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Geografia delle riserve e sicurezza energetica

Come ben sappiamo le risorse energetiche e, più in generale, la distribuzione territoriale delle risorse naturali rappresentano delle componenti che influiscono sullo stato di potere di una nazione e sul suo modo di interagire nelle relazioni internazionali.

Ovviamente le risorse non sono distribuite equamente su tutto il pianeta. Ad esempio, «soprattutto dal sottosuolo siberiano arriva circa 1/3 di tutto il metano della Terra»19; o gli

enormi «giacimenti del Venezuela, che con i suoi 76,9 miliardi di barili è il primo paese non islamico per riserve petrolifere. Il prospero arcipelago di Trinidad e Tobago concentra 0,7 miliardi di barili sotto poco più di 5000 chilometri quadrati»20.

18 «Consideriamo la produzione di petrolio negli Stati Uniti, un esempio di produzione locale. La produzione segue una curva a campana, ma questo è dovuto a un effetto che non si verificherebbe a livello globale. Quello che è successo negli Usa è che il progressivo esaurimento dei pozzi ha causato un aumento dei costi di estrazione. A quel punto è risultato più conveniente importare petrolio dai pozzi medio-orientali, più abbondante e perciò meno costoso. L'andamento che osserviamo, dunque, non è semplicemente dovuto all'esaurimento delle risorse ma è piuttosto l'effetto di uno spostamento della produzione da un posto all'altro». U. Bardi, La fine del petrolio..., cit., pp. 102-103.

19 A. Biancotti, C. Biancotti (eds.), op. cit., p. 21. 20 ivi, p. 70.

Le risorse energetiche infatti sono da sempre state viste più come un potenziale fattore di conflittualità, tanto a livello interno quanto a livello internazionale, che come un fattore di cooperatività e sono considerate «anche elementi imprescindibili delle strategie di sicurezza nazionale, tanto che, diversamente da qualunque altro bene, sembrano essere in grado da sole di scatenare guerre e portare instabilità nel sistema internazionale»21.

In passato si è infatti osservato come eventuali crisi energetiche, con connesse oscillazioni dei prezzi, possano avere degli impatti negativi sia nei paesi produttori che nei paesi consumatori, dato che proprio l'instabilità dei prezzi e la mancanza di sicurezza nell'approvvigionamento delle risorse sono spesso di per sé motivi di tensioni fra gli stati e possono sfociare in crisi geopolitiche globali.

Infatti a partire dagli anni Settanta e Ottanta, così come ancora oggi, l'attenzione per i problemi di sicurezza energetica si è focalizzata sul petrolio mediorientale e sul gas russo. La sempre maggiore attenzione verso la sicurezza energetica è data soprattutto dalla vasta gamma di rischi e di incognite che ogni nazione deve prendere in considerazione, a cominciare dall'instabilità di alcuni paesi esportatori, dal timore di una sempre possibile improvvisa corsa agli approvvigionamenti, le crescenti rivalità geopolitiche internazionali, le minacce terroristiche, ecc.

Le politiche in tema di sicurezza energetica di ogni nazione sono orientate innanzitutto nel cercare di assicurarsi un'alta accessibilità di forniture energetiche adeguate (e a prezzi accessibili), calcolando con cura tutte quelle azioni, le iniziative e determinati comportamenti che potrebbero influenzare sia la quantità e l'affidabilità delle fonti energetiche interne, sia le forniture che provengono dall'esterno. Proprio quest'ultimo aspetto è quello che potrebbe causare maggiori problematiche per la sicurezza nazionale, dato che le minacce alle forniture energetiche estere sono spesso imprevedibili e difficilmente controllabili e/o gestibili. Una di queste cause potrebbe essere ad esempio una volontaria manipolazione delle esportazioni e/o dei prezzi da parte dei paesi produttori, (dietro i quali si potrebbero nascondere le più svariate strategie ed interessi). Altri rischi invece possono essere dovuti a interruzioni involontarie della produzione, del trasporto o di tutta la filiera della lavorazione delle risorse, le quali si potrebbero verificare a causa di catastrofi naturali, scioperi, guerre civili o dispute regionali, le più complesse da gestire dato che gli attori non necessariamente seguono condotte razionali.

21 E. Bini, S. Selva (eds.), La fine del petrolio. Risorse energetiche e democrazia nell'età contemporanea, in “900. Per una storia del tempo presente”, n. 4, 2011, pp. 205-206.

In quest'ultimo aspetto si potrebbe inserire un ulteriore componente del tradizionale nesso fra energia e sicurezza, cioè i rischi e le minacce di natura terroristica. Sebbene la difesa fisica degli impianti energetici sia oramai diventata un fattore imprescindibile nel concetto di sicurezza energetica, appare anche evidente la reale difficoltà di fornire una protezione di tipo militare per tutti i possibili bersagli, e anche potendo appare comunque irrealistico pensare a una difesa efficace al 100%. Le politiche nel campo della sicurezza energetica vengono quindi intraprese proprio per cercare di eliminare tutti quei possibili rischi e tentare di ridurre al massimo la (propria) vulnerabilità in caso di una possibile interruzione delle forniture.

È possibile infatti mettere in atto diverse strategie per affrontare eventuali crisi energetiche: dalla prevenzione alla gestione delle crisi, ad esempio con politiche atte a ridurre la dipendenza energetica estera, diversificare le fonti e i fornitori, assicurarsi riserve strategiche alternative, fino ad arrivare alla risoluzione delle tensioni per via diplomatica o con l'uso della forza, considerato un caso estremo (estrema ratio) ma che in determinati contesti può prevenire, evitare o impedire la diffusione di una crisi.

In effetti, fra gli strumenti utilizzati nel tentativo di garantire una qualsiasi forma di stabilità nelle regioni petrolifere, l'uso della forza e degli interventi militari rappresentano già da diverso tempo un aspetto di grande rilevanza nel campo delle relazioni internazionali. Già dalla fine della Seconda guerra mondiale si è potuto notare come una delle garanzie principali per il mantenimento della sicurezza riguardo le forniture energetiche del Medio Oriente sia stata rappresentata dalla difesa e dal sostegno alla monarchia saudita da parte delle politiche americane22.

In ogni caso, un'imprevista interruzione delle risorse energetiche e/o vitali può essere percepita da ogni nazione come una minaccia diretta alla propria sicurezza e stabilità interna, ed eventuali crisi di questo genere spesso sfociano e si tramutano in veri e propri conflitti.

Effettivamente, a partire dai primi anni Ottanta si è potuto notare come vi sia stata una sostanziale riduzione dei conflitti per dispute territoriali, a discapito però di un aumento dei conflitti per le risorse energetiche e in particolar modo per il petrolio.

22 «Negli anni Ottanta la “dottrina Carter”, in risposta all'invasione sovietica dell'Afghanistan, stabiliva che gli Stati Uniti avrebbero utilizzato ogni mezzo, inclusa la forza militare, per difendere i propri interessi vitali nel Golfo Persico, fra cui le forniture di petrolio». ivi, p. 217.

Proprio il petrolio, considerato come il fattore energetico predominante nelle dinamiche globali relative alla sicurezza, può assumere svariate connotazioni all'interno di un conflitto e può essere utilizzato e sfruttato strategicamente secondo diverse sfaccettature: dall'essere la causa principale di un conflitto a esserne uno strumento, un bersaglio, fino a poter essere utilizzato per finanziare un conflitto armato.

La presenza di petrolio infatti, specie in determinati territori, è oramai facilmente associabile a un'elevata intensità di conflitti ma, anche se spesso sono altre le motivazioni primarie dichiarate come causa dell'intervento, queste operazioni nelle aree cruciali vengono solitamente intraprese per garantire la sicurezza energetica regionale e/o globale.

L'incertezza sulla reale disponibilità delle fonti energetiche (petrolio e gas), il fatto che esse siano destinate presto o tardi a esaurirsi e la loro concentrazione geografica, le rendono oggetto di tensioni o conflitti internazionali. In questa prospettiva, le politiche degli stati che mirano ad assicurarsi un'adeguata sicurezza energetica possono portare a contrasti per il controllo delle risorse, e il conflitto armato può essere un mezzo per risolvere tali contrasti. Interventi armati possono anche essere incentivati dall'obiettivo di riportare stabilità in un area ricca di risorse energetiche23.

Da ciò si può dedurre quindi che l'abbondanza e la scarsità delle risorse e la loro localizzazione geografica giocano un ruolo fondamentale perché possono agire come elementi in grado di innescare o inasprire le tensioni politiche e sociali esistenti, anche se la nascita di ogni qualsiasi conflitto è sempre da ricercare in una vasta serie di cause24.

D'altronde non è per nulla certo che esista una connessione causale diretta tra risorse e conflitti internazionali, anche se come si è appena visto queste possono incentivare le ostilità. È doveroso specificare però che normalmente «le misure di politica estera sono basate principalmente sull'instaurazione di rapporti bilaterali speciali con determinati paesi produttori, come per esempio quelli tra Usa e Arabia Saudita»25.

Anche i paesi membri dell'Unione Europea, in assenza di un efficace politica energetica comune, si affidano a rapporti bilaterali con diversi paesi produttori. Ad esempio Francia e Gran Bretagna, avvantaggiati dal loro passato coloniale, hanno allacciato dei legami privilegiati con alcuni paesi arabi, mentre per quanto riguarda altri paesi come Italia o Germania vigono i rapporti e le strategie bilaterali instaurate principalmente con la Russia.

23 ivi, p. 220. 24 ivi, pp. 209-220. 25 ivi, p. 215.

In questi ultimi anni anche la Cina, mediante vari accordi bilaterali con diversi paesi produttori in Africa, in Asia e in Medio Oriente sta tentando di garantirsi la propria sicurezza energetica26.

Risulta sempre più evidente che le risorse energetiche da sole non possono alterare in modo significativo la distribuzione del potere all'interno del sistema internazionale, la cosiddetta polarità del sistema, anche se per la loro elevata forza strategica possono avere degli effetti sugli allineamenti ed essere utilizzate come strumenti di influenza27.