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Enrico Mattei: il pioniere dei non-OPEC

Enrico Mattei, come già accennato precedentemente, fu un personaggio di spicco sia in territorio nazionale che a livello internazionale per le sue idee “rivoluzionarie” in campo energetico-petrolifero. Purtroppo però la sua storia, come la sua vita del resto, terminò con un finale triste e drammatico e ancora oggi avvolta nel mistero.

Nato nel 1906 da una famiglia modesta, e formatosi professionalmente a Milano, durante la seconda guerra mondiale entrò in contatto con i circoli antifascisti milanesi e partecipò alla Resistenza come partigiano tra i cosiddetti “bianchi”, cioè quelli che si rifacevano all'area politica cattolica.

Grazie alle sue ottime doti diplomatiche ed imprenditoriali entrò a far parte della DC e con essa nella politica nazionale italiana, specie nel settore chimico ed energetico per le sue passate esperienze aziendali. Essendo stato eletto, nel 1948, come vicepresidente dell'Agip, l'Azienda Generale Italiana Petroli, Mattei cercò «di trarre vantaggio dalla situazione internazionale per promuovere la ricostruzione dell'Agip»45, e in particolare cercò di

ottenere una serie di finanziamenti per ampliare le attività esplorative dell'azienda in Italia. Purtroppo, a causa dei cattivi bilanci, dei debiti, e del poco successo ottenuto, Mattei venne incaricato di liquidare le attività dell'Agip e di provvedere a una sostanziale riorganizzazione e privatizzazione degli asset energetici.

Mattei sceglie di disattendere questa indicazione, per conseguire un obiettivo che riteneva fondamentale: garantire al Paese un'impresa energetica nazionale, in grado di assicurare quanto serviva ai bisogni delle famiglie e allo sviluppo della piccola e media impresa a prezzi più bassi rispetto a quelli degli oligopoli internazionali46.

45 E. Bini, La potente benzina italiana. Guerra fredda e consumi di massa tra Italia, Stati Uniti e Terzo

mondo (1945-1973), Carocci editore, Roma, 2013, p. 37.

Disattendendo al mandato statale, e quindi scontrandosi con le direttive del Governo, Mattei riorganizzò così l'azienda fondando nel 1953 l'ENI, l'Ente Nazionale Idrocarburi, una multinazionale del petrolio. Per contrastare lo strapotere delle compagnie straniere, tra chi sosteneva ad oltranza l'iniziativa privata e chi invece spingeva per una forte presenza dello Stato nell'economia, l'idea di Mattei «era il disegno di una “terza via”, quella dell'economia mista: dell'intervento dello Stato nell'economia attraverso imprese che agissero sul mercato a parità di condizioni di quelle private, per fare sviluppo laddove le imprese private erano carenti di iniziativa, perseguendo la crescita economica e civile del paese»47.

Mattei si rivelò l'imprenditore, manager e politico ideale per costruire su questa scelta una grande impresa, di tipo multinazionale, che sviluppò subito uno straordinario pacchetto di grandi iniziative, tutte significative come attuazione del progetto di «terza via». Iniziative orientate al riscatto del Paese dalla dipendenza energetica; alla rottura di antichi equilibri (per esempio, col portare – a prezzi uniformi e ribassati e su tutto il territorio nazionale – il gpl in bombole a milioni di famiglie, il metano a migliaia di piccole e medie imprese, i fertilizzanti chimici a migliaia di agricoltori); allo sviluppo del Mezzogiorno (con la realizzazione del petrolchimico di Gela e del Pignone Sud di Bari); alla valorizzazione del lavoro italiano (con vasti programmi di formazione a tutti i livelli)48.

In sostanza l'Eni, nel settore dell'energia, apparve fin da subito come possibile suscitatore di sviluppo, in un mercato dominato dal grande oligopolio internazionale del petrolio. Oligopolio internazionale che era in mano ad un gruppo di compagnie straniere, racchiuse sotto il nome di “Sette Sorelle”, che erano coloro che avevano contribuito alla nascita di una sorta di cartello del petrolio, dove ne gestivano i pozzi, i livelli di estrazione e di produzione, ed anche il prezzo sul mercato internazionale. Le Sette Sorelle erano un gruppo di compagnie petrolifere mondiali, essenzialmente anglo-americane, ed erano: la Standard Oil of New Jersey, poi trasformata in “Esso”; la Anglo-Persian Oil Company, oggi conosciuta come “British Petroleum” (BP); la anglo-olandese Royal Dutch Shell; la Standard Oil of New York, trasformata poi in “Mobil”; la Standard Oil of California, conosciuta come “Socal”; la Texas Oil Company (Texaco); e la Gulf Oil.

47 F. Venanzi, M. Faggiani (eds.), ENI, un'autobiografia, Sperling & Kupfer Editori, 1994, p. 9. 48 ivi, p. 10.

Una volta saturato il mercato petrolifero interno statunitense, le potenti compagnie anglo- americane indirizzarono le loro attenzioni verso le grandi scoperte petrolifere avvenute in Medio Oriente, le quali zone erano appunto controllate dalle Sette Sorelle grazie a delle concessioni ottenute negli anni Venti e Trenta.

Tra le due guerre mondiali infatti, e fino agli anni Cinquanta, gli assetti geopolitici di quell'area si andarono modificando, alcuni diedero vita alla nascita di nuovi stati indipendenti, ma nonostante ciò rimasero sempre forti le presenze e le pressioni di alcune principali nazioni: Regno Unito e Stati Uniti su tutti, dato che fra l'altro erano quelle che avevano investito di più in quell'ara, e in minor parte la Francia, la Germania e l'Italia, ma queste ultime due in particolare persero i loro pochi privilegi in Africa e Medio Oriente a causa della sconfitta nella Seconda guerra mondiale.

Proprio la fine dell'ultimo conflitto mondiale sancì definitivamente la prevalenza della compagnie statunitensi nell'area, che riuscirono a controllare la quasi totalità del petrolio del Golfo Persico e di tutto il Medio Oriente.

Le Sette Sorelle «controllarono in quel periodo quasi la totalità delle riserve (80%), della produzione e della capacità di raffinazione di petrolio esistente nel mondo al di fuori degli Stati Uniti, Canada e dei paesi allora sotto l'ombrello sovietico»49, e grazie a questo furono

in grado di fissare e di imporre il prezzo internazionale del petrolio. Fino a quel momento infatti, la modalità contrattuale (e il modus operandi) che aveva portato al successo le Sette Sorelle si basava su previsioni di domanda e di consumo del greggio e sul posted price, appunto un prezzo già prefissato proprio in base alle loro previsioni.

Grazie all'intreccio di partecipazioni con le compagnie arabe, ottenute attraverso le grandi concessioni petrolifere, e il controllo dell'intera filiera di lavorazione del petrolio, dalla produzione alla commercializzazione del prodotto finito, alle compagnie anglo-americane “bastava” vigilare, gestire e fare in modo che l'offerta non eccedesse la domanda.

In questo modo le Sette Sorelle determinavano di fatto la quantità di greggio da estrarre da ogni singolo paese mediorientale, senza utilizzarne mai l'intera capacità produttiva ma bilanciando e controllando le produzioni (ovviamente a loro favore) in modo che non si verificasse mai un eccesso di offerta sul mercato che avrebbe potuto causare una caduta dei prezzi e quindi una riduzione dei profitti.

Ed è proprio in questo contesto dove si inserisce l'Eni ed Enrico Mattei, il quale «si mosse verso gli stati produttori con una filosofia – qualcuno parla addirittura di un ideologia – che, nelle premesse forse ancor più che nelle azioni, era destabilizzante per il sistema petrolifero mondiale. Questa era appunto l'intenzione e insieme la promessa»50.

Mattei proprio non riusciva ad accettare quest'imposizione del prezzo da parte di quelle grosse multinazionali senza scrupoli: il suo obiettivo era contrastare quell'oligopolio, spezzare le regole dettate dal cartello, egli non sopportava e odiava le Sette Sorelle e la loro imposizione di superiorità, i loro metodi d'azione e di sfruttamento economico delle risorse. Al contrario, Mattei era un uomo che rispettava molto le diversità culturali, e il suo approccio era quello di stabilire un rapporto di parità e di dialogo con i Paesi possessori delle risorse petrolifere, proponendo loro delle condizioni di contrattazione e di utilizzo delle risorse favorevoli agli stessi Stati produttori, riconoscendogli il diritto di proprietà dei pozzi e perciò condizioni economicamente vantaggiose per il loro mutuo sfruttamento. Questo genere di cambiamenti però, e di contrattazioni, non vennero per niente ben visti e/o accettati dalle Sette Sorelle, le quali iniziarono a esercitare pressioni affinché Mattei ritirasse o comunque modificasse le sue intenzioni e le sue trattative.

Nel dicembre 1954 l'accordo con l'Egitto scuote dalle fondamenta lo scenario petrolifero mondiale. A fronte dei contratti di stampo 'colonialistico' praticati dalle grandi compagnie petrolifere, eni fin dagli anni Cinquanta scelse di riequilibrare il regime normativo vigente e stabilire un rapporto paritario con i paesi produttori, creando le basi di un modello di sviluppo economico responsabile. L'intesa contempla la partecipazione diretta e la parità decisionale dei paesi produttori di greggio attraverso la costituzione di società miste [...]. “Il petrolio è loro” amava dire Mattei, nella convinzione che fosse necessario rendere autonomi i paesi produttori dal punto di vista dell'approvvigionamento energetico, scegliendo la via del dialogo e del rispetto delle culture51.

Qualche anno più tardi, nel 1957, si concretizzò un altro accordo che rivoluzionò profondamente i rapporti tra paesi produttori e imprese petrolifere, fino ad allora consolidati su un modello che relegava i paesi produttori nel ruolo di affittuario passivo. L'accordo venne firmato a Teheran fra Enrico Mattei e il presidente della Nioc (National Iranian Oil Co.). Tale accordo prevedeva che le due società dessero vita a una terza società, con lo scopo di ricerca e produzione di petrolio ed altri idrocarburi in territorio iraniano.

50 B. Bagnato, Petrolio e politica. Mattei in Marocco, Edizioni Polistampa, 2004, p. 12. 51 http://www.eni.com/enrico-mattei/pagine_html/le-idee.html

L'accordo prevedeva che in caso di successo il 50% dei profitti netti andasse allo Stato iraniano, mentre l'altro 50% sarebbe stato diviso tra le due società, L'Eni e la Nioc.

Poiché la Nioc è dello Stato, la percentuale di utili riconosciuti a un paese produttore sale per la prima volta – viene detto – al 75 per cento. Va notato che l'Iran lucra l'ulteriore 25 per cento di quegli eventuali utili soltanto a fronte di un diretto impegno imprenditoriale. Proprio in questa partnership consiste il carattere fortemente innovativo della «formula Eni» la quale trasforma il paese petrolifero da affittuario passivo in socio attivo e responsabile nello sfruttamento (lavorazione e vendita comprese) delle proprie riserve petrolifere. Si ha quindi il superamento del sistema della bipartizione fifty/fifty degli utili52.

Bastano questi due esempi per capire che stile e che tipo di contrattazioni offriva Enrico Mattei, i quali nonostante non avrebbero dato grossi risultati in termini di produzione di petrolio lanciarono un chiaro segnale di marketing moderno e innovativo, qualificando significativamente la sua immagine sul piano internazionale.

Così facendo però, Mattei attirò su di sé le cattive attenzioni da parte delle Sette Sorelle: grazie al suo modo di operare, gli Stati produttori andavano acquisendo ormai una sempre maggiore consapevolezza dei loro mezzi e delle loro risorse, ed essendone i legittimi proprietari (come gli aveva lasciato intuire Mattei) gli spettavano maggiori diritti rispetto ai colonialistici trattamenti da parte delle majors.

A partire da quegli anni, i governi dei paesi mediorientali cominciarono a nazionalizzare le proprie riserve, i propri pozzi, le imprese e le compagnie già presenti sul proprio territorio, con il conseguente ritiro delle concessioni, fino ad arrivare al 1960 quando i maggiori paesi produttori di petrolio decisero di unirsi dando vita così all'OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio). L'OPEC fu fondata principalmente da cinque Stati, che sono Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela, e ai quali si unirono successivamente Qatar, Libia, Emirati Arabi Uniti, Algeria, Nigeria, Ecuador e Angola, contando attualmente un totale di 12 membri53.

Mattei era praticamente riuscito a rovinare quasi completamente i fruttuosi piani delle Sette Sorelle in favore dei diritti e dell'indipendenza dei Paesi sfruttati.

52 F. Venanzi, M. Faggiani (eds.), op. cit., p. 33. 53 http://www.opec.org/opec_web/en/about_us/25.htm

Purtroppo, nonostante il cambio di mentalità e di status a livello internazionale che portò alla fine dello strapotere delle Sette Sorelle, ma che allo stesso tempo favorì la nascita di un altro cartello del petrolio, ossia l'OPEC, Mattei non poté assistere al cambiamento avvenuto e da lui lanciato perché morì in un misterioso e controverso incidente aereo la sera del 27 ottobre 1962.

Le cause dell'incidente sono state indagate per decenni senza mai giungere a una soluzione definitiva. Tuttavia, tra le varie ricostruzioni, come quella dell'esplosione a bordo (secondo questa tesi Mattei sarebbe stato ucciso perché avrebbe leso gli interessi petroliferi di diverse aziende italiane e inglesi stipulando accordi concorrenziali con i Paesi produttori di greggio), i sostenitori dell'attentato sposarono la tesi della magistratura di Pavia e soprattutto di Palermo, che avanzarono l'ipotesi di un delitto politico di matrice mafiosa54.

Prima della sua morte, Mattei era ormai diventato una personaggio fastidioso per i poteri forti e che non si sottometteva alle regole dettate dall'alto, dando così l'ispirazione prima ai Paesi mediorientali sfruttati (che crearono appunto l'OPEC), e successivamente ad altri grandi Paesi possessori e produttori di petrolio che non rientrano, non aderiscono e non seguono le leggi e le regole dettate ormai dall'OPEC (un po' come faceva Mattei con le Sette Sorelle), ossia i cosiddetti “non-OPEC”.

Questi Stati non sono uniti tra loro attraverso un'organizzazione, né attuano politiche coordinate, ma rappresentano comunque un'importante fetta della produzione petrolifera mondiale e potrebbero contrastare le politiche economiche e dei prezzi dell'OPEC. I principali paesi non-OPEC sono: Stati Uniti, Canada, Messico, Russia, Oman, Kazakistan e Norvegia (e forse potremmo inserire anche Cina e Brasile).

Per concludere, lasciando da parte i misteri e i complotti che si nascondono dietro la sua morte, possiamo dire che Enrico Mattei è stato (anche) il pioniere dei “non-OPEC”.

CAPITOLO 2

Le crisi energetiche

Se nel precedente capitolo si è discusso sulle guerre del petrolio, in questo capitolo si farà riferimento invece ad altri eventi che hanno ugualmente scosso il mondo: le crisi energetiche.

Le due crisi energetiche di cui stiamo parlando sono avvenute nel 1973, a causa della guerra dello Yom Kippur scoppiata principalmente tra Egitto e Israele, e nel 1979, a seguito della rivoluzione interna iraniana e della successiva guerra scoppiata nel 1980 tra lo stesso Iran e l'Iraq di Saddam Hussein, come accennato in parte nel capitolo precedente. Ma andiamo con ordine.

È vero che questi scontri siano forse stati i fatti più eclatanti che causarono le crisi energetiche (ma non gli unici), ma è necessario analizzare le basi storiche di questi eventi e perché si arrivò a tutto ciò. Fino ai primi anni del dopo guerra (Seconda guerra mondiale), come già detto in precedenza, la scena petrolifera internazionale era dominata dalle Sette Sorelle1, costituite principalmente da aziende petrolifere anglo-americane.

Come si è visto, in risposta a questo predominio economico i paesi produttori di greggio si unirono formando l'OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio), «fondata nel 1960 da Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela, alla quale si sono aggiunti Qatar (1961), Libia (1962), Emirati Arabi Uniti (1967), Algeria (1969), Nigeria (1971), Ecuador (1973/92 – 2007) e Angola (2007)»2.

La nascita di quest'organizzazione, in risposta al predominio delle compagnie statunitensi e della forte influenza coloniale in generale, unita alla sempre stretta relazione fra petrolio e profitti, sottolinea ancora una volta la centralità e l'importanza della geopolitica degli approvvigionamenti, influenzata sempre più spesso dalla localizzazione e dalla disponibilità delle materie prime.

1 http://www.opec.org/opec_web/en/about_us/24.htm