3.2. I duchi di Persiceta Una famiglia bizantina dall’Esarcato d’Italia al Regnum
3.2.2. Il ruolo politico dei duchi
Queste risorse garantivano ai duchi un qualche ruolo politico nel distretto dopo la conquista longobarda? In questo paragrafo, tenteremo di interpretare i caratteri che definiscono il loro rapporto con le realtà politiche e sociali del distretto persicetano e di queste con le strutture dell’autorità centrale (prima bizantina, longobarda poi) che furono presenti nel nostro territorio lungo la prima metà dell’VIII secolo. È, infatti, attraverso lo studio di queste interrelazioni che si possono chiarire meglio e sfumare le particolarità attinenti alla natura dell’aristocrazia del castrum, senza fermarsi in modo esclusivo all’origine dei membri della famiglia che, nella documentazione dell’ultimo quarto dell’VIII secolo, compaiono con il titolo di dux di Persiceta, poiché, da sola, tale questione risulta inadeguata a chiarire i meccanismi che contraddistinsero i rapporti politici tra i distretti castrali e i poteri centrali durante un secolo come l’VIII, che vide, in poco più di cinque decenni, cambiare per ben tre volte l’impalcatura politica dei poteri centrali nello spazio geografico dell’Emilia orientale.
La mancanza di notizie sul periodo bizantino (si ricordi come la sua comparsa nelle fonti sia costituita dall’affrettato elenco di castra fatto da Paolo Diacono e dal Liber Pontificalis al momento di narrare le conquiste liutprandee nell’Emilia orientale) impedisce in ogni caso che possano approfondirsi i caratteri del ruolo svolto da questi gruppi aristocratici in campi importanti della vita amministrativa delle terre dell’Esarcato d’Italia: svolgevano qualche ruolo nel sistema di raccolta dei tributi dovuti
419 C. La Rocca, La legge e la pratica. Potere e rapporti sociali nell’Italia dell’VIII secolo, in Il futuro dei
Longobardi. L’Italia e la costruzione dell’Europa di Carlo Magno, a cura di E. Bertelli e G.P. Brogiolo, II, pp. 45-69. Considerazioni simili per altre zone geografiche in M. Innes, State and Society in the early Middle Ages: the middle Rhine valley (400-1000), Cambridge 2000, pp. 1-23 e sgg.
alla fiscalità bizantina?420 Prelevavano le cifre dovute a Ravenna insieme con il resto dei possessores che abitavano nei distretti castrali, o si ponevano come intermediari tra loro e il sistema di prelievo esarcale? Sebbene il sistema dei ducati creati dall’autorità imperiale dopo la seconda metà del VII secolo in Italia comportasse anche l’affidamento dell’esazione fiscale a ogni singola amministrazione ducale421, nulla ci consente (ci mancano prove certe) di allargare questo schema generale al caso dei nostri castra.
Nonostante ciò, è possibile ipotizzare che il loro ruolo di rappresentanti dell’autorità esarcale a livello circoscrizionale permettesse loro di rafforzare la propria posizione di prestigio davanti al resto dei possessores del distretto castrale, agevolando anche, in un periodo di particolare debolezza delle strutture politiche bizantine in Italia, un dominio dal carattere personale che si svilupperà nella progressiva creazione di énclaves di potere nell’ambito dei castra. Un dominio esercitato in modo sempre più efficace e strutturato al punto da poter vantare anche dopo la conquista longobarda, come si è già visto più volte lungo nelle pagine precedenti, titoli di origine bizantina. Il ricorso a questa intitolazione ducale è stato definito da Salvatore Cosentino come il segno della propria superiorità sociale422, prova della loro posizione di prestigio all’interno della società del distretto castrale anche dopo la fine del dominio bizantino. Nelle terre esarcali si dipinge così un panorama dove la natura del potere mostra sempre più caratteristiche proteiformi: un potere non più concentrato esclusivamente nelle mani dell’Esarco, ma frammentato in modo sempre più forte in quelle dei personaggi posti ai vertici della società romea, rappresentati nel caso di Persiceta dalla nostra famiglia. Un processo che costituisce una novità importante nel ruolo e nella capacità politica dei personaggi posti al vertice della società imperiale in paragone con i decenni precedenti. Si assiste, infatti, a un progressivo slittamento del loro ruolo, che passa da una componente di carattere fondamentalmente civile a una diversa, prettamente militare, in accordo con il clima di crescente militarizzazione degli spazi sotto il controllo dell’impero con sede a Costantinopoli423.
Malgrado nessuna fonte ci permetta di risalire al momento in cui questa famiglia ducale persicetana ottenne l’affidamento dell’amministrazione del distretto e con esso, com’era abituale nell’Italia bizantina, anche la capacità di controllo sui beni di carattere
420 Come propone per altri spazi dell’Italia romea T. Brown, Gentlemen and officers. Roma 1984.
421 S. Cosentino, Lineamenti della geografia amministrativa dell’Italia Bizantina. La struttura civile e
militare, in S. Cosentino, Prosopografia dell’Italia bizantina (483-804), Bologna 1996 pp. 82 e sgg.
422 Ibidem,p. 79. 423 Ibidem, pp. 55 e sgg.
pubblico che si ritrovavano al suo interno, ribadita più volte da Antonio Carile424, è fondamentale chiarire l’importante interrogativo sull’effettiva operatività della carica rappresentata dal titolo ducale detenuto dalla nostra famiglia anche durante i decenni che seguirono alla conquista longobarda del persicetano, non a caso unico momento nel quale si documenta nelle carte l’uso di tale titolo. Così, mentre Paola Foschi segnala come dopo il 727 questo fosse già ridotto unicamente a una valenza onorifica, senza contenuti giurisdizionali425, Antonio Carile, invece, respinge l’ipotesi secondo cui la comparsa d’intitolature fosse il risultato di una semplice trasmissione ereditaria nel seno delle famiglie che li ostentavano in epoca bizantina, richiamando l’attenzione sul fatto che stessero piuttosto rispecchiando una carica effettivamente gestita dalla persona426. La documentazione così com’è non offre molti spunti per chiarire nessuna della due posizioni, ma la dimensione del patrimonio rimasto nel seno della famiglia bizantina, insieme con il fatto di aver ottenuto beni fiscali anche da parte dei re longobardi (come si è visto prima) potrebbe lasciar ipotizzare la conservazione da parte della famiglia di un importante ruolo nel rapporto tra il distretto persicetano e il regnum, che non concorderebbe con la sua netta sostituzione o con la perdita della capacità d’azione politica nel territorio dopo la conquista longobarda.
I cambiamenti legati alla conquista sono però innegabili, e la documentazione pubblica e privata della seconda metà del secolo VIII ne è una chiara prova. Mutamenti che non sono soltanto identificabili nella stessa conquista di terre esarcati, descritta nella prima parte di questa tesi attraverso le testimonianze raccolte nella Historia Langobardorum427 e nel Liber Pontificalis428, ma che coinvolgono pure la presenza negli spazi confinari tra Langobardia e Romània dei personaggi provenienti dagli ambienti eminenti della società longobarda. Fattori che non ebbero comunque la capacità di alterare in senso assoluto l’influenza e la capacità patrimoniale della famiglia ducale che, ancora nei primi anni dell’epoca carolingia429, mostrava un’estensione importante e in grado di garantire loro una certa posizione di rilievo sociale almeno fino alla fine dell’epoca longobarda.
Una centralità del suo ruolo che sembra mancare già in epoca carolingia. La conquista comportò la creazione di nuove logiche di potere locale in tutta l’area
424 Carile, Terre militari, funzioni e titoli bizantini nel Breviarum, pp. 89 e sgg.
425 P. Foschi, Il territorio bolognese durante l’Alto Medioevo, in “Il Carrobbio”, 4 (1978) p. 239. 426 A. Carile, Terre militari, funzioni e titoli bizantini nel Breviarum, p. 84.
427 H.L., Lib. VI, 49 p. 181 e Lib.VI, 54, p. 184 428 L.P., n. XCI, Gregorius II, I, p. 405. 429 Muratori, AIAe II, coll 197-200, (a. 776).
geografica che si estende tra Modena e Bologna. Infatti, a partire dal 774 i duchi non riceveranno più beni fiscali da parte dei re e degli imperatori carolingi e soltanto quindici anni dopo quella data, l’ultimo membro della famiglia ducale dona tutte le sue proprietà al monastero di Nonantola, entrando a far parte, come oblato, di quella stessa comunità monastica. Contemporaneamente, nuovi personaggi e nuove strutture politiche cominciano a comparire fra le righe di un patrimonio documentario sempre più ampio.