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ANDAMENTO DEL PROFILO

IL CORRIDOIO E L’INGRESSO DELLA TOMBA

4. LA NECROPOLI DEL TERZO PERIODO INTERMEDIO – EPOCA TARDA

4.2. A REA DEL CORTILE DEL TEMPIO

4.2.1.2 SEPOLTURE ED ELEMENTI DI CORREDO

La porzione della vasta camera scavata fino al limite basale si limita all’area al di sotto di L9 e ha restituito i resti di due sepolture, collocate una accanto all’altra e orientate ovest-est, nonché una parte consistente degli originari corredi (fig. 44).

Quattro vasi canopi di calcare, privi di iscrizioni, sono stati rinvenuti allineati lungo la parete nord, quasi completamente distesi, forse a causa del peso del riempimento soprastante (fig. 45, Cat. L9.12.016-019)327. Il corpo del vaso, slanciato e con alta spalla, è scavato internamente solo in misura sufficiente a poter inserire il coperchio. I coperchi, che rappresentano i quattro figli di Horus, hanno forma leggermente squadrata, con parrucche ben delineate e tratti definiti a rilievo e incisione, ma privi di tracce di colore.

I vasi canopi di L9 possono essere ricondotti al tipo II di Aston, che compare nel IX secolo a.C. e continua ad essere in uso fino al 700 a.C., anche se vede la sua massima diffusione

326

Un primo esame dei reperti, rinvenuti in stato estremamente frammentario, suggerisce confronti generici con esemplari rinvenuti a Medinet Habu e nella Valle delle Regine: COTELLE-MICHEL 2004, pp. 270, 285-286.

327 S

nell’VIII secolo a.C.328. Per la forma della parrucca e il particolare del collo in evidenza, richiamano alcuni esemplari dalla necropoli del Ramesseum, attribuiti alla XXII dinastia329.

Poco più a ovest dei vasi canopi è stata rinvenuta la traccia di un probabile contenitore in legno (circa 30x24x6 cm), che conteneva 124 ushabti in faïence azzurra molto chiara (fig. 46, Cat. L9.12.015). La maggior parte è in posizione mummiforme, con i particolari della parrucca, le mani incrociate al petto e, in alcuni, le zappe ben distinguibili. Cinque erano invece rappresentati in abito da vivente, con parrucca corta, lungo gonnellino e mano sinistra al petto. Un altro gruppo più numeroso di ushabti, sempre in faïence azzurra e simili ai precedenti, è stato rinvenuto lungo la parete sud-est della camera. Questi erano probabilmente conservati in due scatole di legno, di cui rimanevano scarsissime tracce (su un’area complessiva di 90x30 cm circa). Una conteneva 282 ushabti, di cui 42 rais (Cat. L9.12.022), e l’altra 130, di cui 12 rais (Cat. L9.12.023).

La posizione delle scatole, in corrispondenza della testa e dei piedi del defunto, ricorre anche in alcune tombe del Ramesseum330.

Il tipo di ushabti della tomba L9 sembra presentare caratteri affini ai tipi D ed E di Aston, quest’ultimo in particolare attestato fino all’850 a.C. Il colore chiaro della faïence farebbe però propendere per una datazione posteriore all’850 a.C.331. La presenza di ushabti in abito da vivente, noti dal tardo Nuovo Regno fino agli inizi del VII secolo a.C.332, è attestata nell’area del tempio solo nelle tombe L9 e L9b, elemento che non si può ritenere casuale.

Il sarcofago settentrionale era posizionato appena più a sud dell’ingresso dal pozzo L9, orientato ovest-est con il capo a ovest. Vi era un sarcofago esterno, ligneo e di forma probabilmente antropoide, di cui rimaneva solo l’impronta nella sabbia e rare tracce di stucco, e un cartonnage, di cui restava solo parte della decorazione. Per quasi tutta la lunghezza degli arti inferiori, in particolare, era visibile una banda di geroglifici, che dovevano essere ricoperti da foglia d’oro. Il testo era interrotto all’altezza dei piedi, impedendo così la conservazione del nome del defunto, ma non dei suoi titoli, tra cui si è potuto leggere quello di visir. Ai lati rimanevano le tracce di figure con le ali protese, che si intersecavano in corrispondenza della banda centrale. Risultava invece meglio conservata la parte della testa, dove erano visibili tracce della decorazione di una parrucca a bande blu e rosse su fondo bianco, con una frangia nera. Alla

328 A

STON D.A. 2009, p. 295.

329 Ad esempio i canopi di Nestanetjeret (I

KRAM, DODSON 1998, pl. XXXV; ASTON D. A. 2009, TG 948, p. 241,

posteriori all’850 a.C.) e quelli di Ankhpakhrod II (ANTHES 1943, taf. 13c; ASTON D. A. 2009, TG 1001, pp. 250- 251, 750-725 a.C.).

330 Si riscontra la stessa posizione delle scatole rinvenute nella tomba di Nakhefmut E, cfr. Q

UIBELL 1898a, p. 11.

331 A

STON D. A. 1994, pp. 33-34; ASTON D. A. 2009, pp. 357, 363.

332

sommità del capo era dipinto un diadema con pendenti colorati. Sono stati ritrovati due occhi, forse in conchiglia e pasta vitrea, non in posizione primaria, ma sotto e sul lato destro del cranio, con tracce della foglia d’oro con cui era rivestito il volto. Se la presenza del cartonnage consentirebbe genericamente di datare la sepoltura tra il 940 e il 700 a.C.333, gli elementi decorativi conservati, seppur esigui, fanno pensare potesse trattarsi di un cartonnage di tipo Taylor 2A-Aston II334, diffuso tra il tardo X-inizi IX secolo a.C. e l’800 a.C.335.

Il defunto presentava tracce di una mummificazione sommaria ed era annerito a causa delle tracce dei bendaggi con resine, adesi ai resti scheletrici336.

In corrispondenza del torace sono stati trovati uno scarabeo in serpentino non iscritto (Cat. L9.12.028)337 e alcuni amuleti, che, insieme alle numerose perline gialle, blu, rosse e rivestite in foglia d’oro, costituivano probabilmente una o due collane. I piccoli amuleti in faïence, in alcuni casi molto alterata, e pietre dure comprendono tre amuleti a forma di cuore, (Cat. L9.12.031, L9.12.032, L9.12.033), un cobra (Cat. L9.12.043), un occhio udjat (Cat. L9.12.045)338, una perla biconica (Cat. L9.12.039), una perla biconica con apice forato (Cat. L9.12.040), un pilastro djed (Cat. L9.12.034), due wadj (Cat. L9.12.035, L9.12.036), tre placchette, due delle quali con una piccola figura di divinità incisa (Cat. L9.12.037, L9.12.046, L9.12.038) e un nodo-tit (Cat. L9.12.044).

Gli amuleti trovano un confronto molto puntuale con quelli appartenenti a Nakhtefmut E, sepolto nel Ramesseum alla fine del regno di Osorkon I339. Nakhtefmut aveva una collana in perline al di sotto del primo strato di bende che avvolgeva il suo corpo e gli amuleti, uno scarabeo in pietra e uno in pasta vitrea e argento, a contatto con il corpo.

Un altro sarcofago, collocato accanto a quello già descritto, era in condizioni molto peggiori340 e ne restavano solo le tracce. Ugualmente, però, sul petto del defunto erano presenti alcuni piccoli amuleti in faïence molto simili ai precedenti: due pilastri djed (Cat. L9.13.004- 005), due placchette (Cat. L9.13.006-007) e un piccolo scarabeo (Cat. L9 13.008).

333

ASTON D. A. 2009, pp. 275-276.

334

TAYLOR 2003, p. 106, fig. 47; ASTON D. A. 2009, fig. 9. Il cartonnage di Nakhtefmut E, rinvenuto al Ramesseum (QUIBELL 1898a, pl. XVI), presenta dei dettagli che trovano un buon confronto con quello di L9 ed è attribuito al tipo 2A, cfr. TAYLOR 2003, p. 97).

335

In attesa di uno studio più approfondito di questi elementi sono portata ad escludere i tipi 2B e 2C, che presentano il feticcio di Abido e testi di lunghezza inferiore sulle gambe (TAYLOR 2003, p. 106, pl. 48-49).

336 Si tratta probabilmente di un individuo maschile (informazione preliminari G. Bellandi, S. Benazzi).

337 Ben confrontabile con quello della tomba di Harsiesi, recentemente scoperta nel Ramesseum e datata alla XXII

dinastia. Cfr. LEBLANC, MACKE 2009, p. 169, pl. XXXV-B.

338

MÜLLER-WINKLER 1987, tav. VII, 140-143, XXII-XXV dinastia.

339 Q

UIBELL 1898a, pp. 10-11, pl. XVII, 1 e 4; ASTON D. A. 2009, p. 239, non menziona lo scarabeo in pietra.

340 Le ossa, in pessime condizioni a causa del crollo del soffitto, sono state prelevate, ma sono ancora in corso di

4.2.1.3. LA CERAMICA

Nessun vaso è associabile con la fase primaria delle sepolture, né dal punto di vista stratigrafico, né in base all’analisi tipo-cronologica. Tutta la ceramica rinvenuta (cfr. Catalogo e tav. 22-25) proviene infatti dal riempimento dei due camini o dai livelli superiori della camera ed è prevalentemente costituita da vasi di Epoca Tolemaica, rinvenuti per lo più integri o totalmente ricomponibili. I frammenti di ceramica copta341 costituiscono l’elemento più tardo individuato e si datano attorno al V-IX secolo d.C.

4.2.1.4. DATAZIONE

L’analisi dei singoli elementi di corredo associati con le sepolture rinvenute nella camera al di sotto di L9 ha permesso di individuare alcuni confronti con la tomba di Nakhtefmut E, datata agli inizi della XXII dinastia: il tipo di cartonnage e di amuleti associati in particolare al defunto nord, la presenza di rais tra gli ushabti (anche se quelli della tomba L9 sono in faïence) e la posizione delle scatole che li contenevano. Il colore della faïence potrebbe tuttavia indirizzare verso una datazione più tarda.

In base a tali considerazioni preliminari si può comunque proporre una datazione della tomba alla XXII dinastia, probabilmente in un momento posteriore alla metà del IX secolo a.C. Purtroppo l’impossibilità di definire nel dettaglio il tipo di “coffin ensemble” e l’assenza di qualsiasi altro materiale deperibile, utile ad un più preciso inquadramento del corredo, rendono difficile precisare ulteriormente tale dato342.

L’esame complessivo dei materiali rinvenuti nella camera consente di evidenziare il discreto stato di conservazione delle sepolture, che, protette anche dal crollo del soffitto, non sembrano disturbate da riusi successivi.

4.2.2. T

OMBA

L9b