentate da Michele Rua), amministrate dalla Regia Opera della Mendicità Istniita. Dal Presidente dell'opera i Fra- telli furono informati che non potevano più vivere in comunità a S. Pelagia, andassero ad abitare altrove, avrebbero però potuto continuare l'insegna-

(=) Cf, La famiglia dei Tomrnasini nellu luce del suo I" Centenario, Pinerolo 1949.

Furono istituiti nella Piccola Casa della Divina Provvidenza nel 1841. Da quella data al 1936 furono 1988, dei quali 735 furono ordinati sacerdoti (cf. 273-343: Elenco dei Tom- masini). Cf. la lettera di DB al can. Vogliotti, Torino, 12 nov. 1859 (MB 6, p. 344; E, n. 206).

(%) C. CANTU, Cronistoria della Indipendenza itnlianq 3, Torino 1876, p. 733 s citato da

MASSÈ,

Il ceso di coxcienz~~, p. 280s.

mento se ciò fosse tornato gradito ali'opera della Mendicità, a patto che non avessero vestito l'abito dei Fratelli o di qualsiasi altra congregazione soppressa.

Con nuovo contratto la Regia Opera della Mendicità Istruita affidava la scuola a particolari individui », rappresentati dai signori Giovanni Battista Andorno (Fratel Genuino) e professor Leonardo Antoniotti (Fratel Casimiro).

Solo nel 1875 i Fratelli, che nel frattempo avevano abitato altrove, pote- rono ritornare a S. Pelagia, per la ragione che dopo il '70, nonostante l'acuirsi dell'anticlericalismo e dell'intransigenza cattolica, le congregazioni religiose avevano potuto riattestarsi in Italia, presentando i propri membri come liberi cittadini. Lo Stato italiano accettava la situazione di fatto, pur non transi- gendo sulla situazione di diritto, quale era stata posta sulla base delle leggi soppressive (").

I n quei decenni sotto certi aspetti si creò in Italia, in Francia, in Spagna e altrove in paesi costruitisi su basi liberali e anticlericali, una situazione ana- loga a quella che in epoche diverse aveva prodotto gli ordini mendicanti, i Chierici regolari e le congregazioni religiose. Erano avvenuti rivolgimenti so- ciali più o meno pacifici, rivolgimenti di mentalità, che esigevano forme nuove di vita religiosa associata ( 9 .

I1 clima

di

bufera e di lotta dell'ottocento, che in astratto poteva sem- brare il meno propizio, vide centinaia di istitutori e istitutrici di nuove con- gregazioni che, lavorando talvolta isolati, talvolta studiandosi l'un l'altro, par- tendo da esperienze spesso affini, portando i propri progetti ora a vescovi dio- cesani ora a Roma, giunsero spesso a conclusioni affini, quanto all'impostazione della vita religiosa, o dei propri rapporti con i vescovi, con i fedeli e con lo Stato, contribuendo cosi a modificare il diritto ecclesiastico specifico dei reli- giosi e a creare una nuova società religiosa (").

5. I1 Salesiani

di

fronte allo Stato

Coiioqui avuti con Urbano Rattazzi nel 1857 e con Pio

I X

nel 1858 furono chiarificatori e di peso storico per la fisionomia assunta dalla Congre- gazione salesiana.

Avviato il discorso sulla continuità che conveniva assicurare all'opera degli Oratori, il Rattazzi sconsigliò Don Bosco di istituire una congregazione

(37) Primo Centenmio dei Fratelli delle Scuole Cristiane in Torino, Torino 1929, p. 72. E nel quadro storico generale dell'Istituto: G. RIGAULT, Histoire gdnérale de l'lnstitut des FrPres des Ecoles chrdtiennes, 6, Paris 1947, p. 64-69.

(38) Un quadro storico, importante anche se non tiene conto di Don Bosm e dei Salesiani è queilo d i R. LEMOINE, O . S. B., Le droit des religieux du concile de Trente aux Instituts séculiers, Bruges 1956. Si vedano anche J. BEYER, S. J., Les Institgts séculiers, Bruges 1956; E. JOMBART, Arsoci~tions pieuser in DSp. 1, CI. 1027-1037; ID. in Catholi- cirme 1, cl. 942-947; J. M. PERRIN, O. P,, Institzi~ séczdie~s in Catholicisrne 5, CI. 1777-

1797

(39) L'elenco degli istituti (più di 130) che si rivolsero a Roma dal 1821 al 1861 è dato da P. BlzznRR1, Collectaneo in usum Secretariae S. Conpregationis Episcoporum et Reguli~rium, Roma 18852, p. 808-814.

religiosa, nonostante allora non si fosse minacciato seriamente

di

sopprimere quelle che avevano finalità educative. Suggeri invece la fondazione di «una Società in cui ogni membro conservi i diritti civili, si assoggetti alle leggi dello Stato, paghi le imposte e via dicendo » ("). I n altri termini proponeva di fondare una società che in faccia al Governo non fosse altro che un'associa- zione di liberi cittadini, i quali si uniscono e vivono insieme ad uno scopo di beneficenza ». «Nessun Governo costituzionale e regolare - avrebbe sog- giunto Rattazzi

-

impedirà l'impianto e lo sviluppo di una tale Società, come non impedisce, anzi promuove le società di commercio, d'industria, di cambio, di mutuo soccorso e simili. Qualsiasi associazione di liberi cittadini è permessa, purché lo scopo e gli atti suoi non siano contrari alle leggi e alle istituzioni dello Stato n (41).

Rattazzi non avrebbe fatto altro, che riesporre in privato le idee che aveva già proposte nella Camera dei Deputati. Ma per Don Bosco ciò fu una rivelazione, uno [(sprazzo di luce D, giunto da dove meno poteva attenderselo.

Dunque i Salesiani non sarebbero stati toccati, se avessero conservato i diritti civili e perciò, se avessero protestato obbedienza ai governanti (etiam dircolis), se non si fossero presentati come manimorte, se avessero pagato, come di dovere, le tasse.

Forse fu solo questa idea che Don Bosco portò a Roma (giacché è prohle- matico asserire in base ai documenti coevi che abbia anche recato un regola- mento organico); forse al Papa prospettò la possibilità di assicurare la conti- nuazione dell'opera degli Oratori mediante l'istituzione di una pia unione in qualche corpo morale, i cui membri si sarebbero legati con promessa, o, se avessero voluto, con voti privati

('7,

con vincoli cioè che li avrebbero contrad- distinti dai membri delle congregazioni religiose vere e proprie, per le quali

(a) Riportiamo daiia fonte a cui attingono Don Lemoyne per le MB e altri biografi:

BONETTI, Storia dell'Oratorio, in Bollettino salesiano 7 (1883) p. 97.

(45) BONETTI, 1. C.

(Q) La 03 antica redazione che si possiede, di mano di Don Rua, come diremo . .

più avanti, non può essere anteriore al novembre 1857, tempo in cui Don Angelo Savio, all'inizio dell'anno scolastico, dovette recarsi ad Alessandria, da dove fu in corrispondenza con Don Alasonatti, maestro della Societii Salesiana (AS 272 Alasonatti). Ma per sC po- trebbe essere posteriore al viaggio di Don Bosco a Roma, che è del mano 1858.

Sul soggiorno romano di Don Bosco e di Don Rua il documento più importante è un diario scritto in gran parte da Don Rua, ma in nome di Don Bosco e completato, per certe parti, da questi. Dai diario attinsero Don Bonetti per la Storia dell'Oratorio e Don Lemoyne per le MB.

I1 documento di Don Bosco e di Rua si arresta al 29 mano, 38" giorno della loro permanenza a Roma. Orbene, stupisce che vi si trovi descritta minutamente i'udienza avuta il 9 marm, martedì dopo la tema domenica di Quaresima, e nulla si dica di un'udien- za privata avuta - secondo Don Lemoyne - la domenica 21 mano; giornata, il cui itinerario è così succintamente descritto da Don Rua: «Giorno 32. 21 M a n o Domenica.

S. Maiia in Via - Festa deli'Addolorata - I1 foro e la colonna Trajana

-

I l sepolcro di Pubblio Bihulo

-

Via Argentaria

-

Campo Vaccino - Arco di Settimio

-

Foro

-

S. Casrna e Darniano ». Segue quello del lunedì; «Giorno 33" 22 Marzo Lunedì. Visita al

i

tempi si presentavano difficili e tristi. Era in germe i'idea degli Istituti secolari, che sarebbero stati approvati come associazioni religiose aventi voti privati, ma con effetti pubblici.

Secondo quanto riferisce Don Bosco, Pio

IX

non avrebbe respinto l'idea

di

una corporazione, i cui membri conservassero i diritti civili. Erano allora tempi in cui egli personalmente e le Congregazioni romane incoraggiavano nuove organizzazioni religiose rispondenti alle esigenze nuove("); ma

avrebbe voluto qualcosa di più che una semplice promessa: bisognava che i soci fossero uniti con voti pubblici, riconosciuti come tali dalla Chiesa, « da un vincolo di coscienza legati col superiore, e il superiore tenga sé e

i

suoi sudditi legati col Capo della Chiesa, e per conseguenza con Dio medesimo » (").

Non è facile Stabilire in quale misura Don Bosco abbia modificato i'idea di Rattazzi e acceduto a quella di Pio

IX.

Dalle più antiche redazioni delle Regole della Società Salesiana si ricava ch'egli non poneva i'obbligo

di

voti perpetui, anche se certamente contava soprattutto sui professi perpetui per la continuità dell'opera. Anzi, inizialmente aveva stabilito che

i

voti erano validi e legavano in coscienza, finché si fosse rimasti in congregazione, e pote- vano essere disciolti per volontario abbandono o perche legittimamente dimessi da parte del superiore, o, infine, per dispensa dell'ordinario del luogo (").

Abbandonata questa formula, ne adottò un'altra, ma cercando sempre

di

salvaguardare una certa fluidità e lahilità dei voti: i soci si sarebbero impegnati

Cardinal Vicario

-

S. Paolo fuor delle mura.

-

S. Paolo alle tre fontane

-

S. Zenone tribuno dei soldati

. .

.n.

Sarebbe davvero strano che Don Rua ponga in rilievo la visita al card. Vicario e trascuri completamente queiia concessa dal Papa; è strana inoltre queii'udienza privata concessa di domenica in un'ora imprecisata. Si ha il sospetto che Don Lemoyne, dopo avere supposto che Don Bosco abbia consegnato il manoscritto delle Regole al Papa, abbia di necessiti dovuto stabilire un'udienza nella quale Pio IX restituì il documento, dopo averlo personalmente esaminato e postillato. G inoltre strano, cbe di questo documento a Valdocco non si sia più avuta cura e lo si sia smarrito. Se si bada bene al modo come DB si es~rime nei suoi memoriali e nelle sue lettere. mai si trova esoresso che Pio IX abbia di proprio pugno corretto le prime Regole (si veda ad es. la supplica al Papa, 12 febbraio 1864, MB 7, p. 621).

Infine, non sarebbe l'unico caso che abbiamo di sforzo ricostrnttivo basato su un supposto dibbio o errato. Nel primo volume delle ME, Don Lemoyne afferma che, dovun- que andava, Giovannino «portava sempre seco un fascio di libri che trattavano di reli- gione e la grammatica datagli da Don Calosso » (MI3 I, 200): e ciò, nella supposizione che i due si siano incontrati la prima volta nel 1826. Nell'ottavo afferma che benedisse il Col- legio costruito a Mornese, quando è certo &'egli solo assistette al rito, celebrato da Don Pestarino: cf. MB 8, p. 1014 e F. M~ccono, L'apostolo di Mornese sac. Domenica Pesta- rivo.

. . ,

Torino 1929, p. 116 S. Don Lemoyne avri supposto che Don Pestarin0 avesse ceduto a DB l'onore di benedire, e forse non arrivò a dubitare che Don Bosco poté ancbe avere motivi per sottrarsi all'invito

. . .

(43) LEMOINE, Le droif des religieux, p. 431.

(4) Regole e Costituzioni della Societd di S. Francesco di Sales . . . Introduzione, I soti, Torino 1875, p. 17. DB rievoca il colloquio avuto « l a prima volta» con Pio IX.

(45) AS 022 ( l ) , p. 8, Forma della congregazione 9": « I voti obbligano l'individuo fin&& egli dimorerà in congregazione. Quelli che per ragionevole motivo o dietro prudente

con voti temporanei triennali e, se volevano, con voti perpetui, dispensabili in ogni caso dal Superiore o dall'ordinario del luogo (*).

Aggiunse tra il

1860

e il

'64

la possibilità di essere affiliati anche come esterni, rimanendo salesiani « nel secolo », con semplice promessa d'impegnarsi nelle opere salesiane in proporzione alle proprie possibilità (").

giudizio dei superiori partono dalla congregazione possono essere sciolti dai loro voti o dal Vescovo odinario d d a Casa Maestra owero dal Superiore generale.

«Per ragionevole

-

generale » corretto da «partono spontaneamente o dietro a pru- dente giudizio dei superiori sono licenziati dalia congregazione, col fatto medesimo s'inten- dono sciolu da' loro voti, ad eccezione che abbiano emessi i voti perpetui D.

La formula deriva parzialmente d d e Constitutiones Congregationis Sacerdotum saecu- larium Schblurum Charitatis, cp. 1, De Instituto et forma congregationis, 4, Venetus 1837, p. 17: «Haec autem vota, paupertatis nimirum, obedieotiae, et castitatis eousque obligare censentur, quousque alumni sive Clerici sive Laici in Congregatione permanserint.

Qui enim aut sponte discedunt, aut pmdenti Superiotum judicio a Congregatione dimittun- tur, eo ipso et sine nulla dispensatione praedictis votis exsolvuntur ».

Non è facile stabiure quando e come DB poté conoscere le Scholae Charitatis dei fratelli Cavanis, le cui esperienze educative, nonostante le Merenze di grado sociale (famiglia comitale, i Cavanis; contadino, DB), presentano sorprendenti &ti: catechismi, compagnia S. Luigi, oratori, collegi, congregazione di educatori..

.

I Cavanis ebbero tra i membri più ragguardevoli dell'istituto il piemontese Vittorio FrigioUni, la cui biografia fu pubblicata tra le LC di DB nel 1872. Erano inoltre in buone relazioni con un altro apostolo della gioventù, Ludovico Pavoni, le cui opere a Brescia erano ben note a DB.

(46) G la formula corretta del ms. 022 (1) riportata d a nota prec., da confrontare

con ciò che è detto sulla Accettazione (Q. 151, art. 4: « I voti saramo per due volte rin- novati di tre in tre anni. Dopo i sei anni ognuno è libero di continuarli di tre in tre anni, oppure farli perpetui, cioè di obbligarsi d'adempimento dei voti p r tutta la vita K.

(47) L'aggiunta è fatta sull'esemplare AS 022 (4), che porta la richiesta di revisione e approvazione all'arcivescovo Fransoni (MB 6, 631 s). I1 documento è senza data. Non si hanno nemmeno argomenti certi per asserire che si tratta dell'esemplare del <<Regolamento D

inviato a Lione. In base alla Cronaca di Don R&o sembra tuttavia da coiiocare nel 1860, prima dell'll giugno. L'aggiunta degli «esterni » sembra posteriore a questa data.

La lettera di risposta di mons. Fransoni, del 7 luglio 1860 (MB 6, p. 632s) è aWAS 126.2 Fransoni.

I1 termine ad quem non pub essere oltre i primi mesi del 1864, giacché degli esterni si parla nelle Osservazioni fatte d e Regole presentate a Roma.

La figura del «religioso nel secolo », che rispondeva a tempi in cui si sopprimevano le classiche forme di Ordini e Congregazioni religiose, si attestava in Francia e in Itdla in istituzioni vicine d o spirito di DB (come la Oeuvre de la Jeunesse di Marsiglia) o d a sua esperienza. DB dovette ispirarsi &ettamente agii Oblati di M. V. (alle cui Regole attinse), dei quali, insigne oblato «esterno » fu il tervo di Dio sacerdote Giambattista Rubino, della nilorra, fondatore della Compagnia S. Luigi per giovani aiia fine del sec.

XVIII e deile Suore Luigine. I1 Rubino fu accettato oralmente come oblato esterno nel 1831 e ufficiahente il 15 gennaio 1837. Morì 1'11 febbraio 1853. Cf. G. R. CURETTA, O.M.V., D. Giovanni Battista Rubino perla del Clero albese. Fondatore delle Suore Oblate di San Luigi Gonzaga, Alba 1961.

Da non dimenticare anche le suggestioni che potevano venire dalle Orsoline, che al- lora si rforganizzavano. Cf. P. GUERRINI, La rinascita e la diffusione della Compagnia ner tempi moderni in S. Angela Meriti e la Compagnia di S. Orsola nel IV Centenario della fondazione, Brescia 1936, p. 391 s; M,-V. Bosciia~, Les origines de PUnion Romaine des Ursulines jusqu'd sa Jondation 1900, Rame 1951, p. 172.

Quella di Don Bosco non era perciò propriamente una congregazione

Nel documento DON BOSCO (pagine 71-74)