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La disintermediazione, la diversificazione e l'aumento dimensionale

Capitolo 5: Le operazioni di Mergers & Acquisitions nel settore bancario

5.6 La concentrazione in Europa

5.6.1. La disintermediazione, la diversificazione e l'aumento dimensionale

Nel primo capitolo si è descritto ampiamente il fenomeno di cambiamento che ha investito il settore bancario italiano. È immediato verificare come in realtà il fenomeno non sia un fattore tipico della nostra penisola, infatti esso ha caratterizzato prima il settore finanziario statunitese, fino ad estendersi in Europa e in tutto il resto del mondo. Dagli anni ’90 (si veda a tal proposito http://thomsonreuters.com/financial/) il settore bancario e finanziario più in generale, diventa un settore maturo, caratterizzato da tassi d’interesse molto bassi, sovraffollato, con una pesante eccedenza produttiva e alti livelli di liquidità.

I produttori (le banche e ogni altro istituto finanziario) si sono mossi, in risposta a questi problemi, operando verso una dematurazione del sistema che si basa su tre principali punti:

1. Diminuzione del numero di imprese (operazione che viene svolta attraverso le M&A);

2. Aumento dell’efficienza e della produttività; 3. Diversificazione.

Si assiste ad una ricerca, da parte delle banche, di espansione verso nuove risorse diverse dal business tipico bancario, per compensare la diminuzione dei margini: nascono i con- glomerati finanziari8.

Con l’ingresso di nuovi produttori come le società di assicurazioni, e quindi dell’attività assicurativa, nel settore finanziario si assiste ad una netta diminuzione delle barriere all’en- trata, conseguente ad una deregolamentazione (si veda il primo capitolo).

8 Essi sono gruppi verticali composti da banche o intermediari finanziari e società di assicurazione, le quali

sono l’elemento distintivo che trasforma ad esempio un gruppo bancario in un conglomerato finanziario; ovvero quando i requisiti di finanziarietà (almeno il 40% dell’attività del gruppo dev’essere attività finanzia- ria) e significatività (dev’esserci un equilibrio tra banca e assicurazione, dove il peso del settore finanziario dev’essere almeno superiore al 10%) sono soddisfatti. Sono caratterizzati da alti livelli di diversificazione con attività dominante o non, possono avere una struttura di holding mista o pura e sono soggetti a vigilanza supplementare.

Al di là dei caratteri essenziali del cambiamento, qui brevemente riassunti, si può affermare come questo fenomeno ambientale abbia prodotto due effetti importanti, per quanto ri- guarda il tema delle operazioni di Mergers & Acquisitions: disintermediazione e diversifi- cazione.

In tema di disintermediazione, si parla non solo di attività assicurativa, ma anche di mercato mobiliare; la banca subisce uno spostamento della domanda verso queste organizzazioni alternative. Per quanto riguarda il mercato mobiliare, si è in presenza di maggior efficienza, miglior trasparenza e prezzi più competitivi; tra banca e mercato mobiliare nasce un certo rapporto di competizione/collaborazione. Tuttavia l’individuo, pur preferendo il mercato mobiliare per i propri investimenti, non è in grado di compiere scelte razionali di fronte a problemi complessi e per questo si affida spesso all’intermediazione della banca, che a sua volta, pur essendo un concorrente del mercato mobiliare, sfrutta le opportunità di soddisfa- zione dei bisogni del cliente, diventandone il partner per eccellenza. In sostanza il mercato mobiliare fornisce gli strumenti per la soddisfazione del bisogno del cliente e la banca ne produce le migliori soluzioni e combinazioni. Di tutt’altra specie la natura dell’attività as- sicurativa, infatti le società di assicurazione sono già intermediari finanziari e entrano nel mercato bancario poiché hanno un alto grado di prossimità rispetto ad esso. Data l’alta complementarietà tra le due attività e la possibilità di utilizzo di risorse e competenze già possedute, tra attività assicurativa e attività bancaria, nasce un legame di intensa natura, che sfocia nel fenomeno della diversificazione e nella costitutuzione dei già citati conglo- merati finanziari (per maggiori dettagli si rimanda a Mottura (2010)).

La diversificazione avviene per tre motivi principali:

1. Aumento della redditività: attraverso lo sfruttamento delle economie di scopo (cor- relazione delle attività, caso banca e assicurazione) e delle economie di scala (rag- giungibile con l’aumento dimensionale e la diminuzione dei costi), ma anche grazie all’aumento del potere di mercato, dato dall’ingresso della banca in mercati nuovi e contendibili come quello assicurativo e quello del mercato mobiliare;

2. Diminuzione del rischio: la banca non si occupa più solamente dell’attività bancaria tipica di raccolta e concessione del credito, ma anche di attività assicurativa e di risk management; in questo modo si raggiunge la diversificazione. Tuttavia a fronte di alti livelli di diversificazione, si vanno a ridurre i vantaggi competitivi generati dalle economie di scala e di scopo;

3. Ricerca o reimpiego delle risorse: la banca cerca risorse nuove fuori dal proprio business attraverso l’aumento dimensionale, come visto nei punti precedenti; inol- tre cerca di riutilizzare le risorse finanziarie e non, reimpiegandole nelle nuove at- tività o in quelle passate, aumentando il grado di efficienza e diminuendo gli spre- chi.

Si può affermare che la diversificazione e la crescita dimensionale siano alla base della strategia aziendale della banca. A questo punto si delineano diversi scenari in base al grado di diversificazione e al volume della crescita dimensionale: innanzitutto, la banca può sce- gliere la linea dell’internazionalizzazione, altrimenti detta strategia cross border. Si pensi ad esempio alle banche di stati molto piccoli come il Belgio o il Lussenburgo, sicuramente le banche nazionali hanno superato i confini del proprio paese e si sono spinte verso i mer- cati esteri, non solo attraverso acquisizioni e fusioni, ma sfruttando anche il mercato unico europeo9. In questo caso il grado di diversificazione è medio basso, mentre per quanto ri-

guarda l’aumento dimensionale si è di fronte ad una questione controversa, poiché è possi- bile che vi siano delle operazioni di acquisizione o di fusione con banche extra-nazionali, ma è anche possibile che la banca nazionale apra autonomamente le proprie filiali in loco senza dover necessariamente operare nella direzione delle M&A.

Nel caso in cui la banca opti per la scelta di business diversi da quello tipico, per esempio nel caso in cui la banca scelga di svolgere attività assicurativa, si parlerà di strategia cross business e cross sector. Tuttavia la banca deve considerare il rapporto tra minacce e oppor- tunità che si prospettano nella scelta di operare in nuovi business e vautarne il grado di convenienza; non solo, ma dovrà anche tener conto di quanto il legislatore stabilisce in materia di vigilanza consolidata e supplementare. Infatti in questo caso sia il livello di di- versificazione, sia quello di aumento dimensionale è elevato, ed entrambi sono raggiungi- bili attraverso operazioni di Merger & Acquisition. Pertanto se un gruppo bancario, già soggetto a vigilanza consolidata, volesse acquisire anche società assicurative per poter eser- citare attività assicurativa, in quel caso sotto determinate condizioni si andrebbe a creare un conglomerato finanziario, che è appunto soggetto a vigilanza suppementare (per mag- gior chiarezza vedi Mottura (2010)).

9 Gli artt. 52 e 59 del Trattato di Roma, dichiarano la libertà di insediamento e la libertà di prestazione dei

servizi; ciò significa che, sotto determinate condizioni, banche non nazionali entrano nel mercato nazionale, e viceversa, ottenendo così un mercato unico ed europeo.

5.6.2. Il panorama europeo post-concentrazione

L’inizio del fenomeno europeo delle concentrazioni lo si registra attorno alla fine degli anni ottanta e nei primi anni novanta quando, a seguito dei cambiamenti ambientali, le banche rispondono con le operazioni di M&A. Si assiste ad un aumento dimensionale, seguito dalla nascita di economie di scala e di scopo, una conseguente diversificazione e la diminuzione della forza lavoro, di atri costi e la diminuzione o l’eliminazione delle inefficienze opera- tive.

Secondo Berger e De Young (2000) nell’analisi del fenomeno di concentrazione, è neces- sario analizzare i dati per validare le seguenti due ipotesi:

1. 1a IPOTESI: le operazioni di Merger & Acquisition hanno un’influenza positiva

sulla performance delle banche;

2. 2a IPOTESI: le operazioni di Merger & Acquisiton tra banche non nazionali sono

ugualmente profittevoli delle operazioni di M&A tra banche della stessa nazione. Nella loro ricerca, che si basa sulle fusioni e acquisizioni degli anni novanta delle banche statunitensi, entrambe le ipotesi vengono confermate. Tuttavia si è detto come non sa pos- sibile estendere direttamente i risultati di ricerche su ambienti extra-europei anche al caso europeo; quindi si cercherà di evidenziare quanto emerge dai dati e dalle ricerche effettuate da altri autori, comunque volte alla validazione/ negazione delle due ipotesi di Berger e De Young.

Il motivo per cui la letteratura in materia di M&A si basi su queste due ipotesi, è perché entrambe riassumono due aspetti importanti derivanti dalle operazioni di fusione e acqui- sizione: in primo luogo, per quanto riguarda la prima ipotesi, essa riassume tutti i concetti che sono stati precedentemente discussi. Infatti fa riferimento ai vantaggi e agli effetti che si ottegono dalle operazioni di M&A per quanto riguarda la diversificazione, lo sfrutta- mento delle economie di scala e di scopo, la difesa e l’ampliamento del posizionamento sul mercato, per non parlare degli effetti relativi alla diminuzione del rischio e dalla nascita delle sinergie.

In secondo luogo, la seconda ipotesi invece coglie un aspetto che non è per niente marginale nell’analisi delle M&A, infatti fa riferimento al fatto che le operazioni di fusione e acqui- sizione, non sono circoscritte geograficamente, e si possono osservare, come visto in pre- cedenza, fenomeni di internazionalizzazione, cross border e cross sector.

Fatta questa premessa, e date le due linee guida per l’analisi del fenomeno delle concentra- zioni in Europa, qui di seguito verranno esposti i risultati di alcuni lavori che riassumono la situazione del sistema bancario europeo degli ultimi anni.

Secondo Goddard et al. (2007) le banche tra il 1985 e il 2004 sono diminuite da 12315 a 7300, come evidenzia la Tabella 5.3.

Secondo Diaz et al. (2004) la prima ipotesi di Berger e De Young viene confermata anche se non in tutti i paesi europei; si osservano cost efficiency quando vi sono operazioni di M&A tra banche dello stesso paese, questo perché a causa delle rigide norme in materia di tutela del lavoratore, lo stesso grado di efficienza sarebbe raggiunto da operazioni di M&A tra banche di nazionaità diverse, se vi fosse la possibilità di ridurre di molto i costi legati al personale. Tuttavia si osservano alti livelli di diversificazione e diminuzione del rischio.

Paese N°di Banche Concentrazione

1985 1995 2004 1985 1995 2004 Austria 1406 1041 796 39 53,8 Belgio 120 143 104 48 54 84,3 Danimarca 259 202 202 61 72 67 Finlandia 498 381 364 70,6 82,7 Francia 1952 1469 897 46 41,3 44,7 Germania 4739 3785 2148 16,7 22,1 Grecia 41 53 62 80,6 75,7 65 Irlanda 42 56 80 47,5 44,4 43,9 Italia 1101 970 801 32,4 26 Lussemburgo 177 220 169 26,8 21,2 59 Olanda 178 102 461 72,9 76,1 84 Portogallo 226 233 200 61 74 66,5 Spagna 364 506 346 35,1 47,3 41,9 Svezia 598 249 222 86,5 54,4 UK 772 564 413 28,3 34,5

I Big Five (Francia, Germania, Italia, Spagna e Gran Bretagna) hanno cavalcato l’onda degli effetti del mercato unico europeo anche per quanto riguarda il mercato bancario: essi infatti registrano una diminuzione sempre maggiore del numero delle banche nazionali, con un netto miglioramento per quanto riguarda i livelli di efficienza.

Tabella 5.3: Panorama delle banche europee durante il processo di concentrazione Fonte:Goddard (2007)

Un altro aspetto che emerge secondo Amel et al. (2004) dai dati raccolti è che le banche europee tendono ad effettuare operazioni di M&A non tanto per ottenere risultati nel breve periodo, quanto più nel lungo. Questo perché le banche tendenzialmente efficienti, acqui- sicono quelle inefficienti o in difficoltà, perciò si necessita di una buona riorganizzazione della banca acquisita, senza togliere il fatto che è necessario intervenire ad esempio sulle sofferenze e gestire in maniera migliore, più efficiente ed efficace il capitale della banca stessa. I risultati di queste operazioni si osservano dopo un periodo più lungo e spesso por- tano a due possibili scenari:

• La banca ottiene buoni risultati e aumenta il proprio grado di efficienza, risanando la parte acquisita;

• La banca, a causa del rischio di contagio o dei costi eccessivi di riorganizzazione (si veda a tal proposito il Capitolo 1), non riesce a risanare la banca acquisita e pertanto essa stessa diventa inefficiente.

Per quanto riguarda il secondo aspetto, la seconda ipotesi di Berger e De Young viene anch’essa confermata, anche se con qualche riserva: come detto in precedenza, le opera- zioni di M&A tra paesi diversi sarebbero ugualmente profittevoli anche dal punto di vista dell’efficienza se si potesse eliminare la maggior parte dei costi legati alla forza lavoro. Inoltre non si osservano molte fusioni o acquisizioni tra banche di paesi diversi europei o extra europei; Dermine et al. (2006) sostiene che questo particolare aspetto va altresì contro lo stesso spirito del mercato unico europeo e del Trattato di Roma. Infatti le banche sono spinte verso operazioni extra nazionali dalla libertà di insediamento e di prestazione dei servizi, tuttavia, gli autori osservano come solo il 24% delle fusioni e acquisizioni avvenute nel periodo considerato, siano tra banche di paesi diversi appertenenti ai confini europei. Si registra un 29% di fusioni e acquisizioni tra banche europee e banche extra-europee, mentre il 47% delle operazioni di M&A avviene tra banche nazionali. Appare evidente come le operazioni cross-border siano comunque una parte consistente delle operazioni di M&A nel periodo analizzato, tuttavia è ancora pratica poco comune in Europa. Tra le ul- time operazioni di M&A cross-border si ricordano quelle tra lo spagnolo Banco Santander e l’inglese Abbey nel 2004; e quella tra UniCredito e la tedesca HUB nel 2005.