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L’ὄργανον della locomozione: MA e DA allo specchio

L’enucleazione da parte di Aristotele dei due obiettivi teorici e concettuali del De Motu, ovvero della determinazione di come l’anima muova il corpo (πῶς ἡ ψυχὴ κινεῖ τὸ σῶμα) non è essa stessa esente da problematicità ed ambiguità: anche questo punto è stato oggetto di controversia tra i critici, in quanto ha rappresentato per alcuni la possibile prova di una concezione dualistico-strumentalista sostenuta da Aristotele in un momento precedente alla svolta ilemorfica del De Anima: in MA, cioè, corpo ed anima sarebbero due entità completamente autonome ed indipendenti l’una dall’altra, titolari di attività del tutto distinte, rispettivamente di tipo fisico e psichico, così da essere in grado di agire l’uno sull’altra e cosicché il corpo in particolare possa essere detto strumento dell’anima367. Anche in questo caso

negli elementi semplici costitutivi di tessuti e organi (i quali sono σκληρά o μαλακά, πεπηγότα o ὑγρά a seconda dei casi) sulla base di mutamenti quantitativi, nient’affatto qualitativi.

366

Questo perché, come si è già accennato a proposito dell’allusione del capitolo 9, il pneuma ha sede nella regione cardiaca: MA 10.703a14-16 (ἐπεὶ δ’ ἡ ἀρχὴ τοῖς μὲν ἐν τῆι καρδίαι τοῖς δ’ ἐν τῶι ἀνάλογον, διὰ τοῦτο καὶ τὸ πνεῦμα τὸ σύμφυτον ἐνταῦθα φαίνεται ὄν) lo dichiara in maniera esplicita, come conseguenza dell’analogia già menzionata e sulla quale ora si tornerà.

367

Anche in questo caso l’ipotesi evoluzionista si deve a Nuyens prima e poi a Ross, i quali hanno distinto tra una fase dualistico-strumentalista appunto, corrispondente alla redazione di MA e PN, e una matura, contrassegnata dalla

però, a seguito degli studi di M.C. Nussbaum e successivamente di altri che hanno seguito la sua linea di interpretazione, questa ipotesi è andata incontro a numerose critiche e a una radicale revisione, al punto che oggi non sembrano più esserci dubbi sulla compatibilità completa tra ilemorfismo psicologico e linguaggio strumentale368. Come Nussbaum ha opportunamente sottolineato, il linguaggio strumentale è un aspetto importante della dottrina ilemorfica propugnata in DA: a 412a27-b1, cioè nella celebre definizione di anima, Aristotele la descrive come l’atto di un σῶμα ὀργανικόν, ovvero di un corpo strumentale all’anima medesima369

; di nuovo a B.4 i corpi degli esseri animati sono descritti come ὄργανα ψυχῆς370; infine, proprio il passo che ci si accinge ad analizzare più da vicino ora, il già citato κεφάλαιον di MA a Γ.10.433b19-20, costituisce un’ulteriore conferma di come il linguaggio strumentale, e in generale l’idea che l’anima si serva del corpo come di uno strumento, siano perfettamente integrati nel quadro dottrinale del trattato sull’anima. Sembra infatti che questa asserzione conduca nella stessa direzione delle affermazioni contenute di DA circa l’assoluta impassibilità dell’anima rispetto ai moti del corpo, pur restando quella l’ἀρχή della locomozione animale (cf. ancora MA 6 e gli esiti dell’indagine lì avviata): sembra così verificarsi al meglio l’affermazione aristotelica stando alla quale la quasi totalità degli eventi psichici (esclusa l’attività del νοῦς separato) avvenga non senza il contributo del corpo, anzi sempre assieme a qualche manifestazione corporea, in quanto il corpo stesso va incontro a modificazioni fisiologiche in concomitanza e in correlazione con l’evento psichico in questione371

.

Del resto, questo nucleo concettuale è espresso in una serie di affermazioni di MA 7-8 le quali, prima ancora di MA 10, inducono a ipotizzare che Aristotele avesse anche nel presente trattato teorizzato l’inestricabilità di σῶμα e ψυχή, tra aspetto fisiologico e aspetto psichico in ogni singolo evento psicofisico. A 701b13-18 viene postulata per la prima volta l’associazione tra intervento delle facoltà cognitive da un lato e alterazioni, dapprima termiche e qualitative, poi quantitative, nei μόρια dell’organismo vivente:

ἐν δὲ τῶι ζώιωι δύναται τὸ αὐτὸ καὶ ἔλαττον καὶ μεῖζον γίνεσθαι καὶ τὰ σχήματα μεταβάλλειν αὐξανομένων 〈καὶ συστελλομένων〉 τῶν μορίων διὰ θερμότητα καὶ

368

Per la più recente rassegna sullo stato dell’arte, cf. l’introduzione di Rapp a PRIMAVESI-RAPP FORTH., nel paragrafo «Incompatibility with the psychology of De Anima?». La discussione di Nussbaum è nell’Essay 3 in NUSSBAUM 1978, 146-158.

369

διὸ ἡ ψυχή ἐστιν ἐντελέχεια ἡ πρώτη σώματος φυσικοῦ δυνάμει ζωὴν ἔχοντος. τοιοῦτον δὲ ὃ ἂν ᾖ ὀργανικόν. Per l’interpretazione di questo sintagma, cf. SHIELDS 2016 ad loc., 171-173. A sostegno di questa interpretazione del termine ὀργανικόν, Rapp in PRIMAVESI-RAPP FORTH. porta l’attenzione anche su PA 1.5.645b15-20.

370 415b18-20: πάντα γὰρ τὰ φυσικὰ σώματα τῆς ψυχῆς ὄργανα, καθάπερ τὰ τῶν ζῴων, οὕτω καὶ τὰ τῶν φυτῶν, ὡς ἕνεκα τῆς ψυχῆς ὄντα. 371 Cf. DA 403a5-8 (φαίνεται δὲ τῶν μὲν πλείστων οὐθὲν ἄνευ τοῦ σώματος πάσχειν οὐδὲ ποιεῖν, οἷον ὀργίζεσθαι, θαρρεῖν, ἐπιθυμεῖν, ὅλως αἰσθάνεσθαι, μάλιστα δ' ἔοικεν ἰδίῳ τὸ νοεῖν) e 15-19 (ἀχώριστον γάρ, εἴπερ ἀεὶ μετὰ σώματός τινος ἐστιν. ἔοικε δὲ καὶ τὰ τῆς ψυχῆς πάθη πάντα εἶναι μετὰ σώματος, θυμός, πραότης, φόβος, ἔλεος, θάρσος, ἔτι χαρὰ καὶ τὸ φιλεῖν τε καὶ μισεῖν· ἅμα γὰρ τούτοις πάσχει τι τὸ σῶμα) e la discussione di NUSSBAUM 1978, 147-149.

πνεῦμα καὶ ψῦξιν καὶ ἀλλοιουμένων. ἀλλοιοῦσιν δὲ αἱ φαντασίαι καὶ αἱ αἰσθήσεις καὶ αἱ ἔννοιαι.372

Ancora più esplicito è il primo periodo del capitolo successivo, dove vengono impiegate due espressioni molto significative, il verbo ἀκολουθεῖν e la preposizione μετά + acc. per indicare la relazione costante tra aspetto cognitivo e alterazione a livello fisiologico delle caratteristiche e della struttura dell’animale:

ἐξ ἀνάγκης δὲ ἀκολουθεῖ τῆι νοήσει καὶ τῆι φαντασίαι αὐτῶν θερμότης καὶ ψῦξις· τὸ μὲν γὰρ λυπηρὸν φευκτόν, τὸ δὲ ἡδὺ διωκτόν. ἀλλὰ λανθάνει περὶ τὰ μικρὰ τοῦτο συμβαῖνον, ἔστιν δὲ τὰ λυπηρὰ καὶ ἡδέα πάντα σχεδὸν μετὰ ψύξεώς τινος καὶ θερμότητος.373

Stando al dettato di questi passaggi, pertanto, si direbbe che le tesi esposte in DA e MA siano perfettamente allineate: non è possibile, cioè, scomporre un evento psicofisico in due eventi, l’uno di carattere esclusivamente fisiologico e l’altro solamente psicologico; invece, bisogna prendere atto dell’esistenza di due aspetti inscindibili ed inestricabili l’uno dall’altro, sul piano ontologico, causale e anche cronologico. Forse, la frase successiva può aiutare a gettare luce anche su come questo quadro teorico coinvolga anche la ὄρεξις e dunque l’aspetto appetitivo del processo:

τοῦτο δὲ δῆλον ἐκ τῶν παθημάτων. θάρρη γὰρ καὶ φόβοι καὶ ἀφροδισιασμοὶ καὶ τὰ ἄλλα τὰ σωματικὰ λυπηρὰ καὶ ἡδέα τὰ μὲν κατὰ μόριον μετὰ θερμότητος καὶ ψύξεώς ἐστιν, τὰ δὲ καθ’ ὅλον τὸ σῶμα374

I πάθη, ovvero quelle condizioni corporee (σωματικά) che si distinguono per essere piacevoli o spiacevoli (λυπηρὰ καὶ ἡδέα) sono accompagnati, ancora una volta, da un’alterazione termica. Ma alla conclusione del capitolo – nella cosiddetta “chain of movers”, di cui si è già detto – Aristotele chiarisce in che relazione stiano i πάθη con l’aspetto appetitivo della locomozione: nella catena, infatti, essi vengono “predisposti”, “preparati” (quale che sia il significato che si vuole attribuire al verbo παρασκευάζω) dalla ὄρεξις, la quale dunque è direttamente correlata attraverso il suo attuarsi, secondo l’interpretazione maggiormente condivisa tra la critica, all’alterazione termica che contrassegna il verificarsi dei πάθη stessi375

. Questo è un punto

372

“Al contrario, nell’animale è possibile che la medesima cosa sia ora più piccola ora più grande e che il suo aspetto cambi, quando le sue parti si espandono e si contraggono a causa di calore, pneuma e freddo, e quando mutano di qualità. Producono cambiamenti in questo modo le immagini e le percezioni e gli atti del pensiero”.

373

701b34-702a2: “Ora, caldo e freddo conseguono di necessità dall’intellezione e dall’immaginazione di questi due oggetti: ciò che è doloroso infatti si evita, e ciò che è piacevole si ricerca; nel caso degli eventi di piccola portata sfugge che questo accade, ma praticamente tutte le cose dolorose e piacevoli si danno insieme a freddo e caldo”. 374

702a2-5: “Ma ciò è chiaro a partire dalle affezioni: i sentimenti di coraggio, le paure, le pulsioni sessuali e tutte le altre manifestazioni somatiche dolorose e piacevoli si producono, assieme al caldo o al freddo, alcune in una parte, altre in tutto il corpo”.

375

Cf. quanto nota CORCILIUS 2008, 330: “Dies macht vielleicht keinen allzu großen Unterschied, da Lust/Leid- Empfindung und Strebung ja laut DA 431a8-14 sehr eng miteinander zusammenhängen, und man daher sagen könnte, dass auch di Gegenstände des Verfolgens und Meidens immer mit Schmerz oder Lust, und so auch mit thermischen

importante, che dovrà essere tenuto presente nella valutazione dei vari candidati a rivestire il ruolo di controparte materiale alla forma rappresentata dall’anima.

Poste queste premesse e sviluppate le doverose precisazioni rispetto alla legittimità di interpretare il De Motu Animalium alla luce della cifra dell’ilemorfismo (su cui si tornerà anche più avanti), e dunque alla luce di come tale dottrina è stata declinata nel De Anima, è ora possibile affrontare la delicata problematica dell’identificazione dell’ὄργανον di Γ.10. Sono essenzialmente due le correnti in cui si divide la critica rispetto a tale questione. La prima di esse attribuisce il ruolo di ὄργανον della locomozione alla καμπή, assunta quale modello meccanico in tutto MA e intesa nella sua struttura anatomica e concreta: è stato principalmente Corcilius ad articolare a difendere questa posizione, interpretando il sintagma οἷον ὁ γιγγλυμός a 433b22 come un’esemplificazione, un’allusione in senso letterale376

. La seconda corrente, invece, punta ad associare al concetto di ὄργανον quello di correlato materiale della forma, rappresentata dalla ὄρεξις: viene dunque prospettato lo scenario di una relazione diretta, cioè ilemorfica, tra l’appetizione e il suo strumento somatico; secondo Morel377

il candidato ideale per questa identificazione è rappresentato dal cuore, in quanto esso si pone come correlato all’ἀρχή sia in qualità di sede dell’αἰσθητικόν, dalla cui opera si diparte tutta la cascata di eventi fisiologici che portano alla locomozione, sia più in generale in quanto sede dell’anima stessa, principio centralizzato non solo del movimento ma anche di tutte le altre funzioni biologiche vitali; una cospicua parte della critica (rappresentata, ad esempio, da M.C. Nussbaum378), invece, attribuisce piuttosto proprio al pneuma il ruolo di ὄργανον della locomozione e dunque della ὄρεξις, in ragione della sua strumentalità necessaria all’innesco meccanico del movimento locale. Da ultimo, però, è possibile individuare un altro nucleo di critici i quali riconoscono il ruolo strumentale del pneuma rispetto alla locomozione, ma non si esprimono o negano la relazione ilemorfica tra quest’ultimo e l’ὄρεξις379

.

Sono tre le ragioni fondamentali addotte da Corcilius contro l’identificazione – non ulteriormente connotata di significati ilemorfici – del pneuma con lo strumento della ὄρεξις in DA 433b19: (1) Aristotele non si limita mai ad associare un solo organo alle funzioni psicologiche che di volta in volta indaga, piuttosto fa di esse dei processi che si avvalgono di una gamma complessa di strumenti corporei; (2) non sussiste nel De Motu alcun legame necessario tra appetizione e movimenti di espansione/contrazione, ma solo tra le sue manifestazioni in termini di “Lust/Leid-Empfindungen” e le alterazioni termiche nella regione circostante il cuore; (3) nella sezione successiva alla menzione dell’ὄργανον, ciò che viene descritto come κινοῦν ὀργανικῶς non sembra coincidere con il profilo del pneuma, ma piuttosto

376

Cf. CORCILIUS 2008, 335-338 e le sue note di commento a MA 10 in PRIMAVESI-CORCILIUS 2018, 165-169. 377

Cf. MOREL 2002, 68-69. 378

NUSSBAUM 1978, 155-156 e in generale l’Essay 3 dedicato al pneuma; CHARLES 1984, 216. 379

Come nel caso, rispettivamente, dei contributi di Rapp e Gregoric a PRIMAVESI-RAPP FORTH., e CHARLES 2011, 86ss., anche se in modo più sfumato di quanto scrive Gregoric; per un riassunto critico di questo dibattito, cf. anche il lavoro di Laks nello stesso volume.

con il modello esemplificato nel nostro trattato dalla καμπή, e qui chiamato in causa per mezzo del termine γιγγλυμός. In particolare la prima e l’ultima di queste obiezioni, però, potrebbero essere poste tra parentesi, a seguito di una considerazione di alcuni dati che emergono dal passo di DA e dal nostro trattato. Innanzitutto, il fatto che Aristotele associ a ciascuna facoltà psicologica più di un solo organo corporeo è certamente vero, ma non contribuisce affatto a spiegare perché a 433b19 Aristotele faccia comunque uso del singolare e non del plurale, come a voler intendere che esista uno strumento di spicco che concorre in modo eminente alla realizzazione del movimento locale propiziato dall’appetizione380

, pur essendo questo eseguito (ovviamente!) per mezzo di numerosi organi corporei, tanto interni quanto esterni (non da ultimo in quanto – si è già detto – la locomozione è il risultato di un complesso insieme di processi ed eventi fisiologici che chiamano in causa svariate facoltà dell’anima). Quanto alla terza delle obiezioni mosse, anche in questo caso il dettato di DA non sembra dare indicazioni irrefutabili in questo senso; il passo citato dall’autore è il seguente:

νῦν δὲ ὡς ἐν κεφαλαίῳ εἰπεῖν, τὸ κινοῦν ὀργανικῶς ὅπου ἀρχὴ καὶ τελευτὴ τὸ αὐτό – οἷον ὁ γιγγλυμός· ἐνταῦθα γὰρ τὸ κυρτὸν καὶ τὸ κοῖλον τὸ μὲν τελευτὴ τὸ δ' ἀρχή (διὸ τὸ μὲν ἠρεμεῖ τὸ δὲ κινεῖται), λόγῳ μὲν ἕτερα ὄντα, μεγέθει δ' ἀχώριστα. πάντα γὰρ ὤσει καὶ ἕλξει κινεῖται· διὸ δεῖ, ὥσπερ ἐν κύκλῳ, μένειν τι, καὶ ἐντεῦθεν ἄρχεσθαι τὴν κίνησιν.381

È certamente vero che il modello del concavo/convesso, principio/fine, uno/due richiama esplicitamente quello che MA dimostra a proposito della καμπή; tuttavia, come è stato proposto dalla critica382, l’οἷον potrebbe stare ad indicare non solo un’esemplificazione, ma anche una più generica comparazione; pertanto, il paradigma qui presentato potrebbe valere per tutte quelle realtà diverse dall’articolazione anatomica che esibiscano una struttura “joint-like”383. Ora, la caratteristica più importante di tale struttura è quella enunciata nella parentetica: διὸ τὸ μὲν ἠρεμεῖ τὸ δὲ κινεῖται, ovvero l’una parte della καμπή muove senza essere mossa, mentre l’altra è mossa. Non è pertanto così peregrino rintracciare in questa descrizione qualcosa che possa risultare valido anche per il pneuma: esso infatti sembra stare con il principio psichico in una relazione riducibile a quella riconosciuta tra perno ed elemento mobile dell’articolazione: questo

380 Cf. RAPP FORTH.: “the question about the bodily instrument of motion was put in the singular, so that we have no reason for expecting a multitude of such instruments”.

381 433b21-27: “Ora, per esprimerci sommariamente, ciò che muove in quanto strumento si trova lì dove principio e fine s’identificano, com’è, ad esempio, la giuntura; qui infatti il convesso e il concavo costituiscono la fine e il principio (per questo il secondo è in quiete, mentre il primo si muove), essendo diversi logicamente, ma inseparabili per la grandezza. Infatti tutte le cose si muovono per spinta e trazione, e perciò, come in un cerchio, dev’esserci un punto che rimanga fermo e da cui abbia inizio il movimento”.

382

Da ultimo, da Laks in PRIMAVESI-RAPP FORTH.: “according to a stronger reading (R2), however, the summary tells us that the instrument of desire is, beyond the joints, a bodily part that has or is supposed to have a joint-like structure – this could be either the heart or the sumphuton pneuma”.

383

Questo, come si è già detto nell’introduzione, 21, senza voler in alcun modo ridimensionare l’impatto che l’aspetto anatomico, concreto e reale dell’articolare ha sul quadro teorico che descrive la locomozione. Cf. RAPP FORTH.: “it would be strange to assume that, although MA takes pains to discuss the structure of real flesh-and-bones joints, the preview of this treatise uses them only as an analogous illustration […] the refenrence to real joints, i.e. joints as parts of animal bodies, pervades the treatise MA, which again has been shown to contain the project announced in our

perché, analogicamente al caso della καμπή, esso poggia sulla ψυχή, dalla quale dipende in quanto suo ὄργανον, appunto, e in forza di ciò è in grado di imporre movimento in qualità di motore mobile384. Inoltre, nella misura in cui il pneuma è un’istanza di motore mobile, esattamente come la καμπή può essere interpretato come principio e fine del movimento, uno e due allo stesso tempo: in quanto motore, infatti, imprime una forza pur rimanendo ἀβίαστος, ovvero pur senza patire alcunché dal corpo che muove (ἠρεμεῖ); invece, in quanto κινούμενον, esso rappresenta il termine dell’attività cognitiva, poiché subisce le alterazioni termiche che si lasciando ricondurre alla cognizione. Infine, il paragone con il κύκλος viene introdotto dopo un riferimento a quelle che sono le modalità specifiche di innesco di movimento da parte del pneuma, ὤσει καὶ ἕλξει, per cui emerge ancora più decisa la possibilità che qui il rimando sia alla struttura nella quale il motore mobile propaga il movimento (ἄρχεσθαι τὴν κίνησιν) in virtù del suo poggiare/dipendere (ἐντεῦθεν) dal punto in quiete (μένειν). Se tutto ciò è vero, dunque, il peso di due delle obiezioni mosse da Corcilius può essere ridimensionato.

A queste riflessioni, peraltro, è possibile aggiungere anche altri dati, che possano dare corpo maggiormente e sostanziare l’ipotesi della strumentalità del pneuma rispetto alla locomozione, almeno nel suo senso più piano e scevro da implicazioni ilemorfiche: (a) come si faceva notare cursoriamente poco sopra, a MA 10.703a21 è Aristotele a chiamare, senza che si possa nutrire alcun dubbio in questo senso, il corpo che è in grado di espandersi e comprimersi τὸ ὄργανον: e non c’è bisogno di sottolineare come quel corpo sia proprio il pneuma; (b) a conclusione della sezione che descrive peculiarità e funzioni del σύμφυτον πνεῦμα lo Stagirita chiosa:

ὧι μὲν οὖν κινεῖ κινουμένωι μορίωι ἡ ψυχή, εἴρηται, καὶ δι’ ἣν αἰτίαν.385

In questa espressione è da notare l’utilizzo del dativo strumentale per parlare del μόριον, in parallelo con il sintagma a DA 433b19, che rende ancora più sicura la corrispondenza tra i due passi: “it is clear from the context […] that the connate pneuma is the moved (bodily) part by which the soul imparts movement. Last but not least, the quotation uses the instumental dative that we ecnountered in our previous discussion of the genral scheme in DA III.10: the moved part by which the soul imparts movement”386; (c) avendo in mente questa correlazione, infine, nel κεφάλαιον del nostro trattato viene ad essere ricompresa anche la menzione, pure vaga ed implicita, a questa dottrina, il cui profilo di problematicità sarebbe quindi stemperato, in

384 Come si è più volte detto, il valore analogico del modello della καμπή è chiaro al lettore di MA, ed emerge per esempio proprio nella proporzione di cui il pneuma stesso è protagonista, e sulla quale si sta per tornare. Cf. ancora RAPP FORTH.: “the formulation “like e.g. a joint (οἷον ὁ γιγγλυμός)” does not mean that the joint is only an illustration; it just means that the joint is only one example among others that instantiate the structure of being internally subdivided into a starting point and an endpoint and into a resting and a moving part”.

385

703a29-30: “Si è detto dunque mediante quale parte mobile l’anima muova, e anche per quale motivo”. 386

RAPP FORTH.; tra l’altro, il reperimento di questa ulteriore corrispondenza tra il modello di relazione motore- mobile nei due trattati rende ancora più plausibile quello che si diceva a tal proposito al par. 4 del capitolo I.

considerazione del fatto che verrebbe meno la questione dell’assenza completa di riferimenti in DA al σύμφυτον πνεῦμα387.

Ciò premesso e chiarito, è necessario ora soffermare l’attenzione sulle implicazioni ilemorfiche che l’assunto per cui il pneuma costituisce lo strumento corporeo dell’appetizione porta con sé. Come si anticipava, M.C. Nussbaum ha sostenuto l’ipotesi della strumentalità del pneuma in vista della successiva identificazione del pneuma stesso con la manifestazione corporea, fisiologica, dell’attività psicologica della ὄρεξις, dunque del suo correlato materiale, legato all’appetizione dalla relazione ilemorfica. Tale ipotesi viene avanzata con lo scopo di spiegare in che modo l’appetizione sia in grado di innescare il movimento degli arti attraverso un intervento di tipo meccanico388: “Desire is an enmattered process, and we want to find out what the bodily “moved mover” is; we need an organ, or some stuff, that is capable of receiving perceptual stimuli and initiating bodily responses. The mysterious pneuma is invoked to fill this gap”389

. D. Charles approfondisce questo aspetto, rilevando come l’appetizione, esattamente come tutte le altre facoltà dell’anima, debba essere un processo psicofisiologico, strutturato secondo un aspetto psicologico e uno fisiologico inestricabili, ovvero inseparabili e indistinguibili anche sotto il profilo della definizione. Pertanto, “When desire moves the body with an instrument, it does so because […] it is an inextricably psychophysical (hylomorphic) process, the realization of an essentially hylomorphic capacity to desire”390

. Tuttavia, poi lo studioso definisce la ὄρεξις in maniera tale che nessuna reale connessione tra appetizione e pneuma quale sua realizzazione materiale sia effettivamente affermabile, parlandone in questi termini: “Thus, for example, in the case of anger, the desire for revenge is a specific type of boiling of the blood around the heat which moves the pneuma and so sets the animal in action”391

. Queste riflessioni segnano tuttavia, nel contributo del 2011, un ripensamento di quelle erano state le posizioni espresse da Charles stesso nella monografia del 1984 (dove invece era stata ventilata la soluzione della correlazione diretta tra forma-ὄρεξις e materia- πνεῦμα, in accordo con la linea interpretativa tracciata da Nussbaum392

), probabilmente sotto l’influenza degli autorevoli e rigorosi studi di Corcilius sull’argomento. In effetti, nel secondo dei suoi lavori qui citati sull’argomento, Charles solleva l’obiezione il cui peso specifico è

387

Ammesso e non concesso che ciò costituisca davvero un problema: come Verbeke in LLOYD-OWEN 1987 ha fatto notare – e dopo di lui molti altri – questa assenza in DA si motiva pacificamente senza chiamare in causa false paternità o cesure nette nell’evoluzione del pensiero aristotelico, ma semplicemente tenendo presenti le due prospettive, complementari ma appunto decisamente diverse, adottate in DA e MA.

388

Cf. NUSSBAUM 1978, 155-156: “We have, then, a picture in which an initial perception is realizaed in a certain physiological change, but nothing should follow automatically from this […] unless desire is also activated. If desire is activated, a further bodily change, a heating or chilling, ensues, from which limb motion follows by a series of automatic steps […] And this cannot work unless desire, like cognition, has a physiological manifestation, and mediates, physiologically, between the cognitive change and the change that (as in 701b34-35) follows on desiring and leads to motion. […] the introducion of pneuma in chapter 10 seems to offer what is needed”.

389 NUSSBAUM 1978, 156. 390 CHARLES 2011, 91. 391 CHARLES 2011, 91. 392

indubbiamente notevole e superiore a quello delle altre due, appena discusse, mosse da Corcilius alla strumentalità del pneuma393: quest’ultima, infatti, rappresenta un serio e non trascurabile ostacolo all’interpretazione di Nussbaum che pone il rapporto ilemorfico di cui si è appena dato conto non senza qualche approssimazione nel suo ragionamento. Bisogna dunque