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Padre Ehrle e la conferenza internazionale di San Gallo

1.4. Il restauro librario nell'Ottocento

1.4.2. Padre Ehrle e la conferenza internazionale di San Gallo

Sul finire del secolo Padre Franz Ehrle, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, mise per la prima volta in evidenza lo scarso interesse prestato al restauro da parte degli amministratori delle biblioteche. Secondo la sua opinione tale comportamento era dettato dal fondato timore che l'intervento di restauro avrebbe migliorato soltanto provvisoriamente la condizione del manoscritto, destinato a subire in seguito un accelerato processo di degradazione. Per questo si sarebbero innanzitutto dovute studiare le cause del deterioramento dei manoscritti, verificando l'efficacia e la tenuta nel tempo delle tecniche di restauro adottate.

47 F. Petrucci Nardelli, 1989, p. 48. 48 F. Petrucci Nardelli, 1989, pp. 51-55.

I suoi studi si concentrarono all'inizio sui manoscritti conservati presso la Biblioteca Apostolica Vaticana per poi estendersi anche a quelli posseduti da altre biblioteche. Sulla base dei dati raccolti classificò i manoscritti danneggiati in due gruppi: palinsesti trattati con reagenti chimici e manoscritti per i quali erano stati utilizzati inchiostri corrosivi.

Rilevò che l'uso di reagenti quali l'acido tannico, impiegato per rendere più leggibile il testo, provocava la formazione di macchie giallo-brune o nere, delle quali trovò traccia nei manoscritti conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana, nella Capitolare di Verona e nella Ambrosiana. All'estero invece veniva impiegata la tintura di Gioberti, una soluzione di idrocianuro di ferro e di solfocianuro di potassio, che tingeva di azzurro i fogli sui quali veniva impiegata.

Nel laboratorio di restauro della Vaticana, sotto la guida di Padre Ehrle, i manoscritti vennero slegati, spianati e privati delle polveri e delle deiezioni animali. Le pergamene furono trattate con una gelatina derivata dalla bollitura di ritagli di pergamena e altre vernici, mentre per l'ancoraggio protettivo e per le riparazioni di fori e lacune venne utilizzata la gelatina al formolo49. I fogli vennero poi sistemati tra due intelaiature di cartone e quindi in volumi con un'altra intelaiatura mobile fermata con viti, oppure in cassette di legno o di cartone50.

Nel caso dei manoscritti cartacei può accadere che l'inchiostro usato abbia un'acidità tale da corrodere il supporto scrittorio, talvolta perforandolo. In questo caso, così come in tutti i casi di evidente fragilità delle carte, si cercò di rinforzare i fogli per impedirne il disfacimento, racchiudendoli in quella che può essere definita una camicia protettiva. A tale scopo fu inizialmente usata una carta trasparente che veniva incollata sui fogli corrosi, questa però era soggetta ad un processo di degradazione, con conseguente indebolimento e perdita dell'originaria trasparenza51.

Nel 1898, presso la Biblioteca dell'Abbazia di S. Gallo, fu organizzata, su

49 P. Furia, 1992, p. 45. 50 P. Furia, 1992, p. 46.

iniziativa di Padre Ehrle, la prima conferenza internazionale sulla conservazione e il restauro dei manoscritti, presieduta da Theodor Mommsen, uno tra i più grandi classicisti del XIX secolo, e proprio a questo evento si è fatta, in seguito, risalire la data di inizio della storia moderna del restauro.

Numerosi furono i temi centrali del dibattito, in particolare si discusse del restauro dei codici antichi soggetti soltanto a corrosione, di quello dei codici palinsesti il cui processo di deterioramento era stato accelerato dall'applicazione di ravvivanti degli inchiostri che avrebbero dovuto far rivivere la prima scrittura e di quello dei codici cartacei.

I risultati ufficiali della conferenza, alla quale avevano partecipato diciotto rappresentanti di tredici paesi, vennero diffusi anche in Italia, suddivisi in quattro punti fondamentali: 1) urgenza della compilazione di una lista contenente tutti i codici più antichi e importanti, i quali sembrano destinati alla rovina; 2) necessità di foto-riprodurre questi stessi codici, in modo da conservare memoria dello stato in cui si trovano; 3) nomina di un Comitato Permanente a cui viene affidato il compito di stilare la lista dei codici soggetti ad usura; agevolare le operazioni di riproduzione fotografica; studiare metodi di restauro nuovi e proficui; comunicare agli addetti ai lavori, bibliotecari e tecnici, e diffondere a mezzo stampa i risultati raggiunti; stabilire un contatto con i diversi governi nazionali per incentivare lo stanziamento dei fondi necessari alla realizzazione degli incarichi ricevuti; 4) raccomandazioni sui metodi di restauro da utilizzare in futuro, che dovranno garantire la massima sicurezza e non pregiudicare la successiva applicazione di tecniche migliori, eventualmente scoperte in seguito52.

Un Parere, relativo ai restauri realizzati con gelatina, Zapon e Cellit, fu presentato, nel 1908, dal Materialprüfungsamt di Berlino a Padre Ehrle, che ne curò la pubblicazione. Veniva sconsigliato l'utilizzo dello Zapon, vernice a base di nitrato di cellulosa, poiché tendente a subire alterazioni se esposto all'azione della luce e dell'aria, con conseguenti danni per i materiali trattati, mentre il Parere si

esprimeva favorevolmente sull'uso del Cellit (acetilcellulosa).

Tra i sistemi esaminati il Materialprüfungsamt consigliava l'uso della gelatina che, penetrando all'interno del foglio, avrebbe rivestito le carte con una pellicola utile a proteggere le fibre della carta dagli influssi atmosferici, rendendo la materia scrittoria più resistente. Anche la gelatina presentava però i suoi limiti, risultava soggetta alla formazione di muffe, e i fogli con essa trattati, se conservati sovrapposti in particolari condizioni di calore o pressione, potevano facilmente aderire l'uno con l'altro.

I problemi sollevati da Padre Ehrle sono riemersi anche durante il primo congresso internazionale degli archivisti e dei bibliotecari, tenutosi a Bruxelles nel 1910. La discussione fu prevalentemente incentrata sull'utilizzo delle tre sostanze da lui promosse, ma in mancanza di un'esperienza sufficiente sulla loro efficacia il congresso si astenne da ogni deliberazione in proposito53.

In ogni caso, anche dopo la Conferenza di San Gallo, e ancora per alcuni decenni, non si potrà parlare di un vero e proprio progetto di restauro, ma solo di operazioni di riparazione dei “libri rotti” al fine di garantirne la consultazione. La conservazione verteva sulla salvaguardia del contenuto testuale e non sullo studio delle componenti del manufatto, il quale si considerava sopravvissuto nei secoli solo come veicolo del testo.

1.5. Dagli albori del Novecento al primo dopoguerra