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P ERRA 2003; C AMPUS , L EONELLI 2006; P AGLIETTI 2011 5 L ILLIU 1967: 208-209.

Mauro Perra

4 P ERRA 2003; C AMPUS , L EONELLI 2006; P AGLIETTI 2011 5 L ILLIU 1967: 208-209.

Lilliu, però, muta la sua lettura della civiltà nuragica in un articolo pubblicato nel 1977 nella rivista Studi Sardi, intitolato “Dal betilo aniconico alla statuaria nuragica”6. Con riferimento

alle statue di Mont‛e Prama osserva: «... É questo il momento dell’età geometrica, che nella Sardegna nuragica acquista un particolare spirito e una specifica identità pur corrispondendo con un quadro di essa più vasto a respiro mediterraneo, quando la società tribale comincia a sciogliersi dall’assolutismo monarchico verso una struttura gentilizia che gusta le prime libertà dell’età aristocratica. A parte altre considerazioni, lo stesso sforzo, visibile nelle statue, di dare, se non una vita, un’immagine umana alla rigidezza e alla semplificazione geometrica, rivela un sentimento cresciuto di interessi più larghi e di conoscenze razionali che non erano della vecchia società nuragica, basata su costumi primitivi pervasi di istinto e magismo...»7.

In queste pagine si colgono chiaramente un prima - “la vecchia società nuragica dei costumi primitivi” dell’Età del Bronzo - ed un dopo, quando scompaiono le espressioni circa le connotazioni barbariche della cultura nuragica e lo spirito comunitario delle sue strutture sociali per approdare ad uno stadio più evoluto in senso gentilizio. Infatti egli continua: «... La civiltà nuragica di questa epoca aristocratica, non è subordinata né integrabile, non ammette egemonie esterne...»8.

Quello di Lilliu per le statue di Mont‛e Prama è quindi un vero e proprio “coup de foudre” che lo spinge a modificare sostanzialmente il modello interpretativo proposto fino ai primi rinvenimenti dei manufatti scultorei nuragici. Tutto ciò è anche profondamente indicativo, semmai ve ne fosse il bisogno, di come lo studioso fosse incline a mutare le proprie opinioni sulla base del nuovo emergere di dati provenienti dalle più recenti ricerche.

Un’ulteriore evoluzione del pensiero di Lilliu si verifica nel 1981 quando viene pubblicato il bel volume di Ichnussa, per il quale lo studioso propone un contributo intitolato “Bronzetti e statuaria nella civiltà nuragica”. «... Verso la fine del IX secolo a. C., nella civiltà nuragica si avverte una svolta storico-politica, un mutamento qualitativo socio-economico, quasi una “rivoluzione culturale”. Il sistema tribale passa allo stato aristocratico. Prende consistenza il modello eroico-oligarchico (adombrato pure nei miti della tradizione letteraria classica) e quello della polis, inteso come organizzazione politica e sociale...»9.

É questo un crescendo che vede come sbocco addirittura l’adozione, se non della struttura urbanistica (del tutto estranea al sentire nuragico), della forma politica e sociale della polis anche prima della polis greca.

Nel suo volume “La Civiltà Nuragica”, edito nel 1982, l’Autore precisa che nella fase IV della civiltà nuragica (900-500 a. C.) si osservano «... una cauta apertura ed una non ambigua disponibilità su un livello pari di potere e di cultura, verso l’esterno, in varie

6 LILLIU 1975-77. 7 LILLIU 1975-77: 140. 8 LILLIU 1975-77: 143. 9 LILLIU 1981: 188-189.

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direzioni...». Inoltre: «... Tutte queste varie relazioni causarono, nella civiltà locale, progresso tecnico, ... aumento delle strutture produttive con eccedenze capaci di alimentare il mercato interno e determinare l’esportazione e un certo mutamento sociale...». Infine: «... I principi nuragici si fregiano degli attributi del loro rango nelle rappresentazioni votive in bronzo, come l’aristocrazia militare, che li esprime e gli è alleata, lo mostra con tutto l’apparato delle armi nelle stesse figurine; e, nell’ambito del villaggio-polis, costruiscono particolari sedi dove speciali arredi rendono visibile il potere dinastico...»10.

Egli in questo caso si riferisce puntualmente alla capanna 2 del villaggio di Palmavera ad Alghero ed al vano 80 del Su Nuraxi di Barumini.

Accennando di seguito alle sepolture puntualizza: «... A far emergere il simbolo del proprio

status nella massa del popolo, interviene anche, sebbene in misura limitata, l’uso della

sepoltura individuale...», con specifico riferimento alle tombe a pozzetto di Antas, Is Arutas-Cabras e Mont‛e Prama11.

Nella terza edizione riveduta e ampliata della Civiltà dei Sardi (1988), il capitolo IV, dedicato all’Età del Ferro (la fase IV nuragica o nuragico finale), si apre con un titolo significativo: “La stagione delle aristocrazie”. Dopo aver inserito la Sardegna di quella fase nella cornice degli avvenimenti storici del Mediterraneo e osservato il progresso tecnico, sociale e politico delle comunità nuragiche, esamina l’insorgere delle prime sepolture individuali e nota: «... Ma è soprattutto l’insieme di sepolture singole di Monti Prama - Cabras, trasformato in Heroon, a provare la grande svolta politica e sociale, il profondo mutamento dei quadri strutturali nuragici avvenuti nella fase IV...». Nella stessa pagina definisce quello di Mont‛e Prama come un «... sepolcreto principesco...»12.

Nelle osservazioni successive precisa il quadro della struttura sociale e politica al tempo delle aristocrazie: «... Tutto ciò porta a intuire una società pluralistica, dialettica, entro un sistema di potere accentrato e gerarchico. In vetta alla piramide stava il principe, proveniente dalla classe oligarchica e aristocratica dei militari, succedendo la classe per così dire “oplitica” e dei sacerdoti; in mezzo erano le specificazioni dei produttori e delle arti e mestieri e alla base vegetava il ceto servile...»13. Di seguito, nella parte riguardante

l’organizzazione socio-politica nuragica finale, così si esprime: «... Verso la fine della fase III, e soprattutto agli inizi della IV, a causa di stimoli delle civiltà orientali e della micenea... la Sardegna produce gradatamente il passaggio dalla società tribale a quella delle élites eroico-oligarchiche degli áristoi. Il mutamento radicale avviene nel senso di transizione (o rivoluzione?), non apprezzabile nei punti del processo, dal potere di consenso comunitario al potere assoluto imposto da personalità nuove emerse all’interno della struttura tradizionale. Sul carisma del leader primitivo si affermano l’ideologia, le tecniche e la pratica

10 LILLIU 1982: 133-134. 11 LILLIU 1982: 135. 12 LILLIU 1988: 431. 13 LILLIU 1988: 433.

del dominio principesco. Il risultato è la forte organizzazione e razionalizzazione delle strutture e dei soggetti, in una società diventata di classi...»14. Faccio osservare come lo

studioso metta in evidenza che si tratta di un processo storico graduale e non subitaneo, che affonda le sue radici nel Bronzo Finale.

Ancora nel 1997, quando fu pubblicato negli Atti della Accademia dei Lincei il suo contributo intitolato “La grande statuaria nella Sardegna nuragica”, riferendosi alla necropoli di Mont‛e Prama osserva che: «... sculture e oggetti-simbolo che si accompagnano fisicamente e concettualmente, si conformano al prodotto materiale e ideale di un gruppo gentilizio-aristocratico di cui soddisfano le esigenze di memoria e di prestigio...»15.

Infine, nella sua importante memoria pubblicata nel 2002 sempre negli Atti dell’Accademia dei Lincei, intitolato “La civiltà preistorica e nuragica in Sardegna”, si registra un’ulteriore evoluzione del suo pensiero. «... Da rilievi figurati e geroglifici egizi si rileva che durante i secoli XIII-XII a. C. agisce, tra i cosiddetti “popoli del mare” quello dei Sárdina: un popolo abituato alla guerra di corsa in tutto il Mediterraneo, amico delle genti libiche, degli Achei e ora nemico ora alleato dell’impero dei faraoni...Muta dunque tra la fine del II millennio a. C. (Bronzo Finale- prima età del ferro) la prospettiva storica. Anzi, l’acquisizione certa di un nomen per le genti chiamate anonimamente nuragiche indica il loro ingresso nella storia. Sicché da ora in poi si potrà parlare più coscientemente in termini di piena storia, non più di civiltà nuragica ma di civiltà post-nuragica e, meglio, di civiltà dei Sardi...É la stagione delle aristocrazie. Nasce la classe degli áristoi. Prende ora consistenza il modello eroico- oligarchico (adombrato nei miti della tradizione letteraria) e quello della polis, non nel senso di città-stato ma come embrione di organizzazione politica, economica e sociale al posto del precedente sistema comunitario tribale. Non si tratta però di una transizione catastrofica, di “fine del mondo antico” ...»16.

Fin qui Giovanni Lilliu...ma, che pensiamo noi oggi delle aristocrazie nuragiche?

Non potendo, per ovvi motivi di spazio, elencare tutti i contributi dei convinti assertori della sussistenza di un’aristocrazia nuragica, mi limiterò ad esaminare un recente contributo di uno dei suoi più fervidi sostenitori, anch’egli a suo tempo folgorato sulla via sacra di Mont’e Prama: Carlo Tronchetti. In un articolo del 2012, pubblicato negli Atti della XLIV Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria tenutosi in Sardegna nel 2009, già nel titolo significativamente si chiede “Quali aristocrazie nella Sardegna dell’Età del Ferro?”17.

All’esame dei correlati archeologici dell’aristocrazia egli traccia un quadro denso di luci ma soprattutto di ombre.

14 LILLIU 1988: 576.

15 LILLIU 1997: 313.

16 LILLIU 2002: 249. Vedi in questo volume il contributo di A. Stiglitz. 17 TRONCHETTI 2012.

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1. Per quanto concerne le necropoli, anche se la sepoltura individuale comporta una svolta epocale, egli puntualizza che le tombe, anche quelle di Mont’e Prama, si configurano come paritarie, indistinte. Ciò che risalta e viene esaltato non è il singolo ma il gruppo, la famiglia, la stirpe.

2. Per ciò che riguarda i contesti abitativi si osserva l’assenza di abitazioni cospicue che si differenzino in modo sostanziale dal resto dell’insediamento. Le stesse “capanne delle adunanze”, come il vano 80 a Barumini e la capanna 2 nel Palmavera, appaiono come strutture comunitarie.

3. Per quanto riguarda il consumo del vino, il servizio ad esso relativo non è stato finora rinvenuto nei contesti sardi. Per ciò che concerne questo aspetto, scavi recenti nella “Tomba della spada” presso il nuraghe Arrubiu di Orroli ne attestano il consumo in rituali funerari risalenti al Bronzo Recente18.

4. Il pur osservato incremento di beni di prestigio di provenienza extrainsulare non toglie che i contesti di rinvenimento siano per la gran parte riferibili a centri cerimoniali e santuari che si connotano come spazi comunitari e mai come strutture private.

Non ci si può esimere dal dare un caloroso benvenuto a Carlo Tronchetti nel club dei cultori del dubbio, che sono uno sparuto gruppo, anche se piuttosto agguerrito.

Alle osservazioni di Tronchetti io aggiungerei:

5. La formazione delle aristocrazie nel continente italiano è frutto di un processo storico complesso che affonda le sue radici nel Bronzo Finale, quale si osserva con una certa evidenza nei sepolcreti e nei cospicui insediamenti protourbani villanoviani dell’Etruria19. Ad es. a Caere, Veio, Vulci e Tarquinia si individuano

insediamenti che superano notevolmente i cento ettari di estensione20.

6. La formazione di nuovi rapporti gentilizio-clientelari richiede dei requisiti irrinunciabili: l’abbandono dell’organizzazione basata sui rapporti di parentela e l’instaurazione di nuovi rapporti di tipo individuale basati sul possesso dei mezzi di produzione (cioè la proprietà privata) da parte di un’oligarchia21.

Nessuno di questi fenomeni è osservabile, neppure a S. Imbenia, nella fase finale dello sviluppo storico della civiltà nuragica22.

Un rozzo e bieco evoluzionismo vorrebbe che una società entri nell’alveo delle “civiltà” solo ed esclusivamente se acquisisce, per contatto con popolazioni vicine o con processo autonomo, lo stadio civile più à la page nei tempi in cui essa si svolge. La Sardegna nuragica 18 PERRA et alii 2015. 19 PERONI 1996;PACCIARELLI 2000. 20 PERRA cs. 21 PERONI 1996: 36. 22 PERRA 2009.

stupisce una volta di più: essa infatti raggiunge un notevole sviluppo sociale e politico, nonché economico, toccando un livello di complessità culturale, sociale e politica pari alle tanto decantate società statuali del Mediterraneo Orientale e del Vicino Oriente, senza acquisirne pedissequamente, nonostante gli stretti contatti e scambi, i modi di organizzare la vita economica, politica e sociale.

MAURO PERRA

Civico Museo Archeologico Su Mulinu di Villanovafranca [email protected]

R

IFERIMENTI

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IBLIOGRAFICI

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