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Riflessioni sullo sviluppo dell’istruzione bilingue nella Repubblica Popolare

L’obiettivo che l’istruzione bilingue si prefigge, quello di creare coesione all’interno della società, tramite lo studio reciproco della lingua e della cultura locale, nonché di quella dominante, è di per sé fortemente auspicabile, perché si configura come un modo efficace per promuovere la coesistenza pacifica fra etnie diverse e la creazione di un’identità nazionale improntata sull’unità nella diversità. Questo elemento rappresenta una novità rispetto all’imperialismo linguistico e culturale che, nei secoli precedenti, ha caratterizzato l’atteggiamento dell’etnia Han verso le minoranze nazionali, poiché non nega le peculiarità delle singole minoranze, ma ne fa un vero e proprio oggetto di studio, con l’obiettivo di comprendersi reciprocamente. Tuttavia, resta da chiarire se l’istruzione bilingue sia davvero in grado di promuovere l’identificazione degli studenti appartenenti alle minoranze sia con la propria comunità di appartenenza che con la nazione cinese.

86 In primo luogo, vi sono ancora molti problemi che sorgono in ambito dell’istruzione bilingue: oltre alle risorse economiche difficili da reperire, un dato critico è rappresentato proprio dall’atteggiamento degli insegnanti nei confronti degli studenti con i quali operano. Infatti, se i docenti stessi non sono in grado di realizzare una didattica che metta enfasi sulla componente multiculturale, se non riescono a suscitare interesse negli studenti, difficilmente saranno in grado di far sì che gli stessi allievi sviluppino un senso di appartenenza su un duplice binario, perciò questi ultimi tenderanno a prediligere una dimensione sociale-culturale rispetto all’altra. Ciò si può tradurre in un’accettazione della cultura dominante, con il conseguente rifiuto di quanto attiene alla propria cultura di origine, oppure può concretizzarsi in un isolamento rispetto alla società nazionale. Entrambi gli atteggiamenti sono potenzialmente dannosi per il mantenimento di una società armoniosa, in cui le differenze locali coesistono e contribuiscono a creare quella diversità che definisce la società cinese: nel primo caso, se si dimenticano le proprie origini, ciò potrebbe comportare, a lungo termine, la perdita del proprio patrimonio culturale, e questo va a scapito del mantenimento delle tradizioni; d’altro canto, un rifiuto degli elementi che appartengono alla cultura nazionale costituisce uno svantaggio in termini di inserimento nella società. Questo fa sì che diminuiscano le opportunità che gli studenti hanno di inserirsi nella società e raggiungere buoni risultati nello studio e nella ricerca di una professione lavorativa, dal momento che il mercato del lavoro cinese, essendo sempre più competitivo, non lascia spazio a coloro che non sono in grado di adeguarsi al frenetico sviluppo della società.

In secondo luogo, è problematico definire in termini generali che tipo di identificazione sviluppano gli studenti che partecipano ai programmi di istruzione bilingue. E’ assai probabile che gli studenti Han non capiscano la necessità di dover apprendere una lingua che non sia il putonghua; d’altro canto, è altrettanto probabile che gli studenti appartenenti alle minoranze vedano il putonghua come una semplice lingua franca, che funge da strumento per la comunicazione, ma di per sé non si sviluppa alcuna identificazione con la cultura diffusa a livello macroscopico. Il fatto stesso di apprendere il putonghua non significa che gli studenti riconoscano se stessi come parte integrante della società cinese; discorrendo con alcuni studenti che, attualmente, studiano presso l’Università Normale di Pechino (Beijing Shifan Daxue 北京师范大学), l’autrice della presente tesi ha riscontrato come essi abbiano manifestato chiaramente la loro volontà di non essere “confusi” con gli studenti Han. Un aspetto significativo evidenziato è che, anzi, gli studenti appartenenti alle shaoshu minzuvedono se stessi quasi come se fossero

87 stranieri; ciò non significa che abbiano difficoltà linguistiche nel comunicare con gli studenti cinesi e i professori, ma che essi mantengano una forte connessione con le proprie origini e non vogliano omologarsi ai colleghi Han. Spesso, questi studenti tendono a formare gruppi piuttosto chiusi, in cui i legami derivanti dall’appartenenza allo stesso gruppo etnico sono molto forti; tuttavia, si rendono molto disponibili a far conoscere le proprie tradizioni, i propri usi e costumi, e così via. 187

Questo tipo di atteggiamento fa riflettere su un altro punto fondamentale: al momento, l’istruzione bilingue viene messa in pratica solo nelle zone abitate dalle minoranze. Tuttavia, un modo per promuovere ulteriormente l’integrazione fra le minoranze potrebbe essere quello di incoraggiare la mobilità degli studenti, destinando un numero maggiore di risorse finanziarie non solo allo sviluppo delle istituzioni scolastiche in loco, ma anche promuovendo l’istruzione bilingue in zone in cui siano presenti in larga misura anche studenti di etnia Han. Un altro modo per incentivare la comunicazione interculturale può essere quello di incoraggiare gli studenti a spiegare ai compagni appartenenti ad altre etnie la propria storia, le proprie tradizioni, e così via. In questo modo, si riuscirebbe a creare una dimensione di coesione interculturale che risulti più immediata e spontanea, perché non verrebbe fomentata dalla propaganda del governo o dai provvedimenti di legge, bensì sarebbe sostenuta direttamente dalla popolazione, e questo sarebbe molto positivo ai fini dello sviluppo di una società basata sul principio di unità nella diversità.

In conclusione, l’istruzione bilingue, nonostante sia tuttora ben lontana dall’essere organizzata in maniera ineccepibile, costituisce uno dei pochi strumenti efficaci per garantire che gli studenti appartenenti alle minoranze abbiano accesso all’istruzione e per instaurare un clima di comprensione reciproca fra gruppi etnici differenti; tuttavia, ai fini di incoraggiare realmente il raggiungimento dell’obiettivo di minhan jiantong sarebbe opportuno non solo sviluppare l’istruzione, ma promuovere l’interazione e lo scambio culturale anche tramite attività che coinvolgano l’intera comunità, non solo gli studenti. Spesso, i genitori e i familiari degli studenti ripongono grandi speranze nell’efficacia dell’istruzione che i loro figli ricevono, ma è assai difficile che questa produca effetti positivi se manca un’atmosfera domestica di apertura verso ciò che è differente dal proprio retaggio culturale, se non vengono incoraggiati i contatti con persone o dati culturali che esulano dalla realtà con cui sono abituati a confrontarsi. Pertanto, per

187 Considerazione mutuata dall’esperienza effettuata dall’autrice della presente tesi presso l’Università Normale di

88 promuovere lo sviluppo di una società caratterizzata dall’unità nella diversità, è necessario agire prima di tutto per creare consapevolezza negli individui, e solo in seguito adoperarsi per implementare provvedimenti politici educativi efficaci.

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4 LE POLITICHE PREFERENZIALI DESTINATE AGLI

STUDENTI APPARTENENTI ALLE MINORANZE

NELL’AMBITO DELL’ACCESSO ALL’UNIVERSITÀ

Una delle maggiori difficoltà che si riscontrano nell’ambito dello sviluppo dell’istruzione all’interno delle aree abitate dalle shaoshu minzuè il fatto che, spesso, manchino risorse economiche adeguate a supplire al divario che sussiste fra queste regioni e le zone che, invece, hanno già raggiunto un livello di sviluppo avanzato. Tale discrepanza economica si ripercuote in maniera inevitabile sulla qualità dell’educazione che ricevono gli studenti, dal momento che la mancanza di fondi molto spesso pregiudica le possibilità di accesso agli studi accademici: infatti, nonostante sia ormai raro che gli studenti residenti in queste aree non ricevano alcuna forma di istruzione, è altrettanto vero che, generalmente, non sono molte le possibilità di accesso alla carriera accademica.

Per tale motivo, nel corso degli ultimi due-tre decenni il Ministero dell’Istruzione e le autorità locali competenti nelle varie province hanno individuato delle modalità attraverso le quali è diventato possibile sovvenzionare gli studenti e permettere loro di accedere all’istruzione accademica: si tratta delle borse di studio e dei prestiti concessi dalle banche nazionali e locali. Questo sistema di aiuti economici ha permesso a un cospicuo numero di studenti provenienti da situazioni economiche poco floride di assicurarsi un posto all’interno delle università cinesi e poter migliorare, così, la propria formazione, in vista dell’inserimento futuro nel mondo del lavoro.

Oltre agli aiuti economici, le autorità hanno introdotto anche un altro sistema per facilitare l’ingresso degli studenti appartenenti alle minoranze nelle università: si tratta di una serie di politiche preferenziali (youhui zhengce 优惠政策), che si esplicitano in una serie di facilitazioni offerte a coloro che partecipano all’esame di ammissione alle università (il temutissimo gaokao), oppure l’aggiunta di un numero prestabilito di punti rispetto al voto conseguito nel superamento dell’esame di ammissione.