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Le caratteristiche dello strato di riporto (suolo obiettivo, §

Nel documento PARTE E: L'IMPATTO DELL'UOMO SUL SUOLO (pagine 109-112)

APPENDICE 8)

Le caratteristiche e qualità del suolo più importanti da considerare ex-post sono: • profondità del suolo e profondità uti- le alle radici

• tessitura e contenuto in frammenti grossolani

• contenuto in sostanza organica • reazione

• contenuto in calcare totale ed attivo • caratteristiche del complesso di scambio

• salinità

• densità apparente

• caratteristiche idrologiche (infiltra- zione, permeabilità, capacità di acqua disponibile)

• struttura (caratteristiche e stabilità) • porosità

Alcune caratteristiche e qualità del suolo obiettivo, fanno riferimento a tutto lo spes-

sore della copertura in quanto sono la ri- sultante dell’interazione dei diversi strati. Ad esempio la capacità d’acqua disponi- bile, ossia la capacità di immagazzinare acqua nel suolo per poi renderla disponi- bile alle piante, è la somma della capacità dei diversi strati. La conducibilità idraulica, viceversa, è condizionata dallo strato meno permeabile. Il contenuto in sostanza organi- ca ha generalmente un gradiente e diminui- sce sensibilmente con la profondità. L’elenco ha solo carattere indicativo, alcune qualità ed alcune caratteristiche indicate sono tra di loro collegate ed al- cune sono evidentemente più semplici di altre da stimare o misurare.

In un suolo ricostruito non si può pensare di riprodurre la complicazione degli stra- ti che generalmente accompagnano un suolo in natura e si deve quindi pensare ad uno schema semplificato a due od an- che tre strati nel caso di suoli profondi. Inoltre spesso la mancanza di materiale “nativo” per il restauro viene compensa- ta con altro materiale terrigeno alloctono che, in ogni caso, deve essere preventi- vamente caratterizzato per verificarne la compatibilità con l’obiettivo.

Il primo strato ha in genere una profondità media di circa 30 cm e corrisponde agli orizzonti più importanti per lo sviluppo degli apparati radicali e generalmente con un’attività biologica più elevata. Per un suolo profondo un metro possiamo con- siderare, ad esempio, due strati uno che và dalla superficie fino a 25-40 cm ed uno da 25-40 fino a 100. Le caratteristiche del suolo vengono definite per classi o valori soglia a seconda dei parametri che vanno stabiliti in relazione al progetto di ripristi- no. Comunque sia le caratteristiche del suolo obiettivo debbono essere stabilite e quantificate per classi indicando il range di variabilità ammesso.

In APPENDICE 8 è riportato un esempio concreto di valori (intervalli di valori) del- le principali caratteristiche e qualità del suolo previste secondo un progetto di ri- pristino. L’esempio si riferisce ad un caso ove si vuole ricreare un suolo “simile” alla tipologia di suolo presente nell’intorno dell’area, ma sono disponibili solo mate- riali inerti. Il contenuto in carbonio orga- nico all’atto del ripristino non può ovvia- mente essere troppo elevato, poiché c’è un limite alla concimazione organica ap- portabile. Si considera che nel corso del tempo si possano raggiungere condizioni

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più soddisfacenti. Come si vede si tratta di range abbastanza larghi.

Nel caso in esame si fa riferimento a vin- coli di progetto che limitano ad un metro la profondità del suolo. Senza questa li- mitazione al di sotto della profondità del metro (ma anche a partire dai 70 cm di profondità) si può ipotizzare del materiale terroso, poco o “non pedogenizzato” an- che ricco in frammenti grossolani pene- trabile alle radici.

In molti casi le caratteristiche del suolo obiettivo non sono raggiungibili se non con “correzioni” mediante materiali orga- nici e minerali soprattutto per raggiungere valori di CSC, pH, C organico, e densi- tà apparente adeguati. A volte poi si può ipotizzare un eccesso di drenaggio legato alla natura del materiale sottostante il ri- tombamento. Queste condizioni si realiz- zano soprattutto per:

• ritombamenti con materiali alloctoni • ritombamenti con frammentazione mec- canica dello scheletro

• mancanza di terra di scavo

• alterazione delle caratteristiche della terra di scavo

• ritombamento di cave di ghiaia non al- lagate

Per la descrizione e l’uso di materiali utili per la “correzione” si veda la SCHEDA E5

Ritombamento (modalità di

messa in posto e ripristino)

Un’adeguata tecnica di ripristino pedo- ambientale, e adeguati accorgimenti pos- sono consentire l’instaurarsi di condizioni pedologiche accettabili in tempi non mol- to lunghi. L’intento è, come già ripetuto,

quello di mettere in posto un suolo ad uno stato assolutamente iniziale che nel tem- po possa poi raggiungere un suo equili- brio, essere colonizzato dagli apparati radicali e dai microrganismi che si assesti in un rapporto equilibrato tra le particelle solide del suolo solida ed i differenti tipi di pori, che abbia una sua resilienza ai fenomeni degradativi e che mantenga la capacità di svolgere le sue funzioni. Riportiamo lo schema di un ritombamen- to ideale con riferimento ad uno pseudo- profilo ABC (Fig. 26):

Le modalità di azione che si propongono sono le seguenti:

• Prima di procedere al ripristino dei suoli occorre aver predisposto la morfo- logia dei luoghi cui dovrà accompagnarsi il suolo e verificare la necessità di un ade- guato drenaggio dell’area.

• All’atto della messa in posto i diversi strati che sono stati accantonati devono essere messi in posto senza essere me- scolati e rispettandone l’ordine.

• Il ripristino deve essere effettuato con macchine adatte e in condizioni asciutte.

25-40 cm 75-60 cm > 40 cm Variabile

Materiale Terrigeno spietrato ex-ante (ove disponibile) con eventuale

correzione (suolo obiettivo) Eventuale Tout-Venant spietrato o

materiale di frantumazione Geotessuto Tout-venant o materiale di

frantumazione Base

Esempio di ritombamento con ricostruzione di psudo-orizzonti ABC

BC C A B

Fig. 26 Schema di ritombamento ideale di una cava

Scheda E4 - Progettazione del restauro/recupero

25-40 cm 75-60 cm

> 40 cm

Variabile

Materiale Terrigeno spietrato ex-ante (ove disponibile) con eventuale

correzione (suolo obiettivo) Eventuale Tout-Venant spietrato o

materiale di frantumazione Geotessuto Tout-venant o materiale di

frantumazione Base Esempio di ritombamento con ricostruzione di psudo-orizzonti ABC

BC C A B

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• Nella messa in posto del materiale ter- roso deve essere evitato l’eccessivo pas- saggio con macchine pesanti o comun- que non adatte e che siano prese tutte le accortezze tecniche per evitare compat- tamenti o comunque introdurre limitazioni fisiche all’approfondimento radicale o alle caratteristiche idrologiche del suolo. • Le macchine più adatte sono quelle leggere e con buona ripartizione del peso. • In termini generali a pF < di 1,8 -2 non si dovrebbe intervenire sui suoli, per non correre il rischio di degradare la struttu- ra del suolo e quindi alterarne, in senso negativo, il comportamento idrologico (infiltrazione, permeabilità) e altre caratte- ristiche fisiche con la creazione di strati induriti e compatti inidonei allo sviluppo degli apparati radicali.

• Soprattutto nei casi in cui il materiale che viene ricollocato è di limitato spesso- re (meno di un metro), lo strato “di con- tatto”, sul quale il nuovo suolo viene di- sposto, deve essere adeguatamente pre- parato. Spesso succede che si presenta estremamente compattato dalle attività di cantiere: se lasciato inalterato, potrebbe costituire uno strato impermeabile e peg- giorare il drenaggio del nuovo suolo, oltre che costituire un impedimento all’appro- fondimento radicale.

• La miscelazione di diversi materiali terrosi e l’incorporazione di ammendanti e concimazione di fondo avverrà prima della messa in posto del materiale.

• Anche se l’apporto di sostanza organi- ca ha la funzione di migliorare la “fertilità fisica del terreno”, si deve evitare un am- minutamento troppo spinto del suolo ed un eccesso di passaggi delle macchine.

• Per suoli profondi se lo strato inferiore del suolo è stato depositato transitoria- mente per lunghi periodi (> 1 anno) può essere utile effettuare un inerbimento in- termedio per lo strato profondo e succes- sivamente inserire lo strato superficiale • L’utilizzo di materiale non pedogeniz- zato, ossia ricavato solo per disgregazio- ne fisica può essere utilizzato per la parte inferiore di suoli molto profondi, ma an- che per altre situazioni nelle quali il suo- lo obiettivo da progetto abbia profondità poco elevate.

Nel caso in cui le morfologie prevedano dei versanti in relazione alle pendenze, alla lunghezza dei versanti stessi ed alle caratteristiche di erodibilità del suolo, si dovranno mettere in atto azioni ed ac- corgimenti antierosivi.

Un suolo di buona qualità dotato di struttura adeguata e di buona stabilità strutturale ha di per se la capacità di far infiltrare le acque e quindi di diminuire lo scorrimento superficiale e di limitare l’e- rosione. Queste qualità vanno però ac- compagnate da una copertura protetti- va sul terreno, al fine di ridurre l’azione battente della pioggia, trattenere parte dell’acqua in eccesso, rallentare la ve- locità di scorrimento superficiale, trat- tenere le particelle di suolo, migliorare la struttura, la capacità di infiltrazione e la fertilità del suolo. Può essere neces- sario inserire anche sistemazioni idrau- liche per rallentare i deflussi superficiali. Per le scelte che riguardano i sopras- suoli vegetali e le tecniche di ingegneria naturalistica si rimanda alle linee guida di settore.

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Scheda E5 - Materiali correttivi utili per il restauro pedologico Al fine di un corretto restauro pedologi-

co il riporto di “terreno vegetale” deve

essere inteso come una vera e propria ricostruzione degli orizzonti superfi- ciali pedogenizzati. Il risultante suolo tecnico/antropogenico nei casi di cave dismesse, così come anche dei miglio- ramenti fondiari, poggerà spesso su un substrato parzialmente alloctono, (il co- siddetto “tout-venant”) talora poggian-

te a sua volta su un riempimento so- stanzialmente modificato nella granulo- metria (materiale di vagliatura o prodot- to dalla “macinazione meccanica della roccia”). Il piano di restauro pedologico dovrà spesso prevedere, anche solo su quella parte della superficie da recu- perare da considerare più vulnerabile, l’uso di materiali alloctoni ad elevata capacità di scambio cationico (CSC) e strutturanti, in grado sia di esprimere la loro “carica” nei confronti di cationi uti- li realizzando il loro lento rilascio, sia di facilitare l’aggregazione delle particelle minerali fini con formazione di una po- rosità utile ai fini del raggiungimento di una sufficiente capacità idrica di cam- po. Sembrano utili a tal fine per quanto riportato in Letteratura e ormai noto da esperienze pregresse le zeolititi naturali e il compost. Inoltre, nelle aree più vul- nerabili che saranno più oltre descritte e mappate, al fine di limitare il collas- samento post-ritombamento potrebbe essere necessario prevedere la posa di

materiale geotessile con caratteristiche tecniche adeguate ai fini del sostegno del peso dei materiali di riempimento e del mantenimento della permeabilità senza eccessiva perdita per eluvi azio- ne-illuviazione di materiali fini. Il geo- tessile dovrà essere posto tra le matrici ciottolose o il “tout venant” o il materiale da macinazione utilizzato per riportare in quota le superfici da recuperare.

Zeolititi

Si tratta di rocce coerenti di origine piro- clastica a prevalente contenuto di zeoliti

(>50%) e ad elevata micro e macro po- rosità tessiturale. Le zeoliti, tetto-allumo- silicati di elementi alcalini (Na e K) e alca- lino-terrosi (Ca) per la loro natura cristal- lochimica possiedono singolari proprietà chimico-fisiche (disidratazione reversibi- le, capacità di scambio cationico elevata e selettiva, adsorbimento selettivo). Tali proprietà vengono trasmesse alle roc- ce di appartenenza (zeolititi) in funzione della specie zeolitica e del suo contenu- to percentuale. La chabasite è la specie zeolitica a maggiore porosità strutturale (47% del volume del cristallo) ed è dota- ta di capacità di scambio cationico ele- vata e selettiva per NH4+ particolarmente indicata per la produzione di substrati per la coltivazione fuori suolo, ma anche come correttivo di suoli a bassa fertilità. Inoltre ha un’alta capacità di ritenzione idrica (300-400 cc per ogni 1000 g di

Scheda E5: materiali correttivi utili

Nel documento PARTE E: L'IMPATTO DELL'UOMO SUL SUOLO (pagine 109-112)