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Il burden sharing regionale

CAPITOLO 4 : IL GOVERNO DEL SISTEMA ENERGETICO TRA ESIGENZE LOCALI ED OBIETTIVI NAZIONALI

4.1 Il ruolo delle Regioni nel governo del sistema energetico

4.4.4 Il burden sharing regionale

Con questa ultima tavola viene indicata una ipotesi relativa alle quote di attribuzione dell’obiettivo nazionale per ogni singola Regione. La diminuzione in termini di tonnellate di CO2 assegnata alla Regione viene poi espressa in percentuale sull’anno base, nel nostro caso il 2003. Tale percentuale sta ad indicare che lo Stato, in base alla metodologia adottata anche in considerazione degli strumenti già in atto, si aspetta che la Regione diminuisca di un determinato quantitativo le sue emissioni. Come ricordato nei paragrafi iniziali, la quantificazione e l’elaborazione di un burden sharing regionale deve porsi innanzitutto l’obiettivo di rappresentare uno strumento di monitoraggio delle politiche e misure di riduzione delle emissioni di CO2 emanate a livello centrale. Ovvero dal momento che viene identificato uno strumento e stanziate delle risorse è legittimo attendere e prevedere determinate ricadute a livello regionale. Uno scostamento significativo delle emissioni effettive regionali dai valori identificati di burden sharing permetterebbe una più efficace identificazione delle dinamiche che non hanno permesso il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Il burden sharing deve pertanto essere innanzitutto considerato strumento efficiente di monitoraggio senza ulteriori implicazioni a livello politico di competenze Stato Regioni. Al contrario, nell’eventualità che lo Stato decidesse di attribuire alle Regioni maggiori competenze e responsabilità in materia di politica di riduzione delle emissioni di CO2, il burden sharing da strumento di monitoraggio diventerebbe vero e proprio strumento di divisione ed attribuzione degli oneri. In questo caso sarà a discrezione della Regione prediligere un settore ad un altro.

Il Rispetto del burden sharing non si ha infatti sulla singola misura ma sull’obiettivo percentuale di riduzione complessiva.

L’adozione di metodologie della divisione dell’obbligo che nella gran parte si sono basate su un uguale impatto delle politiche e misure introdotte a livello nazionale sulle Regioni ha determinato una diminuzione delle emissioni rispetto all’anno base in maniera abbastanza

34 simile per Regione con abbattimenti delle emissioni compresi tra il 6,9% del Trentino e i 14,6%

del Lazio (figura 4.5).

Figura 4.5 - Obiettivo di riduzione complessivo dei settori e percentuale di riduzione sulle emissioni dell’anno base. CIPE 2002

-10,7%

-14,6%

-10,5%

-8,5%

-8,0%

-8,9%

-8,9%

-9,3%

-8,3%

-11,0%

-8,8%

-8,2%

-8,1%

-8,3%

-8,4%

-6,9%

-7,5%

-10,1%

-7,8%

-7,5%

-4500 -4000 -3500 -3000 -2500 -2000 -1500 -1000 -500 0

Lombardia Lazio

Emilia-Romagna Veneto

Piemonte Toscana Campania Puglia Sicilia Liguria Marche Sardegna Abruzzo

Friuli-Venezia Giulia Calabria

Trentino-Alto Adige Umbria

Valle d'Aosta Basilicata Molise trasporti terziario residenziale

35 Figura 4.6 - Obiettivo di riduzione complessivo dei settori e percentuale di riduzione sulle emissioni del anno base. Scenario alternativo

-40,1%

-9000 -8000 -7000 -6000 -5000 -4000 -3000 -2000 -1000 0

Lombardia

La ripartizione degli obiettivi con metodologie che accentuino le diverse potenzialità delle Regioni, determinano evidentemente target maggiormente differenziati: dalla Sardegna con un obiettivo del 12,5% alla Lombardia con il 40,2% (figura 4.6). Il risultato è fortemente accentuato dalla concentrazione di politiche finalizzate alla riduzione del traffico attraverso trasporti collettivi da realizzare in zone a maggiore densità abitativa e dall’assegnazione di maggiore oneri di riduzione dei consumi energetici civili per le ragioni con il livello più elevato di gradi giorno.

La figura 4.7 serve da verifica della metodologia adottata in termini di emissione media per Regione. I valori riportano lo scarto dalla media nazionale di emissione per i settori trasporti e civile nel 2003, nella realizzazione di un burden sharing su obiettivi quantitativi da delibera CIPE e nel caso di scenario alternativo. In entrambi i casi la metodologia adottata sembra permettere una progressiva convergenza verso i valori medi nazionali di emissione pur mantenendo una differenziazione regionale in relazione ai consumi 2003.

36 Figura 4.7 - Scarto dalla media nazionale delle emissioni pro capite regionali nei tre scenari

-44%

scostamento da media 2003 scostamento da media CIPE scostamento da media scenario alternativo

È evidente che una simile suddivisione degli obiettivi non può essere impostata a livello regionale ma deve essere elaborata a livello centrale. La metodologia di divisione degli oneri può essere sviluppata in base ad infiniti indicatori, pertanto è necessaria un coordinamento centrale accompagnato da una condivisione della metodologia scelta a livello regionale. Le metodologie esposte nei paragrafi precedenti servono infatti solo da esempio per svolgere logicamente il testo e mostrare l’utilità ad adottare un metodologia che rifletta gli strumenti in atto e le ipotesi di policy, ma non hanno alcun valore quantitativo.

Infine gli obiettivi identificati possono essere posti come indicativi per le Regioni, ed in questo caso servirebbero a predisporre dei piani energetici regionali la cui somma coinciderebbe con il totale nazionale o potrebbero essere introdotti in maniera vincolante, anche stabilendo un meccanismo sanzionatorio o di compensazione per le Regioni non ottemperanti o in maggiore difficoltà. In questo secondo caso sarà tuttavia necessario che lo Stato trasferisca alle Regioni anche la possibilità di adottare strumenti per il raggiungimento degli obiettivi, in particolare in materia fiscale. Al crescere delle responsabilità energetico ambientali, infatti, non potrà non coincidere la crescita in termini di maggiore autonomia regionale per perseguire gli obiettivi.

37 4.4.5 Consumi elettrici e generazione da fonti rinnovabili

Per quanto riguarda il settore elettrico la contabilizzazione dei consumi e delle emissioni sono imputate al settore della generazione elettrica ed in quanto tale già regolate dal meccanismo di ET. Tuttavia abbiamo visto come il meccanismo di ET sia in grado di ridurre le emissioni dei settori industriali solo per il 17% dell’onere totale quale distanza dall’obiettivo nel 2005.

L’introduzione di target regionali di incremento dell’efficienza energetica e di promozione delle energie rinnovabili per quanto sovrapposte al meccanismo di ET troverebbero comunque una loro valida introduzione, sia per rendere più efficiente il riconoscimento delle concessioni sia per permettere l’introduzione di nuove politiche. A tale proposito è possibile prevedere l’introduzione di un burden sharing anche in relazione agli obiettivi nazionali di produzione delle energie rinnovabili. La direttiva europea 77/2001 prevede che gli obiettivi siano calcolati come contributo percentuale in relazione al consumo interno lordo di un paese, tale impostazione rappresenta un principio ideale di trasferimento degli oneri alle Regioni. Per raggiungere l’obiettivo di sviluppo percentuale delle rinnovabili infatti non solo è possibile intervenire sulla realizzazione di nuovi impianti ma anche in termini di efficienza negli usi elettrici dal momento che l’obiettivo è calcolato in valore percentuale sul consumo interno lordo ovvero la produzione e saldo import export. L’identificazione di un obiettivo regionale diventa pertanto doppiamente utile se non indispensabile, sia per rendere le Regioni maggiormente dinamiche nella promozione degli impianti rinnovabili, sostanzialmente con una semplificazione degli iter autorizzativi, sia nel renderle determinate in politiche di promozione dell’efficienza negli usi elettrici. La sola introduzione di target regionali sui consumi energetici diretti rischierebbe infatti di sostituire i consumi energetici con consumi elettrici, spesso determinando un peggioramento dell’efficienza energetica complessiva. Per quanto i prezzi dell’energia elettrica assorbono il costo del CO2 per effetto dell’ET è infatti alquanto probabile che il consumatore non ne sia consapevole e a fronte di politiche regionali di riduzione dei consumi energetici primari rischi di spostare i propri consumi su approvvigionamenti elettrici.

Nella figura 4.8 viene presentato il contributo percentuale della generazione rinnovabile sul CIL regionale e il contributo addizionale, sempre in termini percentuali del CIL qualora venissero realizzati gli impianti ad oggi qualificati in progetto presso il GSE.

Per una spartizione ulteriore degli obiettivi andrebbe sviluppata un’analisi dei potenziali teorici del contributo alle fonti rinnovabili in relazione a diversi indicatori, ventosità, risorse idriche sfruttabili, disponibilità di territorio da destinare a coltivazioni energetiche, risorse geotermiche per produzione elettrica, irradiazione solare.

Figura 4.8 - Contributo regionale al CIL e potenzialità dei nuovi impianti ad oggi qualificati (%)

0%

Contributo attuale Contributo ad impianti iafr realizzati

38 Considerato il forte ritardo nazionale nel perseguimento degli obiettivi comunitari è possibile ipotizzare un sistema che premi le Regioni nella promozione delle rinnovabili e nel conseguimento di risparmi elettrici. Un possibile schema di incentivazione potrebbe infatti prevedere che le Regioni possano sottrarre dai target di riduzione loro assegnati le quote di rinnovabili prodotte in eccesso al target di sviluppo delle rinnovabili attribuito. Il risparmio di CO2 andrebbe calcolato in base alla media delle emissioni di gas da produzione termoelettrica nazionale.

Una simile competizione tra i diversi obiettivi potrebbe inoltre essere individuato per le tecnologie di piccola scala, ad esempio impianti di generazione sotto i 100kW che non trovano una collocazione nei sistemi d’incentivazione nazionale e che evidentemente vedrebbero una più facile realizzazione a fronte di un impegno regionale. I benefici in termini energetico ambientali derivati dalla realizzazione di questi impianti, pur determinando un doppio conteggio in termini di emissioni e dunque una riduzione degli obiettivi nazionali, potrebbero essere accreditati alla Regione in riduzione dei target individuati (figura 4.9).

Figura 4.9 - Contributo della generazione rinnovabile al raggiungimento dei target regionali

0 1000 2000 3000 4000 5000 6000

7000 Quota di generazione da

impianti di microproduzione

Quota di generazione rinnovabile eccedente l'obiettivo regionale Obiettivo regionale di sviluppo rinnovabili

Obiettivo di riduzione delle emissioni da consumi diretti