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TOMBE ANTERIORI A17 59 ; D21; F

2. LA CLASSIFICAZIONE DELLA CERAMICA

2.2. C RITERI DI CLASSIFICAZIONE E TERMINOLOGIA

Lo studio della ceramica, come anche degli altri reperti archeologici, ha come suo fondamento la classificazione. Essa muove dall’osservazione del materiale a disposizione e dall’analisi dei suoi attributi formali, tecnologici e decorativi, con l’obiettivo di individuare quelli utili a creare gruppi, i cui membri sono molto simili tra loro e diversi dai membri di altri gruppi73. La classificazione è il presupposto che consente di rendere i materiali gestibili e utili per analisi a diversi livelli (tipologia, attribuzione cronologica e culturale, definizione della funzione) e da essa dipende quindi l’affidabilità della fase interpretativa.

L’elaborazione di una classificazione implica una gerarchizzazione degli attributi di un manufatto, nel nostro caso di un vaso, su base personale e in parte soggettiva. Di conseguenza, i risultati di tale processo portano spesso a differenti esiti, anche nella nomenclatura74: i vasi possono essere definiti usando termini moderni riferibili alla supposta funzione, con un tentativo di categorizzazione basato su classi dimensionali e attributi funzionali (sistema che qui verrà adottato)75; oppure, evitando l’uso di termini “funzionali”, se ne descrivono i profili e la forma tramite il linguaggio della geometria dei solidi76, o addirittura con stringhe di codici77. Il problema non è solo di ordine semantico, ma implica una scelta con incidenze di ordine pratico.

Nel presente lavoro si adotterà un sistema abbastanza diffuso negli studi di ceramica egizia, con alcune modifiche legate alle caratteristiche del materiale analizzato e anche all’esperienza personale di chi scrive78. Si cercherà di definire una nomenclatura il più possibile uniforme, nonostante l’ampio excursus cronologico dei materiali qui considerati e la difficoltà di trovare concordanze, non solo tra le lingue differenti in uso in Egittologia, ma anche nella terminologia italiana.

73

Con presupposto che la somiglianza all’interno dei gruppi non sia casuale, ma rifletta qualcosa di significativo interpretabile culturalmente.RICE 2005 (1987), pp. 274-288; SEIDLMAYER 1990, pp. 5-6; SEILER 2005, pp. 21-22.

74 R

ICE 2005 (1987), p. 217, sottolinea che per quanto possa essere desiderabile avere una standardizzazione nella

terminologia, forme specializzate e terminologie tradizionali sono sempre presenti e non sarebbe quindi necessario forzare la classificazione per ottenere uno schema universale.

75 RICE 2005 (1987), pp. 215-217; pp. 224-243. Alcune proprietà come capacità, stabilità, accessibilità e

trasportabilità, alle quali vanno aggiunte anche le caratteristiche dimensionali e tecnologiche, determinano il probabile utilizzo di un recipiente. Ovviamente la relazione uso-forma non è sempre certa, dal momento che i vasi possono avere multiple funzioni, ma viene usata in modo “convenzionale”. Non vengono invece utilizzati nomi antichi, perché si ripropone la problematica, anche moderna, di creare paralleli nelle diverse lingue per forme simili. Inoltre, anche le lingue antiche prevedono usi terminologici ampi o non sempre univoci. Cfr. EGLOFF 1977, pp. 25-

27.

76

RICE 2005 (1987), pp. 217-223; GUIDOTTI 1991, p. 66.

77 H

OLTHOER 1977, pp. 70-177; TRAUNECKER 1981, pp. 49-78.

78 I criteri di classificazione qui adottati sono influenzati dall’insegnamento del prof. R. C. de Marinis, già

La ceramica verrà classificata innanzi tutto secondo il criterio formale79, quindi secondo quello tecnologico (fabrics e wares a definire quegli attributi comuni di materiale, tecnica e stile)80.

Per la descrizione delle forme si utilizzerà un sistema basato su alcuni indici matematici, ma fondamentalmente descrittivo, mediato da quello di Aston81, elaborato da Bourriau82 e Arnold83, in cui i parametri tassonomici anticipano la terminologia intesa in modo convenzionale: i termini utilizzati, cioè, sono in parte desunti dalla presunta funzionalità e mediati in parte da quelli moderni84, in parte ripropongono nomenclature di tradizione. Questo sistema permette un’immediata visualizzazione dell’oggetto, anche a chi non conosce le norme classificatorie85.

Innanzi tutto le ceramiche analizzate vengono distinte in86: - contenitori

- non contenitori (una categoria dal significato funzionale, che comprende per esempio coperchi87 e supporti di vaso)

- vasi miniaturistici e modelli di vaso.

La classificazione dei contenitori si basa su tre aspetti.

Il primo è la proporzione, definita in base ad alcuni parametri matematici: l’Indice di Apertura (AI = Aperture Index) e l’Indice di Profondità (IDP).

L’Indice di Apertura (AI) permette di suddividere i contenitori in forme aperte e chiuse88, ed è dato dal rapporto tra il diametro massimo del corpo (MBD = Maximum Body Diameter) e il diametro misurato all’imboccatura o alla sommità del corpo del vaso (AP = apertura):

AI= MBD/AP x 10089.

79 Come per esempio già in H

OLTHOER 1977 e da ultimo in SCHIESTL, SEILER (eds.) 2012a, CV. Nelle classificazioni

proposte invece da Aston, come anche in quella di Do. Arnold, i vasi vengono raggruppati per fabric, wares e quindi forma.

80 R

ICE 2005 (1987), pp. 274-288.

81 A

STON D. A. 1996a, pp. 11-14; ASTON D. A. 1999, pp. 9-14.

82

BOURRIAU, ASTON D. A. 1985.

83

ARNOLD DO. 1988, pp. 3-6, 135-136; il sistema è adottato con modifiche anche in SCHIESTL, SEILER (eds.) 2012a,

CV.

84 Forme e funzioni sono inestricabilmente legate nella terminologia. I nomi moderni dei recipienti, infatti, hanno

spesso implicazioni funzionali, seppure di significato non chiaramente definito. Le caratteristiche morfo- tecnologiche sono talvolta cruciali per definire la funzione, insieme a fonti scritte e visive, analogie etnografiche, contesto di ritrovamento, tracce d’uso, prove sperimentali. Cfr. RICE 2005 (1987), pp. 210-212; per il tipo di nomenclatura qui adottata si veda pp. 215-217: system used-oriented.

85

Il sistema è valido per forme intere o profili ricostruibili, ma può essere esteso ai frammenti quando si abbia un

corpus di riferimento abbastanza esteso.

86 Come inS

CHIESTL, SEILER (eds.) 2012a, CV, p. 32.

87 Si tratta di forme aperte, il cui uso come coperchio non è sempre identificabile in modo univoco.H

OLTHOER 1977,

pp. 70-73, differenzia il coperchio (lid), che copre solo l’imboccatura del recipiente, dal tappo (stopper), che è invece inserito nell’imboccatura.

88 A

RNOLD Do. 1988, p. 135: si tratta di una distinzione che ha un valore funzionale e influenza la wares.

89 A

STON D. A. 1996a, p. 11; ASTON D. A. 1999, pp. 10-12. InARNOLD Do. 1988, p. 135 e nelle classificazioni che

Si considerano forme aperte quelle in cui l’Indice di Apertura risulta inferiore o uguale a 140. Quindi, attraverso l’Indice di Profondità, che misura il rapporto tra il diametro massimo e l’altezza (IDP = MBD/H x 100)90, si possono definire ulteriori classi dal significato funzionale in senso lato91. In aggiunta a questa proporzione, viene considerata la presenza di attributi funzionali (anse, prese, piedi, beccucci) e le dimensioni, ugualmente qualificanti di una specifica funzione.

Questi elementi, che accomunano i manufatti per dimensioni e attributi funzionali, definiscono la classe, intesa come indicatore convenzionale della funzione.

Infine, vengono descritti gli attributi morfologici, tra i quali si possono considerare l’andamento del profilo (continuo – concavo, convesso; articolato – biconico, carenato) e la forma delle diverse componenti del vaso (tab. 4 e fig. 17)92. Queste caratteristiche, unite a quelle tecnologiche e decorative, porteranno a definire famiglie tipologiche e tipi, intesi, questi ultimi, come manufatti in cui ricorrono alcuni specifici attributi costantemente associati.

2.2.1. FORME APERTE

Le forme aperte sono quelle in cui il diametro massimo è all’imboccatura del vaso o in prossimità di essa. Esse presentano un Indice di Apertura inferiore o uguale a 140.

Le forme aperte possono essere divise in classi in base al loro Indice di Profondità (tab. 2) e alla presenza di alcuni elementi funzionali, per esempio ansa o piede, o per le dimensioni93. Un’ulteriore specificazione sarà poi data dall’andamento del profilo e dalla forma, considerate come attributi.

2.2.2. FORME CHIUSE

Le forme chiuse sono quelle che presentano un indice di apertura superiore a 140, in cui cioè il diametro massimo non coincide con l’imboccatura.

Dal punto di vista terminologico sono più problematiche. In inglese, ad esempio, tutte le forme chiuse senza anse o nomi specifici, vengono chiamate semplicemente jars, usando poi

90

Si utilizza il termine IDP (Indice di Profondità) perché più efficacemente riconoscibile. Corrisponde al VI (Vessel Index) di ASTON D. A. 1996a, pp. 11-12; ASTON D. A. 1999, p.12; usato per la prima volta in Egittologia da NORDSTRÖM 1972, pp. 71-72, vd. ARNOLD DO. 1988, p. 141, nota 325.

91

La distinzione operata in base agli indici di profondità crea differenze molto evidenti agli estremi delle serie, più sfumati invece quando i valori sono più vicini: questo perché le variazioni morfologiche non sono nette, ma graduali. Si ricorda che tali limiti, che appaiono spesso rigidi, sono necessari in una classificazione, ma rimangono convenzionali e possono essere adattati, con le dovute precisazioni, alle esigenze tipologiche, laddove lo si ritenga necessario.

92

RICE 2005 (1987), pp. 212-226. In italiano si veda ad esempio PARISE BADONI 2000, pp. 60-71, per la ceramica di Età Orientalizzante. Si ritiene che l’aspetto terminologico non sia così strettamente correlato a quello cronologico o, nel nostro caso, geografico.

93

l’IDP per stabilire classi distinte per forma, ma non con differente nomenclatura94. In italiano ho scelto quindi di mantenere il termine generico di vaso. I vasi possono essere suddivisi in classi (tab. 3), indicate con termini specifici in base alla presenza di alcuni attributi morfologici (brocche, bottiglie95) o all’andamento del profilo (vaso biconico). Un altro criterio possibile è quello dimensionale: ad esempio il termine giara ad indica un contenitore di grandi dimensioni con ampio volume interno, che però crea cesure non sempre significative dal punto di vista tipologico. IDP=MBD / H x 100 CLASSI + alto/medio piede + ansa D> di 25 cm

I IDP > 35096 piatto piatto/bacile

II 275<IDP<=350 ciotola

bacile97

III 125<IDP<=275 scodella

tazza

IV IDP<=125

bicchiere (se si tiene in mano)

o vaso

calice

boccale vaso

Tab. 2. Classi delle forme aperte.

CLASSI + ansa-collo + collo stretto + 2 o più anse e alto collo H > 50 cm

brocca bottiglia98 anfora giara

Tab. 3. Classi delle forme chiuse.

94 A

STON D. A. 1996a, p. 12; ASTON D. A. 1999, p. 12. Aston utilizza l’IDP per distinzioni non terminologiche, ma

formali delle jars: slender (IDP < 50); tall (50 < = IDP < 90); globular (90 < = IDP < 115); squat (IDP >= 115). In ARNOLD Do. 1988, p. 136, le scansioni e i nomi sono differenti: globular (IDP: 100 circa); broad (IDP: 100-80);

broad-slender (IDP: 80-60); slender (IDP: <60).

95 A

RNOLD DO. 1988, p. 135.

96

Mantengo il limite per i piatti all’IDP di 350 come in ARNOLD DO. 1988, p. 135; per gli altri ASTON D. A. 1999, fig. 1

97 Si riprende la definizione di Y

ON 1981, p. 68, con maggiore fluidità nella definizione di una discriminante negli

indici di profondità di vasi e bacili, posta a circa 240/250.

98

99 In S

CHIESTL, SEILER (eds.) 2012a, CV, p. 38, fig. 2, il limite tra globulare ed ellissoidale è calcolato tramite il

rapporto tra MBD e H del corpo, definita dalla proiezione verso l’orlo della base arrotondata. Se VI> o = a 90 la forma è globulare, altrimenti ellissoidale.

Tab. 4. Descrizione delle componenti morfologiche.