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I ceti eminenti dagli inizi del VI alla fine del VII secolo Un’ipotesi per il territorio

per il territorio dell’Emilia orientale

La rottura del tessuto insediativo tardoantico e la disorganizzazione dei diversi territoria civitatis provocata dalla destrutturazione dell’impero romano mise in moto complessi processi che portarono alla nascita dei distretti castrali i quali, come si è visto

nel capitolo precedente, alterarono ulteriormente le logiche territoriali antiche, costruendone di nuove. Questo fenomeno favorì a sua volta la creazione di nuove élites sociali, aristocrazie fondamentalmente radicate nei nuovi centri demici –descritti come castra nelle fonti- perché dal momento della loro nascita questi centri accompagnarono le civitates, non solo come nuclei da cui governare il territorio ma anche come spazi di radicamento delle aristocrazie impegnate in tale azione di governo. Le poche tracce documentarie e archeologiche a disposizione dello storico che si occupa di questo territorio per il periodo comprendente i secoli VI e VII offrono, malgrado tale scarsità, un quadro abbastanza chiaro dei gruppi aristocratici, di cui si possono identificare tre caratteristiche che definiscono la loro posizione di rilievo nella cornice sociale: il possesso d’importanti patrimoni fondiari, che garantisce la loro preminente posizione, da un punto di vista economico, sugli altri gruppi riconoscibili nei territoria cittadini e nei distretti castrali; la natura della loro relazione con i poteri politici centrali, agevolata dalla posizione economica (che verrà a sua volta rafforzata da questo legame privilegiato) e, infine, il loro dominio sulla formazione sociale politica ed economica del territorio, dovuto fondamentalmente alla somma delle prime due caratteristiche.

La natura del loro rapporto con le strutture “statali”361 ha un’influenza determinante nel definire i caratteri della loro posizione. Se durante i secoli del tardo impero e fino alla definitiva destrutturazione del potere romano, nelle terre della penisola italica –in altre zone d’Europa è un processo che finisce prima362- la stessa forza delle strutture di potere romane (una forza che nei momenti di forte crisi è comunque maggiore rispetto a quella che raggiungerà qualunque altra formazione politica stabilitasi successivamente in Italia) permetteva l’esistenza di importanti aristocrazie insediate nelle città e inserite nei meccanismi sociali, politici ed economici

361 In questa tesi la definizione di stato se identifica in modo assoluto con quella offerta da J. Haldon,

…un Estado existe allí donde se reconoce una región demarcada territorialmente (aunque esto no implica que se excluya la posibilidad de que sus tierras estén dispersas o separadas geográficamente), controlado por una clase dirigente centralizada de algún tipo, al menos en teoría, que habrá tenido y seguirá teniendo el monopolio sobre el uso de la coerción, y que tiene el poder para imponer su autoridad sobre esos territorios por tales medios cuando sea necesario. […] Un estado esta también representado por una ideología política particular o una serie de corrientes ideológicas que sirven para legitimar su existencia y su configuración política… los estados construyen, o intentan construir, sistemas ideológicos y legitimadores más complejos de la mano de formas de extracción del excedente más impoersonalizadas o institucionalizadas. Definizione pragmatica proposta in La estructura de las relaciones de producción tributarias: Estado y sociedad en Bizancio y el Islam primitivo, in “Hispania” LVIII/3, 200 (1998), pp. 842 e 843. “Stato” in quanto processo di progressiva articolazione di un regnum in S. Gasparri, Il regno lonbardo, pp. 1.

362 I. Álvarez Borge, Comunidades locales y transformaciones sociales en la Alta Edad Media.

Hampshire (Wessex) y el sur de Castilla, un estudio comparativo. Logroño 1999, K.R. Dark, Civitas to Kingdom. British political continuity, 300-800. London 1994.

del corpo burocratico tardoromano, i cui membri erano riconoscibili nei personaggi appartenenti alla classe senatoria -possessores d’enormi patrimoni terrieri-, nei curiales incaricati della raccolta delle tasse nei diversi territoria, così come negli ufficiali dell’esercito, le difficoltà vissute a partire dal primo quarto del V secolo, delle quali si è parlato a lungo altrove in questa tesi, innescarono importanti fenomeni di trasformazione sui meccanismi appena esposti. Le città cominciano a indebolirsi, non riuscendo più a porsi come unico ed esclusivo centro di residenza delle aristocrazie del tardo impero.

È questa un’immagine che esce rafforzata dai dati che l’archeologia ci offre nello studio del mondo rurale. In quest’ambito le campagne di scavo che si compiono ogni anno, danno prova della progressiva concentrazione della proprietà interpretata come fenomeno strettamente legato al processo d’espansione dei grandi patrimoni agricoli in mano dei possessores363, fenomeno che può considerarsi un indicatore privilegiato del progressivo abbandono della civitas come esclusivo nucleo di esercizio del potere su scala locale. L’uscita di un importante numero di possessores dalle città verso i loro nuclei di sfruttamento agricolo, coincise nel tempo con una contestuale riduzione delle famiglie aristocratiche urbane che cominciarono a comparire sempre più spesso a capo della vita politica urbana attraverso la detenzione della carica vescovile che raccolse attorno a sé la rappresentanza cittadina nei decenni di transizione tra tardoantico e altomedievo. L’importanza crescente dei vescovi nella vita urbana è chiara dovunque in Italia fra V e VII secolo, anche se non bisogna trascurare l’esistenza d’importanti diversità regionali e subregionali. Nel nostro caso per esempio, i vescovi di Mutina e Bononia non ebbero mai in questi secoli una grande influenza al di fuori delle mura delle loro civitates, una situazione provocata dal negativo contesto politico ed economico vissuto dall’Emilia orientale nell’arco di tempo che va dagli anni della guerra greco-gotica alla conquista longobarda e che, nel caso della città di Modena, arrivò a provocare la vacanza della stessa sede vescovile tra la metà del VI secolo e la seconda metà del VII364.

363 S. Gelichi, M. Librenti, C. Negrelli, La transizione dall’antichità al medioevo nel territorio dell’antica

Regio VIII, p. 63.

364 Il tesoro nel pozzo. Pozzi deposito e tesaurizzazioni nell’antica Emilia, a cura di S. Gelichi e N.

3.2. I duchi di Persiceta. Una famiglia bizantina dall’Esarcato d’Italia al