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La centralità strategica delle vie di trasporto del gas in due casi specifici: l'Ucraina e l'Iran

Un fattore sinora poco considerato sia per il nucleare che per il solare, in termini di vicinanza delle centrali e dei pannelli solari agli utenti finali, riguarda appunto il trasporto. Abbiamo già visto come anche per il gas il trasporto abbia rappresentato l'ostacolo fino ad oggi più difficile da superare, intralciando la garanzia e la sicurezza degli approvvigionamenti energetici.

Come per qualsiasi risorsa preziosa però, l'aspetto forse più importante riguarda la geografia delle riserve, non solo per la localizzazione delle riserve stesse ma anche per i canali e le vie di trasporto e di rifornimento del gas.

Fino ad oggi infatti una maggiore espansione energetica è stata condizionata dalla limitazione per il trasporto del gas avvenuto quasi esclusivamente attraverso complessi sistemi di tubazioni e gasdotti. Ciò infatti ha presentato degli enormi ostacoli rispetto al trasporto del petrolio, difficoltà rappresentata soprattutto dall'obbligo per gli oleodotti di dover attraversare diversi paesi prima di poter giungere a destinazione.

A tal proposito, un'analisi degli ultimi due scenari, in ordine cronologico, di tensione internazionale in tema di trasporto degli approvvigionamenti aiuterebbe a comprendere la centralità strategico-politica delle vie di trasporto per le forniture di gas che potrebbero cambiare l'equilibrio geopolitico energetico attuale.

Il caso più noto, e più vicino a noi, è quello che riguarda l'Ucraina e i rifornimenti energetici provenienti dalla Russia. Dallo scoppio delle ultime tensioni in quell'area si è potuto notare il forte interesse e l'insistenza di Mosca nel cercare di “mantenere” sotto la propria influenza politica sull'Ucraina, un paese dal punto di vista energetico molto dipendente dall'estero e con nessuna possibilità di poter sfruttare strutture alternative per l'approvvigionamento, fattori che la legano doppiamente con il grande fornitore Russia. Nonostante, almeno attualmente, le forniture di gas che attraversano l'Ucraina per giungere in Europa sembrano procedere con regolarità, in realtà la situazione continua ad essere instabile. Pertanto, in base ai rischi legati all'esito di questo scenario, l'Europa potrebbe trovarsi costretta a prendere in considerazione e cercare di assicurarsi canali di rifornimento energetico alternativi.

La prima fonte alternativa – paradossalmente – sarebbe proprio la Russia, che potrebbe reindirizzare il gas destinato al transito sull'Ucraina verso altre direttrici. Una possibilità è costituita dall'innalzamento del grado di utilizzo della capacità di trasporto del North Stream, il gasdotto che, transitando sotto al Mar Baltico, collega direttamente Russia e Germania, cui si potrebbe aggiungere l'utilizzo della capacità di trasporto residua sulla pipeline Yamal-Europa, che transita per la Bielorussia22.

Principali pipeline di approvvigionamento di gas naturale in Europa

Fonte immagine: M. Verda, Europa e approvvigionamenti di gas: alcuni possibili scenari

per il prossimo decennio, ISPI e Prometeia, 2014, p. 135.

Nonostante questa potrebbe rappresentare una seppur piccola possibilità, il problema è legato alla mancanza di interconnessioni efficienti fra i vari paesi europei, specie per un paese come l'Italia altamente dipendente dalle forniture provenienti dall'Ucraina.

Una seconda strada possibile era stata trovata con il gasdotto “South Stream” il quale, nonostante per l'Europa non avesse risolto i problemi di elevata dipendenza dalla Russia, avrebbe aperto alla possibilità di eludere l'obbligatorio passaggio in terra ucraina garantendo così la sicurezza in termini di approvvigionamento energetico.

22 M. Verda, Europa e approvvigionamenti di gas: alcuni possibili scenari per il prossimo decennio, ISPI e Prometeia, 2014, pp. 134-135.

Però per diverse ragioni vi è stata l'impossibilità a raggiungere un accordo sui lavori di costruzione, tanto da portare il presidente russo Putin a sospendere il progetto23.

Altri due grandi canali per le forniture energetiche europee provengo dalla Norvegia e dall'Algeria. Mentre la prima però ha già intrapreso il lento cammino di un inesorabile fine a causa del progressivo esaurimento delle proprie riserve, la seconda invece vede deteriorarsi il suo status di partner energetico affidabile per l'Europa a causa delle instabilità nel quadro geopolitico dell'area del Nord Africa e del Medio Oriente, e ancor di più dopo lo scoppio della guerra civile nel 2011 che di fatto azzerò le esportazioni di gas24.

Il secondo caso che potrebbe minare le dinamiche e gli equilibri per l'approvvigionamento energetico riguarda l'Iran, attualmente sospeso tra la nuova sfera d'influenza occidentale e la solida partnership con la Russia.

Come già accennato, l'Iran potrebbe rappresentare una valida alternativa per risolvere le forti dipendenze europee dalla Russia, e avrebbe tutte le potenzialità per sostituire anche una buona parte delle risorse energetiche provenienti da quest'ultima. Bisogna però ammettere che la realizzazione di tale scenario alternativo per il trasporto del gas presenterebbe dei problemi logistici e geopolitici di non facile soluzione.

Il gasdotto che dovrebbe collegare le riserve metanifere iraniane ai territori europei potrebbe passare da tre ipotetiche vie.

La prima, e forse anche la meno probabile a livello geopolitico, dovrebbe passare attraverso la Turchia per arrivare poi in Bulgaria e quindi in Europa. Nonostante questa sia un'opzione realisticamente poco probabile, in realtà rappresenterebbe per la Turchia l'opportunità di accrescere il suo già importante ruolo di ponte tra Medio Oriente e Occidente conquistato in questi ultimi decenni, anche se vorrebbe dire proprio non essere più l'unico a svolgere questa funzione, potendo controllare e gestire l'approvvigionamento diretto verso l'Europa essendo l'unico tramite alternativo al gas russo.

La seconda via possibile prevederebbe invece il passaggio attraverso l'Armenia, la Georgia e l'Ucraina per poi giungere in Europa, anche se questo cammino significherebbe varcare anche solo per poco la Crimea e/o il territorio russo, e perciò anch'esso poco probabile.

23 F. Q., Gasdotto South Stream, Putin stoppa di nuovo lavori. Saipem crolla in borsa, in “Il Fatto Quotidiano”, 9 luglio 2015. http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/09/gasdotto-south-stream-putin- stoppa-di-nuovo-lavori-saipem-crolla-in-borsa/1859246/

Tuttavia per l'Ucraina questo scenario presenterebbe grossomodo le stesse opportunità per la Turchia nel primo caso ovvero, oltre ad incrementare la forza politica internazionale di Teheran, amplierebbe la rilevanza strategica territoriale della stessa Ucraina per il passaggio del gas iraniano diretto verso l'Europa.

La terza alternativa, nel caso di impraticabilità delle prime due, potrebbe essere rappresentato dal trasporto via mare attraverso grandi navi cisterne che transiterebbero fra il Golfo Persico e il mar Mediterraneo25. Ecco quindi come il gas iraniano potrebbe

rappresentare un'alternativa al gas russo, magari offrendo agli Stati dell'Unione Europea una maggiore indipendenza nei confronti di Mosca.

Bisogna considerare però che potrebbe verificarsi il caso contrario, cioè che l'Iran rimanga sotto la sfera d'influenza russa e non entrare quindi in diretta competizione per le forniture energetiche europee. L'Iran infatti potrebbe rappresentare anche in futuro un ottimo alleato energetico per la Russia in chiave anti-occidentale.

Lo Stato islamico sciita in effetti non ha mai goduto di un grande sostegno, né a livello interno né a livello internazionale, ed è sempre stato costretto a cercare degli importanti alleati esterni in caso di eventuali attacchi sia interni che internazionali, provenienti principalmente dal fronte occidentale, trovando nella Russia un importante appoggio economico e militare.

Bisogna ricordare inoltre che entrambi i paesi sono i detentori delle maggiori riserve di gas mondiali, e una loro ancor più forte unione potrebbe ricreare le stesse vicissitudini già viste con l'OPEC.

Fonte immagine: P. Abdolmohammadi, Gas e geopolitica: Iran, un ritorno in grande

stile?, in “ISPI”, Analysis no. 282, gennaio 2015, p. 7.

Come la Texas Railroad Authority, sparita in seguito all'esaurimento delle scorte di petrolio interne negli Usa, con la fine del petrolio anche l'OPEC cesserà di esistere una volta esaurito il principio per cui è nata.

In previsione futura di un avvenire prospero per il gas la Russia, come già anticipato nel capitolo 2, sembra si sia già preparata attraverso la creazione del gruppo GEFC (Gas Exporting Countries Forum), il quale pare avere tutte le intenzioni di sostituire a pieno le funzioni e i “poteri” fino ad oggi in mano all'OPEC.

Un'alleanza energetica, quella fra Russia e Iran, che potrebbe scaturire proprio all'interno della stessa GEFC, e se a questi due Paesi vi si aggiungerebbe il già alleato Venezuela le riserve energetiche controllate sarebbero smisurate, tanto che si potrebbe già intravedere il rischio di dover ritrattare secondo le condizioni e le regole di un altro monopolio o cartello del gas.