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Bronzistica antica ed esposizioni temporanee

III. ALLESTIMENTO MUSEALE DEI BRONZI ANTICH

3.6 Bronzistica antica ed esposizioni temporanee

Nel corso del presente lavoro si è fatto più volte riferimento a mostre ed esposizioni temporanee che hanno riguardato la bronzistica monumentale antica326.

Passiamo ora a vedere alcuni casi studio – presi tra i più rappresentativi – per evidenziare le loro relazioni con alcune delle problematiche già citate per ciò che riguarda l‟esposizione dei bronzi.

In virtù della loro natura temporanea e dunque transitoria, le mostre hanno talvolta presentato i bronzi antichi secondo modalità rimaste invece inedite nell‟ambito delle esposizioni permanenti, consentendo in alcuni casi di risolvere alcune problematiche proprie degli allestimenti in museo, soprattutto laddove questi sono ormai datati o storicizzati. E‟ questo ad esempio il caso della già ricordata mostra sul relitto di Anticitera – Antikythera Shipwreck – organizzata presso il Museo Archeologico Nazionale di Atene e che portava al ricongiungimento e all‟esposizione del noto contesto archeologico, altrimenti mai presentato nel suo insieme (cf. supra cap. 3.2, pp. 82-83). Ma la ricontestualizzazione dei bronzi non passa soltanto attraverso il ricongiungimento con materiali rinvenuti insieme ad essi, ma anche tramite la riproposizione nei loro luoghi d‟origine. A questa tipologia d‟esposizione fa riferimento la già ricordata mostra relativa al sito francese di Iuliobona – Lillebonne – grazie alla quale l‟Apollo conservato al Louvre fece ritorno in Normandia, a Rouen, vicino al luogo di rinvenimento in un esposizione totalmente dedicata all‟antico sito romano. Allo stesso tipo di esposizione va inoltre ricondotta la mostra Minervae Signum, tesori di Arezzo (maggio-ottobre 2017, Palazzo della Fraternità Laica, Piazza Grande, Arezzo) con la quale, seppur per un breve periodo, la statua di Minerva del Museo Archeologico Nazionale di Firenze è tornata nel luogo dove fu scoperta nel XVI secolo327. Allo stesso modo, l‟evento che ha portato tra il marzo e l„aprile 2017 la Chimera dalle sale del MAF alla Sala Leone X di Palazzo Vecchio, ancora a Firenze, ha permesso non di riallacciare un rapporto tra opera e luogo di rinvenimento (Arezzo), ma tra l‟oggetto e quel salone dove all'epoca di Cosimo I fu esposta per la prima volta, rievocando in questo modo una prima fase della storia espositiva del bronzo che

326 Eventi espositivi quali le esposizioni universali non saranno qui trattate in quanto non propriamente

mostre. All‟Expo di Milano e a quella di Aichi si è già fatto più volte riferimento nel corso del presente lavoro; si ricorderà soltanto come questi eventi non si delineassero come momenti di conoscenza sulla statuaria artistica in bronzo quanto piuttosto delle occasioni nelle quali fare un uso esclusivamente strumentale, iconico oltre che politico, di questa classe di manufatti; eventi nei quali le statue erano innalzate a immagini simboliche del Bello nel suo valore assoluto.

327

www.comune.arezzo.it/ufficio-stampa/archivio-comunicati/2017/comunicati-stampa/percorso-espositivo- dei-tesori-di-arezzo-e-minerva-in-mostra.

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l‟allestimento permanente del Museo Archeologico Nazionale di Firenze ha del tutto disatteso328.

328 La mostra, della durata di un mese (27 marzo-28 aprile 2017) era contestualizzata nell‟evento del G7 della

cultura. Insieme alla Chimera di Arezzo era esposta una lettera inviata da Lorenzo de‟Medici a Baccio Bandinelli negli anni Cinquanta del XVI secolo nella quale era tratteggiata la figura del bronzo e un busto bronzeo dello stesso Bandinelli rappresentante Cosimo I. I tre pezzi esposti costituivano in questo modo gli elementi per una narrazione sui primi anni della Chimera a Firenze.

Fig. 82 Rouen, Musée des antiquités, l‟Apollo di Lillebonne esposto in una mostra

dedicata al suo contesto di rinvenimento, 2015 (da giornaledell‟arte.it).

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Spesso le opere, e ciò è valido non solo per i bronzi, sono state oggetto d‟esposizione anche in mostre monotematiche dedicate a un unico artista o argomento. Nel 2007 al Louvre di Parigi si è svolta Praxiteles, mostra incentrata sull‟artista greco e per la quale fu fatto arrivare anche il bronzo del Satiro di Mazara, opera che successivamente fu protagonista di un‟altra esposizione a Londra dedicata esclusivamente al materiale: Bronze (15 settembre-9 dicembre 2012, Royal Academy of Arts)329.

Se l‟esposizione Bronze era dedicata a un singolo materiale – il bronzo appunto – utilizzato attraverso i secoli e le culture di tutto il mondo, dall‟antichità classica, all‟oriente fino alla contemporaneità, la più recente mostra Potere e Pathos (prima edizione 14 marzo-21 giugno 2015, Palazzo Strozzi, Firenze), realizzata grazie alla collaborazione tra musei europei e americani quali il J.P Getty Museum di Los Angeles, ha rappresentato invece un‟occasione unica per osservare contemporaneamente una grande quantità di opere in bronzo – oltre cinquanta – datate all‟età ellenistica, dal IV secolo a.C. al I secolo d.C. e provenienti da trentaquattro musei di tredici paesi diversi330.

329 Nella mostra su Prassitele dovevano essere esposti anche l‟Apollo Sauròktonos di Cleveland e l‟Efebo di

Maratona del National Archaeological Museum di Atene, tuttavia entrambi i bronzi videro negato il loro

prestito. Per la mostra Bronze, dove è stata esposta tra i tanti bronzi anche la Chimera di Arezzo, cf. EKSERDJIAN 2012.

330 DAEHNER, LAPATIN 2015.

Fig. 84 Londra, Royal Academy of Arts, Il Satiro di Mazara esposto

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Quest‟ultima esposizione ha rappresentato un importante momento, sia per la ricerca scientifica in sé sia per gli aspetti legati alla musealizzazione di questa classe di materiali. Con Potere e Pathos, come già detto, si aveva l‟opportunità di fruire allo stesso tempo di un gran numero di sculture in bronzo, mettendo fine, almeno temporaneamente, a quell‟isolamento che solitamente caratterizza le opere nei loro musei originari, i quali raramente ne conservano un rilevante nucleo. Potere e Pathos ricostruiva dunque attraverso l‟esposizione dei bronzi quell‟ambiente culturale nel quale questi furono creati, sia esterno che interno al mondo greco o ellenizzato, consentendo per la prima volta di effettuare comparazioni stilistiche tra produzioni di diverse botteghe, nonché di cogliere quelle relazioni che legavano le opere in antico e che non avrebbero potuto emergere se non da un confronto diretto.

La mostra invitava a riflettere altresì su importanti tematiche relative alla natura dell‟opera d‟arte in bronzo quali l‟originalità e la riproducibilità, che proprio per la sua estrema rarità sono difficilmente affrontabili all‟interno dei musei. L‟idea della “mancanza” così come il tema della riproducibilità dell‟opera erano evocate rispettivamente da un basamento vuoto recante il nome di Lisippo – emblema delle nostre lacune e delle nostre incertezze sull‟autorialità dell‟opera in bronzo – e da copie in marmo esposte accanto ai loro omologhi in metallo (i loro originali?). Tematiche analoghe sono state affrontate anche da un‟altra importante mostra svoltasi nello stesso periodo a Milano, Serial Classic (9

Fig. 85 Firenze, Palazzo Vecchio, La Chimera esposta nella Sala Leone X in

occasione del G7 della cultura, 2017

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maggio- 24 agosto 2015, Fondazione Prada)331. Quest‟esposizione, oltre che far riflettere sulle relazioni tra originale e copia già in antico, sperimentava nuovi modi di presentare la statuaria antica sia in pietra che in metallo332.

Molte delle esposizioni a cui si è fatto ora riferimento si sono caratterizzate per la riproposizione di ambienti di mostra estremamente suggestivi, con sale buie e punti di luce ad evidenziare le statue in bronzo, secondo quelle caratteristiche che abbiamo visto essere proprie già di alcuni musei e che molto frequentemente vediamo riproposte nelle esposizioni temporanee più in generale (sale scure, ambienti suggestivi, luci focalizzate sulle opere). Da queste caratteristiche si differenzia la mostra della Chimera nella Sala Leone X di Palazzo Vecchio e la stessa Serial Classic; entrambe, seppur di concezione del tutto differente, fanno un uso diverso della luce artificiale e intrattengono una relazione particolare con il loro contesto architettonico. Nell‟esposizione a Palazzo Vecchio, la

Chimera era illuminata per lo più dalla luce naturale e si inseriva in uno spazio fortemente

caratterizzato dalla natura storica dell‟ambiente e dal suo indubbio valore artistico, in un‟esposizione che esplicitamente rimandava al gusto rinascimentale proprio dell‟epoca in cui il bronzo era abitualmente conservato nella sala Leone X. Anche i bronzi esposti nell‟occasione di Serial Classic si trovavano all‟interno di un ambiente estremamente luminoso nel quale parte della luce filtrava dalle grandi pannellature vetrate dell‟edificio della Fondazione Prada di Milano, ora però in un contesto architettonico contemporaneo.

331

ANGUISSOLA, SETTIS 2015.

332 Queste le parole di Salvatore Settis, co-curatore insieme ad Anna Anguissola della mostra: “Lo scopo di

queste due mostre [contemporaneamente a Venezia si svolgeva l‟esposizione gemella Portable Classic], infatti, è anche quello di vedere come il contemporaneo può essere innescato dall‟antico e che cosa all‟antico può dare un allestimento di un grande architetto come Koolhaas.”, 332

https://www.artslife.com/2015/08/17/serial-e-portable-classic-salvatore-settis-ci-racconta-le-sue-mostre- gemelle/.

Fig. 86 Firenze, Palazzo

Strozzi, la mostra Potere e

Pathos, 2015 (da lanazione.it).

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Particolarità della mostra Serial Classic, come già ricordato, era anche il rapporto che si instaurava tra l‟opera antica e l‟architettura contemporanea dell‟edificio della Fondazione e dell‟allestimento realizzato dall‟architetto olandese Rem Koolhas, un dialogo tra classico e moderno che non può essere innescato ovunque e che raramente troviamo messo in atto nelle esposizioni permanenti333. Koolhas nel suo allestimento eliminava alcuni degli elementi considerati imprescindibili per l‟esposizione delle statue antiche – e dunque anche dei bronzi – quali i basamenti. Il piedistallo, ora utilizzato soltanto per presentare l‟originale mancante – come visto anche per Potere e Pathos – era sostituito da una bassa pedana a forma di passerella; e ciò ha rappresentato solo uno dei tanti accorgimenti messi in atto da Koolhaas per superare i molti stilemi ormai stereotipati sull‟esposizione dell‟opera antica334

.

I bronzi presentati in Serial Classic fanno riflettere sul tema della copia e della riproducibilità, e tra questi si contano sia “originali” antichi che copie moderne e contemporanee di opere i cui prototipi in metallo sono oggi perduti. I primi sono rappresentati dai due corridori dalla Villa dei Papiri di Ercolano, le seconde dal Bronzo A di Vinzentz Brinckmann – copia filologicamente integrata di uno dei guerrieri di Riace – dal Doriforo – opera ottocentesca di Georg Römer per l‟occasione esposta insieme ad altre copie in pietra, ora antiche, dello stesso noto soggetto – nonché dal gesso rivestito in foglia d‟oro rappresentante l‟Apollo Kassel nella sua presunta originaria veste policroma.

333 In questo senso si può instaurare un confronto con l‟allestimento permanente del Giardino Romano ai

Musei Capitolini curato da Carlo Aymonino e la pedana del Marco Aurelio realizzata da Francesco Stefanori.

334

Nell‟allestimento di Serial Classic il piedistallo vuoto esponeva i riassunti delle fonti letterarie antiche sugli originali oggi andati perduti, SETTIS 2015, p. 276.

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Le esperienze di esposizioni temporanee, in conclusione, hanno frequentemente consentito di fruire dell‟opera in bronzo secondo modalità diverse da quelle solitamente imposte dai musei. Come si è visto, le mostre consentono di ricondurre l‟opera in bronzo all‟interno di contesti storico-culturali più ampi, rappresentati sia da quei luoghi che hanno rivestito una certa importanza per l‟opera – siano questi gli spazi dove fu esposta in antico, quelli dove fu scoperta o ancora quelli della prima musealizzazione – sia da altre opere – in bronzo o marmo – che presentano tra loro caratteristiche o storie comuni. Sono questi legami che, a causa della composizione naturalmente diversificata delle collezioni – le quali possono possedere poche opere in bronzo o poche statue associabili a queste – difficilmente riescono ad emergere all‟interno di un museo permanente; la mostra pone dunque fine, almeno per un breve periodo, a quell‟isolamento che molto frequentemente caratterizza la statuaria antica in bronzo nei suoi istituti d‟origine.

Fig. 88 Milano, Fondazione Prada, la mostra Serial Classic. In primo piano la copia del Bronzo A di

Brinckmann, dietro il Doriforo di Römer accanto al Doriforo dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, 2015 (da fondazioneprada.org).

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IV.

LA

MUSEALIZZAZIONE

DELL’OPERA

IN BRONZO,