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MA 10: la dottrina del σύμφυτον πνεῦμα

Tra i numerosi motivi che hanno indotto a sospettare della genuinità della dottrina del pneuma, e conseguentemente dell’organicità di MA 10 rispetto al resto del trattato, vi era anche l’assunto secondo il quale nessuna menzione a questa peculiare materia corporea fosse rintracciabile prima del capitolo 10, in maniera tale che la dottrina in questione potesse integrarsi con il portato teorico complessivo e con gli obiettivi dimostrativi del De Motu. Nella sua nuova edizione critica, tuttavia, Primavesi restituisce un testo diverso da quello proposto da Nussbaum a 701b15-16:

ἐν δὲ τῶι ζώιωι δύναται τὸ αὐτὸ καὶ ἔλαττον καὶ μεῖζον γίνεσθαι καὶ τὰ σχήματα μεταβάλλειν αὐξανομένων 〈καὶ συστελλομένων〉 τῶν μορίων διὰ θερμότητα καὶ πνεῦμα καὶ ψῦξιν καὶ ἀλλοιουμένων.348

L’aggiunta di καὶ πνεῦμα tra i termini θερμότητα e ψῦξιν, sulla base dell’accordo stemmatico tra β e il manoscritto E, è solidissima da un punto di vista filologico, e consente di restituire il primo riferimento al pneuma in MA 7, dunque molto prima della trattazione espressamente dedicata ad esso. Peraltro, quand’anche non fosse stata presente la menzione esplicita di questo elemento corporeo, pure l’espressione δύναται τὸ αὐτὸ καὶ ἔλαττον καὶ μεῖζον γίνεσθαι καὶ τὰ σχήματα μεταβάλλειν rappresenta una identificazione parafrastica del πνεῦμα abbastanza esplicita, in quanto il proprium che distingue questa materia corporea rispetto agli altri elementi che compongono il σῶμα dell’essere vivente è proprio questa capacità naturale di andare incontro a contrazioni ed espansioni volumetriche senza subire alterazioni sostanziali. Il passo appena citato intende mostrare quale sia la differenza intercorrente tra la locomozione degli automi e quella degli esseri animati: come si è già detto, essa consiste essenzialmente nell’assenza, nei primi, della ἀλλοίωσις e della conseguente alterazione volumetrica di quell’elemento – del quale appunto sono sprovvisti – che consente l’ulteriore processo di accrescimento o compressione dei μόρια corporei circostanti (αὐξανομένον 〈καὶ συστελλομένων〉 τῶν μορίων)349. E non è questa l’unica allusione al pneuma,

per quanto implicita, prima del capitolo 10: nel capitolo 9, nel descrivere il percorso di diffusione del movimento dal centro alla periferia, il medesimo concetto viene richiamato, ancora una volta in associazione con l’ἀλλοίωσις causata dalla percezione:

348

701b13-16: “Al contrario, nell’animale è possibile che la medesima cosa sia ora più piccola ora più grande e che il suo aspetto cambi, quando le sue parti si espandono e si contraggono a causa di calore, pneuma e freddo, e quando mutano di qualità”.

349

Cf. la nota di Corcilius ad loc. in PRIMAVESI-CORCILIUS 2018, 145-146. MA 8.702a7-11 è ancora più chiaro a proposito del fenomeno collegato ad espansione e contrazione del pneuma: ὥστε εὐλόγως ἤδη δημιουργεῖται τὰ ἐντὸς καὶ τὰ περὶ τὰς ἀρχὰς τῶν ὀργανικῶν μορίων μεταβάλλοντα ἐκ πεπηγότων ὑγρὰ καὶ ἐξ ὑγρῶν πεπηγότα καὶ μαλακὰ

καὶ εὐλόγως δὲ τοῦτο συμβέβηκεν· καὶ γὰρ τὸ αἰσθητικὸν ἐνταῦθα εἶναί φαμεν ὥστε ἀλλοιουμένου διὰ τὴν αἴσθησιν τοῦ τόπου τοῦ περὶ τὴν ἀρχὴν καὶ μεταβάλλοντος τὰ ἐχόμενα συμμεταβάλλει ἐκτεινόμενά τε καὶ συναγόμενα τὰ μόρια […]350

Anche in questo passo vengono citati i μόρια che a seguito dell’alterazione si espandono o si contraggono (ἐκτεινόμενά τε καὶ συναγόμενα); questo processo, tuttavia, viene definito come concomitante (συμμεταβάλλει) ad un’altra μετάβασις, che si deve dunque immaginare analoga a quella cui vanno incontro i μόρια, e che ha luogo nella regione circostante il principio, appena identificato con il μέσον. Tale μετάβασις viene poi comunicata ai μόρια coinvolti dal τόπος circostante il principio per contatto, in quanto si dice che i μόρια medesimi sono ἐχόμενα rispetto ad esso. Viene dunque fatto riferimento ad una regione, circostante il centro (ovvero il cuore), nella quale avvengono alterazioni che poi si ripercuotono sugli organi attigui, i quali veicolano il movimento attraverso i moti di espansione (tensione) e contrazione. È chiaro come questa regione, non nominata esplicitamente ma diversa sia dal cuore sia dagli organi attigui non possa che essere il πνεῦμα, appunto351.

Tutti questi punti oscuri e allusioni ambigue ed implicite vengono però chiariti definitivamente proprio a MA 10, dove l’esposizione completa e dettagliata della dottrina del σύμφυτον πνεῦμα va a colmare le lacune teoriche che erano state lasciate irrisolte nei capitoli precedenti, dedicati a descrivere la catena di eventi fisiologici risultanti nella locomozione352. Se questo è corretto, allora, non solo a MA 7 è reperibile una citazione esplicita del πνεῦμα, ma in più di un’occasione, prima di MA 10, nel corso della descrizione della fisiologia della locomozione, si dà conto di uno step nel quale intervengono alterazioni volumetriche in forma di rarefazione e condensazione, le quali inevitabilmente chiamano in causa, seppur in maniera lacunosa, quel principio materiale le cui caratteristiche e i cui compiti vengono delucidati solo successivamente.

Il riconoscimento da parte degli studiosi dell’organicità di questa dottrina nel complesso delle tesi avanzate dal De Motu ha rappresentato il preludio ad una stagione di studi che ha precisato le pur sfuggenti fattezze di questa sostanza corporea e l’importanza rivestita non solo rispetto alla locomozione, ma anche in relazione agli aspetti fisiologici di molteplici attività

350

702b20-24: “Ed è perfettamente coerente che accada proprio questo: diciamo infatti che nel principio si trova anche la facoltà percettiva; perciò, quando a causa della percezione la zona circostante ad esso va incontro a cambiamento, essa comunica il mutamento anche alle parti che gli sono attaccate, le quali si espandono e si contraggono; così, è necessariamente in questo modo che si produce il movimento negli animali”.

351 Cf. Gregoric in PRIMAVESI-RAPP FORTH.: “the idea here is that perceptions, which were said to be ‘at once alterations of a sort’ (Ch. 7, 701b17-19), may be such that they are accompanied by further qualitative changes, namely heatings and chillings in the heart, which in turn cause the connate pneuma in the heart to expand and contract, thus creating mechanical impulse that leads to the motion of the limbs”; e anche CORCILIUS 2008, 330: “Die Verbindung der Prozesskette zu den mechanistichen Prozessen der Ortsbewegung ist damit noch nicht hergestellt: Mit dieser Aufgabe (die Sehnen und Knochen in mechanische Bewegungen zu versetzen) betraut Aristoteles später, im zehnten Kapitel, das symphyton pneuma”.

352

Su quanto detto cf. NUSSBAUM 1978, 155-156: “Not every initial change is physical and occurs smoothly and swiftly because of the body’s own nature. Waat we seem to need, then, is a bodily process in which desire is realized, that will be moved by initial perceptual changes and, in turn, set up the changes in the heart region that lead directly to motion. The introduction of pneuma in chapter 10 seems to offer what is needed, acknowledging explicitly the deficiency of the earlier account” (156).

biologiche proprie degli ζῳα. Ad esempio, G. Verbeke ha per primo messo in luce il protagonismo del pneuma nel processo di generazione, sia naturale sia spontanea, caratterizzato da un profilo di strumentalità rispetto ai processi fisiologici descritti353; addirittura, lo studioso adombra la possibilità che l’opera del pneuma sia in grado di influenzare la qualità dell’attività intellettiva nell’essere umano354

. G. Freudenthal, successivamente, ha approfondito tali temi e contribuito in modo molto puntuale a chiarire la distinzione tra questa sostanza corporea e il congenere calore vitale, anch’esso avente un peso non trascurabile nel complesso delle attività fisiologiche dell’essere vivente355

: al contempo, lo studioso ha descritto nel dettaglio il profilo complessivo di entrambi questi elementi, giungendo alla conclusione356 che il σύμφυτον πνεῦμα fosse il fulcro di un sistema integrato di dottrine fisiologiche, e che fosse coinvolto nella spiegazione della totalità delle funzioni psicologiche, eccezion fatta per l’intelletto umano357

. Da ultimo, S. Berryman ha studiato nello specifico la relazione tra pneuma e locomozione animale, mostrando come il ruolo svolto da questa sostanza nel fenomeno in questione sia essenzialmente quello di convertire un input in forma di μετάβασις non riducibile a moto locale in un output equivalente alla κίνησις κατὰ τόπον358. Ed è appunto necessario ora addentrarsi nei contenuti della dottrina come esposta in MA 10, anche per desumerne dati utili allo scopo di affrontare la questione della strumentalità di questo elemento rispetto alla ὄρεξις in funzione della locomozione.

Si è già parlato359 di come Aristotele concepisca il pneuma come l’analogo funzionale rispetto all’ὀρεκτικόν, in quanto entrambi condividono il profilo di motori mobili. Questa corrispondenza viene evidenziata dallo stesso Aristotele all’inizio del capitolo qui oggetto d’esame: Κατὰ μὲν οὖν τὸν λόγον τὸν λέγοντα τὴν αἰτίαν τῆς κινήσεως ἐστὶν ἡ ὄρεξις τὸ μέσον, ὃ κινεῖ κινούμενον· ἐν δὲ τοῖς ἐμψύχοις σώμασιν δεῖ τι εἶναι σῶμα τοιοῦτον. τὸ μὲν οὖν κινούμενον μὲν μὴ πεφυκὸς δὲ κινεῖν δύναται πάσχειν κατ’ ἀλλοτρίαν δύναμιν· τὸ δὲ κινοῦν ἀναγκαῖον ἔχειν τινὰ δύναμιν καὶ ἰσχύν.360 353

Nel suo contributo, «Doctrine du pneuma et entéléchisme chez Aristote», in LLOYD-OWEN 1978, 191-214; i passi citati a tal proposito sono GA 2.1-4; GA 3.11; Juv. 4, PA 3.4, oltre al nostro MA 10.

354

Sulla base di PA 2.1-2 e GA 2.6. 355

Cf. FREUDENTHAL 1995, capp. I e III.

356 Definita da Rapp in PRIMAVESI-RAPP FORTH. come una delle “most charitable and ambitious readings” sul tema. 357

Cf. FREUDENTHAL 1995, 120-130 e 140-147: ciò sembra essere vero anche in ragione dell’associazione tra pneuma e πρῶτον σῶμα che lo studioso propone a partire da alcuni frammenti del De Philosophia a proposito della sostanza celeste.

358

Cf. BERRYMAN 2002, 90: “What animals cas do that inanimate things cannot is to be the first thing moving locally in an immediate context where there are other changes occurring, but not local motion” e 96: “pneuma’s role is to respond to qualitative change so as to cause local motion, pushing other bodies aside even when it is not in excess. Against the background of Physics 8, it is apparent that the initiation of local motion, in the absence of an immediate local mover, is unusual and requires an account”. Per la stessa conclusione, cf. CORCILIUS 2008, 334.

359

Nel capitolo I, 69-71 360

703a4-9: “Secondo il discorso che descrive la causa del movimento, il desiderio rappresenta il centro, che muove essendo esso stesso in movimento; e negli esseri animati deve esserci un corpo di questo genere. Ciò che è mosso non avendo facoltà di muovere può solo patire ad opera di una potenza altra da sé; invece, ciò che muove deve avere una

Dunque, secondo questa prima dichiarazione, è necessario – ma non è ancora precisato per quale ragione – che negli esseri animati esista un σῶμα che sia τοιοῦτον rispetto alla caratteristica appena enunciata della ὄρεξις, ovvero un motore mobile, che nella catena dei motori si collochi al centro, appunto in quanto κινεῖ κινούμενον. In quanto κινούμενον, prosegue il filosofo, questo σῶμα risulterà capace di patire ad opera di qualcos’altro (δύναται πάσχειν κατ’ ἀλλοτρίαν δύναμιν); in qualità di motore (κινοῦν), invece, esso dovrà possedere una ἰσχύς che gli renda possibile impartire il moto (ἀναγκαῖον ἔχειν τινὰ δύναμιν καὶ ἰσχύν), ovvero possedere esso stesso una δύναμις comparabile con quella ad opera della quale patisce il moto. Il passo successivo viene compiuto da Aristotele per via di una constatazione empirica:

πάντα δὲ φαίνεται τὰ ζῶια καὶ ἔχοντα πνεῦμα σύμφυτον καὶ ἰσχύοντα τούτωι.361

Dopo la già citata analogia con la καμπή, sulla quale si tornerà a breve, Aristotele spiega il motivo per cui il pneuma va identificato con il σῶμα dalle caratteristiche corrispondenti alla ὄρεξις: φαίνεται δ’ εὐφυῶς ἔχον πρὸς τὸ κινητικὸν εἶναι καὶ παρέχειν ἰσχύν. τὰ δὲ ἔργα τῆς κινήσεως ὦσις καὶ ἕλξις, ὥστε δεῖ τὸ ὄργανον αὐξάνεσθαί τε δύνασθαι καὶ συστέλλεσθαι. τοιαύτη δέ ἐστιν ἡ τοῦ πνεύματος φύσις· καὶ γὰρ ἀβίαστος συστελλομένη 〈τε καὶ ἐκτεινομένη〉 καὶ βίαι 〈ἑλκ〉τικὴ καὶ ὠστικὴ διὰ τὴν αὐτὴν αἰτίαν362

I tratti di questa ἰσχύς vengono dunque precisati attraverso il riferimento all’ἔργον del movimento locale, composto dalle due opposte forze di ὦσις καὶ ἕλξις: il σῶμα in questione deve possedere una φύσις tale da poter imprimere una spinta o operare una trazione sul corpo del quale va a configurarsi come motore. Perché ciò possa avvenire, esso deve risultare in grado di espandersi (per imprimere la spinta) o contrarsi (per esercitare la trazione), ovvero di αὐξάνεσθαι τε καὶ συστέλλεσθαι. Appunto questo è ciò che il pneuma è in grado di fare secondo natura, ovvero restando ἀβίαστος rispetto a tali movimenti di espansione e compressione. La frase successiva pone a precisazione di ciò un parallelo tra il momento di compressione (συστελλομένη) e la βία ἑλκτική363 da un lato, e tra il momento di espansione (ἐκτεινομένη364) e la βία ὠστική che il pneuma va ad esercitare sul corpo posto in movimento365. A margine di

361 703a9-10: “Ma tutti gli animali sembrano sia possedere un pneuma connaturato sia essere forti grazie ad esso”. 362

703a19-23: “in ogni caso, esso sembra essere particolarmente adatto ad innescare il movimento e a procurare forza. Ora, i fenomeni caratteristici del moto sono la spinta e la trazione, pertanto lo strumento del movimento deve potersi espandere e comprimere. E appunto questa è la natura del pneuma: sia infatti si contrae e si espande senza essere forzato, sia (per la stessa ragione) è in grado di spingere e tirare”.

363

Il termine è restituito per congettura da Primavesi, ma è ottimamente sostenuto dalla resa latina tractiva attesta da Guglielmo, peraltro in tutte e tre le redazioni identificate da Isépy e Primavesi (cf. quanto detto nell’introduzione, par. 5).

364

Anche questa lettura è frutto di una congettura, questa volta di Farquharson, ma è resa necessaria proprio dalla correlazione istituita e dunque dal senso di tutta la frase. Anche Nussbaum infatti la accoglie.

365

Il segmento di testo immediatamente successivo, 703a23-28, spiega le motivazioni fisiche che rendono queste due opposte forze efficaci dal punto di vista dell’innesco del movimento nella zona circostante: κρατεῖται γὰρ κατὰ τὴν ὑπεροχὴν τὰ φυσικὰ σώματα ὑπ’ ἀλλήλων, τὸ μὲν κοῦφον κάτω ὑπὸ τοῦ βαρυτέρου ἀπονικώμενον, τὸ δὲ βαρὺ ἄνω ὑπὸ τοῦ κουφοτέρου. Questi fenomeni fisici, per l’appunto, rappresentano delle traslazioni e dei movimenti violenti

queste considerazioni, un’annotazione che risulterà importante ai fini della discussione sull’ὄργανον della locomozione in DA è relativa all’uso di questo termine che Aristotele fa in relazione al pneuma: esso viene esplicitamente definito τὸ ὄργανον a 703a21. Infine, da notare la chiosa conclusiva con la quale lo Stagirita precisa anche come l’innesco del movimento ad opera di questo ὄργανον avvenga μὴ ἀλλοιώσει (703a25): il che significa che l’azione del pneuma non produce un’alterazione di tipo qualitativo, e in conseguenza di ciò che nessuna ἀλλοίωσις da sola può essere in grado di κινεῖν.

Come si è ricordato poco fa, l’intervento del πνεῦμα nella cascata di eventi fisiologici si colloca subito dopo l’ἀλλοίωσις, anzi si verifica proprio in conseguenza di questa e dell’insorgere dei πάθη, il cui compito è appunto quello di predisporre adeguatamente gli ὀργανικὰ μέρη (ancora 702a18-19). Il contributo di questo ὄργανον, ancora una volta, coincide con la conversione degli effetti dell’alterazione indotta dalla percezione in impulso cinetico diretto dall’appetizione, e nello specifico nell’innesco meccanico e nella successiva propagazione del movimento dal centro alla periferia del corpo366, così da consentire all’animale la realizzazione di κινήσεις variegate e complesse. È pertanto verificato l’assunto iniziale di questo capitolo, volto a rintracciare l’analogo funzionale e corporeo della ὄρεξις, in quanto il pneuma è sia motore (innesca la κίνησις tramite spinta e trazione conservando la propria natura elastica) sia mobile (in quanto subisce l’azione dell’ἀλλοίωσις vedendo aumentata o diminuita la propria temperatura e, conseguentemente e proporzionalmente, espanso o ridotto il proprio volume).