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Il Centro di fotoriproduzione, legatoria e restauro degli Archivi di Stato

Il Centro di Fotoriproduzione, Legatoria e Restauro degli Archivi di Stato109 fu fondato nel 1963, con il d.P.r. numero 1409, e può essere considerato il corrispettivo in ambito archivistico dell'Istituto Centrale di Patologia del Libro, nato venticinque anni prima. Gli scopi principali del Centro possono essere così sintetizzati: studio e sperimentazione di tecniche di fotoriproduzione, conservazione e legatoria; aggiornamento e specializzazione del personale impiegato nel settore; vigilanza sull'attrezzatura e sui procedimenti tecnici impiegati in quaranta centri dotati di strumenti di fotoriproduzione e in venti laboratori di legatoria e restauro.

Nelle intenzioni del legislatore sarebbe quindi dovuto essere un organo centrale competente in materia di studio e ricerca per la tutela e la salvaguardia dei

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http://www.bnnonline.it/index.php?it/165/i-papiri-ercolanesi-libri-antiquiores-in- biblioteca#uno (15/10/2013)

109 Direttori furono: Elio Califano (dalla sua fondazione fino al gennaio 1964), Girolamo Arnaldi

(nel 1964), Enrica Ormanni (dal 1965 fino al 1983), Antonio Papa (dal 1983 al 2001) e Gigliola Fioravanti (dal 2004 al 2007).

documenti d'archivio, ma la mera volontà legislativa, se non supportata dalla predisposizione di strutture e mezzi adeguati nonché dall'impiego di personale professionale e preparato, non può da sola garantire il raggiungimento di così alti obiettivi.

Nel 1966 nel Centro erano operative circa una ventina di persone tra archivisti di Stato, ragionieri, funzionari amministrativi e operatori fotografici. Non c'erano addetti tecnici per il laboratorio, che infatti in quei primi anni non era ancora stato creato, né restauratori, legatori, chimici o biologi; tali carenze sono motivate dal fatto che, nella tabella dell'organico inserita nel decreto costitutivo, non era previsto personale con competenze tecnico-scientifiche.

D'altro canto il Centro derivava dal preesistente servizio microfotografico dell'Archivio di Stato di Roma e forse era prevalentemente destinato a proseguire tale attività. Significativo in tal senso può anche essere considerato l'ordine in cui si susseguono gli attributi inseriti nella denominazione del centro, che vede al primo posto la fotoriproduzione, seguita dalla legatoria e da ultimo, e solo da ultimo, dal restauro. Non a caso, nella relazione ufficiale che accompagna il decreto stesso, non è fatto alcun cenno alle attività di legatoria e restauro, mentre è più volte sottolineata la funzione di riproduzione dei documenti di archivio.

Anche per queste ragioni l'intervento del Centro durante l'emergenza fiorentina presentò non poche difficoltà, comunque gestite con professionalità.

Nel 1972 Il Centro di Fotoriproduzione Legatoria e Restauro fu trasferito in una nuova sede, nella quale vennero previsti laboratori attrezzati per il restauro tradizionale e per quello meccanico, per la fotoriproduzione, la stampa, la legatoria e la cartotecnica, un gabinetto di chimica ed uno di biologia, e un ufficio per lo studio dell'informatica applicata all'archivistica.

Tra le conseguenze dell'alluvione di Firenze si può quindi annoverare anche l'impulso dato all'attività del Centro, che trasse da quella emergenza l'occasione per sviluppare conoscenze e strumenti operativi molto apprezzati anche all'estero.

Già dal 1967 ogni lavoro di restauro venne registrato mediante schedatura per consentire la gestione informatizzata dei dati, e sino al 1986 furono archiviate circa trecento schede.

Dal 1980 il Centro eseguì anche il restauro su documenti di grande formato e il restauro meccanico su quelli di piccolo formato, grazie alla presenza di personale specializzato, chimici, biologi, addetti di laboratorio, architetti, ingegneri, restauratori e legatori, e si è inoltre occupato dell'organizzazione di attività didattiche rivolte al personale degli Archivi di Stato, ma anche a professionisti, italiani e stranieri, quali restauratori pubblici e privati, e fotografi110.

Dal 1983 al 2001 il direttore fu Antonio Papa e sotto la sua direzione il Centro visse il massimo sviluppo, ampliando le proprie competenze, producendo un'ampia bibliografia e confermandosi come sicuro punto di riferimento per gli istituti archivistici sul territorio nazionale. In questi anni sono stati portati avanti studi approfonditi sulle componenti materiali dei documenti, sugli agenti biologici aggressivi e sulla definizione dei parametri ambientali, arrivando alla determinazione di standard generali per la conservazione.

Studio, attività didattica, addestramento e ricerca sono col tempo diventati gli ambiti d'interesse del Centro, anche se la ricerca non era stata inserita tra le sue funzioni primarie.

Dal 2004 al 2007 il Centro è stato diretto da Gigliola Fioravanti, in questi tre anni sono stati sviluppati progetti di digitalizzazione, diretti alla sostituzione della microfilmatura, e non al rimpiazzo degli interventi di restauro.

Sin dall'inizio dell'era digitale è prevalsa la tendenza a considerare la riproduzione digitale del testo come sostitutiva della conservazione di beni culturali quali libri e documenti. Sempre più gli stanziamenti di denaro pubblico sono stati indirizzati al finanziamento di progetti di digitalizzazione a discapito dei fondi destinati agli

interventi di restauro. A ciò si deve aggiungere il fatto che il ridotto budget a disposizione di archivi e biblioteche ha portato il personale, spesso scarsamente formato sulle tematiche della conservazione, a dover fare una scelta tra il restauro e la digitalizzazione di un documento, spesso a favore della seconda.

L'opzione della digitalizzazione è impiegata anche come strumento preventivo dei danni meccanici causati dalla frequente consultazione anche se da un lato, nella maggior parte dei casi, si tratta di documenti scarsamente consultati e che dall'altro tali danni non sono gli unici che si possono presentare. La copia digitale infatti preserva soltanto il contenuto immateriale del documento, che non deve essere trascurato come invece spesso accade, nella convinzione che questo sia stato posto in sicurezza nella sua forma digitalizzata. Questa concezione della digitalizzazione risulta in netta controtendenza rispetto alla teoria proposta da Cesare Brandi, secondo il quale “si restaura solamente la materia dell'opera d'arte”, e ai progressi fatti e ai traguardi raggiunti nel corso degli anni Ottanta da parte degli studiosi di archeologia del libro.

Nel 2007, dalla fusione del Centro di Fotoriproduzione, Legatoria e Restauro degli Archivi Stato con l'Istituto Centrale di Patologia del Libro, è nato l'Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario (ICRCPAL); tuttavia di ulteriori questioni relative all'ICRCPAL avremo modo di parlare nel capitolo successivo.