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La questione della compatibilità del cardiocentrismo con le tesi esposte in DA è stata sollevata principalmente per il fatto che l’ipotesi cardiocentrista reca con sé una conseguenza significativa, ovvero la possibilità di collocare l’anima in una “sede” corporea; il che non è sembrato in linea con il dettato filosofico del De Anima, che fa della ψυχή una forma dell’intero organismo vivente. Questa conseguenza è esplorata in svariati luoghi dell’opera328

, ma in

326 Cf. Corcilius nel capitolo inedito di PRIMAVESI-RAPP FORTH. (cf. anche CORCILIUS 2008, 25-26): “we can trust the mutual cross-references in both texts and so regard the MA as dividing explanatory labour with the de An. along the lines of the definition of the principles of life-activities on the one hand (the definition of the basic capacities of the

soul in the de An.), and the application of these principles to the explanation of episodes or, perhaps better, to one type of such episodes, of the life-activities in the MA” – in linea con quanto si diceva nell’Introduzione, par. 4, 29-30.

Affermazioni dello stesso tenore si trovano anche in NUSSBAUM 1983, partic. 141-147. 327

Già citato nell’Introduzione, 7. 328

particolare viene associata ad un passo di MA 10329, successivo appunto alla descrizione del ruolo del πνεῦμα e del cuore rispetto all’innesco e alla conduzione del processo fisiologico ai suoi esiti cinetici, nel quale l’organismo vivente viene paragonato ad una città ben governata, e dunque l’anima (che ne rappresenta l’ἀρχή) viene accostata alla figura del reggitore, il quale però non ha bisogno di presiedere ad ogni singola attività di ogni singolo cittadino della πόλις εὐνομουμένη, esattamente come l’anima, allora, non ha bisogno di trovarsi ἐν ἑκάστῳ per far sì che l’essere vivente funzioni perfettamente come un tutto organico:

ὑποληπτέον δὲ συνεστάναι τὸ ζῶιον ὥσπερ πόλιν εὐνομουμένην. ἔν τε γὰρ τῆι πόλει ὅταν ἅπαξ στῆι ἡ τάξις, οὐθὲν δεῖ κεχωρισμένου μονάρχου, ὃν δεῖ παρεῖναι παρ’ ἕκαστον τῶν γινομένων, ἀλλ’ αὐτὸς ἕκαστος ποιεῖ τὰ αὑτοῦ ὡς τέτακται, καὶ γίνεται τόδε μετὰ τόδε διὰ τὸ ἔθος· ἔν τε τοῖς ζώιοις τὸ αὐτὸ τοῦτο διὰ τὴν φύσιν γίνεται καὶ τῶι πεφυκέναι ἕκαστον, οὕτω συστάντων, ποιεῖν τὸ αὑτοῦ ἔργον, ὥστε μηδὲν δεῖν ἐν ἑκάστωι εἶναι ψυχήν, ἀλλ’ ἔν τινι ἀρχῆι τοῦ σώματος οὔσης τὰ ἄλλα ζῆν μὲν τῶι προσπεφυκέναι, ποιεῖν δὲ τὸ ἔργον τὸ ἑαυτῶν διὰ τὴν φύσιν.330

Sono stati molteplici i tentativi di armonizzare quella che tuttora resta per certi aspetti una frizione non esente da problemi esegetici, e diverse le strategie adottate: alcuni si sono volti a spiegazioni di ordine evoluzionistico (come Ross e Nuyens), anche se attualmente tale lettura viene ritenuta superata; altri ancora hanno rilevato, più opportunamente, come tale discrasia – insieme ad altre, in realtà – possa spiegarsi tenendo presenti le differenti prospettive dalle quali ciascun trattato illumina aspetti ed elementi diversi che pure pertengono a un medesimo soggetto; cruciali in questo senso sono stati alcuni contributi (firmati da Block e Hardie) che hanno dimostrato come non ci sia alcuna incompatibilità reale tra cardiocentrismo e ilemorfismo, in ragione del fatto che possono esistere parti del composto le quali, in virtù di una privilegiata connessione con la forma e dunque con l’essenza del composto stesso, sono definibili come κύρια e sono pertanto in grado di “accogliere” in sé, a mo’ di sede privilegiata appunto, l’essenza del composto331

. Appunto questa è la strada che attualmente si tende a battere per superare le difficoltà poste circa la congruenza dottrinale tra i due testi: quella che sottolinea

329

Di questo passo si sono avvalsi i sostenitori dell’inautenticità del De Motu Animalium, rilevandone la presunta incoerenza con il De Anima. Su questo, cf. quanto già detto nel par. 1 dell’Introduzione, 6.

330

703a30-b2: “Si può allora ipotizzare che l’animale sia organizzato come una città ben governata. Una volta che in essa sia stato predisposto, una volta per tutte, l’ordinamento, non c’è alcun bisogno di un sovrano che, separatamente, presieda a ciascuna attività; invece ciascuno, da sé, fa il suo dovere come gli è stato ordinato, e l’una cosa consegue dall’altra come da costume. Ebbene, negli animali accade la medesima cosa in virtù della loro natura, e in particolare grazie al fatto che ciascuno dei loro componenti è per natura portato a svolgere la propria mansione, essendo stati assemblati in questo modo; pertanto, non c’è alcun bisogno che esista in ciascuna parte un’anima; invece, mentre quella è posta in un qualche principio del corpo, le altre componenti vivono in virtù del loro svilupparsi a partire da quella e svolgono il loro compito secondo la loro natura”.

331

Il passo dal quale tale possibilità emerge è Metaph. Z.10.1035b25-27: ἔνια δὲ ἅμα, ὅσα κύρια καὶ ἐν ᾧ πρώτῳ ὁ λόγος καὶ ἡ οὐσία, οἷον εἰ τοῦτο καρδία ἢ ἐγκέφαλος· διαφέρει γὰρ οὐθὲν πότερον τοιοῦτον. Nel discutere questo passo e il collegamento istituito da Block e Hardie con il tema qui oggetto d’esame, Rapp (nell’introduzione a PRIMAVESI-RAPP FORTH.) ricorda come proprio il capitolo 10 di Z sia percorso dall’idea che l’anima sia la forma dell’essere vivente. Cf. anche la critica mossa alle posizioni di Nuyens e Ross da Gregoric in PRIMAVESI-RAPP FORTH.: “Nuyens and Ross seem to think that if X is in some magnitude Y, then X must be ‘a separate entity’ from Y, a ‘deuxième chose’. But Aristotle explicitly says at 703a2-3 that the soul, though in a magnitude, is not a magnitude. The soul is unextended and therefore it cannot be in any magnitude, whole or part, as one body is in another. On that

piuttosto gli elementi della visione cardiocentrica che la avvicinano e la rendono affine, e non incompatibile, con il portato teorico presentato da DA sulla dottrina ilemorfica.

Ad esempio una soluzione molto valida per ammortizzare le difficoltà contenute in questo passo è stata quella proposta da Corcilius nell’interpretare l’immagine del sovrano κεχωρισμένος332

rispetto alla cittadinanza. Lo studioso pone l’accento sul fatto che ciascuno svolge il suo compito secondo le regole stabilite dal reggitore διὰ τὸ ἔθος333

, in forza dell’abitudine, e che questo stato di cose corrisponda, nell’organismo vivente, al fatto che ciascuno dei suoi μόρια svolga il proprio ἔργον διὰ τὴν φύσιν, in forza di un πεφυκέναι ad agire in tal senso: secondo Corcilius, questo passaggio ha l’obiettivo di rilevare e porre in evidenza “das Automatische und auch die Verlässlichkeit des Vorgangs”334

, dunque un aspetto del processo cinetico che più volte era stato evocato e ricordato dallo Stagirita, proprio facendo riferimento alla centralità del ruolo della φύσις (e.g. a 702a20-21: ἅμα δὲ καὶ ταχὺ διὰ τὸ 〈τὸ〉 ποιητικὸν καὶ παθητικὸν τῶν πρὸς ἄλληλα εἶναι τὴν φύσιν)335; quest’ultima sembra, inoltre,

rappresentare il principio di unità, coesione e continuità per l’organismo vivente, dal momento che – scrive Aristotele – mentre l’anima permane nella sua sede, ovvero l’ἀρχὴ τοῦ σώματος, tutte le altre componenti corporee vivono in virtù del loro προσπεφυκέναι su di essa, del loro “svilupparsi su di essa” (alla lettera il verbo indica l’innestarsi su qualcosa di già esistente336

): dal momento che è possibile immaginare un’assimilazione tra la φύσις degli animali e il loro

332

Per una intelligente spiegazione del perché Arsitotele si avvalga proprio di questo termine, cf. Gregoric in PRIMAVESI-RAPP FORTH.: “Where citizens are not habituated to perform their tasks in accordance with law, a person of authority may be needed to oversee the execution of particular tasks, from the most simple to the most complex ones. Such a person would be extremely busy, his personal involvement with many of the tasks would undermine his dignity, and it is questionable if he could secure the proper functioning of the city for very long. And even if he could, he would achieve that only extrinsically, as a factor of coercion. Indeed, it is doubtful whether such a person would be an intrinsic part of the whole, which is what I take to be indicated by calling him a ‘separate monarch’ (κεχωρίσμενος μόναρχος)”.

333

L’idea che la cittadinanza debba non solo obbedire alle leggi, ma anche interiorizzarle fino al punto da fare del rispetto di quelle un habitus, cosicché davvero la città possa dirsi governata da una buona τάξις è un qualcosa su cui Aristotele insiste svariate volte nella Politica: cf. p.e. 5.9.1310a14-17: ὄφελος γὰρ οὐθὲν τῶν ὠφελιμωτάτων νόμων καὶ συνδεδοξασμένων ὑπὸ πάντων τῶν πολιτευομένων, εἰ μὴ ἔσονται εἰθισμένοι καὶ πεπαιδευμένοι ἐν τῇ πολιτείᾳ. 334

Corcilius in PRIMAVESI-CORCILIUS 2018 ad loc, 170-171. 335

Nel passo citato, nel primo corno del paragone, l’espressione γίνεται τόδε μετὰ τόδε fornisce un’ulteriore spia di quanto scrive Corcilius, in quanto richiama la successione di eventi psico-fisiologici che si susseguono automaticamente e immediatamente, appunto, nel corso del processo locomotorio.

336

Cf. per questo significato il passo richiamato da Gregoric in PRIMAVESI-RAPP FORTH., Metaph. Δ.4.1014b20ss, dove il verbo compare come perfetto sinonimo di συμφύειν; nelle opere biologiche è attestato anche un altro significato (che tuttavia è poco calzante rispetto a quanto qui Aristotele vuole dimostrare), per il quale non c’è alcuna continuità organica tra corpo preesistente ed innesto, dunque in contrasto, e non in sinonimia con συμφύειν; cf. HA 517a27; GA 772b29; HA 487b11, 588b13, PA 681b6. È chiaro però che in questo caso non è possibile postulare discontinuità fisiologica tra ἀρχή e propaggini, altrimenti verrebbe a mancare lo stesso presupposto per il quale è possibile definire l’organismo vivente un ὅλον. Cf. ancora le annotazioni di Gregoric: “The soul-principle cannot be in any of the ‘naturally attached’ parts, but only in that part to which all the others are naturally attached, that is the heart or its analogue in bloodless animals. In any case, the nature of the parts of animal body, compared with the habit of the citizens in a city well-governed by laws, seems to encapsulate much of what has been said in the second half of Chapter 7 and the first half of Chapter 8. Very briefly, the parts of the body of an animal are of such a nature and arrangement that a tiny change at the origin causes a series of quick, effortless and automatic reactions that bring about movements of the limbs – much like citizens in a city well-governed by laws have their character and habits developed in such a way that they do their tasks promptly and readily, thus bringing about the proper functioning of the city’s institutions”.

εἶδος/τέλος337

, non è poi così infondato affermare che da questo punto di vista la visione cardiocentrica e quella ilemorfica non entrino in conflitto tra loro, ma piuttosto rappresentino due facce della stessa medaglia, due prospettive complementari dalle quali osservare il medesimo oggetto338. Questa è stata la proposta di M.C. Nussbaum339, in generale in relazione alla dottrina del πνεῦμα come strettamente correlata alla problematica sotto esame, e in particolare con riferimento alla similitudine ora investigata. La studiosa vede queste righe come la coerente conclusione del discorso avviato dal filosofo nei capitoli 8-9, individuando nel cuore o nel suo analogo il centro fisiologico capace di unificare il complesso processo di locomozione, in ragione del fatto che in esso è collocato l’αἰσθητικόν “that will receive perceptual stimuli and initiate responses”340: l’immagine della città ben governata posta a confronto con l’organismo

animale, dunque, non è altro se non l’ennesimo esempio icastico volto a raffigurare con grande chiarezza e capacità di sintesi un concetto precedentemente discusso ed argomentato341.

Più recentemente, D. Quarantotto è tornata a studiare fenomeni biologici nei quali il cuore riveste, stando al resoconto aristotelico, un ruolo di primaria importanza, ed è pervenuta a delle conclusioni che, nuovamente, pongono la visione cardiocentrica non più in contrasto, ma in una linea di profonda continuità e di accordo con l’ilemorfismo. Prima di tutto, la studiosa richiama l’attenzione sul fatto che l’essere vivente, in quanto ὅλον dotato di τελειότης, sia costituito da un insieme di parti unificate e dirette nella loro funzionalità dalla comune subordinazione ad un unico τέλος: esso stabilisce, infatti, la quantità, la qualità e delle relazioni tra le parti e di ciascuna rispetto al tutto, nonché le proprietà che esse devono esibire in vista del raggiungimento dello scopo medesimo342. Nello specifico, queste proprietà funzionali e le relazioni che i vari μόρια instaurano tra loro in vista del raggiungimento di un fine,

337

Cf. 415b15-21: ϕανερὸν δ' ὡς καὶ οὗ ἕνεκεν ἡ ψυχὴ αἰτία· ὥσπερ γὰρ ὁ νοῦς ἕνεκά του ποιεῖ, τὸν αὐτὸν τρόπον καὶ ἡ ϕύσις, καὶ τοῦτ' ἔστιν αὐτῆς τέλος. τοιοῦτον δ' ἐν τοῖς ζῴοις ἡ ψυχὴ κατὰ ϕύσιν· πάντα γὰρ τὰ ϕυσικὰ σώματα τῆς ψυχῆς ὄργανα, καθάπερ τὰ τῶν ζῴων, οὕτω καὶ τὰ τῶν ϕυτῶν, ὡς ἕνεκα τῆς ψυχῆς ὄντα· διττῶς δὲ τὸ οὗ ἕνεκα, τό τε οὗ καὶ τὸ ᾧ. Sull’argomento cf. anche Quarantotto 2005, capp. I-III, partic. III.

338 Cf. ancora Gregoric in PRIMAVESI-RAPP FORTH.: “In the De Motu Animalium the soul plays the role of the efficient cause of animal motion. I have argued that it is the soul’s activity, notably the activity of the perceptual part of the soul, that makes certain alterations in the heart perceptual alterations; when some of these perceptual alterations are accompanied by thermic alterations, the connate pneuma in the heart produces mechanical impulses which bring about movements of the limbs whereby the animal moves towards or away from the object. It is only to be expected that Aristotle’s account of the soul in this role is cardiocentric. None of that, however, contradicts the account of the soul in its role as the animal’s formal and final cause, as we find it in the De Anima. Such an account will not be concerned with episodes of psychic activities, some of which are necessary for an account of animal motion; rather, it will be concerned with the capacities of the soul – what they are, how they are organized, what their objects are, what their material conditions are, etc. – which is necessary for a systematic account of the bodies of living beings, i.e. for understanding the constitution and organization of their bodily parts. It is only natural that an account of the soul in this role is hylomorphic”.

339

Nell’Essay 3 in NUSSBAUM 1978, 143-164. 340

NUSSBAUM 1978, 152.

341 NUSSBAUM 1978, 153: “The animal, like a city, can function as a mature, coordinated whole only if there is some physiological center that monitors all stimuli; we cannot explain goal-directed motion without positing some such center. […] The parts live in virtue of their connection to the central organ and perform their various tasks because of their natural fitness for responding in consistent ways to changes in the center”.

342

Cf. QUARANTOTTO 2010, 43-44: “By virtue of the common goal they serve, these properties and relations which are functional to a common goal, the identity and existence of these parts are interdependent, i.e. depend upon the whole they are parts of. Put differently, parts provided with functional properties to a common goal comprise, taken

costituiscono la forma, l’εἶδος di quel composto, ovvero la sua organizzazione dinamica343. Questo discorso generale viene poi applicato al caso particolare di quel composto la cui forma è rappresentata dalla sua ψυχή, ovvero l’essere vivente. In questo caso, come si è già accennato, il τέλος perseguito dall’essere animato è definibile come un processo di auto-produzione e auto- potenziamento, nel corso del quale è la φύσις dell’organismo a generare, come esito, la φύσις stessa344. Dopo questa precisazione, l’analisi viene ulteriormente affinata sul caso di quei fenomeni biologici di nutrizione negli animali dotati di sangue che mostrano come il modello sin qui esposto trovi la sua piena e perfetta reificazione nella struttura anatomica centralizzata e controllata dal cuore, appunto. Il compito del cuore risulta infatti essere quello di gestire e controllare le varie fasi di cui il processo nutritivo consta, in particolare attraverso la produzione del sangue, che consente lo snodarsi del processo e dei suoi esiti dal centro alla periferia, e di nuovo dalla periferia al centro345. Questa circolarità di fondo, però, non oblitera la distinzione netta tra organizzazione del tutto e attività delle parti, anzi essa corrisponde alla priorità causale dell’anima rispetto al corpo. In questo contesto, infine, una delle parti, ovvero quella fisiologicamente responsabile al massimo grado dell’elaborazione e diffusione del nutrimento “is placed in the middle […] and performs a central unifying role: it performs the final stage in the process of nutrition (it makes the matter every part of the living body consists of) and thereby carries the action of the whole on the parts, that is, converts the many kineseis which life comprises into a single energeia. For this reason, and in perfect accordance and conformity with his hylomorphic view, it is in this central part that Aristotle places the seat of the soul”346

. Queste e simili altre riflessioni sono state applicate anche al caso di altri processi fisiologici, quali quelli presentati nei vari opuscoli dei Parva Naturalia347 e, in accordo con la riconosciuta contiguità di obiettivi tra queste opere e il nostro trattato, anche al De Motu stesso: lungi infatti dal considerare il cardiocentrismo come un aspetto problematico rispetto alla psicologia di DA, alcuni critici ritengono oggi che proprio il cuore possa rappresentare il correlato corporeo, materiale e fisiologico della ψυχή e delle due funzioni vitali che esprimo l’εἶδος dell’organismo vivente. La questione, tuttavia, è meno scontata di quello che può sembrare, e una sua adeguata ponderazione coinvolge anche la presentazione della dottrina del πνεῦμα.

343

Cf. QUARANTOTTO 2010, 44. 344

Cf. ancora QUARANTOTTO 2010, 46: “qua self-production, it is a process in which the overall activity of the system produces the parts the system is composed of, that is, parts able to carry out the movements whereby they share the same activity that produced them and that continuously produces and maintains them”.

345

Per la spiegazione completa, cf. QUARANTOTTO 2010, 48-51, e i testi su cui la sua ricostruzione si basa: PA 2.1-6;

PA 3.4-5; PA 4.4. Cf. in partic. 51: “To say that the process moves from the whole to the parts is the same as to say

that no functional element involved in nutrition works and exists independently of the others: no functional partial action is autonomous from the overall activity, and the overall activity is the cause of the existence of the parts whose movements it consists of. Hence, this activity is a circular self-productive activity”.

346

QUARANTOTTO 2010, 53. 347