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botto animo quod facere necesse est (1)

Anche Odonino cercava uomini ai Signori ed alle terre, cui G enova aveva già imposto quest’ obbligo, e il 7 marzo gli si comanda di rivolgersi altrove (2).

Ad ogni modo si sperava per la fine di marzo di essere pronti a levare le ancore; si avvisò quindi Tomaso Scipione Ceba di aspettare l’armata per il prossimo aprile in Sicilia, sotto pena deliavita; ma l ’o r d i n e l o stesso gior­

no venne cambiato: non in Sicilia, ma a Capo S. Angelo, a Milo ed isole vicine, ove si poteva trattenere con le sue tre navi ad offendere i nemici, aspettasse Pietro Spinola, capitano, con la sua flotta (3).

Era appena stata spedita questa seconda lettera per mezzo di Pietro Re, commissario di due galee, che venne la notizia della liberazio­

ne di Chio. Si fece allora sapere a quest’ultimo che andasse dal Ceba e con lui si desse ad inseguire il nemico; poi si portasse a Chio per istimo- lare gli abitanti ad armare le loro galee, tenendole pronte nel porto per il mese di maggio; di lì si sarebbe recato, sempre insieme al Ceba, al Capo S. Angelo per aspettare la flotta (4).

Intanto per la città si facevano processioni di ringraziamento a Dio, con suoni di campane e fuochi di gioia (5). Come era giusto, IMI marzo si comunicò al Visconti la lieta novella, mandandoglisi Ambrogio Serra, per accelerare l’invio di denari, rematori, verrettoni ed altre cose promesse (6).

Ma il 20 marzo si deve costatare che da Urbano di Sant’Aloisio a Savona e da O donino del Carretto uomini non arrivavano (7). 1 sindaci di Rimazoiro confessarono di non poterne mandare e il 21 si commuta loro quell’obbligo in un contributo di 200 lire (8). Il 24 si sollecita per questo invio Nicola da Foligno e il 29 Leone da Tagliacozzo (9)

II Visconti segue con entusiasmo la preparazione dell’impresa, ma sogna un accordo col Re d’Aragona. Genova però quando se lo vede proporre, lo scarta di nuovo e con sode ragioni; il Re ha da otto a dieci galee, armate

non completamente; si gloria di allestirne cinque in Sicilia, ma i sudditi della Repubblica, che bazzicavano in quei luoghi, non ne avevano sentito

(1) LitUrarum, Reg. 5, n. 512.

(2) LitUrarum, Reg. 5, n. 514.

(3) LitUrarum, Reg. 5, n. 517.

(4) LitUrarum, Reg. 5, n. 519.

(5) LitUrarum, Reg. 5, n. 523.

(6) LitUrarum, Reg. 5, n. 524.

(7) LitUrarum, Reg. 5, n. 539.

(8) LitUrarum, Reg. 5, n. 540.

(9) LitUrarum, Reg. 5, nn. 544 e 546.

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-parlare; essendo in guerra col Re di Castiglia, lo avrebbe spinto a collegarsi con i Veneti e i Fiorentini (1).

In mezzo a tante perplessità, si viene a sapere che chi aveva riportato vittoria a Chio contro Venezia erano i Turchi. Con essi la nuova amicizia da coltivare (2).

Ma il Visconti, come scriveva il Serra, proponendo quel nuovo ac­

cordo, voleva nascondere la sua impotenza ad aiutare l’impresa, non aven­

do soldi liquidi, e offriva la garanzia di alcuni paesi in Lombardia. Poteva accettare l’offerta Genova, quando era già debitrice a strozzini, che preten­

devano il venticinque per cento, e la somma che lui doveva dare era di 100.000 lire? Convenne rifiutare la garanzia (3) ed insistere per avere denari contanti, soggiungendo a lui il 9 aprile che non si voleva più perdere tempo; esser necessario conoscere se si poteva sperare un suo aiuto o senza di esso si dovesse spedire solo poche galee (4); e siccome il Serra, di ritorno, era già nella Valle Scrivia, PII lo si rimanda al Duca per avere una risposta definitiva (5).

Il 13 Raffaele da Voltaggio era andato da Pirro del Carretto per condurre personalmente

tam remiges quam socii

(6). Il 26 alla flotta viene preposto, come capitano, Pietro Spinola (7).

Il Visconti finalmente si piega. Al maestro delle entrate ducali si dom anda il 30 il resto delle lande e verrettoni (8). Delle 100.000 lire se ne condonano 2000, purché con queste si pagassero i conestabili che dove- van salire sulle navi, Diotisalvi e Nardo (9).

Il 17 maggio gli si domandano ancora 600 rematori (10). Pietra, Giustenice e Toirano, debitori di altre 207 lire e soldi 12, sulle 900 lire ad essi assegnate, sono pregati a passarli ad Antonio del Carretto, in paga­

mento di due galee da lui costruite (11). Il 19 si raccomanda al Podestà di Voltaggio di far lavorare dì e notte il ferro per le corazze dell’armata (12).

Ma tutti questi sforzi stanno per diventare inutili almeno per l’Oriente.

I Veneziani hanno già spostato il campo della loro azione.

(1) Litterarum, Reg. 5, n. 560. Cfr. anche Osio, Op. e Voi. citt., pagg. 70 e 71.

(2) Litterarum, Reg. 5, n. 561 (3) Litterarum, Reg. 5, n. 564 e 65.

(4) Litterarum, Reg. 5, n. 576.

(5) Litterarum, Reg. 5, n. 581.

(6) Litterarum, Reg. 5, n. 594.

(7) Litterarum, Reg. 5, n. 595 (8) Litterarum, Reg. 5, n. 597.

(9) Litterarum, Reg. 5, n. 598.

(10) Litterarum, Reg. 5, n. 618.

(11) Litterarum, Reg. 5, n. 619.

(12) Litterarum, Reg. 5, n. 621.

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A Cliiavari, prima del 7 aprile, si erano sentiti gli effetti della loro flotta, che si avvicinava, in una sollevazione armata; e non solo a Chiavari. Ma questa Genova vuol punire esemplarmente con l’incarcerazione dei colpevoli, preparando forze che soffochino altre velleità (1).

Il Signor di Piombino, che, isolato, poteva averne danno, ricorre per aiuto al Duca di Milano ed è raccomandato da lui PII maggio ad Alberico Balbiano e ad Erasmino Trivulzio (2).

Il 24 maggio si avvisa il podestà di Albenga, O ddone Spinola, ad avere buona intelligenza con Pirro e Galeotto del Carretto, a scrivere anche al Podestà della valle di Aroscia, per difendersi in una possibile incursione nemica, ad avvisare Genova con fumate di giorno e fuochi di notte. La stessa cosa si ordina lo stesso giorno ad Enrichetto d’Oria (3).

La flotta disponibile era stata mandata ad assediare Porto Pisano, ove erano le navi nemiche; ma partite queste e rimasto vuoto quel porto, si ordina al Capitano di lasciar ivi la nave di Nicola da Camogli o altra; con il resto, se i nemici si fossero ridotti oltre la Sicilia, andasse in quest’isola per aspet­

tarvi la nave di Galeotto Pinello e le altre galee che si andavano arm ando (4).

Ecco però che i nemici ritornano a Porto Pisano con 33 galee, infondendo timore che non procedessero ad infestare la Riviera Orientale, com e se ne avvisa il 30 maggio Martino de Costa, castellano a Portofino (5). Anzi per opporsi a questa possibile incursione si manda il 2 giugno a Leone da Taglia- cozzo a La Spezia Mario Imperiale (6) ed il 4 si ingiunge al Tagliacozzo di far segnali, con cui si potesse conoscere il succedersi degli eventi: un fuoco avrebbe indicato che niuna galea era in vista; altri fuochi, diversi da quello chiamato di sicurezza, dal loro numero avrebbero indicato quante galee erano in vista (7). A Benedetto Pinello, podestà di Sestri [Levante] si pro­

mettono 50 fanti, con quattro balestre grosse, sei casse di verrettoni e, potendosi, due bombarde (8). A Porto Maurizio, su cui incombeva la stessa minaccia, si destina come commissario il 7 giugno Guglielmo dei conti di Ventimiglia (9). Si domandano da Milano 200 fanti buoni per due mesi (10).

(1) LitUrarum, Reg. 5, n. 572.

(2) Oslo, Op. e Voi. citt, pag. 85.

(3) Litterarum, Reg. 5, nn. 634 e 35.

(4) LitUrarum, Reg. 5, n. 651.

(5) Litterarum, Reg. 5, n. 655.

(6) LitUrarum, Reg. 5, n. 661.

(7) LitUrarum, Reg. 5, n, 667.

(8) LitUrarum, Reg. 5, n. 670.

(9) LitUrarum, Reg. 5, nn. 673 e 874.

(10) LitUrarum, Reg. 5, n. 707.

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Q uesta prudente preparazione non era fuori di luogo, perchè ti ovan- dosi il primo luglio la flotta nemica a Porto Pisano, Battista Fregoso aveva convinto il popolo nella Valle di Castiglione a prendere le armi (1).

Fu necessario quindi ricorrere ad altri provvedimenti. A Porto Maurizio si vuole rafforzata la guarnigione con altri 25 uomini (2); a Sestri [Levante]

si manda come capitano Antonio Lercari (3); nella Valle Sturla, per tenei la fedele, si fan conoscere le promesse di aiuto fatte dal Duca di Milano (4); nuo­

vamente a Sestri si destinano 49 uomini della Valle di Aroscia; a Chiavari 20 di Novi e Serravalle, oltre gli SO che si era impegnato a mandarvi [Ada­

mo] marchese di Pietragrue (5).

Il 10 luglio, scrivendosi al capitano Pietro Spinola ci si dice lieti che nulla avesse fatto fino allora la flotta veneziana; ma si manda G e r o la m o Mai­

neri con 50 balestrieri a Bonifacio (6). Quando poi essa compare il 12 nel s e n o di Rapallo, si fanno avere a Chiavari i 20 balestrieri con B a r to lo m e o d e Mari e Battista Cicero (7).

A Moneglia e Sestri scoppia intanto la rivoluzione, che si cerca di

sopraffare con le forze di Leone da Tagliacozzo e con quelle del Commis­

sario del Piccinino (8). Tre navi si preparano per essere spedite colà, su cui si volevano balestrieri esperti del mare, ordinati a Varazze il 21 luglio (9).

Con esse dovevano cooperare il detto Commissario del Piccinino e il

Com une e gli uomini di Levanto (10).

Si temette anche per Genova, ove fu mandato dal Duca Nicolò de Terzi con pochi cavalli. Questi non vi restò molto, partendo per il M o n ferra to ,

scontento del soldo passatogli. Al nuovo allarme, richiamato, non vi volle più fare ritorno e fu necessario scrivere al Duca il 28 luglio, affinchè lo obbli­

gasse a presidiare la metropoli (11).

Se non che i fanti nemici sbarcati dalla flotta a Sestri e Moneglia ci si trovano a disagio per l’opposizione avuta dalle armi della Repubblica, a cui le navi avevano aggiunto altre truppe di sbarco. Furono obbligati a rimon­

tare sulle loro galee e ritirarsi. Il che, se fu cagione di letizia, lasciò anche

(1) Litterarum, Reg. 5, n. 708.

(2) Litterarum, Reg. 5, n. 709.

(3) Litterarum. Reg. 5, n. 712.

(4) Litterarum, Reg. 5, n. 716.

(5) Litterarum, Reg. 5, n. 719.

(6) Litterarum, Reg. 5, nn. 724 e 726.

(7) Litterarum, Reg. 5, n. 732.

(8) Litterarum, Reg. 5, nn. 448 e 39.

(9) Litterarum, Reg. 5, n. 751.

(10) Litterarum, Reg. 5, n. 754.

(11) Litterarum, Reg. 5, n. 761.

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-l’agio di procedere contro i ribelli con punizione esemplare (1), tanto me­

glio se si fosse potuto avere in mano i capi della rivolta: un Di Muzio, un De Sorba, un De Ingheto e gli altri; e a Borgonovo, che aveva ricettato i ribelli, si fosse fatto pagare il fio con la devastazione: per la Valle Sfuria il castigo si sarebbe riservato a tempi migliori (2). Anche i Signori Ravaschieri dove­

vano sentire gli effetti del castigo meritato (3).

Con la punizione dei ribelli andava di pari passo il plauso per quelli che nell’isola di Sestri avevano sgominato ad un tempo lo sforzo dei rivol­

tosi e quello delle truppe veneziane di sbarco. Il 21 agosto si vuol sapere il nome di quanti vi si erano distinti (4).

Ma la flotta nemica è sempre lì minacciosa e il 9 agosto, per questa sua presenza, non si può mandare a Giacomo di Appiano, Signor di Piom­

bino, l’aiuto dei fanti richiesti a Genova per mezzo di suoi legati (5). Vero è che essa si accorge di nulla poter fare, fomentando rivolte; deposto, quindi, il suo corpo di spedizione (6), si dà a correre i mari.

Con le sue 24 galee decide di andare a Marsiglia ed altri luoghi della Provenza e, passando dinanzi a Genova il 2 settembre, si ferma due ore alla vista del porto (7). Finalmente il 6 ottobre si ritira dal Mare Tirreno;

e sulle coste liguri può tornare la pace (8). Allora il movimento di sotto- missione dei paesi ribelli, constatato fin dal 25 agosto (9), si accentua. Il 7 ottobre agli altri si aggiungono i Ravaschieri (10); e lo stesso Tommaso Fregoso, accordatosi col Duca, con dispetto dell'Uffizio di Balìa, che avrebbe voluto questa facoltà riservata solo ai reggitori, concedeva attestati di ricon­

ciliazione, come aveva fatto per Giovanni Antonio Fieschi (11).

Nel frattempo Genova il 31 luglio riceveva i verrettoni promessi da Mila­

no e il 30 agosto mandava come capitano delle sue truppe combattenti in Lom­

bardia Gotifredo Spinola (12). NeH'Oriente Pietro Spinola e quei di Chio il 19 agosto erano comandati di dare ogni assistenza a Dorino Gattilusio, signore di Mitilene, che aveva aggiunto alla piccola flotta genovese la sua galea (13).

(1) LitUrarum, Reg. 5, nn. 762 e 633.

(2) LitUrarum, Reg. 5. n, 767.

(3) Litterarum, Reg. 5, n. 781.

(4) LitUrarum, Reg. 5, n. 804.

(5) LitUrarum, Reg. 5, n. 780.

(6) LitUrarum, Reg. 5, n. 790.

(7) LitUrarum, Reg, 5, n. 831 e 835.

(8) LitUrarum, Reg. 5, n. 886.

(9) Litterarum, Reg. 5, nn. 810 e 311.

(10) LitUrarum, Reg. 5, n. 877.

(11) LitUrarum, Reg. 5, n. 901.

(12) LitUrarum, Reg. 5, nn. 771 e 825.

(13) LitUrarum, Reg. 5, nn. 999 e 800.

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Ma il tempo del verno è vicino. Non si poteva temete, come sul finire dello scorso anno, una seconda incursione colà? Nell’incertezza, dovendosi mandar navi, chi ne avrebbe sostenuto la spesa? In fine come tenete in effi­

cienza tutta la flotta?

Questi problemi venivano posti al Duca di Milano 111 settembre, col progetto di mandare nel mar di Venezia due o tre galee, altre tre nelle colonie mediterranee, e per queste il 24 si proponeva a Pera e Chio di sopportarne la spesa fino ad aprile (1). Se non che, mentre per forza di cose si pensava al proseguimento della guerra, nelle aspirazioni degli animi dominava il pensiero di conseguire la pace.

(1) Litterarum, Reg. 5, nn. 839 e 866.

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CAPO III.