• Non ci sono risultati.

4. Lo scenario del retailing attuale

4.2 I Business Evoluti

I retailer Internet-based sono quelle imprese che utilizzano la rete per interfacciarsi con i consumatori e attraverso il web propongono la propria offerta, ricevono gli ordini e acquisti dei clienti e mettono in atto un sistema di servizi accessori alla vendita. Per lo più si tratta di aziende di recente formazione, che si sono sviluppate in un periodo in cui Internet era già presente e affermato come strumento a sostegno del business, e che quindi non hanno avuto necessità di ristrutturare un modello preesistente per assecondare l’evoluzione de l me rcato, ma sono nate con un innato orientamento al digitale. Rispetto ai Business Tradizionali il contenuto tecnologico è essenziale per la realizzazione dell’incontro tra domanda e offerta, quindi in questa categoria, oltre ai siti di e-commerce puri, rientrano molti dei business mode l di recente ideazione che coinvolgono smartphone, app, device intelligenti e piattaforme di sharing economy. I settori in cui le imprese di questo tipo operano possono essere svari ati, i n quanto l’offerta varia dalla vendita di prodotti di diversa natura all’erogazione di servizi. Per la maggior parte i Business Evoluti sono rappresentati da grandi aggregatori di offerta, delle piattaforme online che riuniscono al loro interno un insieme molto vasto di prodotti o servizi venduti da terzi, sull’acquisto dei quali trattengono una commissione o per acce de re ai quali richiedono una fee di entrata. È il caso di retailer come Zalando, Eprice e JustEat, l e ade r per quanto riguarda l’e-commerce in tre settori fondamentali come abbigliamento, tecnologi a e food. Pur con alcune differenze, il meccanismo di base che regola il funzionamento di que sti modelli è il medesimo: il consumatore utilizza un sito o una app di proprietà dell’impresa pe r accedere a un catalogo online che contiene l’intera offerta di prodotti, seleziona comodamente i propri acquisti, la modalità di consegna e l’opzione di pagamento preferita,

60

attende la consegna del prodotto e in caso di problematiche di varia natura torna online per ottenere assistenza. L’unico contatto fisico che il cliente ha con l’impresa (o in molti casi con i corrieri di terze parti) è al momento della consegna del prodotto, mentre tutte le altre fasi sono mediate tramite uno schermo. Queste tre aziende sono, forse, gli aggregatori di offerta più noti, ma la rete è popolata da una enorme quantità di siti di e -commerce di differenti dimensioni, che fanno riferimento a categorie di prodotto disparate: dal piccolo sito che vende dischi in vinile a una nicchia di appassionati, al sito di cosmetici naturali che se rve mi gli aia di persone, a piattaforme generaliste come eBay o Wish che vendono in diversi Paesi.

Accanto ad essi, poi, troviamo l’insieme dei siti di vendita diretta dei produttori, che rappresentano una quota molto ampia del mercato grazie alla loro numerosità, ma rarame nte raggiungono dimensioni paragonabili a quelle degli aggregatori. Si tratta di un modo utili zzato dalle imprese per rivolgere la propria offerta direttamente al consumatore finale, cercando di evitare l’utilizzo di intermediari della distribuzione o di essere costretti ad aprire punti vendita di proprietà. In molti casi l’e-commerce rappresenta un importante corollario alla vendita in store, e quindi ricadrebbero nei Business Tradizionali, ma sono molti i casi in cui l’online diviene preponderante e rappresenta la principale fonte di introiti per il brand. Un e se mpi o è 4ocean, una azienda che fa del ripulire i mari dalla plastica la propria missione e per sostene re le attività vende sul proprio sito braccialetti realizzati con materiali riciclati. Il core busi ne ss si sviluppa totalmente online e l’unica fonte di introiti è il sito web, riuscendo a raggiungere dimensioni ragguardevoli e a coinvolgere migliaia di persone nel mondo senza gravare sulla struttura dei costi.

Poi ci sono le piattaforme di sharing economy, che mettono in contatto i consumatori e consentono loro di scambiare prodotti o servizi tra privati con l’aiuto di un sistema organizzativo basato sull’utilizzo di app e siti. Sono business di formazione recente, che hanno iniziato a trovare il proprio spazio sul mercato da pochi anni, grazie all’incremento della centralità delle tecnologie mobili nella vita delle persone e al superamento di alcune barri e re psicologiche e di sicurezza che ne limitavano la diffusione. La fruizione di queste piattaforme è totalmente basata sull’online e la crescita di questa forma di commercio non può presci nde re dal riuscire a coinvolgere un numero sempre maggiore di consumatori e abituarli all’utilizzo di strumenti che in passato non esistevano. I casi più noti e citati di imprese che ope rano grazi e alla sharing economy sono Uber e Airbnb, ma molte altre aziende adottano sistemi simili. Il modello di business è semplice: un privato mette a disposizione sul mercato un prodotto o un servizio sottoutilizzato (un passaggio in auto, o un posto letto, appunto) e altri utenti ne

61

prenotano la fruizione dietro compenso, mentre la piattaforma trattiene una percentual e pe r l’utilizzo del servizio di mediazione.

Infine, una attività che sta a metà tra i Business Evoluti e gli Ecosistemi Digitali è quella del social commerce. Si tratta di una mediazione svolta dai maggiori social network per mettere i n contatto i consumatori, gli utenti, con i prodotti venduti da privati o aziende. È quello che avviene tramite il Marketplace di Facebook, ad esempio, e sarà a breve implementata anche su Instagram. Il social commerce rappresenta un punto di confine per due motivi: in primis la diffusione di questo tipo di acquisti ad oggi non è ampia, è ancora in via di sviluppo, coinvolge un numero limitato di consumatori e viene vista ancora con un po’ di scetticismo dagli ute nti , quindi non si può parlare propriamente di una forma di business compiuta; poi è necessario tenere conto che la vendita di prodotti non è altro che una quota piuttosto risicata delle entrate di un social network, che si configura più come un ecosistema che come un retailer, guadagnando da una molteplicità di attività come la vendita di dati relativi agli utenti, l’affitto di spazi pubblicitari o le transazioni per usufruire di servizi.