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Capitale infrastrutturale

Nel documento ECONOMIA DELLA SARDEGNA 19° Rapporto 2012 (pagine 120-125)

Grafico 4.2 Tasso di disoccupazione per genere e classi di età, anni 2010 e 2011 (valori %)

5. I fattori di crescita e sviluppo dell’economia regionale ∗

5.2 Capitale infrastrutturale

Le infrastrutture – in particolare quelle pubbliche - possono essere considerate una esternalità positiva per le attività economiche operanti in un territorio. Infat- ti da una parte un sistema di infrastrutture adeguato al sistema produttivo locale è considerato un fattore di sviluppo, in quanto determina un incremento del li- vello medio di produttività. D’altro canto i diversi territori non sono più ingag- giati in una mera competizione di prodotto, ma competono altresì per favorire la localizzazione delle attività imprenditoriali. Perciò esiste una relazione innega- bile tra livello di infrastrutture e di sviluppo di un territorio, sebbene la presenza di infrastrutture stesse non sia di per sé un condizione sufficiente.

Lo scopo di questo paragrafo è quello di fare il punto della situazione con- cernente il divario che intercorre tra il livello di capitale infrastrutturale econo- mico, sociale e telematico della Sardegna e quello del resto della Penisola.

Sebbene il mancato aggiornamento degli indicatori di dotazione infrastruttu- rale solitamente utilizzati, elaborati dall’Istituto Tagliacarne, non consenta di mostrare in questa sede dati per gli ultimissimi anni, ci sembra opportuno ricor- dare che al 2009 la situazione era piuttosto critica, in particolare per quanto ri- guarda la viabilità stradale e ferroviaria. Gli ultimi dati disponibili ci dicevano infatti che in media un cittadino sardo usufruisce di meno della metà di infra- strutture stradali e di poco meno di un sesto di infrastrutture ferroviarie rispetto alla media italiana. Tale situazione valeva, sebbene in misura minore, anche per le infrastrutture sociali, quali strutture educative, dell’istruzione, sanitarie e del- la cultura, il cui indicatore mostrava che la dotazione media di un cittadino sar- do era circa la metà rispetto a quella del resto dei connazionali73.

Rivolgiamo ora la nostra attenzione alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), che costituiscono una importante infrastruttura per lo svi- luppo di un’area, in quanto contribuiscono in maniera significativa all’abbatti- mento del digital divide. In particolare, l’estensione della banda larga e l’utiliz- zo delle ICT rendono più efficiente la circolazione delle informazioni e delle transazioni all’interno di sistemi produttivi locali, migliorano la qualità dei ser- vizi erogati, agevolano i processi innovativi, incrementano l’accesso a mercati più ampi rispetto a quello locale o nazionale74.

In particolare possiamo dire che le ICT determinano dei cambiamenti fon- damentali nel processo di produzione. Inoltre per godere appieno di tutti i bene- fici delle nuove tecnologie, le imprese devono necessariamente accumulare uno

stock di capitale intangibile, sotto forma di conoscenza, che è un bene non rivale

e che gode di considerevoli spillovers.

Le varietà di capitale intangibile accumulate grazie alle ICT possono essere suddivise in due categorie: (i.) cambiamenti organizzativi (i.e. come si produ- ce): facendo uso delle ICT e delle tecnologie di rete le imprese hanno la possibi- lità di adottare nuove forme organizzative e di frammentare la catena di produ- zione, dando vita a fenomeni quali off-shoring ed out-sourcing;75 (ii.) nuovi modelli di business (i.e. come si raggiunge il consumatore): l’introduzione della

73 Per ulteriori approfondimenti si veda CRENoS (2011).

74 Dal punto di vista strettamente economico, le ICT sono “general purpose technologies”, come

il vapore e l’elettricità, nel senso che il loro impatto investe l’esercizio e l’organizzazione di pres- soché tutte le attività economiche. In particolare esse rappresentano un cambiamento nel para- digma tecnologico caratterizzato dalla pervasività (sono usate come input da molte industrie) e dall’innovazione tecnologica implementata attraverso generazioni successive di prodotti ed inno- vazioni complementari

prenotazione online (Ryanair), dei nuovi modelli di business per il social ne-

tworking (Facebook), dei free content forniti grazie alla pubblicità (online New

York Times), sono solo alcuni esempi di nuovi modelli di business basati sulla comunicazione elettronica indotti dalle ICT.

D’altro canto l’impatto delle ICT non è meramente economico, in quanto l’accesso più agevole alle reti di comunicazione globale rappresenta un miglio- ramento della qualità della vita dei cittadini per motivi inerenti la capacità di in- formazione sugli eventi mondiali e la possibilità di emancipazione personale.

Consideriamo ora il Grafico 5.1, che illustra l’indice di diffusione della ban- da larga nelle imprese con più di dieci addetti nell’anno 2010 e la sua variazione media annua dal 2003 al 2010. I dati sono di fonte ISTAT - Banca dati di Indi- catori territoriali per le politiche di sviluppo. Nel 2010 la Sardegna aveva l’83,2% delle imprese con più di dieci addetti con collegamento a banda larga, dato superiore al Mezzogiorno (78,6%), lievemente superiore alla media nazio- nale (83,1%) e di poco inferiore al Centro-Nord (84,2%). Il dato confortante per la nostra regione è confermato dall’andamento nel tempo di tale indice: infatti il tasso di crescita regionale tra il 2003 e il 2010 è in linea con le altre macrore- gioni considerate.

Grafico 5.1 Indice di diffusione della banda larga nelle imprese, anno 2010 (scala

sinistra) e variazione media annua 2003-2010 (scala destra) (valori %)

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

Sardegna Mezzogiorno Centro-Nord Italia

0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0 8,0 9,0 10,0 2010 var % m.a 03-10

Considerando invece l’indice di diffusione dei siti web delle imprese (sem- pre con più di 10 addetti) il quadro che emerge dal Grafico 5.2 diventa meno confortante.

Grafico 5.2 Indice di diffusione dei siti web delle imprese, anno 2010 (scala sinistra)

e variazione media annua 2003-2010 (scala destra) (valori %)

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

Sardegna Mezzogiorno Centro-Nord Italia

0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 2010 var % m.a. 03-10

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati ISTAT

Meno della metà delle imprese regionali infatti ha un sito internet, contro la media nazionale e del Centro-Nord che si posizionano ben oltre il 60% (valore peraltro inferiore alla media europea). Colpisce negativamente anche il tasso di crescita del numero di imprese sarde che possiedono un sito web: l’1,4 %, al di sotto della media del Mezzogiorno e, ancor più, rispetto a quella nazionale e del Centro-Nord. Il ritardo circa la diffusione dei siti web delle imprese può essere dovuto al fatto che la dimensione media delle aziende è più bassa rispetto alle altre macro aree considerate, e che la propensione all’attivazione di politiche di

marketing e di comunicazione delle imprese sarde risulta ancora piuttosto limi-

tata. Inoltre internet viene utilizzato dalle imprese sarde nella maggior parte dei casi come strumento di marketing, come una vetrina virtuale, e solo in una mi- nima percentuale è utilizzato per la comunicazione diretta con gli utenti o per completare transazioni on line. Vale la pena peraltro notare che gli stessi tassi di crescita del Centro-Nord e dell’Italia nel suo complesso appaiono molto conte- nuti (di poco superiori al 2%).

Il precedente dato negativo è confermato dal grado di utilizzo di internet nel- le imprese (Grafico 5.3), definito come l’incidenza percentuale di addetti che utilizzano la rete. Come possiamo vedere i valori aumentano limitatamente per tutte le macro regioni considerate. In particolare abbiamo che in Sardegna solo il 22,8% degli addetti utilizza internet (dato identico a quello del Mezzogiorno), contro una media nazionale del 33,2% ed un valore del Centro-Nord del 35,2%. Per quanto riguarda il tasso di crescita medio annuo dal 2003 al 2010, la Sarde- gna mostra un valore inferiore rispetto a tutte le macroregioni considerate. Infat- ti la media sarda è 0,7%, di molto inferiore al valore nazionale (1,28%) e circa la metà rispetto alle regioni del Centro-Nord (1,38%). Da notarsi infine che solo una minima parte degli addetti che utilizzano internet svolge mansioni speciali- stiche in materia di tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Grafico 5.3 Grado di utilizzo di Internet nelle imprese, anno 2010 (scala sinistra) e

variazione media annua 2003-2010 (scala destra) (valori %)

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

Sardegna Mezzogiorno Centro-Nord Italia

0,0 0,2 0,4 0,6 0,8 1,0 1,2 1,4 1,6 1,8 2,0 2010 var % m.a. 03-10

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati ISTAT

Tuttavia, osservando più da vicino la dinamica isolana (riportata nella Tabel- la a5.3 in appendice), risulta un tasso di crescita negativo del grado di utilizzo di internet nelle imprese nel 2004 e nel 2005 (meno un punto percentuale). Per converso il dato mostra una crescita sostenuta nel 2006, nel 2007 e nel 2008 (quattro punti percentuali). Il dato aggregato sembra quindi nascondere notevole

eterogeneità delle variazioni annuali. In particolare, la dinamica positiva del 2006-2008 potrebbe essere in parte frutto delle politiche avviate dall’Ammi- nistrazione Regionale per la riduzione del digital divide a partire dal 200576.

Al contrario la Sardegna registra una decrescita del grado di utilizzo di inter- net nelle imprese nel 2009 dovuta probabilmente alla crisi economica ancora in atto. Anche le altre aree macroeconomiche considerate registrano una contra- zione del tasso di crescita, sebbene nessuna registri una crescita negativa. Ma il dato che sorprende maggiormente è che la Sardegna, a differenza delle altre a- ree considerate, soffre una caduta verticale nel grado di utilizzo di internet nelle imprese nel 2010 (oltre due punti percentuali), mentre il resto del Mezzogiorno, il Centro-Nord ed il Paese nel suo complesso registrano una ripresa del dato, con variazioni rispettivamente di 0,6 punti percentuali (Mezzogiorno) e quasi due punti percentuali (Centro-Nord). Non è facile avanzare ipotesi su questo da- to negativo in forte controtendenza rispetto alla dinamica italiana. Sembra tutta- via sensato affermare che probabilmente il risultato potrebbe legato alla partico- lare struttura produttiva sarda, o ad un acuirsi della crisi stessa nell’Isola.

Nel documento ECONOMIA DELLA SARDEGNA 19° Rapporto 2012 (pagine 120-125)