La Regione Autonoma del Xinjiang (Xinjiang Weiwu’er Zizhiqu 新疆维吾尔自 治区) è una delle realtà più esemplificative della coesistenza di una pluralità di etnie all’interno dello stesso territorio: infatti, in quest’area vivono tredici gruppi etnici principali, tra cui si annoverano gli Han, gli uiguri, i kazaki, i mongoli e i russi. Anche la complessità linguistica all’interno della Regione Autonoma del Xinjiang è davvero notevole, poiché, oltre al putonghuae alla lingua uigura, cioè le lingue ufficiali, vi sono altre lingue principali: il russo, il kazako, il mongolo, la lingua Xibo e la lingua kirghisa. Una tale varietà etnica e linguistica ha richiesto una notevole attenzione dal punto di vista della pianificazione didattica, perciò si può affermare che, fra le province della Repubblica Popolare Cinese, il Xinjiang sia dotato di una delle regolamentazioni più complesse e articolate nell’ambito dell’istruzione bilingue.
Già dagli anni Cinquanta, fu stabilito che la popolazione di etnia non Han dovesse studiare obbligatoriamente il putonghua. A partire dal 1960, venne fissato come criterio per l’accesso all’istruzione di livello superiore un’esperienza di almeno un anno nello studio del putonghua. Tuttavia, ciò non significava che l’orientamento linguistico fosse univoco: infatti, fu richiesto ai residenti Han di dedicarsi allo studio della lingua uigura. I primi testi didattici rivolti alle minoranze presenti nell’area per studiare il putonghua risalgono al 1979: questi materiali conobbero una ulteriore diversificazione durante gli anni Ottanta, perché vennero introdotti testi riguardanti lo studio della lingua cinese dedicati esclusivamente alla popolazione uigura e kazaka. 176
In realtà, l’istruzione bilingue è stata introdotta nella Regione Autonoma del Xinjiang solamente a partire dal 1992. Le lingue oggetto della didattica linguistica sono principalmente lo uiguro e il putonghua, ma il dato interessante è che non ci si limita a queste due discipline: in particolare, è richiesto agli studenti uiguri di studiare sia il putonghua che il russo, mentre gli studenti di etnia Han devono studiare la lingua uigura
82 e il russo.177 Si tratta di un elemento molto importante, perché riflette la volontà di creare
coesione all’interno della popolazione, proprio in virtù del fatto che apprendere una lingua diversa dalla propria lingua nativa diventa uno strumento importante per poter comunicare e comprendere meglio “l’altro”. L’istruzione bilingue nel Xinjiang è soggetta ad un’organizzazione molto complessa, poiché vuole manifestarsi come la risposta efficace all’esigenza di preservare la multiculturalità della regione, attraverso uno sviluppo continuo dell’istruzione: per questo motivo, da quando è stata implementata fino ad oggi, la didattica bilingue in questa regione è continuamente sottoposta a revisioni e modifiche.
Ad oggi, i modelli di insegnamento messi in pratica nel Xinjiang sono estremamente diversificati, ma possono essere meglio descritti individuandone le caratteristiche principali.
Il modello tradizionale prevede che la priorità sia data all’insegnamento nella lingua locale, mentre le ore dedicate al putonghua ammontano a cinque moduli alla settimana; questo modello viene oggi utilizzato nella maggioranza delle scuole della regione (una statistica del Ministero dell’Istruzione riporta che, nel 2009, era circa il 56% degli studenti a ricevere questo tipo di istruzione bilingue).178 Questa modalità di insegnamento presenta il vantaggio di aumentare il tasso di iscrizione alle scuole, perché il fatto di utilizzare prevalentemente la propria lingua nativa costituisce indubbiamente un’attrattiva per gli studenti. Nonostante ciò, tale modello presenta anche un lato negativo, poiché lascia uno spazio piuttosto limitato allo studio del putonghua, con il risultato che si riduce l’efficacia dell’apprendimento, sia perché la conoscenza limitata della lingua cinese pregiudica agli studenti numerose opportunità di studio e lavoro, sia perché molti materiali didattici inerenti a discipline specifiche come quelle scientifiche non vengono solitamente tradotti in lingua locale e richiedono come requisito base della comprensione delle solide conoscenze nella lingua cinese.
Queste problematiche hanno spinto le autorità regionali a implementare un secondo modello di istruzione bilingue, in cui nelle materie scientifiche si utilizza come mezzo di comunicazione il putonghua, mentre le altre materie vengono insegnate in
177Zuliyati SIMAYI, “The practice of Ethnic Policy in Education - Xinjiang’s bilingual education system”, in James
LEIBOLD, CHEN Yangbin,Minority Education in China: Balancing Unity and Diversity in an Era of Critical
Pluralism, p. 137.
83 lingua locale. Si tratta di un modello posto in essere soprattutto nelle zone in cui la presenza di popolazione Han è piuttosto limitata.179
Vi è poi un terzo schema di didattica bilingue, il quale prevede che il putonghua sia la lingua principale impiegata nell’insegnamento, mentre la lingua locale funge da supplemento; questo programma, introdotto nel 2004 in molte scuole di Urumqi, negli ultimi anni si è rivelato essere quello più efficace ai fini dello sviluppo e dell’integrazione degli studenti nella società e nel mondo del lavoro.180Nonostante la volontà di realizzare gli obiettivi di integrazione linguistica e culturale sia molto forte, di fatto nella Regione Autonoma del Xinjiang i modelli di insegnamento esistenti finiscono per creare una “biforcazione”, poiché gli studenti di etnia Han e non-Han vengono educati secondo sistemi fondamentalmente diversi tra di loro. La conseguenza è che, almeno a livello scolastico, questo sistema impedisce che vi siano interazioni frequenti fra studenti di etnie differenti, il che, spesso, si traduce in una scarsa integrazione anche sul piano sociale.181
In ogni caso, la padronanza del putonghua è un requisito fondamentale per poter accedere all’istruzione superiore e alla carriera di insegnante: per questo motivo, negli ultimi anni è stato dato un rilievo particolare al superamento dell’esame HSK di livello sei e sono state introdotte nuove misure di valutazione, come la certificazione di conoscenza della lingua cinese destinata esclusivamente agli studenti appartenenti alle minoranze (Zhongguo shaoshu minzu Hanyu shuipin gdengji kaoshi 中国少数民族汉语 水平登记考试, spesso abbreviato in Min Han kao 民汉考, o MHK). Si tratta, in questo caso, di un’idoneità linguistica elaborata dalle autorità della Regione Autonoma del Xinjiang per valutare, in maniera quanto più oggettiva possibile, le competenze in lingua cinese. L’esame, il cui superamento è pressoché obbligatorio, può essere sostenuto in quattro livelli di difficoltà diversi; si compone di una parte scritta, in cui gli esaminandi sono sottoposti a prove di comprensione orale, scritta e produzione in lingua letteraria (shumianyu 书面语), e una sezione orale, che prevede che i candidati sostengano un dialogo, tramite l’uso di un computer.182Questi criteri di valutazione linguistica si sono
rivelati piuttosto efficaci: basti pensare che tra il 2000 e il 2002, biennio in cui è stato
179 Zuliyati SIMAYI, The practice of ethnic policy in education – Xinjiang’s bilingual education system, pp. 145-147. 180Ivi, pp. 145-147
181Si veda Ivi, p. 148.
182 Si veda il documento Xinjiang Weiwu’er Zizhiqu shishi Zhongguo shaoshu minzu Hanyu shuiping dengji kaoshi
zanxing banfa 新疆维吾尔自治区实施中国少数民族汉语水平等级考试暂行办法 (Metodi per la realizzazione,
nella Regione Autonoma Uigura del Xinjiang, dell’esame di idoneità linguistica cinese destinato alle minoranze nazionali della Regione Autonoma del Xinjiang),consultato presso Xinjiang Daxue Chengxinwang 新疆大学诚信网, 2013:
84 introdotto il MHK, più del 41% degli studenti ha superato l’esame.183Se si tiene conto del
fatto che si trattava di un provvedimento originale nel suo genere, è un dato molto positivo, perché riflette l’efficacia di questo metodo nel premiare gli studenti particolarmente meritevoli. Un altro elemento importante è che, soprattutto nell’istruzione secondaria, negli ultimi anni si è cercato di incentivare il perfezionamento delle competenze in putonghua, con l’obiettivo di arrivare, se possibile, a eliminare i corsi preparatori in lingua cinese. Questa scelta è stata dettata da considerazioni essenzialmente pragmatiche, dal momento che l’obiettivo è quello di mettere gli studenti nelle condizioni di possedere competenze che permettano loro di inserirsi in maniera competitiva nel mercato del lavoro.184
Tuttavia, si tratta di standard ancora piuttosto elevati, che in molti casi risultano difficili da raggiungere, perché, nonostante le misure intraprese, molti studenti non hanno l’opportunità di ricevere un’istruzione completa e, in molti casi, spesso questi programmi di potenziamento vengono realizzati in maniera rapida e sbrigativa, quindi mancano le opportunità di consolidare le conoscenze acquisite in putonghua.
Nonostante lo sviluppo dell’istruzione bilingue nel Xinjiang sia già a un buon livello per una realtà così composita, vi sono ancora problemi da risolvere. In molti casi mancano i fondi necessari per migliorare le infrastrutture scolastiche e gli strumenti a disposizione di studenti e insegnanti, soprattutto nelle aree rurali. Vi sono dei limiti anche per quanto riguarda l’efficacia dell’insegnamento, perché manca un “ricambio generazionale” fra gli insegnanti: la maggior parte di essi ha ricevuto una formazione tradizionale, mentre si lascia poco spazio ai docenti più giovani, che dovrebbero essere in grado di mettere in pratica un insegnamento che possa promuovere il multiculturalismo.185 Considerando la molteplicità di modelli educativi che viene attuata nella regione, però, è possibile ipotizzare che il problema principale stia nel fatto che manca un livello di standardizzazione sufficiente per raggiungere un livello di sviluppo omogeneo dell’istruzione bilingue. Ciò non significa che l’istruzione, di per sé, sia poco sviluppata, ma essa risulta ancora troppo dispersiva, perché manca un coordinamento efficace, che dovrebbe essere prerogativa delle autorità centrali. Dal momento che non vi è una sostanziale standardizzazione dell’istruzione all’interno di quest’area geografica, considerata nel suo complesso, si crea uno squilibrio fra le scuole presenti nella regione:le
183 WU Jinfeng, Xinjiang shuangyu jiaoyu gongzuo zhuanti yanjiu, p.65.
184 Zuliyati SIMAYI, The practice of ethnic policy in education – Xinjiang’s bilingual education system, p. 149. 185Sulle problematiche che persistono nello sviluppo dell’istruzione nel Xinjiang, si veda WU Jinfeng, Xinjiang
85 scuole che si trovano nei centri urbani sono solitamente piuttosto avanzate, sia come strumenti a disposizione che dal punto di vista dell’insegnamento, mentre molte aree rurali sono ancora sottosviluppate e l’istruzione bilingue è ancora affidata a metodi di insegnamento e materiali didattici tradizionali, incapaci di tenere il passo con lo sviluppo della società.
Secondo Simayi, non è ancora avvenuta un’integrazione armoniosa fra il sistema Han e quello delle minoranze, poiché il sistema educativo del Xinjiang enfatizza l’appartenenza a una data etnia come criterio principale per accedere all’istruzione o per ottenere trattamenti preferenziali; in questo modo, viene sottolineata principalmente l’identificazione etnica, piuttosto che l’identificazione con la pluralità della società cinese, in maniera armoniosa.186
In conclusione, il sistema educativo nella Regione Autonoma del Xinjiang presenta sicuramente numerosi limiti, ma ha anche un elemento che deve far riflettere e sperare per lo sviluppo futuro: l’istruzione bilingue è riuscita a garantire che un numero cospicuo di studenti appartenenti alle minoranze ricevesse un’istruzione e che lo sviluppo del sistema educativo promuovesse un miglioramento anche in termini di crescita economica e coesione sociale.