• Non ci sono risultati.

Settori civile e trasporti: dati e scenari di riduzione delle emissioni

CAPITOLO 4 : IL GOVERNO DEL SISTEMA ENERGETICO TRA ESIGENZE LOCALI ED OBIETTIVI NAZIONALI

4.1 Il ruolo delle Regioni nel governo del sistema energetico

4.4.3 Settori civile e trasporti: dati e scenari di riduzione delle emissioni

Nei settori civile e trasporti, al contrario dei settori industriali, non esistono strumenti di regolazione nazionale finalizzati ad un obiettivo quantitativo di riduzione pur essendo presenti politiche e misure intenzionate a promuovere la riduzione delle emissioni. In relazione a questi settori, dunque, che viene ricercato un possibile metodo di divisione del target a livello regionale. A partire dalla indicazione delle riduzioni per settore attesa a livello nazionale come esposto nella delibera CIPE 2002, vengono riportate e quantificate, per quanto possibile, le

23 politiche e le misure della delibera CIPE 2002 al fine di stabilire riferimenti quantitativi in base ai quali attribuire degli obiettivi regionali di riduzione. Segue quindi la proposta di uno scenario “alternativo” attraverso cui conseguire risultati di abbattimento più in linea con l’andamento delle emissioni al 2005. Lo scenario adotta la metodologia del PNA2 dove, in conformità alle indicazioni fornite dalla linee guida della Commissione Europea, viene identificato per il meccanismo di ET un obiettivo di riduzione pari al peso percentuale dei settori sul totale del gap nazionale per il rispetto del protocollo di Kyoto.

Rispetto al livello di emissioni riscontrato nel 2005, di 94Mt superiore al target nazionale di CO2 al 2008-2012, il documento di consultazione del PNA2, per conseguire gli obiettivi di Kyoto con la metodologia di cui si è detto, chiedeva, ai settori industriali compresi in direttiva una riduzione di circa 34 Mt pari al peso percentuale dei settori rispetto alle 94Mt eccedenti. Va tuttavia notato a questo proposito, che la revisione del documento di consultazione, ancora in fase di approvazione, ha determinato una riduzione degli obiettivi di riduzione assegnati ai settori compresi nella direttiva a circa 22 Mt determinando un gap di 12 Mt che andranno recuperati con altre politiche e misure (non si è però ritenuto opportuno nello scenario alternativo scaricare sui settori civile e trasporti il deficit rispetto al target di Kyoto).

Tabella 4.10 - Riferimento target di riduzione delibera CIPE 2002 (MtCO2)

Settori Emissioni 2003

(fonte ENEA) Potenziali ulteriori

misure Stima possibile obiettivo

CIPE 2002 CIPE: Emissioni massime 2008-2012 (corrette)

Trasporti 126 -10 116 128

Civile 78 -10 68 72

Fonte: elaborazione su dati di origine varia

Nella tabella 4.10 vengono riportati dati relativi a:

- le emissioni del 2003, scelto come anno base per i due settori oggetto dell’analisi;

- una quantificazione approssimativa per settore, di ulteriori politiche e misure di riduzione di CO2 elencate dalla delibera CIPE. Ricordiamo infatti che la delibera indicava solamente possibili misure limitandosi ad identificare i valori massimi di emissione come riportati nella seconda colonna;

- la stima conseguente di emissioni attese per settore in applicazione delle misure della terza colonna;

- il confronto rispetto alle emissioni massime attese nel periodo 2008-2012 come da delibera CIPE 2002 corrette per risultare comparabili con le emissioni del 2003. In particolare la delibera CIPE riporta tutti i gas serra mentre in questa analisi si considera solo la CO2 e assume una diversa contabilizzazione delle emissioni da settore civile.

Tabella 4.11 - Riferimento target di riduzione in un possibile scenario alternativo (MtCO2)

Settori Emissioni 2003

(dati ENEA) Peso settore Mt da ridurre Alternativo

Trasporti 126 26% -20 104

Civile 78 16% -13 65

Altri settori 282 58% 237

Totale Italia 486 406

Fonte: elaborazione su dati di origine varia

Nella tabella 4.11 vengono riportati dati relativi a:

- le emissioni dell’anno 2003, come anno base per i due settori oggetto dell’analisi;

- il peso dei settori identificati rispetto alle emissioni totali del 2003;

- la quantificazione delle emissioni da ridurre applicando il peso settoriale al gap tra emissioni 2003 e obiettivo nazionale al 2008-2012;

- le emissioni settoriali conseguenti allo scenario alternativo e il target nazionale di Kyoto al 2008-2012.

24 Settore trasporti – i dati di consumo

La tabella 4.12 riporta gli andamenti dei consumi nel settore dei trasporti nelle Regioni nel confronto 1990-2003. I consumi del settore trasporti sono incrementati di oltre il 27% con un conseguente e proporzionale incremento delle emissioni di CO2.

Tabella 4.12 - Consumi energetici di benzina e gasolio per Regione del settore trasporti. Anni 1990-2003 (ktep)

1990 2003 variazione 1990-2003 Piemonte 2270 2681 18,10%

Valle D'Aosta 152 163 7,20%

Lombardia 4934 6152 24,70%

Trentino A.A. 640 826 29,10%

Veneto 2471 3138 27,00%

Friuli V. Giulia 578 805 39,30%

Liguria 957 961 0,40%

Emilia Romagna 2629 3487 32,60%

Toscana 2111 2611 23,70%

Umbria 499 664 33,10%

Marche 824 1128 36,90%

Lazio 3227 4130 28,00%

Abruzzo 657 974 48,20%

Molise 174 170 -2,30%

Campania 2115 2710 28,10%

Puglia 1697 2190 29,10%

Basilicata 264 294 11,40%

Calabria 792 976 23,20%

Sicilia 1908 2514 31,80%

Sardegna 725 1040 43,40%

Totale Italia 29624 37614 27,00%

Italia nord -ovest 8313 9957 19,80%

Italia nord-est 6318 8256 30,70%

Italia centrale 6661 8533 28,10%

Italia meridionale 8332 10868 30,40%

Fonte: elaborazione su dati di origine varia

Il settore dei trasporti risulta, al pari della generazione elettrica, il settore maggiormente responsabile di emissioni di gas climalteranti nel nostro Paese. Gli incrementi appaiono distribuiti su tutto il territorio nazionale senza apparente relazione a dinamiche comuni. La figura 4.2 mostra l’incremento dei consumi nelle diverse Regioni italiane. Come si può osservare anche per aree geografiche, gli incrementi dei consumi dei trasporti risultano sostanzialmente distribuiti su tutto il territorio nazionale con l’unica eccezione del comparto nord-ovest che cresce meno della media nazionale e degli altri insiemi regionali.

25 Figura 4.2 - Incremento dei consumi di benzina e gasolio Regioni. Anni 1990-2003 (%)

-10%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

Molise Liguria Valle D'Aosta Basilicata Piemonte Italian nord occidentale Calabria Toscana Lombardia Totale Italia Veneto Lazio Italia centrale Campania Puglia Trentino A.A. Italia meridionale Italia nord orientale Sicilia Emilia Romagna Umbria Marche Friuli V. Giulia Sardegna Abruzzo

Fonte: elaborazione su dati di origine varia

Le correlazioni tra consumi energetici per i trasporti e PIL o reddito pro capite, risultano poco significative a livello nazionale anche se nel caso dell’Italia meridionale la ridotta attività economica si traduce in una minore richiesta di mobilità. Anche l’indicatore di consumo pro capite di benzina e gasolio non serve a spiegare le differenze regionali (figura 4.3). Le Regioni del centro e del nord-est, in particolare, hanno incrementato i consumi di combustibile destinato ai trasporti pur mostrando consumi pro capite sensibilmente superiori sia alla media nazionale che al confronto con le Regioni nord occidentali dove, in particolare in Liguria e Lombardia si può ipotizzare come la concentrazione abitativa abbia saturato la possibilità di un incremento della mobilità privata sperimentata in altre Regioni del nord Italia.

Figura 4.3 - Consumo pro capite di benzina e gasolio nelle Regioni italiane. Anno 2003 (ktep)

0 200 400 600 800 1000 1200 1400

Campania Calabria Basilicata Sicilia Italia meridionale Molise Puglia Liguria Piemonte Sardegna ITALIA Italian nord occidentale Lombardia Veneto Friuli Venezia Giulia Toscana Marche Italia nord orientale Abruzzi Italia centrale Umbria Lazio Emilia Romagna Trentino Alto Adige Valle d'Aosta

Fonte: elaborazione su dati di origine varia

26 Emissioni nel settore trasporti: un possibile metodo di divisione degli oneri di riduzione

Nella delibera CIPE 2002, che rappresenta l’ultimo documento programmatico completo per la strategia nazionale verso Kyoto, come stimato in tabella 4.7, al settore trasporti veniva assegnato un potenziale ulteriore obiettivo di riduzione di 10 Mt da raggiungere sia attraverso misure di trasporto collettivo (circa 1/3) sia attraverso una progressiva penetrazione di automobili meno inquinanti che grazie maggior contributo dei biocombustibili.

La metodologia scelta per avanzare una proposta di ripartizione degli oneri è determinata dagli strumenti e dagli obiettivi nazionali già in atto. In particolare la sostituzione del 5% di gasolio con biocombustibili dovrebbe determinare una pari riduzione percentuale delle emissioni di CO2 su tutto il territorio nazionale, altrettanto, la progressiva sostituzione del parco macchine con vetture a maggiore efficienza può essere considerato una politica con una pari ricaduta a livello regionale. La somma degli obiettivi di riduzione di questi due strumenti di riduzione delle emissioni del settore trasporti, emanate a livello centrale, è stimata ammontare a 7 Mt. In considerazione dello strumento si decide di distribuire gli oneri di riduzione in base al peso percentuale delle emissioni regionale sul totale del settore trasporti per le 7Mt di obiettivo. La prima colonna della tabella 4.8 riporta i risultati. Al contrario per 3Mt si identifica come strumento un maggiore ricorso al trasporto pubblico. In questo caso l’obiettivo è distribuito a livello regionale correggendo gli attuali consumi pro capita in relazione alla densità abitativa regionale.

Tabella 4.8 - Obiettivi di riduzione. Anno base 2003 (ktCO2)

Regioni

Friuli V. Giulia -132 - -132

Liguria -162 - -162 Fonte: elaborazione su dati di origine varia

La scelta di fare pesare maggiormente il target alle sole Regioni più densamente popolate è evidentemente giustificato dai maggiori potenziali di riduzione in relazione alla concentrazione abitativa. La densità di popolazione, in questo caso, integra il principio di suddivisione egualitaria dell’onere. È stato infatti attribuito circa un terzo dell’obiettivo alle Regioni a maggiore densità di popolazione dal momento che qui si possono adottare politiche più efficienti di riduzione del traffico grazie ad un più facile ed economico ricorso ai mezzi di trasporto collettivo. Inoltre le risorse destinate a tali Regioni permettono il contestuale

27 miglioramento di altri indicatori ambientali determinando una migliore allocazione delle risorse destinate all’abbattimento delle emissioni di CO2. Proprio in considerazione a quest’ultimo aspetto è importante sia per un problema di consenso da parte dell’opinione pubblica, che di efficacia delle politiche e di efficienza di impiego delle risorse, integrare le politiche e misure ambientali mirate all’abbattimento degli inquinanti con ricaduta locale (NOX, SO2, polveri sottili) con gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2.

La tabella 4.9 riporta una divisione dell’onere in base ai valori suggeriti nel secondo scenario;

in questo caso si ipotizza una divisione degli oneri in base al primo principio per 10 Mt ed un contributo dell’estensione al trasporto pubblico per ulteriori 10Mt.

Tabella 4.9 - Obiettivi di riduzione. Anno base 2003 (ktCO2)

Regioni

Friuli V. Giulia -189 0 -189

Liguria -232 0 -232 Fonte: elaborazione su dati di origine varia

Consumi civili: i dati

I consumi civili intesi come somma di consumi domestici e terziario nel periodo 1990-2003 sono incrementati del 24% su scala nazionale e secondo una distribuzione regionale come riportato nella tabella 4.10.

All’interno del settore civile i consumi del terziario e del residenziale mostrano dinamiche differenti massimamente legate alla crescita economica del terziario nel primo caso e a dinamiche demografiche della Regione per quanto riguarda i consumi domestici.

A fronte di un incremento dei consumi del settore terziario del 56%, il settore residenziale cresce del 12%.

28 Tabella 4.10 - Andamento dei consumi energetici regionali, settore civile 1990-2003 (ktep)

Regioni

Piemonte 854 1273 49% 2748 3336 21% 3602 4609 28%

Valle d'Aosta 55 71 29% 136 185 36% 191 256 34%

Lombardia 2120 3122 47% 6394 6658 4% 8514 9780 15%

Trentino A. Adige 235 265 13% 522 659 26% 757 924 22%

Veneto 877 1385 58% 2471 2788 13% 3348 4173 25%

Friuli V. Giulia 214 345 61% 665 677 2% 879 1022 16%

Liguria 300 427 42% 872 949 9% 1172 1376 17%

Emilia-Romagna 1033 1681 63% 2789 3041 9% 3822 4722 24%

Toscana 617 1058 71% 1694 1826 8% 2311 2884 25%

Umbria 114 165 45% 315 370 17% 429 535 25%

Marche 212 326 54% 622 625 0% 834 951 14%

Lazio 836 1516 81% 2112 2408 14% 2948 3924 33%

Abruzzo 166 249 50% 481 547 14% 647 796 23%

Molise 32 43 34% 106 94 -11% 138 137 -1%

Campania 364 584 60% 1088 1334 23% 1452 1918 32%

Puglia 291 546 88% 904 1188 31% 1195 1734 45%

Basilicata 55 101 84% 144 173 20% 199 274 38%

Calabria 129 214 66% 294 425 45% 423 639 51%

Sicilia 385 522 36% 911 1027 13% 1296 1549 20%

Sardegna 137 205 50% 365 471 29% 502 676 35%

ITALIA 9026 14098 56% 25633 28781 12% 34659 42879 24%

Fonte: elaborazione su dati di origine varia

Per seguire l’impostazione logica del capitolo risulta indispensabile sottrarre dai consumi totali dei settori i consumi imputabili all’uso di energia elettrica. Le tabelle 4.11 e 4.12 riportano i dati relativi ai consumi elettrici per Regioni ed i consumi diretti di fonti energetiche. In entrambi i casi i consumi del terziario mostrano crescite superiori ai consumi domestici. In particolare l’andamento nazionale della crescita dei consumi elettrici del settore civile, pari al 46%, è composto da un incremento del terziario del 75% e di un più modesto incremento del settore civile, del 23%. La crescita nazionale dei consumi diretti, pari al 17%, è il risultato di un aumento nel terziario del 45% e del 10% nel domestico .

Tabella 4.11 - Andamento dei consumi elettrici regionali, settore civile. Anni 1990-2003 (ktep)

Regioni

Piemonte 256 431 68% 352 416 18% 608 847 39%

Valle d'Aosta 12 22 83% 14 16 14% 26 38 46%

Lombardia 625 1177 88% 705 940 33% 1330 2117 59%

Trentino A. Adige 76 157 107% 67 89 33% 143 246 72%

Veneto 284 541 90% 320 440 38% 604 981 62%

Friuli V. Giulia 86 143 66% 96 116 21% 182 259 42%

Liguria 125 189 51% 136 161 18% 261 350 34%

Emilia-Romagna 290 536 85% 314 431 37% 604 967 60%

Toscana 253 423 67% 304 361 19% 557 784 41%

Umbria 47 83 77% 60 78 30% 107 161 50%

Marche 82 151 84% 95 133 40% 177 284 60%

Lazio 404 715 77% 495 576 16% 899 1291 44%

Abruzzo 67 123 84% 83 108 30% 150 231 54%

Molise 17 24 41% 19 25 32% 36 49 36%

Campania 237 386 63% 431 470 9% 668 856 28%

Puglia 176 281 60% 297 343 15% 473 624 32%

Basilicata 28 42 50% 35 44 26% 63 86 37%

Calabria 85 141 66% 148 177 20% 233 318 36%

Sicilia 253 369 46% 419 488 16% 672 857 28%

Sardegna 93 167 80% 144 179 24% 237 346 46%

ITALIA 3496 6101 75% 4534 5591 23% 8030 11692 46%

Fonte: elaborazione su dati di origine varia

29 Tabella 4.12 - Andamento dei consumi energetici diretti regionali nel settore civile. Anni 1990-2003 (ktep)

Piemonte 598 842 41% 2396 2920 22% 2994 3762 26%

Valle d'Aosta 43 49 14% 122 169 39% 165 218 32%

Lombardia 1495 1945 30% 5689 5718 1% 7184 7663 7%

Trentino A. Adige 159 108 -32% 455 570 25% 614 678 10%

Veneto 593 844 42% 2151 2348 9% 2744 3192 16%

Friuli V. Giulia 128 202 58% 569 561 -1% 697 763 9%

Liguria 175 238 36% 736 788 7% 911 1026 13%

Emilia-Romagna 743 1145 54% 2475 2610 5% 3218 3755 17%

Toscana 364 635 74% 1390 1465 5% 1754 2100 20%

Umbria 67 82 22% 255 292 15% 322 374 16%

Marche 130 175 35% 527 492 -7% 657 667 2%

Lazio 432 801 85% 1617 1832 13% 2049 2633 29%

Abruzzo 99 126 27% 398 439 10% 497 565 14%

Molise 15 19 27% 87 69 -21% 102 88 -14%

Campania 127 198 56% 657 864 32% 784 1062 0,35

Puglia 115 265 130% 607 845 39% 722 1110 54%

Basilicata 27 59 119% 109 129 18% 136 188 38%

Calabria 44 73 66% 146 248 70% 190 321 69%

Sicilia 132 153 16% 492 539 10% 624 692 11%

Sardegna 44 38 -14% 221 292 32% 265 330 25%

ITALIA 5530 7997 45% 21099 23190 10% 26629 31187 17%

Fonte: elaborazione su dati di origine varia

In termini di emissioni l’incremento dei consumi diretti di combustibili del settore civile non si è tradotto in un incremento proporzionale delle emissioni. La stima di incremento delle emissioni tra il 1990 ed il 2003 sembra infatti essere contenuto nell’ordine del 10%. Il settore civile ha infatti beneficiato della progressiva metanizzazione del territorio italiano aumentando il contributo del gas naturale sul totale dei consumi energetici diretti dal 59% del 1990 al 77%

del 2003 con una contestuale riduzione dei consumi di olio combustibile che dal 38% cala al 21% del 2003. Le emissioni di CO2 del settore civile nell’anno base (2003) corrispondono a circa 78Mt pari al 16% del totale nazionale per lo stesso anno. A livello regionale i consumi di combustibile diretti mostrano in linea di massima un coefficiente di emissione per tep prossimo a quello del gas naturale, 2,35 t/tep, con qualche eccezione nelle Regioni a minore metanizzazione. La tabella 4.13 riporta le emissioni totali del anno base, i consumi energetici diretti del settore terziario e domestico ed il coefficiente medio di emissione per tonnellata equivalente di petrolio (tep) impiegato.

30 Tabella 4.13 - Emissioni regionali di CO2 e coefficiente medio d’emissione. Anno base 2003

Regioni Emissioni settore

Trentino A. Adige 1.808,40 678 2,67

Veneto 7.809,50 3192 2,45

Friuli V. Giulia 1.889,50 763 2,48

Liguria 2.556,60 1026 2,49

Settore civile: un possibile metodo di divisione degli oneri

Per una divisione degli oneri delle emissioni imputabili ai consumi del settore civile viene proposta una metodologia differente rispetto al settore trasporti.

La metodologia utilizza il concetto di grado giorno introdotto nel calcolo del Fabbisogno Energetico Normalizzato dal DPR 412 del 1993 e successivamente integrato dal DPR 551 del 1999; il fabbisogno energetico normalizzato indica la quantità di energia primaria globalmente richiesta durante il periodo convenzionale di riscaldamento per garantire una temperatura costante negli ambienti climatizzati pari a 20°C, diviso per il volume dell’ ambiente riscaldato e i gradi giorno della località considerata. Si esprime pertanto in kJ/m3 GG. La determinazione del fabbisogno energetico tiene conto dell’ energia primaria immessa dal sistema impianto attraverso i vettori energetici, dell’energia solare fornita all’ edificio, degli apporti gratuiti interni, dell’ energia persa per trasmissione e ventilazione e dell’ energia persa dal sistema impianto durante la produzione, distribuzione ed emissione del calore.

Nel settore domestico si procede identificando il consumo energetico primario pro capite per Regione e correggendo il dato regionale per i gradi giorno stimati per la Regione. La stima dei gradi giorno è elaborata in base alla popolazione per provincia moltiplicata per i gradi giorno della provincia stessa. Evidentemente tale metodologia non è pienamente accurata per province molto estese con caratteristiche climatiche diverse dal capoluogo, ma come già ricordato, il lavoro mira ad offrire un primo esempio di suddivisione del target in sé più che un’accurata divisione quantitativa.

I consumi pro capite corretti per i gradi giorno vengono moltiplicati per i coefficienti regionali di emissione per tep (figura 4.4). Viene supposto un coefficiente d’emissione equivalente per il settore residenziale e terziario uguale a quello riportato in tabella 14. Alle Regioni viene quindi applicato un obiettivo di riduzione proporzionale al peso sul totale delle emissioni corrette per l’obiettivo nazionale identificato per il settore.

31 Figura 4.4 - Consumi pro capite reali e corretti per gradi giorno

La divisione dell’onere con una metodologia ispirata al principio egualitario si fonda sulla valutazione degli strumenti nazionali in campo di riduzione dei consumi. In particolare il meccanismo dei certificati bianchi e le esenzioni fiscali presenti nella finanziaria 2007. Gli impatti di tali strumenti dovrebbero distribuirsi in maniera uniforme sul territorio nazionale. A fronte di maggiori potenziali nelle Regioni con un valore di gradi giorno superiore alla media non sembra opportuno attribuire a queste Regioni la totalità dell’onere, come ad esempio fatto nel settore trasporti in relazione alla densità abitativa della Regione; vanno infatti considerati i potenziali di riduzione determinati dall’installazione di impianti solari termici particolarmente efficaci nelle Regioni a maggiore irradiazione solare. Si ricorda che l’analisi è appositamente limitata ai consumi energetici diretti ad esclusione dei consumi elettrici.

L’obiettivo di 68Mt significa una riduzione di circa 10Mt rispetto alle emissioni registrate nel settore civile al 2003. Tale obiettivo viene spartito in proporzione al peso del settore residenziale e terziario sul totale dei consumi energetici primari dei due settori. Ovvero 7Mt al settore residenziale e 3Mt al settore terziario.

La tabella 4.14 riporta per ciascuna Regione i gradi giorno calcolati. Il valore dei gradi giorno rappresenta la somma per tutti i giorni dell’anno delle differenze positive tra il valore di comfort di 20°C e la temperatura media esterna.

Tabella 4.14 - Gradi giorno calcolati per Regione

Abruzzo 1883 Molise 2211 Basilicata 2234 Piemonte 2640 Calabria 1153 Puglia 1211 Campania 1091 Sardegna 1150

Emilia-Romagna 2327 Sicilia 901

Friuli-Venezia Giulia 2276 Toscana 1754

Lazio 1529 Trentino-Alto Adige 2898

Liguria 1409 Umbria 2119

Lombardia 2451 Valle d'Aosta 2850

Marche 1850 Veneto 2424

Italia 1826

Le 7 Mt di riduzioni stimate dalla delibera CIPE 2002 (il totale di tabella 5 riporta una riduzione attesa di 10 Mt di cui 7 Mt per il domestico e 3Mt per il commerciale) sono distribuite alle Regioni come riportato nella tabella 4.15. La seconda e la terza colonna invece riportano l’obiettivo di riduzione di 9,5 Mt come assegnabile al settore domestico nell’ipotesi dello scenario alternativo di riduzione (l’obiettivo di riduzione dei consumi civili tabella 6 è di 13 Mt, di cui 9,5 Mt per il domestico e 3,5 Mt per il commerciale). In questo caso i target sono suddivisi per 7 Mt in base alla stessa metodologia della prima colonna e le successive 2,5 Mt

32 sono invece attribuite alle Regioni con i maggiori potenziali di riduzione a fronte dell’introduzione di un sistema di incentivazione per la microgenerazione, e generazione a biomassa, che evidentemente rappresenta una misura particolarmente finalizzata a Regioni con il più alto livello di gradi giorno.

Tabella 4.15 - Obiettivo di riduzione regionale per il settore domestico (ktCO2)

Regioni Totale riduzioni CIPE 2002

Riduzioni addizionali nello scenario alternativo

Totale riduzioni scenario alternativo

Abruzzo -156 0 -156

Basilicata -38 0 -38

Calabria -125 0 -125

Campania -438 0 -438

Emilia-Romagna -658 0 -658

Friuli-Venezia Giulia -152 0 -152

Lazio -805 0 -805

Liguria -349 0 -349

Lombardia -1323 -441 -1764

Marche -173 0 -173

Molise -21 0 -21

Piemonte -590 -1264 -1853

Puglia -418 0 -418

Sardegna -156 0 -156

Sicilia -305 0 -305

Toscana -539 0 -539

Trentino-Alto Adige -89 -592 -681

Umbria -88 0 -88

Valle d'Aosta -31 -170 -201

Veneto -548 -34 -582

totale -7000 -2500 -9500

Fonte: elaborazione su dati di origine varia

Per quanto riguarda il settore commerciale i consumi energetici e le relative emissioni sono state messe in relazione al valore aggiunto del settore terziario commerciale e come per il settore domestico corrette per i rispettivi gradi giorno regionali (tabella 4.16). Anche in questo caso si adotta una doppia metodologia delle 3Mt di riduzione richieste nello scenario CIPE 2002, due sono distribuite in maniera equivalente tra le Regioni in base al peso delle emissioni corrette sul obiettivo nazionale di riduzione ed una in considerazione ai maggiori potenziali di riduzione delle Regioni con una più elevata richiesta di calore.

Nello scenario alternativo le maggiori riduzioni di 0,5 Mt vengono assegnate a questo secondo gruppo di Regioni. La scelta del valore aggiunto come indicatore potrebbe sollevare dei problemi per le Regioni con le maggiori aspettativa di crescita delle attività commerciali, in particolare modo le Regioni del sud potrebbero richiedere di avere più spazio di crescita dei consumi in ragione di un’auspicata maggiore crescita delle Regioni del nord Italia. A livello di regolazione Stato Regioni, tuttavia, nulla vieta di potere correggere gli obiettivi ipoteticamente assegnati alle Regioni in base all’effettiva crescita del settore terziario. In tale caso la differenza di emissioni rispetto agli obiettivi assegnati potrebbe essere socializzata a livello nazionale come contributo allo sviluppo.

33 Tabella 4.16 - Obiettivo di riduzione regionale del settore terziario (ktCO2)

Emissioni da

Lombardia -378 -368 -746 -552 -930

Trentino-Alto Adige -14 -46 -60 -65 -79

Veneto -165 -146 -312 -221 -386

Friuli-Venezia Giulia -45 -22 -67 -35 -80

Liguria -87 0 -87 0 -87

Emilia-Romagna -243 -149 -392 -233 -476

Toscana -194 0 -194 0 -194