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Luisanna Usa

14 C AMPUS , U SAI 2011: 420.

15 Oltre che nella notizia preliminare di CAMPUS,USAI 2011, il sito è stato presentato al Convegno La Sardegna

nell’età del rame, Olbia 25 maggio 2013.

16FADDA 1993: 164-165; PUDDU 2014. 17 CAMPUS,USAI 2011: 420-421, fig. 1.

18 La presenza di una fase Abealzu nell’area di Biru’e Concas era già stata evidenziata da Mauro Perra (PERRA

2012:. 276). Forme Abealzu sono emerse anche nelle indagini del 1994 (PUDDU 2014, in particolare figg. 6-8 e 10-12)

19 LILLIU 1957: 24. 20 LILLIU 2001: 192.

può valere anche per Biru’e Concas, dove in due casi sembra trattarsi di blocchi, mentre in un caso di una stele o menhir. Quest’ultimo si affianca ad altri esemplari noti in Sardegna in contesti di ambito funerario e sacrale22. Glia ltri elementi con coppelle di Biru'e Concas

possono essere collegati alle tavole di offerta, spesso associate a menhir. In questi casi Lilliu propone di leggere nelle coppelle un simbolismo collegato all’umidità donatrice di vita, umidità vitale della Dea Madre23.

Certamente la presenza di questi elementi con coppelle supporta la cronologia già proposta per la fase più antica dell’insediamento. Almeno parte dei menhir sono stati realizzati in epoca Ozieri24 come dimostrano frammenti di ceramica riferibili a tale cultura rinvenuti

nell’area25. La realizzazione del muro megalitico in fase Abealzu offre un puntello

cronologico anche per la statua menhir ancora in situ26, con pugnale nella fascia centrale27.

Allo stesso ambito del primo Eneolitico può appartenere una rozza riproduzione di volto umano (Fig. 1, c), purtroppo priva di contesto perché rinvenuta in superficie, il che non esclude anche una datazione decisamente più recente28. Certamente viene difficile collegarla

al primo insediamento di fase Ozieri al quale oltre ai menhir possono essere attribuiti alcuni circoli megalitici individuabili nell’area; il gran numero di menhir, la presenza delle coppelle, l’ esistenza dei circoli fanno ipotizzare per la fase finale del neolitico un’area di carattere sacro e funerario del tipo documentato a Pranu Mutteddu di Goni29 e a Is Cirquittus di

Laconi30 .

In una fase successiva i menhir vengono in parte riutilizzati e si iniziano a scolpire statue- menhir, in contemporanea alla realizzazione del muro megalitico. Su questa base sembra improbabile la sistemazione di una statua-menhir all’interno di un allineamento con menhir per lo più aniconici ma non si conoscono al momento elementi per comprendere meglio l’originaria disposizione degli allineamenti31.

22 Merella cita 44 esemplari di menhir con coppelle contro i 13 e poi 18 citati da Lilliu (MERELLA 2009: 241). 23 LILLIU 2001: 203-207.

24 Sebbene la sequenza evolutiva, che dal menhir aniconico porta alla statua-stele (ATZENI 2004:. 5-6, fig. 70),

non possa sempre essere applicata, come è stato evidenziato anche recentemente (PERRA 2014: 84-86) è molto verosimile che nel caso di Biru’e Concas si debba pensare che menhir aniconici e proto antropomorfi siano stati realizzati in fase Ozieri .

25 FADDA 1993: 165; PUDDU 2014: 8, fig. 13; PERRA 2014: 87. La presenza di materiali Ozieri, seppure non

consistenti, collega il sito di Biru’e Concas ad altri che ugualmente vedono l’associazione menhir-frammenti Ozieri, quali, ad esempio, San Michele di Fonni e S’Arriorgiu di Villaperuccio (PERRA 2014: 84-85).

26 Sul compimento del processo evolutivo dei monoliti sardi in fase Abealzu si veda PERRA 2012:275-276. 27FADDA 1993:164,fig.16;CICILLONI 2008: 187.

28 Nell’area è attestata una frequentazione, seppure sporadica, di età romana. 29 ATZENI,COCCO 1989: 201-216; PERRA 2012: 276; PERRA 2014: 86-87. 30 PERRA 2012: 276; PERRA 2014: 87.

31 I dati finora pubblicati (FADDA 1993: 164-165; PUDDU 2014) hanno fornito numerosi elementi di cultura

materiale ma non documentano la collocazione dei monoliti prima dell’intervento di sistemazione in allineamento. Va, peraltro, tenuto conto del fatto che tutta l’area è stato oggetto di pesanti interventi in epoca recente che ne hanno sconvolto a fondo l’antico assetto.

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Quanto all'interpretazione del valore ideologico dei menhir, Lilliu ha evidenziato32 come

taluni studiosi hanno voluto intravedere nelle pietre fitte immagini del fuoco e del sole, altri - in quelli conici – la trasposizione del sesso maschile. In ogni caso si tratta, per lo stesso Lilliu, di pietre “animate”, contenenti cioè spiriti o energie vitali salutari per i vivi e per i morti. Ma a questa interpretazione, puramente spiritualistica, si è recentemente affiancata l'ipotesi, assolutamente condivisibile, che essi siano la riproduzione degli antenati e che avessero la funzione di marcatori territoriali33.

Nell’articolo del 1957 Lilliu parla anche di Monte d’Accoddi rendendo conto dell’intervento fatto proprio in quelli anni da Ercole Contu34. Non mi soffermerò sul

monumento, viste le numerose pubblicazioni che si sono succedute in oltre 50 anni da allora35, ma mi interessa riportare l’attenzione sulla stele rinvenuta con gli scavi Tinè nel

riempimento della II fase36. Nel volume Arte e religione della Sardegna prenuragica del 1999,

Lilliu non esclude l’ipotesi che ancora una volta si tratti di una raffigurazione della Dea degli occhi, in particolare per il motivo della spirale conosciuto anche sulle pareti di domus de janas37. Tale interpretazione si basa anche sulla ricostruzione che interpreta la parte

residua come testa di una grande stele38. La ricostruzione, sulla quale sembrano non esserci

dubbi, può essere avvalorata dall’esame di un frammento (Fig. 2) dei magazzini del museo “Giovanni Antonio Sanna” di Sassari. Può appartenere alla stessa statua-stele o ad una analoga, anche se in questo caso la decorazione interessa le due facce e non solo quella anteriore. Il motivo centrale non è del tutto riconoscibile anche se si individuano chiaramente cerchi concentrici e non spirali come nella stele già nota; la cornice e la disposizione globale sono, invece, del tutto simili.

Il confronto più preciso è con il noto piattino di Locoe-Orgosolo39 per il quale Lilliu ha

proposto una datazione alla fase dell’Ozieri tardivo se non anche Calcolitico iniziale (2700- 2480 a.C. – Cultura di Abealzu-Filigosa)40, datazione che sembra veramente troppo bassa.

Vista la sequenza culturale di Monte d’Accoddi e le condizioni di rinvenimento della testa all’interno della muratura del “Secondo Santuario”, non escluderei la pertinenza di questo e del nuovo frammento litico alla fase più antica dell’insediamento, quello di ambito San Ciriaco41.

Come detto il tema della spirale torna nella decorazione di alcune domus de janas e costituisce il tema dominante nella necropoli di Sa Pala Larga di Bonorva. Purtroppo le

32 LILLIU 2001: 190.