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L’influenza della Cina sul quadrante energetico eurasiatico è aumentata nel corso degli ultimi anni; nel 2014 essa risultava essere il quarto paese produttore mondiale di gas con 129,91 mld/mc annui ed il terzo consumatore con 181,60 mld/mc annui di gas con un incremento del 183%44 rispetto al 2012 e con la previsione che la domanda potrebbe addirittura raddoppiare entro il 201945; la differenza tra consumo, produzione ed esportazione (relativamente bassa, con 2,94 mld/mc annui) rappresenta il fabbisogno energetico che è considerevolmente

43 F. Indeo, Turkmenistan, passi avanti nella strategia di diversificazione delle esportazioni,

2016. L’articolo è disponibile sul sito internet

http://www.eurasianbusinnessdispatch.com/ita/archivio/Turkmenistan--passi-avanti-nella- strategia-di-diversificazione-delle-esportazioni-di-Fabio-Indeo-188-ITA.asp

44 A. Richiello, Lo shale gas e la lunga marcia verso l’indipendenza energetica della Cina, 7

gennaio 2014. L’articolo è disponibile sul sito internet: http://www.limesonline.com/lo-shale-gas- e-la-lunga-marcia-verso-lindipendenza-energetica-della-cina/55878

45 Stime provenienti dal Medium Term Gas Market Report del 2014 presentato dalla agenzia

aumentato negli ultimi anni portando alla creazione di infrastrutture e progetti volti ad aumentare le importazioni di gas; attualmente le importazioni di gas avvengono tramite gas naturale liquefatto (GNL).

L’esigenza che si è presentata è quella di sviluppare una fonte energetica a basso costo e ridotto impatto ambientale che rappresenti una valida alternativa all’attuale fonte primaria del carbone; le riserve di shale gas cinese risultano però essere a profondità doppie rispetto a quelle nordamericane e in zone montuose che rendono inadeguate le tecnologie e le infrastrutture odierne tanto che, per Pechino, risulta fondamentale la creazione di gasdotti ed il raggiungimento di nuovi accordi con i paesi esportatori.

I gasdotti esistenti nel territorio cinese, oltre al già citato Central Asia-China gas pipeline, sono interni al territorio ma è stata progettata la creazione di due importanti gasdotti che partono dalla Russia:

Figura 8: Rappresenta il percorso del Power of Siberia e le varie diramazioni che dovrebbero raggiungere la Cina. Fonte: http://siberiantimes.com

- Altai gas pipeline che parte da Gorno-Altaisk, in Russia, arrivando in Cina tramite il Central Asia-China gas pipeline;

- Power of Siberia (progetto già in costruzione) che, con una lunghezza totale di 3.200 km, è destinato a convogliare le produzioni dei centri di Irutsk e Jacuzia verso il porto orientale di Vladivostok, per poi raggiungere il territorio cinese tramite la frontiera nordorientale.

Attualmente è stato firmato un accordo trentennale che prevede, a partire dal

2018, una fornitura di 38 mld/mc l’anno di oro azzurro verso la Cina46 che creerà

notevoli vantaggi, in confronto alle importazioni dal Central Asia-China gas pipeline, sia da un punto di vista politico, dato che sarebbe evitata la regione autonoma dello Xinjiang che è soggetta a rivendicazioni con tanto di attentati terroristici da parte degli uiguri, sia da un punto di vista economico, poiché il prezzo proveniente dai gasdotti è inferiore a quello del GNL.

La Cina si è inoltre prefissa l'obiettivo di giungere ad una parziale indipendenza energetica grazie allo sfruttamento di tutte le riserve di gas del territorio e, al riguardo, risulta essere molto importante la contesa in atto per il Mar Cinese Meridionale nei cui fondali, a sud del Mar Cinese orientale, furono scoperti vasti giacimenti di petrolio e gas naturale che portarono alla rivendicazione del territorio da parte degli Stati limitrofi: Cina, Vietnam, Indonesia, Malesia, Filippine, Taiwan, Brunei e Singapore; questo territorio risulta inoltre essere anche

46 F. Indeo, L’asse tra Russia e Cina si spezza in Asia Centrale, 29 settembre 2014. L’articolo è

disponibile sul sito internet: http://www.limesonline.com/lasse-tra-russia-e-cina-si-spezza-in-asia- centrale/66331

un importante snodo commerciale merceologico grazie alla circolazione di circa 30.000 miliardi di dollari l’anno di merci.

Maggio 2014: nelle acque rivendicate dal Vietnam le tensioni arrivarono a livelli altissimi quando i cinesi schierarono il più grande impianto di perforazione per le acque profonde, l’HD-981, circondandolo con una grossa flotta di navi della marina e della guardia costiera; le navi della guardia costiera vietnamita cercarono di intervenire per allontanare l’impianto di perforazione ma furono speronati dalle navi cinesi e colpiti con cannoni ad acqua.

Le ragioni di tale situazione furono, oltre che di natura economica, anche di carattere politico dato che queste piccole isole un tempo erano governate dalla Cina.

In base ai test sismici effettuati dalla China National Offshore Oil Company47 nella zona del Mar Cinese Meridionale si troverebbero circa 23/30 miliardi di tonnellate di petrolio e 16 trilioni di metri cubi di gas, ossia circa un terzo delle risorse della Cina la quale vede in questi giacimenti un’importante opportunità di possedere risorse energetiche interne da poter sfruttare.

Recentemente si sono creati conflitti per la conquista dell’arcipelago delle isole Spratly48, ricco di giacimenti petroliferi e di gas naturale. Attualmente, pur essendo ancora una regione a status conteso, la maggior parte del territorio è delle

47 Terza compagnia petrolifera più grossa della Cina, dopo la CNPC e la China Petrochemical

Corporation.

48 Arcipelago del Mar Cinese Meridionale costituito da un totale di 5 km2 di terra ferma composta

da un centinaio di isole e atolli di ridotte dimensioni sparse in un'area di 410.000 km2. E’ un territorio inospitale ma, date le sue prosperose risorse energetiche, è conteso tra Vietnam, Filippine, Cina, Taiwan, Brunei e Malesia.

Filippine mentre il Vietnam occupa il maggior numero di isole ma, nonostante ciò, rimane un territorio a status conteso.

La Cina però, pensando di sfruttare il limite delle 12 miglia costiere49, che viene

applicato nelle acque internazionali, ha costruito ben sette isole artificiali riconosciute all’interno del territorio cinese al fine di annettere le isole Spartly; su di esse, nei pressi della barriera corallina conosciuta come Fiery Cross Reef, è stata addirittura ultimata una pista di atterraggio di circa 3 km con la funzione di base militare50.

Questa situazione ha condotto in breve tempo all’intervento degli USA i quali, avendo il Vietnam rilasciato loro delle concessioni per l’estrazione del greggio, hanno interessi economici molto rilevanti nella questione. Dato questo fatto la marina militare statunitense con il cacciatorpediniere lancia missili Uss Lassen, ha messo in atto un pattugliamento serrato nei limiti delle 12 miglia nautiche che è stato considerato illegale e minaccioso da Pechino.

Le tensioni non sono ancora state risolte e rischiano, purtroppo, di sfociare in conflitti ben più seri anche di natura militare.

49 Art. 3 della Convenzione di Montego Bay: ogni Stato è libero di stabilire l’ampiezza delle

proprie acque territoriali, fino ad un massimo di 12 miglia marine, misurate a partire dalla linea di base che corrisponde alla linea di bassa marea lungo la costa. Entro questo territorio lo Stato è libero di esercitare la propria sovranità.

50 Stime effettuate da rilevazioni dei satelliti della DigitalGlobe e pubblicate sulla pagina web

della Asia Maritime Transparency Initiative del Center for Strategic and International Studies di Washington.

Disponibile al sito internet: http://amti.csis.org/sophistry-and-bad-messaging-in-the-south-china- sea/