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Il ruolo della φαντασία e dell’αἴσθησις

L’immaginazione fa il suo ingresso nel De Motu già nel capitolo 6, quando viene compresa nell’elenco dei κινοῦντα dell’animale, nella frase che precede immediatamente il paragrafo già citato:

ὁρῶμεν δὲ τὰ κινοῦντα τὸ ζῶιον διάνοιαν καὶ φαντασίαν καὶ προαίρεσιν καὶ βούλησιν καὶ ἐπιθυμίαν.216

La φαντασία è qui chiamata a rappresentare, insieme alla διάνοια e – in parte – alla προαίρεσις, il momento cognitivo della locomozione, quello in cui cioè l’oggetto del desiderio viene percepito o concepito come tale. Ciò significa che essa riveste, nel caso degli animali non razionali, la medesima funzione svolta dalla διάνοια nell’uomo. Come si è visto, però, già nella proposizione successiva Aristotele precisa come essa sia coadiuvata in questo ruolo dalla percezione: diventa dunque cruciale comprendere se e in che misura esista una sovrapposizione di compiti tra le due, e se si possa per un tale scenario parlare di sovrapposizione vera e propria o meno217. Uno degli interrogativi che sono stati sollevati dalla critica, la cui analisi occuperà buona parte di questo capitolo, riguarda proprio il compito svolto dalla φαντασία nell’economia generale del processo di locomozione, e l’importanza che la prima riveste ai fini del verificarsi della seconda: in particolare, la critica discute tuttora sulla possibilità o meno che l’immaginazione possa assumere un ruolo interpretativo e pertanto di rielaborazione e valutazione dei contenuti sensoriali ai fini della “visualizzazione” dell’oggetto del desiderio – secondo il paradigma declinato da quella che potremmo definire la lettura “massimalista” del ruolo della φαντασία nel processo locomotorio. La lettura “minimalista” dell’attività dell’immaginazione, di contro, si fonda su due assunti fondamentali: (1) la percezione è requisito necessario e sufficiente ad indirizzare la ὄρεξις dell’animale, e la φαντασία non entra

216

700b17-19: “Noi vediamo che i motori propri dell’animale sono pensiero, immaginazione, scelta, volontà, brama”. 217

Cf. ad esempio le riflessioni di Corcilius nel capitolo ancora inedito relativo a MA 6 in PRIMAVESI-RAPP FORTH: “far from making phantasia a cognitive discriminatory capacity, [Aristotle] makes the products of that capacity, namely the perceptual remnants in the body (the phantasmata), potential objects of cognition […] it is not phantasia, but whatever cognitive capacity it is that cognite phantasmata that is responsible for detecting the true or false in

in alcun modo in questo processo con il ruolo da protagonista che la lettura concorrente vorrebbe affidarle; (2) la φαντασία rappresenta indiscutibilmente un aspetto dell’αἴσθησις, un’attività imprescindibilmente legata ad essa ed incapace di affrancarsene rendendosi indipendente dalla percezione; difatti, non rappresenta una facoltà a sé stante, ma solo un aspetto dell’αἰσθητικόν. Proprio a partire da quest’ultima considerazione si può cercare di comprendere quale sia il ruolo assegnato dallo Stagirita alla φαντασία nell’economia del processo locomotorio, ruolo che forse non va né eccessivamente minimizzato o obliterato né, d’altra parte, sovra-interpretato.

Uno degli aspetti relativi all’attività della φαντασία che mette d’accordo tutti gli studiosi è quello concernente la memoria di oggetti percepiti, non presenti davanti al soggetto animato. In questi casi, il compito dell’immaginazione è quello di richiamare alla memoria dell’animale quelle caratteristiche e proprietà che hanno reso, in praesentia, un oggetto desiderabile in una circostanza analoga a quella presente, in cui l’oggetto non è però presente. Come giustamente fa notare Corcilius, non esistono degli oggetti dell’immaginazione biunivocamente corrispondenti alla relativa facoltà, tali che quest’ultima possa essere dichiarata un μόριον indipendente dalla percezione; invece, i φανταστικά sono, in ultima analisi, degli oggetti della percezione, degli αἰσθητικά che vengono riproposti nell’anima del soggetto quando non sono più disponibili alla percezione diretta218. Secondo questa interpretazione, dunque, il compito svolto dalla φαντασία rappresenta null’altro se non un’appendice delle funzioni ricoperte dalla percezione, in condizioni eccezionali, ovvero quando l’αἴσθησις medesima non può essere esercitata su alcun oggetto esterno: la capacità discriminante resta prerogativa di quest’ultima, mentre l’immaginazione altro non fa se non fornire il materiale da discriminare alla percezione stessa, quando questa non è nella condizione di reperirlo autonomamente.

Tuttavia, quello relativo alla rievocazione di oggetti percepiti nel passato e non più presenti non sembra essere l’unico contributo offerto dalla φαντασία al processo locomotorio. Gli oggetti immaginati, al pari di quelli percepiti o pensati, producono sull’organismo un effetto ben preciso, ovvero una ἀλλοίωσις (ἀλλοιωθέντος τινὸς κατὰ τὴν αἴσθησιν ἢ τὴν ϕαντασίαν, 701a4- 5), in forza della quale – come si è visto precedentemente – la ὄρεξις vera e propria si innesca: tale alterazione qualitativa è infatti all’origine delle successive alterazioni termiche e di tipo quantitativo:

218

Cf. ancora Corcilius in PRIMAVESI-RAPP FORTH.: “It provides information about things that are not in the immediate reach of the animal and thereby makes an important addition to the information provided by perception, extending the range of possible means and goals of locomotion beyond what is available in the animal’s immediate environment”; “looking at it from that perspective, i.e. as a source of information, Aristotle seems entirely justified in regarding phantasia as on a par with thought and sense perception: stored phantasmata provide the animal with an array of objects that are potentially relevant for motivation and that sense perception, which requires the external presence of the perceptual object, and thought proper could by themselves not provide. I suggest understanding

phantasia as ‘concerned with discriminating’ in this sense: not as a capacity immediately responsible for a distinct

ἐν δὲ τῶι ζώιωι δύναται τὸ αὐτὸ καὶ ἔλαττον καὶ μεῖζον γίνεσθαι καὶ τὰ σχήματα μεταβάλλειν αὐξανομένων 〈καὶ συστελλομένων〉 τῶν μορίων διὰ θερμότητα καὶ πνεῦμα καὶ ψῦξιν καὶ ἀλλοιουμένων. ἀλλοιοῦσιν δὲ αἱ φαντασίαι καὶ αἱ αἰσθήσεις καὶ αἱ ἔννοιαι. αἱ μὲν γὰρ αἰσθήσεις εὐθὺς ὑπάρχουσιν ἀλλοιώσεις τινὲς οὖσαι, ἡ δὲ φαντασία καὶ ἡ νόησις τὴν τῶν πραγμάτων ἔχουσιν δύναμιν· τρόπον γάρ τινα τὸ εἶδος τὸ νοούμενον τὸ τοῦ θερμοῦ ἢ ψυχροῦ ἢ ἡδέος ἢ φοβεροῦ τοιοῦτον τυγχάνει ὂν οἷόν περ καὶ τῶν πραγμάτων ἕκαστον, διὸ καὶ φρίττουσιν καὶ φοβοῦνται νοήσαντες μόνον.219

Come si può notare da queste righe, quando parla di tale reazione, Aristotele ha anche cura di operare una distinzione tra la causalità di cui è responsabile la percezione e quella di cui si fanno carico φαντασία e νοῦς: nel primo caso, infatti, sono i πράγματα percepiti sul momento a determinare il πάθημα con cui l’organismo risponde alla piacevolezza o sgradevolezza di quello; nel secondo, invece, non è il πρᾶγμα bensì solo il suo εἶδος a provocare la siffatta reazione. Tuttavia, dal momento che anche solo il pensare certi oggetti (νοήσαντες) implica il verificarsi di una reazione significativa addirittura anche a livello corporeo (φρίττουσιν καὶ φοβοῦνται), risulta che la funzionalità delle φαντασίαι e delle ἔννοιαι sia di fatto equivalente a quella delle αἰσθήσεις220. La differenza tra le due situazioni sembra stare solo nel fatto che i πράγματα della percezione vengono riproposti tramite un εἶδος degli stessi. Un aspetto abbastanza problematico di questa affermazione, almeno rispetto all’interpretazione minimalista precedentemente prospettata, sembra stare nell’idea che la φαντασία, pur essendo parte integrante della facoltà rappresentata dall’αἰσθητικόν, funga da analogo non tanto della percezione (in mancanza di un αἰσθητόν) quanto piuttosto dell’intelletto, per gli animali che non ne sono dotati, ma che comunque sono in grado di evocare simili εἴδη: del resto, lo stesso Corcilius afferma correttamente che lo Stagirita si trova a dover teorizzare l’azione di uno strumento cognitivo analogo a quello di cui gli esseri umani dispongono ai fini dell’azione (locomozione), per poter estendere, applicare e rendere valido il medesimo e unico modello esplicativo del movimento locale anche per il caso che vede protagonisti gli animali irrazionali221.

Inoltre, anche se si legge la sezione di MA 7 dedicata all’esposizione del cosiddetto “sillogismo pratico”222

, nuovamente le tre dimensioni cognitive coinvolte nella locomozione

219

701b13-22: “Al contrario, nell’animale è possibile che la medesima cosa sia ora più piccola ora più grande e che il suo aspetto cambi, quando le sue parti si espandono e si contraggono a causa di calore, pneuma e freddo, e quando mutano di qualità. Producono cambiamenti in questo modo le immagini e le percezioni e gli atti del pensiero. Le percezioni producono alterazioni immediatamente, in quanto esse stesse lo sono; invece l’immaginazione e il pensiero hanno la potenza delle azioni: in qualche modo infatti la forma pensata del caldo o del freddo o del piacevole o dello spaventevole si trova ad essere proprio tale quale ciascuno dei relativi fatti: per questo si trema e si ha paura anche solo a pensare”.

220 Questo sembra essere confermato anche da 703b18-20: ἡ γὰρ νόησις καὶ ἡ φαντασία, ὥσπερ εἴρηται πρότερον, τὰ ποιητικὰ τῶν παθημάτων προσφέρουσιν· τὰ γὰρ εἴδη τῶν ποιητικῶν προσφέρουσιν. Riflessioni molto valide su questo argomento sono svolte da CASTON 1996, 49-51.

221

Ad esempio in CORCILIUS 2008, 291. 222

La questione dell’esistenza stessa di un sillogismo pratico è particolarmente vessata entro la scholarship aristotelica; svariate interpretazioni di questa sezione di MA sono state avanzate dagli studiosi, senza che però sia attualmente possibile pervenire ad una sintesi univoca di posizioni anche decisamente distanti tra loro. Non è pertanto

sembrano fare la loro comparsa secondo una disposizione che accosta la φαντασία al ruolo del νοῦς piuttosto che a quello della semplice αἴσθησις. Si tratta di banali e forse semplicistiche suggestioni sull’ordine delle parole in greco; tuttavia, non è da escludersi che Aristotele isoli, anche “graficamente”, percezione da un lato e immaginazione e intelletto dall’altro, come a voler affrancare l’attività della φαντασία da quella della percezione, per avvicinarla piuttosto al ruolo ricoperto dal νοῦς. Le frasi in questione sono le seguenti:

διὸ καὶ ὅσα μὴ λογισάμενοι πράττομεν, ταχὺ πράττομεν. ὅταν ἐνεργήσηι γὰρ ἢ τῆι αἰσθήσει πρὸς τὸ οὗ ἕνεκα ἢ τῆι φαντασίαι ἢ τῶι νῶι, οὗ ὀρέγεται, εὐθὺς ποιεῖ. ἀντ’ ἐρωτήσεως γὰρ ἢ νοήσεως ἡ τῆς ὀρέξεως γίνεται ἐνέργεια. »ποτέον μοι« ἡ ἐπιθυμία λέγει· »τοδὶ δὲ ποτόν« ἡ αἴσθησις εἶπεν ἢ ἡ φαντασία ἢ ὁ νοῦς· εὐθὺς πίνει.223

Oppure, ancora più esplicito è il passo che segue immediatamente, dove non c’è più la triplice disgiunzione, ma φαντασία e νόησις sono unite dal καὶ e disgiunte dall’αἴσθησις tramite un ἤ:

οὕτω μὲν οὖν ἐπὶ τὸ κινεῖσθαι καὶ πράττειν τὰ ζῶια ὁρμῶσιν, τῆς μὲν ἐσχάτης αἰτίας τοῦ κινεῖσθαι ὀρέξεως οὔσης, ταύτης δὲ γιγνομένης ἢ δι’ αἰσθήσεως ἢ διὰ φαντασίας καὶ νοήσεως.224

Non da ultimo, è possibile aggiungere la considerazione precedentemente menzionata, in accordo alla quale da un lato sta la percezione che è un’ἀλλοίωσις in senso stretto, dall’altra invece immaginazione ed intelletto che dei πράγματα possiedono solo gli εἴδη225.

È dunque opportuno considerare le due ipotesi concorrenti circa la valutazione dell’efficacia e dell’utilità dell’immaginazione ai fini della produzione del movimento: sono le ipotesi “minimalista” di Schofield226

, rilanciata poi da Rapp227, e quella “massimalista” a suo tempo argomentata da Nussbaum228 e divenuta poi vulgata229.

riflessioni di contenuto etico. Si rimanda perciò ai più importanti contributi recentemente prodotti in merito: Anscombe 1979, il corposo Essay 4 in NUSSBAUM 1978, 165-220 (e i rilievi fortemente critici di BURNYEAT 1981 su di esso), GOURINAT 2002, i lavori di Crubellier, «Le «syllogisme pratique» ou comment la pensée meut le corps» (9- 26) e Gourinat stesso, «Syllogisme pratique et logique déontique» (27-66) in LAKS-RASHED 2004, i contributi raccolti nel volume RAPP-BRÜLLMAN 2008, le riflessioni contenute in CORCILIUS 2008, 305-325 e le note dello stesso autore in PRIMAVESI-CORCILIUS 2018 ad loc., 128-143, il contributo di Cooper in PRIMAVESI-RAPP FORTH.

223

701a28-32: “infatti, ogni volta che si impieghino in atto o la percezione in relazione al fine oppure l’immaginazione o l’intelletto, il soggetto realizza immediatamente ciò che desidera. Difatti l’attività del desiderio ha luogo invece dell’esame e del desiderio. “Devo bere” – dice la brama; “questo è potabile” – hanno detto la percezione o l’immaginazione o l’intelletto: e subito beve”.

224 701a33-36: “È in questo modo quindi che gli animali sono spinti al movimento e all’azione: la causa remota del moto è un desiderio, e questo ha luogo o per una percezione o per un atto dell’immaginazione o dell’intelletto”. 225

Cf. LABARRIÈRE 2004, 214: “les tois espèces de la faculté cognitive tendant donc à être différenciées et la

phantasia àrangée avec la pensée et non pas avec la sensation”.

226 Nel suo contributo «Phantasia in the De Motu Animalium» in PAKALUK-PEARSON 2011, 119-134. 227 Nell’introduzione al volume PRIMAVESI-RAPP FORTH., par. 11 “The role of phantasia”.

228

A questo argomento viene dedicato l’Essay 5 in NUSSBAUM 1978, 221-269. 229

Ad esempio, tra i tanti lavori che vanno in questa direzione, cf. LABARRIÈRE 1984 e 1997 (che pure ridimensiona le sue affermazioni in proposito); anche MODRAK 1986 ha considerato valide le riflessioni della studiosa americana, pur inserendole in un quadro teorico leggermente diverso. Nella stessa direzione, cioè rilevando l’importanza della definizione dei contenuti del desiderio da parte dell’immaginazione, va quanto si legge nel lavoro di FREDE, «The cognitive role of phantasia in Aristotle», in NUSSBAUM-RORTY 1992, 279-295 e in CASTON 1996. Allo stesso modo, e

L’ipotesi minimalista di Schofield si sorregge principalmente su una valutazione totalmente negativa dell’apporto cognitivo della φαντασία, che Aristotele presenta come un surrogato difettoso dell’intelletto per gli animali che non lo possiedono. Celebre è la sua definizione dell’immaginazione come di “non-paradigmatic sensory experience”230

; a partire da una siffatta valutazione, il critico sottolinea come in MA, a differenza che in DA Γ.10, sia la percezione piuttosto che l’immaginazione a collocarsi all’inizio della catena processuale che conduce alla locomozione; ciò, del resto, sarebbe in linea con quanto affermato in DA B.6 e Γ.3, “where sense-perception is treated as the standard way in which animals make a success in registering their environment, contrasted in 3.3 with the non-paradigmatic mode of phantasia”231. Schofield cerca dunque di mostrare come, per la realizzazione di un episodio di locomozione, l’intervento della φαντασία non sia affatto necessario e sufficiente come lo è quello dell’αἴσθησις – e in questo senso, giustamente Rapp evoca il passo di MA 9.702b21-25232; eventualmente, la capacità che ha l’immaginazione di innescare il movimento dipende strettamente dal fatto che essa è simile, nel modo di operare, alla percezione, di cui rappresenta un aspetto. Difatti, la conclusione dello studioso è che la φαντασία trovi la sua più significativa realizzazione rispetto alla locomozione nel rendere visualizzabile agli animali irrazionali, piuttosto che identificato mediante un ragionamento discorsivo, l’oggetto particolare e singolare di un desiderio specifico. Questo è un punto molto interessante dell’interpretazione di Schofield, su cui conviene tornare più avanti233. A latere di questa dimostrazione si colloca anche quella condotta da H. Lorenz nel suo volume sul desiderio irrazionale in Platone ed Aristotele a proposito dell’assenza di una qualsivoglia corrispondenza biunivoca tra la ὄρεξις e la φαντασία, dimostrazione che rilancia però allo stesso tempo il protagonismo della seconda rispetto alla ὄρεξις orientata a un fine, ovvero rispetto alla locomozione234.

molto più recentemente, LORENZ 2006 ha argomentato a favore di un ruolo molto significativo della φαντασία in relazione al desiderio orientato al fine in generale e alla locomozione in particolare, come si vedrà a breve.

230

In LLOYD-OWEN 1978, 101-102. 231

Schofield in PAKALUK-PEARSON 2011, 125. Alla stessa pagina si legge: “Aristotle hardly conveys the impression that phantasia provides a particularly secure basis for behaviour. In the case of humans, the suggestion is that it is the poor substitute for intellect which dreamers and hallucinators find themselves relying on. […] In the case of other animals phantasia is described in similarly negative terms: it is simply what they have to make do with instead of intellect”. Quello della scarsa affidabilità dei contenuti dell’immaginazione resta lo scoglio principale contro cui l’interpretazione massimalista si incaglia: cf. anche LEFÈBVRE 1997. Più avanti si affronterà più dettagliatamente anche questo aspetto.

232 καὶ γὰρ τὸ αἰσθητικὸν ἐνταῦθα εἶναί φαμεν ὥστε ἀλλοιουμένου διὰ τὴν αἴσθησιν τοῦ τόπου τοῦ περὶ τὴν ἀρχὴν καὶ μεταβάλλοντος τὰ ἐχόμενα συμμεταβάλλει ἐκτεινόμενά τε καὶ συναγόμενα τὰ μόρια, ὥστ’ ἐξ ἀνάγκης διὰ ταῦτα γίγνεσθαι τὴν κίνησιν τοῖς ζώιοις.

233

A conclusione di questo ragionamento, e presentando delle valide contro-obiezioni a partire da alcuni luoghi in cui αἴσθησις non compare nel discorso aristotelico a vantaggio di φαντασία e νοῦς, Rapp scrive, ancora nell’introduzione a PRIMAVESI-RAPP FORTH.: “the required alterations are brought about by perception immediately, while phantasia and thought have (only) ‘the power’ of the objects being imagined or thought of. Read prosaically, this amounts to nothing more than saying that in the case of phantasia and thought, the lack of the direct causal impulse deriving from a perceived object, is made up for by phantasia’s peculiar capacity to retain and reproduce the causal powers of the originally perceived object. But since these powers are ultimately inherited from previous sense-perceptions, these passages do not support the alleged indispensability of phantasia; on the contrary, the peculiar relation between perception and phantasia suggests that, if the merely inherited powers of phantasia are sufficient for initiating motion, the original impulse of sense-perception must be even more so”.

Di segno completamente opposto è l’interpretazione contro cui questi studiosi hanno diretto le loro obiezioni, quella avanzata da M.C. Nussbaum nel suo lavoro sul De Motu e poi a più riprese riproposta da altri critici. A differenza di quanto (correttamente) rilevato dai promotori della lettura minimalista, Nussbaum sostiene che la φαντασία sia una condizione necessaria, in congiunzione con il desiderio, ai fini della realizzazione della locomozione: questo perché il suo ruolo specifico nell’economia della produzione del moto locale consiste nel rendere l’animale consapevole di contenuti rilevanti dal punto di vista della motivazione235: questa attività non può che esibire un taglio interpretativo rispetto alla realtà esterna, i cui contenuti vengono elaborati e conseguentemente valutati alla luce del τέλος che si vuole conseguire e della ὄρεξις che tende ad esso236: in altre parole, “phantasia and aisthēsis are indeed coextensive, but […] phantasia has some particular connection with apprehending the object of desire”237. A maggior ragione ciò è vero, secondo Nussbaum, proprio in quanto l’immaginazione commette errori ed è imprecisa, a differenza della percezione: mentre il secondo è uno strumento di registrazione di dati, la prima è uno strumento di interpretazione di quei dati stessi. Ancora, scrive la studiosa, mentre l’αἴσθησις ha un ruolo esclusivamente passivo rispetto al processo locomotorio, la φαντασία si pone attivamente, selezionando e portando all’attenzione dell’animale i contenuti sensoriali più rilevanti238. Il passo di MA su cui l’ipotesi massimalista di Nussbaum si sostiene maggiormente è il seguente, ribattezzato dalla critica con l’appellativo di “chain of movers”, nel quale sembra che Aristotele voglia affermare che i φαντάσματα preparano il desiderio:

τὰ μὲν γὰρ ὀργανικὰ μέρη παρασκευάζει ἐπιτηδείως ἔχειν τὰ πάθη, ἡ δὲ ὄρεξις τὰ πάθη, τὴν δὲ ὄρεξιν ἡ φαντασία· αὕτη δὲ γίγνεται ἢ διὰ νοήσεως ἢ δι’ αἰσθήσεως. ἅμα δὲ καὶ ταχὺ διὰ τὸ 〈τὸ〉 ποιητικὸν καὶ παθητικὸν τῶν πρὸς ἄλληλα εἶναι τὴν φύσιν.239

Sulla base di questa affermazione aristotelica, e di ulteriori paralleli con i noti luoghi di DA in cui Aristotele discute il concetto di φαντασία, Nussbaum conclude a favore di un ruolo

αὕτη, καὶ μετὰ φαντασίας καὶ ὀρέξεώς ἐστιν) e 433b27-30: ὅλως μὲν οὖν, ὥσπερ εἴρηται, ᾗ ὀρεκτικὸν τὸ ζῷον, ταύτῃ αὑτοῦ κινητικόν· ὀρεκτικὸν δὲ οὐκ ἄνευ φαντασίας· φαντασία δὲ πᾶσα ἢ λογιστικὴ ἢ αἰσθητική. ταύτης μὲν οὖν καὶ τὰ ἄλλα ζῷα μετέχει.

235

Cf. NUSSBAUM 1978, 246: “for Aristotle to talk of a sensory phantasia would be to ascribe some (potentially motivating) content to the animal’s perception, and that the animal who “phantasizes” will not just perceive an object, but perceive it as a thing of a certain sort, a thing that could become for him an object either of pursuit or of avoidance” . Inoltre, secondo la studiosa, “there is never more in imagining than I intentionally put in it; it has just the content with which I invest it”. Sulla questione dell’intenzionalità rispetto alla φαντασία e ai suoi contenuti, a ridimensionare la consapevolezza aristotelica di questo concetto, cf. il contributo RAPP 2001, anche in risposta alle considerazioni sviluppate da CASTON 1996.

236

Naturalmente, secondo la studiosa l’animale non può che agire spinto dal desiderio il cui profilo è definito dal contenuto intenzionale: pertanto, di fatto il desiderio è completamente dipendente dall’immaginazione (261-264). 237 NUSSBAUM 1978, 246.

238

NUSSBAUM 1978, 255-259. A conclusione del suo ragionamento Nussbaum scrive: “The claim that aisthēsis and

phantasia are “the same faculty” now amounts to the contentions that reception and interpretation are not separable,

but thoroughly interdependent” (261). 239

702a18-21: “Quindi, le affezioni predispongono adeguatamente le parti organiche, e il desiderio fa lo stesso con le affezioni, e l’immaginazione con il desiderio; questa, a sua volta, insorge o mediante intellezione o mediante percezione; e ciò avviene nello stesso tempo e in fretta, perché l’attivo e il passivo sono l’uno naturalmente relativo all’altro”.

fortemente interpretativo di quest’ultima, dalla quale dipendono il contenuto e quindi la sostanza stessa della ὄρεξις240.

In una sorta di fruttuosa mediazione tra queste due posizioni diametralmente opposte, H. Lorenz ha fornito recentemente un’interpretazione del ruolo della φαντασία che sia tenesse conto dei caveat mossi alla lettura massimalista di Nussbaum sia però cercasse di non rinunciare a rilevare un profilo di una certa importanza per questa funzione cognitiva nel complesso dell’attività locomotoria, tanto negli animali irrazionali quanto nell’uomo. In primo luogo, l’autore pone a mo’ di precisazione, e in maniera molto lucida, il fatto che non esiste piena sovrapponibilità tra elaborazione del desiderio ed intervento della φαντασία, in quanto anche gli animali che non ne sono dotati sono in grado di rendersi protagonisti di episodi di ὄρεξις241; in seguito, vengono poste in rilievo le ragioni che, invece, concorrono a tratteggiare un profilo di grande importanza per la φαντασία rispetto alla locomozione. Il critico spiega la centralità della presenza dell’immaginazione per l’attività locomotoria in questo modo: “Forming such purposes always, or at least typically, involves accomplishing the cognitive task of envisaging a prospective situation, one that does not currently obtain and that may, as a matter of fact, never come to obtain”242

; in linea generale, pertanto, la φαντασία assumerebbe su di sé il compito di rilevare le caratteristiche, percepite dalla sensazione, che rendono un oggetto un ὀρεκτόν, richiamando quei tratti che lo avevano reso piacevole in passato e prefigurando gli sviluppi altrettanto positivi che ne faranno un oggetto desiderabile anche per il piacere futuro. Difatti, in accordo con il principi del CIOM precedentemente citati243, è proprio il piacere che la percezione dell’oggetto e l’affiorare dei φαντάσματα arrecano all’animale, nel momento stesso