3.1 Esperienze di censimento nazionali e internazionali: un patrimonio di esperienze
3.1.4 Il censimento navale in Italia
Nei primi anni 2000, la Regione Emilia-Romagna è stata coinvolta in un progetto
europeo233 di censimento delle barche tradizionali (naviganti, non naviganti,
musealizzate, in restauro, abbandonate, relitti, ecc.) situate in qualsiasi luogo (porti,
musei, cantieri, ecc.)234.
Uno dei fattori che ha reso possibile il censimento delle imbarcazioni tradizionali romagnole è stato il crescente interesse per questa tipologia di imbarcazioni in una regione che per anni ha concentrato l’attenzione sul turismo da spiaggia; il progetto stesso aveva come obiettivo il rilancio del turismo nautico attraverso la riscoperta e la riproposta della tradizione marittima adriatica. L’interesse nei confronti delle imbarcazioni storiche ha anche reso possibile lo sviluppo di uno dei musei marittimi più importanti e innovativi d’Italia che possiede il 30% dell’intero patrimonio nautico
romagnolo: il Museo della Marineria di Cesenatico235. Ormai il museo236 funge da punto
di riferimento per le barche tradizionali e storiche locali; anche quelle possedute dai privati. Per incentivare l’attrattività e il riconoscimento come punto di riferimento per la nautica tradizionale romagnola viene offerto un supporto nei confronti di tutti coloro che contribuiscono a salvaguardare le barche tradizionali, concedendo un posto di ormeggio gratuito nel Porto Canale di Cesenatico. Questa proposta ha molti benefici poiché contribuisce alla tutela dell’eredità culturale nautica della zona, aumenta la visibilità delle imbarcazioni, sostiene economicamente i proprietari di questa tipologia di imbarcazione (un posto barca offerto a costo zero non è cosa da poco) e aumenta conseguentemente l’offerta museale rivitalizzando la città e il suo centro storico con un
collegamento tra modernità e tradizione237.
233 Il censimento nasce dal lavoro svolto nel 2008 per la Regione Emilia-Romagna - Servizio Turismo nell'ambito del
progetto Adriatic Seaways (cod. 137 - Le rotte dell’Europa Adriatica - Nuovo programma di prossimità adriatico - INTERREG-CARDS-PHARE 2004-2006). I risultati sono stati pubblicati nella seconda parte del libro: “Il mare oltre la spiaggia (Regione Emilia-Romagna, 2008)”. http://www.archivimmc.eu/cbr_index.html, 24/01/2020.
234 http://www.archivimmc.eu/cbr_index.html, 24/01/2020.
235 http://www.archivimmc.eu/cbr_index.html, 25/01/2020.
236 Il museo della Marineria di Cesenatico è guidato da Davide Gnola, vicepresidente AMMM (Association of
Mediterranean Maritime Museums).
Il successo del censimento romagnolo238, può essere considerato un ottimo punto di
partenza con un grande bagaglio di esperienze sicuramente utile per tutte le future iniziative di catalogazione nella penisola.
Una grande attenzione è stata rivolta nei confronti del mezzo con cui è stato censito il patrimonio navale: la scheda di catalogazione. È stato creato uno strumento pensato ad
hoc semplice, completo e in grado di agevolare il censimento in modo tale da permettere
una ricognizione veloce e flessibile alle eventuali integrazioni o annotazioni239.
Successivamente il progetto Adriatic Seaways del 2008 fu integrato all’interno del
Censimento delle barche tradizionali e storiche del Mediterraneo dell’Association of
Mediterranean Maritime Museums (AMMM)240.
Il progetto ha contribuito all’elaborazione di una scheda da utilizzare per il censimento
dell’imbarcazioni del Mediterraneo tra cui anche quelle dell’area romagnola241.
Fu un progetto molto importante principalmente per due aspetti. Il primo aspetto riguarda la scientificità della catalogazione e la fruibilità di quanto censito. Il secondo aspetto riguarda il coinvolgimento dei privati che hanno avuto la sensibilità di riconoscere il valore del censimento non vedendolo come un’intrusione da parte di una
istituzione che avrebbe leso i loro diritti242.
La catalogazione delle imbarcazioni romagnole è stata digitalizzata e condivisa in rete con indubbi vantaggi, poiché permette la facile fruizione delle schede (se richieste) e agevola il continuo aggiornamento di quest’ultime anche grazie al supporto di chiunque
(non solo dagli studiosi) riveli un dato differente rispetto a quanto censito243.
238 Il censimento romagnolo ha escluso volontariamente tutte le imbarcazioni fluviali; per tal motivo, la ricerca che
avremo modo di vedere può essere un ottimo punto di partenza per allargare l’esperienza di censimento non solo alle imbarcazioni della gronda, ma anche quelle romagnole.
239 Gnola 2010, pp. 209-216.
240 L’AMMM è un'associazione senza scopo di lucro con piena capacità giuridica che mira a promuovere la
diffusione, la salvaguardia e la consapevolezza del patrimonio marittimo del bacino del Mediterraneo. http://www.ammm-info.net/index.php/en/, 25/01/2020.
241 http://www.archivimmc.eu/cbr_index.html, 25/01/2020.
242 Morozzo della Rocca 2017, pp. 238-244.
Fig. 3.6 Scheda del censimento delle barche tradizionali romagnole. Fonte:
Il censimento romagnolo non è stato l’unico episodio di catalogazione del naviglio storico e tradizionale sparso nel Belpaese.
Tra il 2006 e il 2008, l’Università di Sassari e il laboratorio di Antropologia Culturale e Sociale hanno deciso di intraprendere un percorso di ricerca con l’obiettivo di produrre un inventario del patrimonio navale del Nord della Sardegna e, successivamente crearono una banca dati elettronica condivisa nel web per rendere disponibili i dati raccolti.
La volontà di censire il patrimonio galleggiante tradizionale è sorta dall’esigenza e dalla necessità di salvaguardare tutte le imbarcazioni tradizionali del Nord della Sardegna che rischiavano di scomparire per la diffusione degli scafi in vetroresina che hanno soppiantato gli scafi tradizionali in legno. L’utilizzo della vetroresina nel mondo navale ha preso velocemente piede per la sua buona resa nautica, per il basso costo e per la velocità con cui si possono costruire gli scafi ma ha eliminato nel giro di poco tempo secoli di saperi artigianali legati all’utilizzo del legno nella cantieristica navale.
La ricerca ha interessato la fascia costiera sarda che si estende dall’Isola Rossa (SS) a Bosa (OR). In questa zona, tutte le imbarcazioni in legno sono state catalogate e, successivamente, sono state privilegiate tutte le imbarcazioni regolarmente immatricolate e che rientravano nei riscontri ufficiali. In seguito è stata eseguita una seconda cernita in cui sono state escluse, tra le imbarcazioni in legno rimaste, quelle costruite dopo il 1990 e sono state privilegiate le barche che rappresentano meglio le tipologie etniche della zona censita: in particolare le imbarcazioni utilizzate per la pesca. Il censimento si è diviso in due differenti momenti. Nella prima parte si sono raccolti tutti i dati amministrativi e le fonti ufficiali disponibili sul naviglio mentre nella seconda parte si è cercato di individuare ogni singola unità e il loro armamento.
Durante il censimento è nuovamente emersa l’esigenza di tutelare il patrimonio navale storico che tende inesorabilmente a scomparire, anno dopo anno: sono state riscontrate numerose “unità fantasma” ossia delle imbarcazioni presenti nei registri ma materialmente inesistenti perché affondate, distrutte o trasferite in un altro luogo senza alcuna notifica dei registri ufficiali. Il censimento diventa quindi il mezzo che permette
di tenere traccia fisica di quanto censito, ma anche dell’evolversi nel tempo del patrimonio culturale.
Grazie al censimento sono state elaborate e compilate 75 schede descrittive delle imbarcazioni “campione”, correlate da 150 fotografie (due per ogni scheda) e da dati
etnografici244. Tra le varie imbarcazioni in legno censite di grande valore culturale
possiamo menzionare come esempio una filuga, una tipica barca da pesca costruita nel 1923. Lo scafo presenta una prua slanciata in avanti (detta a violone o amaltigana), una caratteristica diffusa nel nord dell’isola da due grandi famiglie di carpentieri torresi, i
Polese e i Palomba,245 che hanno contribuito a modificarla facendone una nuova
tipologia di imbarcazione246.
Nell’ottica di una condivisione e di una libera fruizione, che più volte abbiamo visto riproposta nelle esperienze di censimento che ci sono state in Italia e in Europa, i risultati
della ricerca sono consultabili online247.
Questo progetto, che è terminato con la creazione di un registro informatico in cui sono raccolti i dati di quanto censito, vuole essere un progetto pilota e fungere da esempio
per la creazione di un più ampio catalogo dedicato alle culture marinare nazionali248.
244 Puddu 2014, pp. 311-313.
245 Dato etnografico scritto nella scheda n.71. Il dato etnografico restituisce un’indicazione storica che permette di
ricostruire l’evoluzione tipologica di un’imbarcazione tipica della Sardegna.
246 http://www.antrolab.it/?page_id=328, 27/01/2020.
247 http://www.antrolab.it/, 27/01/2020.
Fig. 3.7 Scheda catalografica della Feluga Carmelina utilizzata nel censimento delle imbarcazioni sarde. Fonte: Navis 5. Archeologia, storia, etnologia navale. Atti del II convegno nazionale, Cesenatico, Museo
della Marineria (13-14 aprile 2012), a cura di Asta A., Caniato G., Gnola. D., Medas S., Libreriauniversitaria Edizioni, Limena (PD).
Una recente esperienza di censimento navale italiana, molto interessante e che è ancora in fase di sviluppo, è il progetto: per un portale del Nautical Heritage. Il 28 gennaio 2018,
si è tenuta la prima riunione all’interno del Circolo Velico Medio Verbano di Laveno- Mombello (VA) in cui vennero coinvolti molti professionisti del campo che costituendo
così un gruppo di lavoro per il progetto Nautical Heritage249. Tra i vari obiettivi del
progetto è previsa la creazione di un portale web in cui inserire i dati rilevati durante il censimento del patrimonio galleggiante costituito dalle imbarcazioni a vela e a motore
d’epoca, classiche, tradizionali e da lavoro presenti sul territorio della penisola250.
Il progetto vuole impostare la sua ricerca in maniera innovativa unendo due elementi per raggiungere un unico obiettivo. Un elemento è costituito da tutte quelle associazioni italiane che contribuiscono alla salvaguardia e alla protezione delle imbarcazioni storiche. Il loro coinvolgimento è indispensabile poiché queste realtà possiedono una grandissima eredità culturale e una conoscenza del patrimonio navale, materiale e immateriale, locale utile e indispensabile a ogni iniziativa di censimento. L’altro elemento è costituito dall’accademia, intesa come il rappresentante scientifico in grado di valorizzare il patrimonio, creare uniformità e omogeneità nella raccolta e processamento dei dati; infine l’accademia funge da referente scientifico e ponte tra le differenti associazioni senza prevaricarle o recare qualsiasi tipo di manaccia opportunistica.
Dopo aver definito un linguaggio comune e omogeneo che identifica i parametri fondamentali del censimento stesso, è stata realizzata una scheda. Età, merito e tipologia sono i tre parametri scelti e posti in evidenza e che concorrono a identificare l’oggetto della scheda stabilendo la sfera di appartenenza dell’imbarcazione ai beni cultuali; può essere considerato a tutti gli effetti una specie di biglietto da visita che identifica il motivo per cui è stata censita. Successivamente si passa a una sezione più articolata che entra nello specifico dell’imbarcazione in cui viene descritta la storia, le caratteristiche, i materiali con cui è costruita, la proprietà, l’appartenenza a una associazione, i restauri e altri dati. Lo schema che è stato pensato non nasce a tavolino
ma ha rielaborato251 schede, cataloghi e registri già esistenti delle associazioni attive sul
249Morozzo della Rocca 2018, pp. 243-301.
250 Morozzo della Rocca 2018, pp. 243-301.
251 In particolare la scheda ha tratto ispirazione da quella dell’Associazione dei Musei Marittimi del Mediterraneo e
territorio nazionale. È stata creata una scheda che trae ispirazione dall’esperienza delle altre schede catalografiche e mira a omogenizzare tutti i programmi di censimento del patrimonio navale; infine, durante il percorso di ricerca, è emerso quanto sia importante non precludere il censimento a un’esperienza culturale fine a sé stessa, ma si deve trovare un canale attraverso cui la collettività può visionare, per i più differenti motivi, quanto è stato raccolto: in poche parole un portale web. Ecco che insieme alla catalogazione del patrimonio navale nasce l’esigenza di un “portale” online in cui
condividere i risultati del censimento252.
L’esigenza di aggiornarsi alle più moderne ed efficienti tecnologie di divulgazione culturale è stata rilevata anche dall’Osservatorio Tecnologico per i Beni e le Attività
Culturali253, l’OTEBAC254, che potrebbe supportare la creazione di un portale del Nautical
Heritage.
Dal censimento iniziale si arriverebbe a creare un sito web condiviso che funge da museo virtuale in grado di rendere disponibile al pubblico il patrimonio nautico materiale e immateriale preservando la proprietà dell’imbarcazione, la navigabilità e la collocazione. Tutti gli obietti del progetto possono essere riassunti in un unico slogan che riassume anche gli obiettivi di tutte le esperienze di censimento che finora abbiamo visto:
valorizzazione e diffusione del patrimonio nautico255.
Come queste, ci sono state, ci sono e ci saranno molte altre iniziative di censimento, italiane e non. Un buon metodo per valutare se queste sono e saranno utili al loro scopo sarà l’impatto che avranno nella comunità e nei beni censiti. Il censimento delle imbarcazioni, come abbiamo avuto modo di vedere con i casi sopra descritti, è stato il mezzo che rende possibile ottenere una maggiore attenzione e un maggior coinvolgimento della società alla conservazione e tramandare alle future generazioni il patrimonio culturale navale.
252 Morozzo della Rocca 2018, pp. 243-301.
253 L'Osservatorio tecnologico per i beni e le attività culturali (OTEBAC) è un centro istituito dal Ministero per i Beni e
le Attività culturali, istituito per monitorare e sostenere gli istituti culturali nella realizzazione dei siti web e per una corretta digitalizzazione e accessibilità dei contenuti.
254 http://www.otebac.it/, 28/01/2020.