• Non ci sono risultati.

Capitolo 8: Un'analisi empirica: la DEA come strumento di analisi delle operazioni d

8.2 Il campione di riferimento

Le banche che compongono il campione di riferimento dell’analisi, sono state selezionate a partire dalla classificazione delle stesse in ordine decrescente per numero di sportelli, fornita da http://www.tuttitalia.it/banche/; in particolare sono state scelte le prime 50 ban- che (dati aggiornati al 31/03/2013). Appare evidente come la lista così presentata sia la fotografia del sistema bancario odierno, pertanto per poter analizzare il settore bancario nel periodo che va dal 2000 al 2012, si è reso necessario procedere a ritroso nel tempo ricer- cando le banche che componevano via via il sistema bancario italiano. In questo modo, non solo il campione è aumentato di volume fino a raggiungere le 140 unità, ma è stato possibile ricostruire tutte le tappe del processo di consolidamento negli anni considerati.

Tuttavia è necessario fare una specificazione per quanto riguarda il campione di banche, infatti ogni anno esso muta, poiché le banche che sono coinvolte in operazioni di M&A sono diverse di anno in anno, così come lo sono le banche che non sono coinvolte in tali operazioni.

anno n° M&A banche M&A banche no M&A tot banche 2000 4 10 50 60 2001 4 8 50 58 2002 7 20 51 71 2003 7 17 80 97 2004 3 6 83 89 2005 1 2 83 85 2006 6 13 80 93 2007 6 14 74 88 2008 2 7 77 84 2009 0 0 78 78 2010 2 7 61 68 2011 6 18 49 67 2012 6 14 39 53 tot 54

Tabella 8.1: composizione del campione di riferimento

Come si può notare dalla Tabella 8.1, il campione di riferimento è mobile in base all’anno considerato. Pur partendo da 140 banche che dal 2000 al 2012, tramite le operazioni di M&A, si sono ridotte fino a raggiungere le 50 unità, in realtà non si ha un campione di banche diverso di anno in anno, ma semplicemente si ha un campione composto dall’ “al- bero genealogico” di ognuna delle 50 banche che oggi fanno parte del sistema bancario italiano.

L’analisi si svolge utilizzando così un campione suddiviso in due sezioni, come visto in precedenza in Resti (1998) e in Di Salvo (2002), una parte composto da quelle banche che sono coinvolte in operazioni di M&A, e l’altra parte, invece, composto dalle che non sono coinvolte in tali operazioni. Si è deciso di utilizzare queste due categorie di banche in modo da poter confrontare le une con le altre in fase di analisi, utilizzando l’insieme di banche non coinvolte in operazioni di M&A come benchmark di riferimento, in accordo con quanto fatto da Resti (1998) e da Di Salvo (2002). In raltà poi si utilizza sempre lo stesso campione che varia dalle 140 alle 50 banche: esse si spostano da un gruppo all’altro più volte, tranne qualche eccezione per quanto riguarda alcune banche che negli anni conside- rati non hanno mai effettuato operazioni di M&A.

Per maggiori dettagli si vedano le tabelle in Appendice, che riportano anno per anno il campione di riferimento con la suddivisione in banche coinvolte in M&A e le altre . È importante specificare che essendo fulcro dell’analisi le operazioni di fusione e acquisi- zione, è stato importante collocare le banche coinvolte in tali operazioni nell’insieme di riferimento. Questa affermazione appare tautologica, ma in realtà si è proceduto in diverso modo per quanto riguarda le banche coinvolte in fusioni e quelle coinvolte in acquisizioni: per le prime si è scelto di collocare la banca che nasce dalla fusione (nel caso di fusione per unione) nell’insieme delle banche coinvolte in operazioni di M&A, mentre le due o più banche che hanno operato la fusione vengono eliminate dal campione. Analogamente, per quanto riguarda le fusioni per incorporazione, si è proceduto collocando la banca che in- corpora tra le banche coinvolte in operazioni di M&A, mentre la banca incorporata è stata eliminata. Per quanto riguarda, invece le banche che optano per le acquisizioni, tutte le banche coinvolte in tale operazione vengono inserite nel gruppo di quelle coinvolte in M&A. Nessuna delle banche, in questo caso, viene eliminata dal campione, poiché attra- verso le operazioni di acquisizione non si prevede che la banca acquisita sparisca dal pa- norama bancario, ma attraverso l’acquisto di partecipazioni di maggioranza in essa, effet- tuate dalla banca che acquisisce, entrambe continuano la propria attività.

Oltre a voler rispecchiare la natura e gli esiti delle operazioni di fusione e acquisizione, il motivo che ha generato questo tipo di scelta, ovvero quella di costruire un campione mobile e variabile nel tempo, è legato al fatto che di anno in anno il sistema bancario muta, e quindi anche il campione deve seguire questa natura variabile. Pertanto le banche che spariscono dal panorama economico vengono logicamente eliminate, mentre quelle che permangono anche dopo le operazioni di fusione e acquisizione restano nel campione, eventualmente spostandosi negli anni da un insieme all’altro. Inoltre, come si vedrà in seguito, questa differenzazione tra le due operazioni, quella di fusione e quella di acquisizione, sarà im- portante al momento dell’analisi.

Innazitutto è interessante osservare come solo ordinando il campione in base alla quantità di operazioni di M&A che vi sono dal 2000 al 2012, emergano già dei dati importanti da analizzare preliminarmente, per fare ciò si osservi il Grafico 8.1 e il Grafico 8.2.

La prima osservazione riguarda l’anno 2009; si nota dal Grafico 8.1 che nessuna banca del campione selezionato è coinvolta in operazioni di M&A. Questo è probabilmente legato al fatto che il 2009, è stato un anno difficile per le banche e non solo, ma per l’intero sistema economico. Quindi la tendenza all’aumento dimesionale e alla concentrazione, ha lasciato spazio ad altri problemi, legati al rischio di liquidità o a quello di credito, per esempio, che nel 2009 erano centrali per quanto riguarda le banche italiane e non solo. Tuttavia esso sarà un anno importante per quanto riguarda l’analisi delle operazioni di M&A, come si vedrà

Grafico 8.1: Istogramma descrittivo del numero di banche coinvolte ognni anno in operazioni di M&A

in seguito. Il 2006 e il 2007 sono due annate chiave per quanto riguarda il fenomeno della concentrazione nel settore bancario italiano, poiché si è di fronte alle ultime grandi opera- zioni di M&A pre-crisi. Considerando il campione scelto, gli anni in cui si registrano più di banche coinvolte in M&A sono il 2002, il 2011 e il 2003, si può osservare, inoltre, che il fenomeno di concentrazione segua una certa ciclicità, come evidenzia anche il Grafico 8.2.

Questo significa che gli effetti delle operazioni di M&A sono limitati nel breve periodo, anche perché le banche che operano fusioni e acquisizioni tra il 2000 e il 2012 sono pres- sochè le medesime. È facile intuire che anche in questo caso non sia in realtà solamente la ricerca e il raggiungimento delle sinergie e delle economie di costo a spingere verso un aumento dimensionale iterato nel tempo, ma che il fenomeno rappresenti una strategia aziendale adottata dall’intero sistema bancario.