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Già sul finire degli anni Venti ci si avvide della necessità di coordinare il restauro all'interno del territorio nazionale: nel 1927 vennero emanate le Norme per il

restauro, redatte da Giuseppe Fumagalli (bibliografo e bibliotecario italiano

fondatore della Società bibliografica italiana); mentre Alfonso Gallo, archivista e bibliotecario, cominciò ad occuparsi di legatoria e restauro attraverso una ricognizione dei laboratori di restauro italiani. Egli venne così a conoscenza dei danni provocati dai restauri dei decenni precedenti, dovuti all'utilizzo di gelatine troppo dense o non disinfettate, del curlo, del velo di seta e di lavaggi sbiancanti.

Dopo aver studiato alcune delle esperienze maturate negli anni precedenti, in particolare i lavori svolti in seguito all'incendio della Biblioteca Universitaria di Torino e gli apporti di Padre Ehrle, ritenne di fondamentale importanza per lo sviluppo del restauro librario l'apertura nei confronti delle competenze proprie di

altre discipline, quali la biologia, la chimica, la fisica e le nuove tecnologie.

Individuò quella che può essere definita come una vera e propria patologia dei materiali librari, che si sarebbe potuta combattere solo se si fossero conosciute in maniera approfondita le malattie di cui i libri potevano essere affetti e i differenti metodi per prevenirle e combatterle. Il primo passo sarebbe quindi dovuto essere l'avvio di un'indagine ad opera di chimici e biologi, e perché ciò potesse trovare compimento elaborò il progetto di un centro di ricerca dotato di laboratori in tutto e per tutto paragonabili a quelli presenti all'interno di una clinica medica.

La proposta di Gallo fu esaminata da una commissione, nominata dall'Accademia dei Lincei, incaricata di studiare le problematiche relative al restauro e nel 1929 sorse, presso la Badia Greca di Grottaferrata, il primo laboratorio, nucleo originario del futuro Istituto per la Patologia del Libro, che nel 1938, fu trasferito nella sede romana di Via Milano. L'anno seguente, su iniziativa del Ministero dell'educazione Nazionale, nacque il Regio Istituto Centrale del Restauro, diretto da Cesare Brandi, e fu emanata la legge numero 1089 rubricata “Tutela delle cose d'interesse Artistico o Storico”, rimasta in vigore sino al 199997.

Fin dall'inizio l'Istituto di patologia del libro si contraddistinse per l'approccio interdisciplinare impiegato, era infatti dotato di laboratori di chimica, biologia, fisica, tecnologia del libro, bibliologia, restauro e fotografia, nonché di una biblioteca, di una fototeca, di una cartiera, di una stamperia e di un museo. Non si trattava di un laboratorio di restauro, ma di un istituto scientifico di ricerca, creato per impartire direttive sui procedimenti di conservazione e restauro dei libri.

Nel Regio Decreto datato 13 settembre 1940, n. 1444 si trovano indicati i compiti istituzionali dell'Istituto, confermati anche dal D.P.R. n. 805/1975: lo studio dei processi di fabbricazione del libro e l'origine delle sue alterazioni chimiche e fisiche; l'elaborazione di sistemi di prevenzione e cura dei libri; l'esecuzione di restauri sul materiale bibliografico, con particolare attenzione alle opere rare e di

pregio; l'insegnamento delle tecniche di restauro al personale tecnico dell'amministrazione; l'organizzazione di corsi di aggiornamento rivolti al personale dell'amministrazione statale e regionale98.

Negli anni l'Istituto ha affiancato, all'assolvimento dei suoi compiti istituzionali, concrete iniziative volte alla risoluzione di situazioni di particolare gravità ed urgenza.

Durante la seconda guerra mondiale l'Istituto si occupò del recupero e del restauro di un notevole numero di libri, manoscritti e documenti provenienti da archivi e biblioteche colpiti dai bombardamenti. La prolungata esposizione agli agenti atmosferici e la mancanza di interventi di recupero sufficientemente tempestivi, proprio a causa delle difficili condizioni belliche, avevano infatti provocato la formazione di muffe e l'aggressione da parte di insetti.

Nel corso degli anni Cinquanta si svilupparono, in numerose biblioteche e archivi, specie dell'Italia centro-meridionale, ricerche tecnico-scientifiche miranti a risolvere i problemi causati dall'attacco di termiti e altri insetti. Al Centro di studi per la lotta antitermica, con sede presso l'Istituto, fu affidato il compito di studiare la morfologia, la biologia e l'ecologia delle termiti, la resistenza del materiale al loro attacco, l'efficacia dei mezzi di lotta. A fini preventivi si lavorò alla rimozione, presso gli archivi e le biblioteche, delle principali cause degli attacchi delle termiti: difettose strutture murarie, oscurità, umidità e scarsa ventilazione.

Inoltre vennero predisposte la raccolta, la conservazione e la catalogazione delle copie in microfilm dei manoscritti presenti nelle biblioteche italiane, e a tal fine venne prevista l'istituzione di un centro di documentazione all'interno dell'edificio che già ospitava l'Istituto.

L'IPL non fu impegnato immediatamente nelle azioni di recupero del materiale colpito dall'alluvione del 1966. Nel 1970, Franca Manganelli, allora direttrice del laboratorio di restauro, prese parte al Comitato tecnico costituitosi presso la

Biblioteca Nazionale di Firenze. Il Comitato, attivo sino al 1976, aveva il compito di selezionare il materiale da restaurare, e di programmare, controllare e valutare gli interventi stessi.

Nel 1975 l'Istituto, divenuto Istituto centrale per la patologia del libro (ICPL), presentava la seguente struttura interna: un servizio per la documentazione, la didattica e l'informazione scientifica; un laboratorio per l'ambiente e l'igiene; un laboratorio per la conservazione ed il restauro; un laboratorio di tecnologia; un laboratorio di fisica; un laboratorio di chimica; un laboratorio di biologia e un ufficio amministrativo99.

Secondo il decreto ministeriale del 1975, tra le articolazioni territoriali dell'Istituto rientravano anche alcuni laboratori di restauro istituiti presso le biblioteche statali, per i quali l'Istituto si occupò della formazione dei restauratori in essi impiegati. Inoltre l'Istituto era impegnato in attività di consulenza e sopralluogo presso gli istituti di pertinenza regionale e locale, e istituiva rapporti di collaborazione nel campo della ricerca con centri culturali e scientifici specializzati, sia a livello nazionale che internazionale100.

Nel corso del presente lavoro si avrà modo di trattare degli sviluppi dell'ICPL, con particolare riguardo ai cambiamenti avvenuti negli anni Ottanta, quando in seno all'Istituto si cominciò ad elaborare una vera e propria teoria del restauro, che per la prima comprese anche aspetti fino a questo momento trattati esclusivamente dall'archeologia del libro. Si tratterà altresì dei suoi interventi e contributi in ambito nazionale e internazionale fino al suo assorbimento, nel 2007, all'interno del Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario (ICRCPAL).