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Durante la guerra, nella cittadina [di Este] di ebrei rimasero soltanto Emma Ascoli Zevi, ormai più che sessantenne, e la figlia Anna, che soffriva di epilessia. Quando, dopo l'8 settembre 1943, il pericolo si fece palpabile, non mancò, soprattutto tra i vicini di casa, chi consigliò alle due donne di nascondersi. Ma a queste persone la vecchia Emma rispondeva che non c'era da preoccuparsi perché i nazifascisti non avrebbero mai preso lei così vecchia o la figlia così indifesa. Continuarono così ad aprire ogni giorno il loro negozio anche dopo l'occupazione tedesca, confidando che la loro innocuità fosse garanzia di salvezza. Ma prima che il '43 finisse, l'onda montante dello sterminio si abbatté anche su di loro114.

Il 1 dicembre 1943 le autorità della provincia di Padova ricevettero la comunicazione dell'ordinanza n. 5, firmata dal ministro Buffarini Guidi. Quel giorno stesso, il testo integrale della direttiva ministeriale fu reso noto alla popolazione sulle pagine del «Gazzettino», il

giornale locale115. A partire da questo momento, dunque, si mise in moto la macchina

amministrativa per eseguire l'arresto e la reclusione degli ebrei, nonché il sequestro dei loro beni. Le autorità locali si mossero subito in due direzioni: da una parte procedettero alla ricerca di un luogo idoneo dove poter concentrare gli ebrei e istituire un campo di concentramento provinciale; dall'altra cominciarono a fermare le persone, senza alcuna distinzione di età e nazionalità. Nella zona erano presenti molte centinaia di ebrei, in parte italiani e in parte stranieri, questi ultimi arrivati nel corso della guerra dai Balcani e dall'Europa orientale in seguito all'occupazione nazifascista di quelle regioni. «Erano capitati nell'estate del '42, alla spicciolata», così inizia un breve racconto di Mario Rigoni Stern che ricorda la presenza di questi stranieri in un paese della provincia veneta, destinati all'internamento in una vecchia segheria abbandonata e poi datisi alla fuga dopo l'annuncio

114 F. Selmin (a cura di), Da Este ad Auschwitz cit., p. 27.

115 AS Padova, Questura, b. 41,42, fasc. C. C. Vo (Campo di concentramento di Vo Vecchio), “Ebrei. Campi di concentramento A4b, 3 dicembre 1943/9 luglio 1947, testo dell’ordinanza n. 5 tratto dal giornale “Il Gazzettino” n. 288 in data 1 dicembre 1943.

156 dell'armistizio116.

La ricerca di una struttura dove rinchiudere gli ebrei arrestati si risolse in tempi particolarmente brevi. Il capo provincia Fumei incaricò di questo compito preliminare il questore, il quale, il primo dicembre stesso, invitò tutti i comandi provinciali dei carabinieri a comunicare se vi fossero strutture dove poter creare un campo di concentramento per gli ebrei della zona, specificando eventualmente il numero degli internati che sarebbe stato possibile accogliere al loro interno e in che stato queste fossero, ovvero se risultavano pronte per l'utilizzo o necessitavano invece di lavori 117. Nei giorni successivi pervennero varie risposte alla questura. Si proponeva ad esempio la sistemazione degli ebrei in due campi di concentramento che erano stati già in funzione nella zona: il primo era un ex campo per prigionieri di guerra, in località Saonara nei pressi di Legnago, mentre il secondo era il campo per internati civili di Chiesanuova occupato in quel momento da militari tedeschi. La capienza di queste due strutture era di circa mille posti e forse fu giudicata eccessiva dalle autorità, che preferirono così optare per un'altra soluzione. Dimostrando una notevole efficienza amministrativa, il 3 dicembre, solo due giorni dopo l'avvio delle ricerche, il questore dispose infatti di allestire il campo in una villa in frazione Vò Vecchio, a pochi chilometri da Padova. Fra le carte della questura è presente una dettagliata descrizione di questo stabile, che riporta con precisione la suddivisione della casa (due piani più giardino esterno) e dei posti letto disponibili in ogni camerata118. La villa apparteneva al ragioniere S. L. ed era in parte abitata da suore elisabettiane, alle quali fu ordinato di occupare solo il piano terra. Subito il questore comunicò al proprietario che la villa sarebbe stata messa a disposizione della prefettura119 e nominò l'ispettore di pubblica sicurezza, il commissario De Mita, quale direttore del futuro campo di concentramento. Quest'ultimo ricevette l'ordine di occuparsi del casermaggio, prendendo accordi con il podestà del paese120. Alle forniture necessarie si rimediò utilizzando quelle presenti nel citato ex campo n. 1 per prigionieri di guerra a Saonara. Il materiale della struttura, infatti, era stato consegnato interamente al podestà di quel comune al momento della sua chiusura (18 settembre 1943): grazie a un accordo tra i sindaci di Saonara e Vò Vecchio, firmato dall'ispettore di PS direttore del campo, una parte del casermaggio fu

116 La segheria abbandonata, in M. Rigoni Stern, Il Sergente nella neve, Ritorno sul Don, Einaudi, Torino 2006. 117 AS Padova, Questura, b. 41,42, fasc. C. C. Vo (Campo di concentramento di Vo Vecchio), “Ebrei. Campi di concentramento A4b, 3 dicembre 1943/9 luglio 1947, Il questore Augugliaro a tutti i comandi di stazione carabinieri della Provincia di Padova, 1 dicembre 1943: «Prego accertare et telegrafare urgenza se propria giurisdizione esistano locali adibirsi campi concentramento indicandone capacità et stato arredamento»

118 Ivi, Descrizione della villa L., 3 dicembre 1943.

119 Ivi, appunto scritto a mano, 3 dicembre 1943: «Ho diffidato il rag. L. S. [fu E.], proprietario della Villa ex [parola illeggibile] a Vo Vecchio a tenerla a disposizione della Prefettura»

120 Ivi, il questore Augugliaro al commissario dirigente del campo di Vò Euganeo, 4 dicembre 1943: «Pregovi provvedere mezzo accordi codesto Podestà forniture occorrenti codesto campo punto»

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passata in consegna a questo secondo comune per attrezzare la villa121.

Mentre era in atto la ricerca di un'adeguata struttura per il concentramento degli ebrei, le autorità di polizia e i carabinieri procedettero all'arresto delle persone colpite dalla circolare ministeriale. In soli due giorni, tra il 3 e il 4 dicembre, furono fermati 25 ebrei da accompagnare al campo: la maggior parte di loro era costituita da italiani di età varia (non pochi ultra sessantenni), divisi in maniera uguale tra uomini e donne122. L'accuratezza con la quale si effettuarono gli arresti è dimostrata dagli ordini che il questore impartì ai comandi locali dei carabinieri, nei quali si insisteva soprattutto per rintracciare tutti coloro che risultavano irreperibili:

Viene riferito a quest’ufficio che molti ebrei già residenti in questo capoluogo si sono, in questi ultimi giorni, rifugiati o nelle loro ville o presso parenti e congiunti nelle [parola illeggibile] e nei comunioni di questa Provincia. Interesso questo comandante impartire ai dipendenti comandi di stazione [parola illeggibile] urgenti istruzioni perché sia attuata una attenta vigilanza in proposito affinché detti ebrei siano rintracciati al più presto e condotti al campo di concentramento di Vo Euganeo, avvertendo quest’ufficio dell’avvenuto fermo d’accompagnamento. Prego far presente ai suddetti comandi che nelle ricerche agli ebrei che eventualmente si trovino nella rispettiva giurisdizione è impegnata la loro personale responsabilità123.

Il riferimento alla “personale responsabilità” dei comandi locali serviva probabilmente a rendere ancora più incisiva la disposizione del questore, nonché forse ad assicurare una totale autonomia nelle operazioni da parte delle autorità italiane rispetto a quelle tedesche di zona. La ricerca delle persone da arrestare era affidata principalmente, se non esclusivamente, al corpo dei carabinieri, che si dimostrarono ligi nell'eseguire il compito loro assegnato. Se è vero infatti che, dei circa 450 ebrei che si trovavano nella provincia dopo l'8 settembre,124 ne furono catturati un numero molto inferiore, resta il fatto che in pochi giorni, tra il 3 e il 6 dicembre, più di trenta persone furono trasferite nel campo di Vò Vecchio125. A conferma del decisivo ruolo svolto dai comandi locali dei carabinieri, vale la pena citare il verbale d'arresto

121 Ivi, elenco di materiali in dotazione al campo n. 1 di prigionieri di guerra, 18 settembre 1943 (nel retro del documento elenco del materiale che secondo l'accordo doveva passare al campo di Vò Vecchio, firmato dal direttore, 4 dicembre 1943). In tutto furono consegnati: 97 coperte, 100 pagliericci, 100 traversini, 8 lenzuola e tre marmitte.

122 Ivi, Elenco degli ebrei accompagnati al campo di concentramento di Vò Vecchio 123 Ivi, Il questore al comando compagnia carabinieri Padova Este, 4 dicembre 1943

124 ACS, MI, PS div. aff. gen e ris, RSI 1943-1945, f. Padova, Situazione politica nelle province 1943-1944, b. 5, rapporto del 25 dicembre 1943: secondo questa relazione erano presenti nella provincia di Padova 388 ebrei italiani non discriminati, 3 discriminati e 58 ebrei stranieri. Ringrazio Paolo Tagini per avermi segnalato questo documento.

125 AS Padova, Questura, b. 41,42, fasc. C. C. Vo (Campo di concentramento di Vo Vecchio), “Ebrei. Campi di concentramento A4b, 3 dicembre 1943/9 luglio 1947, Elenco degli ebrei accompagnati al campo di concentramento di Vò Vecchio, dal quale risulta che il 3 dicembre furono presi 15 ebrei e il giorno dopo 10.

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di una signora ebrea e della figlia,126 redatto dalla legione territoriale di Este:

Verbale di arresto di Ved. Z. A. E. fu [...] nata l’11 agosto 1887 a Ferrara, residente a Este via Macello n. 1 e Z. A. fu [...], nata a Este il 28 gennaio 113 (sic!) ivi residente via Macello 1 entrambi ebree, in ottemperanza al telegramma della Questura di Padova n. 014419 del 2 andante.

L’anno 1943, addì 4 del mese di dicembre alle ore 19 nell’ufficio della stazione di cui sopra. Noi sottoscritti, maresciallo maggiore M. G., comandante la stazione suddetta, e vicebrigadiere della medesima, B. L. riferiamo a chi di dovere che oggi alle ore 17 in ottemperanza al telegramma della questura di Padova n. 014419 del 2 andante pervenuto con foglio 59/195 del comando della compagnia di Este, ci siamo recati all’abitazione di A. E. ved. Z. e della figlia Z. A., sopra generalizzate, ed abbiamo proceduto al loro arresto per essere domani tradotte al campo di concentramento di Vo Vecchia. Perché consti abbiamo compilato il presente verbale in tre copie da rimettersi uno alla questura richiedente, una al comando del predetto Campo di concentramento e la terza per gli atti di questo ufficio. Fatto letto e chiuso in data e luogo di cui sopra ci sottoscriviamo127.

Una volta avviata dunque l'apertura del campo e effettuate le prime azioni di cattura degli ebrei, il 4 dicembre 1943, il questore Augugliaro poteva così inviare al capo della provincia di Padova la comunicazione ufficiale dell'avvenuta esecuzione dell'ordinanza ministeriale, ricevuta neanche 72 ore prima:

Con riferimento alle disposizioni contenute nella circolare telegrafica del I andante n. 5 del Ministero dell’Interno relativa all’invio in campi di concentramento degli ebrei informo che è stata prescelta allo scopo la villa esistente in Vo Vecchio di proprietà del Rag. S. L. qui abitante in via N. Sauro n. 6, al quale è stata notificata tale decisione. Colà è stato istituito fin da ieri un posto di polizia composto: n°1 sottufficiale dei carabinieri; n°6 carabinieri; n°2 agenti di PS, alla dipendenza del commissario capo di PS De Mita dott. Nicola e vi sono stati ristretti a tuttoggi n. 25 ebrei di ambo i sessi. Prego pertanto voler disporre che sia emesso il decreto di requisizione della suaccennata villa e stabilito il canone di affitto, invitata la Sezione dell’Alimentazione a provvedere per il rilascio dei buoni di prelevamento dei generi razionati per tutti i sopra indicati conviventi, tenendo presente che questi saranno per qualche tempo in continuo aumento ed infine voler impartire disposizioni a quel Podestà perché provveda alla fornitura degli utensili di cucina, stoviglie, paglia, legna che gli venissero richieste dal Funzionario dirigente il campo di concentramento. Sarà poi necessario provvedere la Direzione del campo di un fondo adeguato per il pagamento dei generi acquistati direttamente con le modalità che saranno prescritte128.

L'intervento della prefettura era adesso necessario per risolvere le questioni economiche e

126 La vicenda di queste due internate è stata ricostruita in F. Selmin, Verso Auschwitz. Memoria e storia del campo di concentramento di Vò e della deportazione degli ebrei padovani, Cierre Edizioni, Verona 2006; Id., Alla umanità della signoria vostra illustrissima. Lettere di ebrei dal campo di concentramento di Vo, in «Terra d'Este. Rivista di storia e cultura», n. 3, 1992 gennaio-giugno, pp. 107-118.

127 AS Padova, Questura, b. 41,42, fasc. C. C. Vo (Campo di concentramento di Vo Vecchio), “Ebrei. Campi di concentramento A4b, 3 dicembre 1943/9 luglio 1947, verbale di arresto, 6 dicembre 1943

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burocratiche di un provvedimento straordinario di polizia, destinato, almeno nelle intenzioni delle autorità locali, a durare nel tempo. Nel rapporto appena citato, infatti, il questore chiedeva al capo provincia di provvedere a regolarizzare l'organizzazione del campo e il pagamento delle spese per la fornitura di casermaggio, del vitto agli internati e agli agenti di guardia, nonché di emettere un decreto ufficiale di requisizione della villa. Nei giorni successivi la prefettura espletò ciò che era stato richiesto dalla questura. Innanzitutto inviò al podestà di Vò l'ordine di attrezzare il campo di concentramento con una cucina e un refettorio, acquistando il materiale presso le attività commerciali di Padova o di Este, d'intesa con il direttore del campo e l'ufficio di competenza presso la prefettura129. Dalle testimonianze degli internati e degli abitanti si viene a sapere che i pasti erano preparati sul posto dalle suore elisabettiane rimaste nella villa130. Anche la questione dell'approvvigionamento agli internati e al personale di guardia fu subito risolta contattando la Sezione provinciale per l'Alimentazione a Padova, anche qui in accordo con il podestà locale131. Dai documenti a disposizione si può ipotizzare che il pagamento al comune di Vò, che si occupava di fornire i generi alimentari al campo, passava attraverso il direttore, il quale riceveva poi dalla prefettura un ordinativo di pagamento a suo nome. A partire dal mese di gennaio, tuttavia, il questore prospettò l'idea di intestare il pagamento direttamente al podestà di Vò, responsabile del resto della fornitura del vitto132. La requisizione dello stabile, infine, fu notificata il 23 dicembre con ordinanza del capo della provincia Fumei, con la quale si stabiliva anche un canone d'affitto da destinare al proprietario133.

129 AS Padova, Prefettura (Gabinetto), b. 548, cat. XV/23, 1943-1945, Provvedimenti razziali, corrispondenza varia, fasc. “Beni ebraici confiscati ai sensi dell'art. 8 del decreto legislativo 4 gennaio 1944 XXII”, telegramma capo provincia Fumei a podestà di Vo, 4 dicembre 1943: «1001 ASS Disponete immediata attrezzatura refettorio et cucina campo concentramento ebrei acquistando stoviglie su piazza aut Este aut Padova previa intesa con funzionario PS addetto campo et prendendo contatto con Ufficio Assistenza Prefettura funzionario Maspero alt Locale attrezzare est Villa Suore Elisabettiane Vo Vecchio alt».

130 Cfr. F. Selmin (a cura di), Da Este ad Auschwitz cit.

131 AS Padova, Prefettura (Gabinetto), b. 548, cat. XV/23, 1943-1945, Provvedimenti razziali, corrispondenza varia, fasc. “Campo concentramento ebrei”, Telegramma commissario prefettizio alla Sezione Provinciale per l' Alimentazione di Padova e p.c. alla Prefettura, 15 dicembre 1943, in risposta a richiesta della stessa sezione indirizzata al Podestà di Vò (e p.c. alla Prefettura di Padova), 13 dicembre 1943, per sapere se, essendo stata comunicata l’apertura del campo per il quale bisognava provvedere all’approvvigionamento, l’ufficio del podestà avesse fatto la regolare richiesta

132 AS Padova, Questura, b. 41,42, fasc. C. C. Vo (Campo di concentramento di Vo Vecchio), “Ebrei. Campi di concentramento A4b, 3 dicembre 1943/9 luglio 1947, il questore alla prefettura 19 gennaio 1944. La stessa dinamica interessò il campo di Scipione Salsomaggiore a Parma: visti continui inconvenienti relativi al mancato pagamento delle ditte fornitrici, da maggio 1944 i fondi furono assegnati direttamente alla municipalità di Salsomaggiore (e non passarono più attraverso il capo provincia), cfr. AS Parma, Fondo Questura, Div. I, Gabinetto 1944/1959, b. 96, “Salso Campo di concentramento 1945, 1934-1945”, fasc. “Vitto”.

133 AS Padova, Prefettura (Gabinetto), b. 548, cat. XV/23, 1943-1945, Provvedimenti razziali, corrispondenza varia, fasc. “Beni ebraici confiscati ai sensi dell'art. 8 del decreto legislativo 4 gennaio 1944 XXII”, ordinanza del capo provincia di Padova, 23 dicembre 1943: «Il capo della Provincia di Padova, considerata l’urgente necessità di provvedere all’istituzione del campo di concentramento per gli ebrei, onde corrispondere alle superiori disposizioni ministeriali; atteso che la villa esistente in Vo Vecchio, Comune di Vo, di proprietà del Rag. S. L. si presta allo scopo; visto il DL 18 agosto 1940 n. 1741 ORDINA: 1) La requisizione in uso a favore

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L'esecuzione di tali pratiche amministrative sembra essere percepita come un fattore molto importante: la regolarizzazione a livello burocratico serviva cioè a dare forza e soprattutto stabilità esecutiva a decisioni prese in pochi giorni attraverso misure di polizia. Tutto ciò risultava fondamentale per mettere dei “paletti” che rappresentassero non solo norme regolamentari per le istituzioni coinvolte, ma anche una maggiore tutela delle competenze delle autorità italiane di fronte ai tentativi di ingerenza dell'alleato tedesco presente nella provincia di Padova. Fin dai primi giorni di dicembre, infatti, il comando territoriale germanico aveva insistito presso l'amministrazione locale italiana per avere una lista degli appartamenti lasciati liberi dagli ebrei internati nel campo, per sistemarvi i suoi uomini134. Ma soprattutto, ciò che aveva più impensierito il direttore del campo di Vò, il commissario PS De Mita, era stata una visita a sorpresa di alcuni militari tedeschi il 21 dicembre, come riferito quel giorno al questore:

Stamane hanno visitato questa villa prendendo nota del numero dei vani e delle persone all’oggi internate ufficiali tedeschi di codesto comando germanico. Ho fatto presente che la villa è requisita dal Capo della provincia per uso campo concentramento di ebrei. Pare vogliano alloggiarvi dei soldati italiani cui non hanno nulla di preciso dichiarato135.

Già pochi giorni prima, la questura di Padova aveva ricevuto un telegramma dal questore di Venezia nel quale si domandava di inviare notizie riguardo le operazioni antiebraiche in quella provincia, perché così era stato richiesto dal locale Comando germanico136. In realtà è necessario distinguere queste due vicende: la prima, infatti, vedeva protagonista un comando militare territoriale tedesco, le cui esigenze erano per lo più belliche, legate in quel caso alla sistemazione di truppe e di uomini dell'esercito in guerra; la seconda invece era una richiesta che proveniva dalla Polizia di sicurezza, ovvero l'autorità germanica competente negli affari ebraici. Da una parte quindi ragioni di ordine militare, dall'altra di politica razziale nazista. Sulla base di questa considerazione, ancor più interessante è analizzare quale fu la reazione

della Prefettura di Padova e finché la medesima ne avrà necessità della Villa esistente in Vo Vecchio, Comune di Vo, di proprietà del Ragioniere S. L.; 2) Il signor S. L. o chi per lui, al quale nel caso in cui non si raggiunga un accordo si fa riserva di liquidare l’indennità di requisizione ragguagliata al reddito normale dell’immobile, dovrà consegnare la Villa stessa all’atto di notificazione della presente ordinanza alla Questura di Padova; 3) L’esecuzione della presente ordinanza è affidata al Podestà di Vo il quale curerà che sia redatto lo stato di consistenza dell’immobile nelle forme legali. Padova, il 23.12.1943 Il Capo della Provincia Fumei»

134 Ivi, fasc. 1, il Platzkommandant al prefetto di Padova e al podestà di Vò, 3 dicembre 1943, richiesta di un elenco delle abitazioni appartenenti agli ebrei internati a Vò, giustificata con l'esigenza di ospitare in quei locali gli uomini delle forze armate tedesche e italiane (copia degli elenchi datati 27 dicembre 1943).

135 AS Padova, Questura, b. 41,42, fasc. C. C. Vo (Campo di concentramento di Vo Vecchio), “Ebrei. Campi di concentramento A4b, 3 dicembre 1943/9 luglio 1947, il commissario di Ps al questore di Padova, 21 dicembre 1943.

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delle autorità italiane. Nel primo caso, la visita degli ufficiali tedeschi al campo destò notevole preoccupazione, tanto che due giorni dopo, sempre il direttore De Mita faceva notare al questore che sarebbe stata opportuna un'«azione preventiva del caso presso il comando germanico per evitare eventuale imprevedibile ordine di sgombero»137. Nel secondo caso, invece, il questore comunicò al suo collega di Venezia un rapporto dettagliato delle prime operazioni eseguite contro gli ebrei in quella provincia, citando, tra l'altro, anche le difficoltà avute dalle locali autorità nell'arrestare quegli ebrei che si erano resi irreperibili dopo l'8 settembre. Il modo diverso con cui le autorità italiane affrontarono le vicende non sembra essere qui legato a motivi ideologici e razziali. Se entrambi i casi riguardarono evidentemente affari di politica antiebraica, il rischio di uno sgombero arbitrario di locali requisiti dalla prefettura era temuto perché rappresentava un atto di ingerenza dell'“alleato” nelle pratiche amministrative italiane, al quale non era possibile opporre alcuna resistenza138. In questo frangente, a dire il vero, sembra quasi che il legame con la persecuzione degli ebrei non abbia alcun ruolo: riflessione ancor più drammatica perché dimostra come l'aspetto “umano” fosse in secondo piano, o almeno non considerato, di fronte a questioni puramente amministrative. La preghiera di prendere accordi preventivi con i tedeschi fatta al questore nasconde inoltre la certezza, da parte del commissario direttore del campo, di non avere alcun mezzo per contrastare qualsiasi eventuale tentativo di intervento attuato dai militari germanici. Il capo provincia Fumei, allora, comunicava al Platzkommando di Padova di aver