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Tema di approfondimento I Neet

Nel documento ECONOMIA DELLA SARDEGNA 19° Rapporto 2012 (pagine 107-110)

Grafico 4.2 Tasso di disoccupazione per genere e classi di età, anni 2010 e 2011 (valori %)

4.3 Tema di approfondimento I Neet

Tra i vari effetti negativi che la crisi economica ha prodotto negli ultimi anni, uno dei più preoccupanti è sicuramente l’aumento del numero di giovani che non sono né occupati, né impegnati in corsi di studio o formazione. Come ab- biamo già visto nelle sezioni precedenti, i giovani appartenenti a questa catego- ria vengono indicati con l’acronimo Neet - Not in Education, Employment or

Training, e ormai sono entrati nelle statistiche ufficiali.

In base alle definizioni recenti elaborate dall’ISTAT63, all’interno di questa

categoria sono compresi i giovani inattivi tra i 15-29 anni, ad esclusione dunque di quelli impegnati in attività formative regolari (dette anche “formali”) e di co- loro che svolgono attività formative cosiddette “non formali” (corsi di forma- zione professionale, altre attività formative quali seminari, conferenze, lezioni private, corsi di lingua, informatica,etc.).

Da quanto emerge da un approfondimento della Banca d’Italia64 su dati di

fonte Eurostat, in Italia, la quota dei Neet è di gran lunga superiore alla media degli altri paesi europei (22% contro il 15%). L’incidenza è significativamente più alta rispetto a quella registrata in Germania (10,7%), nel Regno Unito e in Francia (14,6% per entrambi i paesi), mentre è più simile a quella della Spagna. Questi divari riflettono in primo luogo il minore inserimento dei giovani italiani nell’occupazione e, in secondo luogo, la loro maggiore presenza nella condizio- ne di inattività (piuttosto che di disoccupazione) rispetto ai giovani degli altri paesi europei.

Come possiamo osservare dal Grafico 4.8, nel 2010, la quota di Neet regi- strata in Sardegna era pari al 25,6%, superiore alla media nazionale (22,1%) di circa 3 punti percentuali, ma comunque inferiore a quella delle restanti regioni del Mezzogiorno (30,9%). Come possiamo osservare dallo stesso grafico, la

63 “Noi Italia 2012 – 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, ISTAT 2012. 64 Banca d’Italia, 2011.

percentuale di giovani completamente inattivi a livello nazionale è aumentata, passando dal 19,5% nel 2004 al 22,1% nel 2010.

Grafico 4.8 Percentuale di Neet sulla popolazione tra i 15 e i 29 anni,

serie 2004-2010 10 15 20 25 30 35 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Sardegna Centro-Nord Mezzogiorno Italia

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati ISTAT, FDL

Negli anni tra il 2004 e il 2010 la crescita dei Neet ha coinvolto principal- mente i giovani del Centro-Nord (con un incremento di quasi 5 punti percentua- li), a testimonianza del fatto che la crisi ha intensificato i fenomeni di uscita dal mercato del lavoro (abbiamo infatti osservato già nella precedente sezione che la disoccupazione giovanile è aumentata anche nel Centro-Nord). La quota di giovani che non lavorano e non studiano è aumenta anche nel Mezzogiorno ma ad un tasso più contenuto (un punto percentuale circa nell’arco del periodo). Dobbiamo tuttavia tener presente che al Centro-Nord l’incidenza del fenomeno raggiungeva, nel 2010, il 16% mentre al Mezzogiorno era circa il doppio (30,9%), infatti nel Centro-Nord i livelli occupazionali dei giovani sono sempre stati mediamente più alti che nel resto del Paese e solo recentemente con la crisi economica questi livelli si sono ridotti.

In Sardegna, al 2010, sono circa 71 mila i giovani Neet, con una quota sulla popolazione di riferimento pari al 25% circa, relativamente vicino al valore del 2004. Tuttavia, la differenza insignificante tra i due anni cela una dinamica de-

cisamente interessante. La Sardegna è infatti l’unica area tra quelle considerate in cui si assiste dapprima ad una certa riduzione dei Neet (tra il 2006 e il 2007 si riducono di circa 2 punti percentuali), per poi mostrare un forte incremento: dal 2007 al 2009 la variazione è di circa 5 punti percentuali. Come evidente dal gra- fico, e come già sottolineato sopra, questa è una tendenza che si manifesta so- prattutto nell’Isola.

È evidente che durante gli anni più critici della crisi, sembrano essere i gio- vani sardi a patire maggiormente le conseguenze di un ciclo economico sfavo- revole. Questo può essere dovuto a posti di lavoro di scarsa qualità che vengono velocemente distrutti durante le fasi recessive, e che poi vengono difficilmente creati nuovamente. D’altra parte è possibile che gli incentivi di questi giovani all’accumulazione di capitale umano e alla partecipazione a corsi di formazione sia ridotta in un contesto economico come quello sardo, che offre per questa fa- scia della forza lavoro posizioni lavorative di scarsa qualità.

Il fenomeno è peraltro così pervasivo da non mostrare, almeno nei livelli, nette differenze di genere (Grafico 4.9): a differenza di quanto osservato per al- tri indicatori nelle altre parti di questo capitolo, il valore dell’indicatore per gli uomini (25,8%) è pressoché identico a quello delle donne (25,5%).

Grafico 4.9 Percentuale di Neet sulla popolazione appartenente alla classe di età

15 -29 anni in Sardegna per genere, serie 2004-2010

0 10 20 30 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Maschi Femmine

Tuttavia è interessante notare come le differenze di genere abbiano seguito un pattern divergente prima e dopo la crisi economica iniziata nel 2007. Fino a quella data infatti, per gli uomini assistiamo ad una costante riduzione della quota di Neet, mentre per le donne tale quota aumenta con la stessa intensità. Negli anni 2007 e 2008 la differenza era quasi di 10 punti percentuali. A partire da quella data assistiamo invece ad un costante aumento della componente Neet tra i maschi ed una sostanziale stabilità per le donne (seppur con la rilevante ec- cezione del 2009). Ancora una volta appare chiaro che in Sardegna, probabil- mente più che in altre aree del Paese, siano gli uomini a patire in misura mag- giore le conseguenze della crisi economica, mentre le donne, pur in una condi- zione di difficoltà relativa, riescono a limitare i danni.

Nello stesso approfondimento della Banca d’Italia, sulla probabilità di uscita dalla condizione di Neet65, osserviamo che questa non necessariamente è per-

manente, mostrando anche delle differenze rilevanti in anni diversi. Mentre in- fatti nel 2008 le probabilità di uscita da questa condizione tra un anno e l’altro erano pari nelle regioni del Nord a circa il 40%, tale valore era pari al 25% nel Mezzogiorno. Al 2010, tali probabilità rimanevano costanti al 40% nel Nord, scendevano al 35% al Centro ed erano di poco superiori al 20% al Sud.

I dati statistici ci aiutano a capire una parte importante del fenomeno, tutta- via ci sono fenomeni non spiegati dai soli numeri. Diventa quindi una priorità capire quali sono i motivi per cui un giovane smette di studiare e di cercare la- voro, quali sono le difficoltà strutturali del mercato del lavoro. All’interno della categoria dei giovani Neet ci sono differenti profili: i giovani che della cosiddet- ta “area grigia” che riguarda i lavoratori saltuari o completamente in “nero” (un fenomeno particolarmente importante nella nostra Isola, e rilevate dalle stime del PIL prodotto nelle unità di lavoro irregolari); gli scoraggiati, ossia coloro che hanno smesso di cercare un impiego; e infine i laureati che hanno acquisito competenze che a causa della prolungata inattività sono diventate obsolete ri- spetto alle richieste del mercato. Il rischio è che questi giovani si trasformino nel tempo in disoccupazione strutturale, con serie ripercussioni anche sul siste- ma pensionistico.

Nel documento ECONOMIA DELLA SARDEGNA 19° Rapporto 2012 (pagine 107-110)