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CAMERA D: LA CERAMICA COME INDICATORE DELLE PRATICHE RITUALI IN ONORE DEL DEFUNTO

ANDAMENTO DEL PROFILO

CAMERA D: LA CERAMICA COME INDICATORE DELLE PRATICHE RITUALI IN ONORE DEL DEFUNTO

Per la prima fase d’uso della tomba A17 è possibile distinguere due gruppi di vasi cronologicamente omogenei, ma diversi per funzione. Essi non solo occupano posizioni distinte all’interno della tomba, ma presentano anche, in molti casi, caratteri peculiari213.

La ceramica rinvenuta nelle due camere funerarie, sopra descritta, si qualifica come burial pottery, ossia ceramica di corredo. Essa costituisce parte dei beni che accompagnano il defunto nell’Aldilà e comprende vasi pertinenti al suo mantenimento, ma anche oggetti di lusso o destinati alla cura personale.

Un altro gruppo di ceramiche avente invece destinazione cultuale (cult pottery), è stato riconosciuto nella parte nord della camera D (fig. 26). La ceramica cultuale è generalmente di fattura poco accurata, raramente decorata, e presenta scarsa varietà, anche se può comprendere forme specializzate. Deposta negli spazi pubblici della tomba, veniva utilizzata durante i riti celebrati in onore del defunto, al momento della cerimonia funebre o in occasione di particolari festività, e costituisce il residuo materiale tangibile di queste pratiche214. Il riconoscimento della

funzionalità di questi vasi, possibile sia in virtù delle loro caratteristiche morfologiche e tecnologiche, sia grazie alle tracce d’uso, trova però la sua conferma proprio nel contesto di rinvenimento. Nel caso della tomba A17, questi vasi sono stati trovati in situ di fronte alle due camere funerarie, in un’area abbastanza circoscritta e non adibita a sepoltura. Le ceramiche possono essere quindi esaminate nelle loro posizioni e associazioni originali e messe in relazione con quelle deposte come corredo dei defunti, di cui risultano coeve215.

Di fronte alla camera F sono stati rinvenuti, a poca distanza uno dall’altro, una tavola d’offerta in terracotta, due vasi hes e un supporto per offerte216.

La tavola d’offerta in Nile C2 è quadrangolare, con un alto bordo e un beccuccio con due canali, per permettere ai liquidi versati di defluire (fig. 27). Sulla superficie del piatto, coperta da uno spesso ingobbio rosso lucido parzialmente abraso, sono modellate in argilla alcune offerte: un cosciotto, dei pani e delle offerte vegetali. L’uso delle tavole d’offerta in terracotta è ben attestato in contesti funerari durante il Primo Periodo Intermedio e la XII dinastia217: poste all’imboccatura del pozzo o nei luoghi d’offerta, accolgono le libagioni in onore del defunto e consentono di rinnovare in modo perpetuo le offerte a lui destinate. Tavole d’offerta in forme

213 SEILER 1995a; SEILER 2005, pp. 48-52. 214 SEILER 2005, pp. 50-52.

215 SEILER 2005, p. 50. Per altri assemblage cultuali coevi nella necropoli tebana: SEILER 1999a; LÓPEZ GRANDE

2010, pp. 583-588.

216 Forse anche un alto supporto di vaso posto più a nord poteva originariamente far parte di questo gruppo.

217 NIWINSKI 1975, pp. 74-98; BOURRIAU 1981a, pp. 118-119; NIWINSKI 1984; TOOLEY 1989, pp. 249-304, fino alla

diverse possono essere messe in relazione ai diversi luoghi di provenienza218. Nella necropoli tebana domina la forma a ferro di cavallo, con piatto rotondo od ovale, di solito privo di modelli d’offerta, ma con una varietà di sistemi di canaletti di scolo219. I confronti migliori provengono dalla tomba 79 nell’area del tempio di Thutmosi IV220, dalla tomba doppia “M”, sotto la TT 196 nell’Asasif221 e dal tempio di Nebunnef a Dra’ Abu el-Naga222.

A poca distanza dalla tavola d’offerta sono stati rinvenuti i due vasi hes. Uno, in Nile B1 con slip rosso, ha un’alta spalla arrotondata, corpo rastremato, collo cilindrico e orlo appiattito (fig. 28, 1); l’altro, in marl A3, è più basso, con il corpo più rastremato e la spalla più pronunciata (fig. 28, 2). Il vaso hes è un vaso usato comunemente, sia nei templi che nelle necropoli, per versare acqua durante i rituali, e acquisisce rapidamente una forma stereotipata223. I vasi qui

presentati hanno caratteristiche morfologiche che consentono di inquadrarli dagli inizi della XII dinastia in poi224.

Completava il gruppo sopra descritto un alto supporto in Nile C, con la parte superiore modellata a piatto molto svasato con orlo arrotondato (fig. 28, 3). Potrebbe trattarsi di un incensiere225 o di un supporto per offerte. La forma trova confronti a Lahun226 e Haraga227, ma

anche in area tebana228.

Dall’altro lato, di fronte alla camera E, due vasi hes con beccuccio e due supporti di vaso, che in origine sostenevano probabilmente due coppe emisferiche usate come incensieri, sono stati trovati associati con frammenti di tavole d’offerta, vasi miniaturistici (vasi globulari e puntuti, piatti e scodelle), alcune scodelle e ciotole di dimensioni normali229. I vasi di questo gruppo sono

stati rinvenuti all’interno di due sottili livelli carboniosi, identificabili con due diversi momenti di deposizione, e l’impressione che si ricava è che si tratti del raddoppiamento di un medesimo kit. Dal momento che non sono state notate differenze rilevanti di morfologia e composizione tra

218 NIWINSKI 1975, pp. 85, 88-89; TOOLEY 1989, pp. 293-298.

219 PETRIE 1909, p. 4, pl. XXI; ARNOLD DI. 1972, pp. 29-30;ARNOLD DI. 1973, pp. 142, 150. Una tavola d’offerte

ovale con modelli di offerte sul piatto e databile alla XI dinastia è stata trovata fuori dalla tomba di Iqer, nel cortile della TT11 (Djehuty) a Dra’ Abu el-Naga: LÓPEZ GRANDE 2011, p. 583, fig. 2, e.

220 BRESCIANI 1980, fig. 3, nr. 403, 404, 407; GUIDOTTI 1985, fig. 10, sembra mostrare un complesso rituale simile a

quello qui presentato; QUIBELL 1898a, p. 4, cita una tavola d’offerte di fronte a una delle tombe del Medio Regno nel Ramesseum.

221 GRAEFE 2007, pp. 131-133, O-Taf. 45, Kat. 300-301, e altri frammenti all’interno e all'esterno della tomba. 222 PETRIE 1909, p. 4, pl. XX , nr. 602, 605, 608.

223 BALCZ 1934, pp. 71-75; BOURRIAU 1981a, pp. 115-117, nr. 231-232.

224 DE GARIS DAVIES 1920, pl. 39; SEIDLMAYER 1990, pp. 90-91, 172;ARNOLD DO. 1991, p. 10, fig. 10; SEILER

1999a, p. 389, abb. 17, f.

225 ASTON D. A. 2004, p. 76; SEILER 2005, p. 120. 226 PETRIE, BRUNTON, MURRAY 1923, pl. LVIII, 90T2. 227 ENGELBACH 1923, pl. XLI, 90N.

228 GUIDOTTI 1985, p. 39, n. 42; GRAEFE 2007, p. 172, tipo 5b, K-Taf. 14, K.153, K.155. Un tipo con parte superiore

più profonda da Deir el-Bahari, tomba MMA 110, datata agli inizi della XII dinastia, SEILER 2012a, fig. 8.5.

229 SCHIESTL, SEILER (eds.) 2012a, CV, pp. 192-197, I.E.1.b: tarda XI dinastia-Sesostri II. In particolare nr. 14:

i due gruppi, che non sono sempre stati chiaramente distinti in corso di scavo a causa dell’esiguo spessore delle due lenti carboniose, si propone una descrizione unitaria, sottolineando la posizione stratigrafica solo se necessario.

I due vasi hes, in Nile B1, rivestiti da uno spesso slip rosso, hanno forma quasi identica: piede svasato, alta spalla arrotondata, collo cilindrico e labbro appiattito modellato a formare un becco (fig. 29, 1; tav. 1, Cat. A17.13.004). Il corpo è spatolato in verticale e il collo rifinito al tornio. La forma consente di datarli agli inizi della XII dinastia230.

Le scodelle con vasca a calotta, in Nile B1 (fig. 29, 2; tav. 1, Cat. A17.13.018), sono state usate come incensieri ed erano ancora piene di cenere e carboni al momento del rinvenimento231.

Poiché sono state trovate in prossimità di due eleganti supporti, si ritiene che fossero da essi sostenute232 (fig. 29, 3; tav. 1, Cat. A17.13.045).

Nella stessa area dei vasi hes erano deposti circa quattordici vasi miniaturistici. Di questi, otto hanno corpo globulare con fondo spatolato e labbro estroflesso (fig. 29, 4 e tav. 5). La forma li rende adatti ad essere tenuti in mano, per versare piccole quantità di liquidi. Il miglior confronto per la morfologia proviene dai livelli di XII dinastia ad Elefantina233. Altri sette piccoli vasi, di

fattura meno curata, hanno invece fondo puntuto, quasi completamente pieno, e labbro estroflesso (fig. 29, 6; tav. 5). I confronti rimandano alla tarda XI-inizi XII dinastia234.

Completava il gruppo un gran numero di piatti, ciotole e scodelle miniaturistici in Nile B1/B2, tipi che risultano comunemente usati in depositi di fondazione, rituali funerari e rituali d’offerta nei templi235. Alcuni hanno forma troncoconica molto aperta (fig. 29, 5; tav. 2), altri sono più

profondi e di miglior fattura236 (fig. 29, 7; tav. 4). In generale però presentano il fondo staccato a

stringa dal tornio, sono sommariamente rifiniti, asimmetrici e mal modellati237. Altri piccoli piatti

hanno invece fondo convesso, rifinito con spatolature nette238 (fig. 29, 8; tav. 3). Molti di questi

recipienti presentano un wash bianco internamente ed esternamente, un trattamento che ben si

230Vasi hes con beccuccio di forma più rozza sono stati rinvenuti come parte di un gruppo di vasi rituali a Dra’ Abu

el-Naga: LÓPEZ GRANDE 2011, pp. 584-585, fig. 3, a-b; gli esemplari qui presentati possono essere considerati una variante del tipo SCHIESTL, SEILER (eds.) 2012a, CV, pp. 512-513, II.D.17.b, con becco: tarda XI-inizi XII dinastia.

231 L’uso di scodelle come incensieri è bene attestato: SEILER 1999a, pp. 379, 381, abb. 15, c, 15h; LOPATTA 2006,

pp. 198-199.

232 GRAEFE 2007, pp. 157, 172, K150, K-Taf. 13. 233VON PILGRIM 1996, abb. 158, d, Bauschicht 14.

234 MYŚLIWIEC 1987, p. 30, 21a-22a, anche se attribuiti al gruppo IV.2.E.2 con corpi più ampi e colli più corti in

SCHIESTL, SEILER (eds.) 2012a, CV; PETRIE 1909, pl. XV, nr. 204-209;MANASSA 2009, pp. 63-64, fig. 7a. D. Vasi

miniaturistici globulari e puntuti sono noti anche in contesti più tardi: ASTON D. A. 2004, p.182, groups 186-187.

235 ALLEN S. J. 2006.

236 SEILER 2012a, Gurna, Tomba MR 35, sepoltura D, fig. 14, 1, p. 312: fase II.2 iniziale, Sesostri I-Amenemhat II. 237 SCHIESTL, SEILER (eds.) 2012a, CV, pp. 904-905, IV.1.E.3.

concilia con la loro funzione. Si ritiene infatti che questo rivestimento rendesse il vaso puro e quindi adatto all’uso rituale239.

La funzione dei vasi miniaturistici in questo contesto potrebbe non essere solo simbolica, ossia di sostituzione di oggetti reali, ma anche pratica, in quanto potrebbero essere stati effettivamente usati per sorbire piccole quantità di liquidi240. L’associazione di piccoli piatti e

piccoli vasi globulari richiama, infatti, una scena del sarcofago della principessa Kawit, trovato a Deir el-Bahari (regno di Montuhotep II, fine della XI dinastia)241. La donna, seduta e acconciata

da una serva, beve da una piccola scodella forse del latte, versato da un piccolo vaso globulare nelle mani di un servitore di fronte a lei. In un’altra scena la donna beve da un piccolo vaso puntuto.

Oltre ai vasi miniaturistici, completano il gruppo alcuni recipienti di dimensioni normali: un piatto con vasca troncoconica e fondo arrotondato242 (fig. 30, 2) e scodelle carenate con slip rosso

e talvolta sottili incisioni all’orlo (fig. 30, 3), un particolare che le colloca agli inizi della XII dinastia243.

Faceva parte del livello inferiore di vasi rituali trovati di fronte alla camera E anche una coppa carenata su piede, in Nile B1, con slip rosso interno ed esterno, trovata in molti pezzi e totalmente riassemblata (fig. 30, 1). Il piede sottile e le proporzioni del corpo richiamano esemplari assegnabili alla XII dinastia, sviluppati dalla tradizione del Primo Periodo Intermedio. Il tipo, non molto diffuso in area tebana, non sembra attestato dopo la prima metà della XII dinastia (non oltre Amenemhat II)244.

Proprio quest’ultimo reperto consente con certezza di associare il deposito di vasi rituali con le sepolture nelle due camere, considerate ad esso coeve. Si ritiene inoltre che quest’area non doveva più essere in uso al momento della rioccupazione della camera F nella piena XII dinastia, un dato che si concilia anche con le osservazioni stratigrafiche245.

Concludendo, il repertorio qui presentato di vasi utilizzati in ambito rituale comprende recipienti di uso quotidiano legati al consumo del cibo e delle bevande e forme miniaturistiche, in particolare piatti, piccole scodelle o ciotole e bicchieri, spesso di fattura non accurata,

239 SEILER 2005, pp. 115-117.

240 SEILER 2005, pp. 110-111, 115-117. 241 NAVILLE 1907, p. 55, pl. XX.

242 SCHIESTL, SEILER (eds.) 2012a, CV, pp.192-197, I.E.1.b, tarda XI dinastia-Sesostri II. 243 SCHIESTL, SEILER (eds.) 2012a, CV, pp. 236-241, I.F.4 (b-c).

244 SCHIESTL, SEILER (eds.) 2012a, CV, pp. 296-299, I.F.20.c; ARNOLD DO. 1992, pp. 55-57, cat. 11-13, pl. 69;

BOURRIAU 1981a, p. 57, nr. 98; CZERNY 2002, p. 135.

245 Sempre nella camera D, ma in aree più lontane dalle camere E ed F e in contesti molto rimaneggiati, sembra di

poter riconoscere altri piccoli gruppi di vasi, in cui la scodella su basso supporto usata come incensiere, è associata a scodelle carenate e ciotole miniaturistiche, che potrebbero avere avuto ugualmente uso rituale.

associabili alla ripetuta presentazione di offerte liquide246. A questi si aggiungono vasi dall’uso

specializzato come i vasi hes, i porta-offerte o gli incensieri, che non trovano equivalente nelle ceramiche presenti nelle camere247. Anche specifici trattamenti delle superfici, come il

rivestimento con wash bianco, sono attestati solo in questo contesto. La ripetitività e l’iterazione dei riti produce il moltiplicarsi di questi vasi, che forse continuano a essere deposti per un certo lasso di tempo a ricordo del defunto248.

Il focus dell’azione si collega ai riti di purificazione, di bruciatura dell’incenso e di libagione e alla presentazione di cibi o bevande. Questi rituali sono connessi all’uso delle tavole d’offerta, che, poste di fronte alle camere funerarie, consentivano di garantire al defunto il nutrimento per l’eternità.