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Nel corso del XX secolo, il sistema educativo cinese ha conosciuto diverse tappe di sviluppo, non solo dal punto di vista delle riforme attuate, ma anche per quanto riguarda il suo ruolo specifico nel processo di evoluzione storica del Paese. Se per molti decenni l’istruzione è stata considerata un mezzo per consentire l’ingresso della Cina nella modernità e portare avanti il progresso del Paese, spesso a scapito della quantità o della qualità del sistema educativo in sé, oggi si tende a puntare su uno sviluppo che, pur privilegiando una buona qualità dell’insegnamento, delle infrastrutture e dei metodi didattici utilizzati, sia anche caratterizzato da una distribuzione equa delle risorse e da una certa sostenibilità.

Le sfide che rimangono da affrontare sono ancora molte. È necessario rendere la Cina sempre più in grado di competere con gli altri Paesi a livello globale, perciò occorre puntare sull’eccellenza e investire risorse nel formare talenti. Dal 2010 a oggi, già molti cambiamenti sono stati pienamente realizzati, ad esempio sono stati posti in essere dei curricula diversificati, che prevedano sempre di più lo studio delle lingue straniere, oltre all’inglese. Ai fini di promuovere un insegnamento di qualità, proprio nel 2015 è stata varata una legge che impedisce agli stranieri che non siano madrelingua, o non siano in possesso di una certificazione rilasciata da un’istituzione situata in un Paese facente parte

39 del Commonwealth, di accedere all’insegnamento della lingua inglese. Questo è sintomatico del fatto che si cerchi, sempre più, di perseguire l’eccellenza, puntando a garantire agli studenti una formazione di alto livello, soprattutto nelle aree in cui il sistema educativo ha già conosciuto un notevole sviluppo.86

Nonostante le linee guida del processo di riforma siano ben chiare, si tratta comunque di obiettivi tutt’altro che semplici da realizzare ed è ragionevole supporre che, nonostante lo sviluppo avvenga in maniera pressoché inarrestabile, un decennio non sarà sicuramente sufficiente per risolvere tutti i problemi che ancora caratterizzano il sistema educativo cinese. In particolare, i problemi che affliggono le aree abitate dalle minoranze etniche sono tutt’altro che esigui e, nonostante a queste regioni venga già tributata una grande attenzione, reperire risorse adeguate a risolvere problematiche legate al basso tasso di scolarizzazione o alla scarsità di capitale economico messo a disposizione è comunque tutt’altro che semplice. Tuttavia, nel Zhongchangqi jiaoyu gaige he fazhan guihua gangyaoè stato indicato con chiarezza come si debba affrontare lo sviluppo in queste aree, come si vedrà nel capitolo successivo.

86Modalitä operative in merito introdotte nella pagina web del Consolato statunitense a Pechino:

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2 L’ISTRUZIONE E LA DETERMINAZIONE

DELL’IDENTITÀ DELLE MINORANZE ETNICHE

Il concetto di “etnia” (minzu 民族) è molto complesso da definire. Nonostante sul territorio cinese si contino cinquantasei minzu (l’etnia Han e cinquantacinque shaoshu minzu), in passato, all’interno del territorio cinese, venivano riconosciute solo cinque gruppi etnici principali: le altre minzu raramente venivano incluse nella classificazione, sia a livello politico che sociale. Ciò è evidente a tal punto che, in un discorso del 1912, Sun Yat Sen indicò proprio l’unità delle Cinque Nazionalità (Wuzu Gonghe 五族共和) come uno degli elementi principali della fondazione del nuovo ordine: in questa definizione risultavano compresi gli Han, i mancesi, i mongoli, i tibetani e gli uiguri.87Secondo questa prospettiva, l’unità fra le cinque minzu maggioritarie includeva la solidarietà e il senso di appartenenza reciproco fra le etnie (minzu tuanjie 民族团结), indicando che ogni gruppo etnico avrebbe ricoperto un ruolo di uguale importanza nel costituire una base importante per la nazione. Non a caso, la Costituzione provvisoria della Repubblica di Cina prevedeva che ogni minoranza scegliesse un rappresentante che partecipasse all’Assemblea legislativa del governo. In questo modo, per quanto non venisse negata completamente l’identità delle singole minoranze, tutte le etnie risultavano “accorpate” all’interno di un unico Stato, come parti costituenti di una realtà quanto mai composita e variegata; allo stesso tempo, però, queste dovevano convergere verso uno scopo comune, vale a dire la realizzazione dell’unità nazionale.88

Da un punto di vista etimologico, il termine “minzu” si compone dei caratteri 民 min e 族 zu. Il primo ha il significato di “popolo”, mentre il secondo indica un “gruppo”. Spesso, questo vocabolo viene tradotto come “etnia”, anche se una traduzione alternativa e più valida potrebbe essere “nazionalità”; per preservare le connotazioni contenute nel significato originario, si ritiene dunque opportuno utilizzare la forma originaria. 89Ciò che contraddistingue un minzu non sono i tratti fenotipici, bensì delle caratteristiche specifiche, acquisite dai membri che nascono in seno a una certa comunità, le quali non solo includono una comune collocazione geografica e il fatto di utilizzare una lingua

87Sull’argomento si veda WANG Shizhong 王世忠,Shaoshu minzu jiaoyu fazhan yanjiu 少数民族教育发展研究,

(Studio sullo sviluppo dell’istruzione fra le minoranze), Pechino, 人民出版社 Renmin Chubanshe, 2013, p. 2.

88Ibid.

89 Il Grand Dictionnaire Ricci suggerisce come definizione quella di “nazionalità, nel senso individuato dalla

Costituzione della Repubblica Popolare Cinese, che si autodetermina come uno “Stato composto da diverse nazionalità”, cfr.Grand Dictionnaire Ricci de la langue chinoise, Institute Ricci de Paris-Taipei, Paris, 2001.

41 capita e parlata da tutti, ma comprendono anche un sistema di valori e una visione del mondo accettati e condivisi.90E’ evidente che in questo caso a distinguere i vari gruppi

siano dei veri e propri tratti culturali, piuttosto che attributi fisici; infatti, sono proprio questi ultimi a conferire una notevole importanza, poiché concorrono a formare l’identità culturale della comunità di riferimento.

Nel caso della realtà cinese, le “minoranze” vengono definite tali nonostante spesso la loro presenza sul territorio sia piuttosto cospicua. Se si considera solamente la Regione Autonoma del Tibet (Xizang Zizhiqu 西藏自治区), nel 2010 la popolazione di etnia tibetana formava circa il 90% degli abitanti totali dell’area. Allo stesso modo, la Regione Autonoma del Xinjiang (Xinjiang Weiwu’er Zizhiqu 新疆维吾尔自治区), in quell’anno, era composta per circa il 60% da una larga fetta di popolazione appartenente all’etnia uigura, con gli Han a costituire il rimanente 40% della popolazione totale.91